Il testo registrato è lacunoso all’inizio per cui la prima frase risulta incompleta. Ad ogni modo don Ottorino inizia leggendo la 4ª delibera del 1° Capitolo generale sulla formazione umana dell’apostolo, il cui testo viene riportato in corsivo.
Mirco Pasin era il più giovane dei religiosi partiti per il Chaco (Argentina) l’anno precedente e si apprestava a lasciare la Congregazione.
Il riferimento è a Renzo Meneguzzo, che era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo il conseguimento del diploma di perito agrario e che stava facendo l’anno del noviziato.
MI243,1 [08-11-1968]
1. «... al rigore logico, al senso esatto della sperimentazione. Il nostro studio deve essere coltivato in modo che non ci faccia sapienti, ma uomini; non teologi, ma testimoni. Ogni comunità abbia un luogo dove siano disponibili sussidi e renda possibili incontri periodici per lo studio e l’aggiornamento». Voi capite che le delibere sono state fatte per tutta la Famiglia religiosa e si rivolgono piuttosto alle Comunità della Famiglia anziché alla casa di formazione. Infatti la delibera dice alla fine: «Ogni comunità abbia...». Permettetemi che adesso rivolga la parola non alle varie Comunità, ma a questa Comunità particolare, che è la più grande di tutte e nella quale ci si prepara alla vita apostolica. In essa si dovrebbe vivere lo spirito della Congregazione in un modo, vorrei dire, eccezionale, per caricarci di esso così abbondantemente da continuarlo poi per tutta la vita. L’ultima volta abbiamo detto: “Seminarista buono = sacerdote mediocre”. Ora se noi arriviamo ad essere santi - e oggi il mondo ha bisogno di santi - allora vi dico: “Seminarista santo = sacerdote, non si può dire santissimo, ma più santo ancora”. Perché? Perché quando si entra nell’orbita di Dio, si continua a progredire. Ma se non si arriva a quel dato punto di santità, non ci si illuda: ci sarà una parabola discendente. Questo è chiarissimo! Se voi date al Signore soltanto il 99,99%, voi compirete una parabola discendente. Quando dico ‘dare’ non intendo ‘riuscire a dare’, ma nel desiderio, nello sforzo deve esserci la donazione completa. Se voi vi date completamente al Signore, in una donazione totale, con un centro d’interesse unico, Dio, e tutto il resto lo considerate nella misura in cui serve per questo vostro scopo, allora, io vi assicuro, un domani voi continuerete nel vostro cammino, altrimenti voi piangerete e piangeremo insieme. Vedremo sacerdoti che buttano la veste, vedremo diaconi che chiedono la dispensa e cominceremo a piangere, come già abbiamo cominciato in questi giorni. In tasca ho una lettera di Mirco Pasin che si trova già in Italia. Ma questo è il primo, e non sarà l’ultimo, non sarà l’ultimo! Vedrete che queste scene si ripeteranno. I Gesuiti, su trentaquattromila religiosi, ne hanno perduto ottocentoundici in un solo anno, in dodici mesi. I Salesiani perdono ogni anno dai trecentocinquanta ai quattrocento fratelli. E chi sono questi Gesuiti e questi fratelli Salesiani che si perdono? Sono uomini come voi, che hanno abbandonato il mondo come il nostro caro Renzo , hanno rinunciato ad un avvenire nel mondo, si sono offerti al Signore con entusiasmo e poi hanno cercato il mondo nella vita religiosa. Piano piano si sono ripresi il mondo e hanno cercato di fare un connubio tra vita religiosa e vita mondana, e a un dato momento sono diventati dei poveri falliti: non hanno concluso nulla di buono nella vita religiosa e difficilmente un domani sapranno concludere qualcosa di buono nella vita familiare.CONGREGAZIONE Capitolo
CONGREGAZIONE
COMUNITÀ
FORMAZIONE case di formazione
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONGREGAZIONE spiritualità
PECCATO mediocrità
CONSACRAZIONE santo
DIO unione con...
CONSACRAZIONE offerta totale
PECCATO tradimento
SACERDOZIO prete
MONDO
FAMIGLIA
MI243,2 [08-11-1968]
2. Amici, ora affrontiamo questo tema: lo studio. Affrontiamolo considerando quello che si fa qui nella nostra casa. La prima considerazione è questa: ogni uomo ha il dovere di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte. Vorrei considerare lo studio prima di tutto come un lavoro che il Signore ci ha assegnato. È giusto? Il Signore ha stabilito che mio padre e mia madre lavorino e ha stabilito che anch’io lavori. Perciò se mi sono state fissate delle ore per lo studio, queste sono ore di lavoro, e se io non lavoro sono un disonesto. Perché? Perché se io vado a lavorare in una fabbrica e approfitto, quando il padrone non mi vede, per non lavorare e poi ho il coraggio di ritirare la busta paga, io sono un disonesto. Dico male? Io manco al mio dovere, se ho il coraggio di ritirare una paga che non ho meritato. Per prima cosa, quindi, consideriamo onestamente il nostro lavoro, perché lavorare è un dovere di giustizia. Per lo studente le quattro ore di scuola sono quattro ore di lavoro, le ore di studio sono ore di lavoro. Perciò egli non può prendersi il lusso di dire: “Adesso leggo un giornale, leggo un romanzetto, leggo qualcosa, perché è sufficiente che io sia in studio”. No! In quelle ore egli ha il dovere di studiare, di assolvere bene i suoi impegni scolastici. Se tu a scuola puoi ottenere un sette, devi ottenere un sette e non accontentarti di un sei e mezzo; se hai i talenti per ottenere un otto, devi ottenere un otto e non un sette, perché è tuo dovere sfruttare quelle ore di studio, allargare le tue cognizioni. Perciò insisto, come prima cosa, sul vero e proprio dovere, e se tu non studi, Dio ti giudicherà. Potresti dire: “Io mi accontento di questo. Domani il professore non mi interrogherà, perciò non m’importa di studiare”. Nossignore! Tu devi prendere in mano la tua responsabilità. Se è stabilito che tu debba passare attraverso il liceo, la filosofia, la teologia, allora devi passare per di lì. “Ma io la faccio franca; il professore non m’interroga”. Non importa niente: questo è il mio dovere e lo devo fare. Dovete acquistare il senso del dovere! Questo periodo di preparazione, per conto mio, serve anche come lezione sul compimento del proprio dovere.DOTI UMANE studio
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
SOCIETÀ
lavoro
FORMAZIONE lavoro
PECCATO omissioni
FORMAZIONE
PECCATO mediocrità
SOCIETÀ
scuola
ESEMPI puntualità
Cfr. Atti 8,26-40.
MI243,3 [08-11-1968]
3. Ora possiamo fare un passo più avanti. Questo studio, parlo specialmente degli studi che non sono teologici e che a prima vista potrebbero sembrare inutili, lo dovete fare anche per un altro motivo. Infatti se Dio, attraverso i superiori, vuole che compiate questi studi, vuol dire che c’è qualche motivo; del resto lo toccate con mano anche voi. Voi, ora, state preparandovi il vassoio sul quale porterete il messaggio di Dio, state preparandovi quelle armi che vi saranno necessarie un domani per parlare del Signore. Quando, per esempio, il diacono Filippo ha ricevuto l’ordine da Dio di avvicinarsi al cocchio dell’eunuco, a un dato momento lui ha cominciato a parlare. Anche voi un domani dovrete cominciare a parlare, a iniziare il vostro dialogo in una forma umana. Perciò lo studio di oggi deve fornirvi tutti quei mezzi, anche umani, che vi serviranno un domani per agganciare, per il primo incontro. Un domani voi dovrete cercare tutte le occasioni, tutti i pretesti, per agganciare... E allora dovrete cogliere l’occasione, sapere un pochino se in quel momento potete attaccarvi. Quando uno sta parlando con voi... Ieri, per esempio, è venuto in tipografia un signore di Milano, perché pensava che volessimo comprare una offset nuova anziché macchine per la legatoria. Egli stava parlando con un altro signore - erano venuti in due - e con me della tecnica moderna, cioè del modo in cui adesso stampano i libri. Per esempio, per la composizione dei volumi degli elenchi telefonici impiegano una settimana, servendosi di congegni elettronici: da tutte le centrali delle TELVE mandano tutte le schede personali che sono poi fissate fotograficamente; si hanno così tutte le veline fatte e complete, e in una settimana fanno automaticamente la composizione e l’impaginazione di tutti gli elenchi telefonici. Perciò ogni mese, invece di aggiungere ai vecchi elenchi quelli nuovi, per i loro uffici centrali ristampano gli elenchi al completo perché per loro è molto più semplice ristampare tutto di nuovo che fare le correzioni. Mentre dunque stavano parlando di questa tecnica moderna – siamo rimasti li una mezz’ora - io pensavo continuamente: “E adesso come potrei... Questi sono venuti uno da Milano e l’altro da un’altra parte; come potrei rivolgere loro una buona parola? L’apostolo deve dare! Dove posso attaccarmi adesso?”. E mentre loro parlavano io rispondevo, facevo domande, esprimevo anch’io qualcosa, ma la mia preoccupazione era sul dove attaccarmi: dovevano andarsene con qualche buon pensiero. “Questa benedetta tecnica moderna! - pensavo - Questa benedetta preoccupazione per le cose.... Un momento: dove mi attacco?”. E allora uno ha detto: “E pensare che ho cominciato trentasei anni fa, sono trentasei anni che mi trovo in mezzo...”. E intanto lì c’era la piccola macchinetta tipografica. “Voi certamente non avete cominciato con una macchina simile!”, ho esclamato. “Che cos’è questa? Una macchina tipografica?”, mi hanno chiesto. E allora ho cominciato a parlare della tipografia, degli inizi con la macchinetta e con un piccolo torchio. “Eppure - ha detto - abbiamo cominciato tutti così. Io ho cominciato col portare la carta a spalle, nel tempo in cui la si portava e si era senza artriti e senza niente”, e giù e giù. E da lì siamo partiti. “Eh! - ho detto - Eravamo più contenti allora o adesso? Adesso non c’è più tempo di fermarsi un pochino a pensare”. “Sì, è vero. Ah, io mi metto la sera davanti alla televisione e faccio il poltrone, invece di mettermi a leggere qualche cosa, a pensare. Ecco, guardi: le confesso che la televisione è una tentazione tremenda, e io ci sono cascato dentro. Una volta, prima di andare a letto leggevo qualche cosa”. “Bisogna fare uno sforzo”, ho detto. “Anche l’altra sera mi sono messo lì: trasmettevano un film e mi sono piantato li. Quando torno a casa, perché giro di qua e di là, - è il direttore commerciale per tutta l’Italia di queste macchine tedesche, è uno che ha in mano il movimento commerciale di questo settore in Italia - ci casco sempre dentro. Oggi non si pensa più”. “D’altra parte - ho detto - bisogna che un dato momento ci fermiamo e pensiamo alla famiglia, a...”. “Ha ragione, reverendo!”.DOTI UMANE studio
COMUNITÀ
superiore
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO predicazione
FORMAZIONE
PASTORALE
AUTOBIOGRAFIA
APOSTOLO
FAMIGLIA
DOTI UMANE
DOTI UMANE cultura
SOCIETÀ
tecnica
ESEMPI apostolo
MONDO progresso
SOCIETÀ
lavoro
DOTI UMANE televisione
VIZI accidia
Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che si era laureato in lettere presso l’università di Padova e aveva quindi una buona formazione culturale e umanistica.
Il prof. don Antonio Bruzzo era un geniale sacerdote, che insegnava scienze esatte nel seminario di Vicenza quando don Ottorino era ancora studente.
MI243,4 [08-11-1968]
4. Ecco come si è svolto il dialogo, ma sono partito da quella intuizione. Ero rimasto mezz’ora a pensare, mentre stavo trattando: come si può attaccare, dove ci si può attaccare? Quale scienza vi dà questa elasticità di pensiero? Non la teologia, ma tutto l’insieme degli studi. Dico male, don Giuseppe ? Non sei d’accordo su questo? Lo studio, tutto lo studio profano - l’italiano, la matematica, la filosofia, eccetera - ti rende un po’ elastico, un po’ atleta: è questo che intendo dire. Dopo verrà tutto il resto, ma per arrivare ad una certa elasticità mentale e avere delle cognizioni è necessario, per conto mio, questo studio, proprio per svegliarci un pochino. Ora io direi: in primo luogo lo studio è un dovere, un dovere di giustizia, è un nostro lavoro; in secondo luogo tutte le nozioni profane che possediamo ci servono e ci serviranno come strumento, come mezzo d’attacco, e allora sono necessarie. Per esempio, anche se noi, a un certo momento, crediamo che la matematica non ci serva, può darsi che proprio la matematica sia quella che aiuta a salvare uno. Come vi ho raccontato per il passato, il famoso prof. Bruzzo - vi ricordate bene? - proprio con la matematica è riuscito a convertire un tale. Non so se ve lo ricordate! Si trovava in montagna, e c’erano dei tecnici che stavano facendo dei calcoli lungo la strada, misuravano le altezze... Hanno visto spuntare questo prete, che era tagliato, per così dire, con l’accetta, e allora hanno cominciato a prenderlo in giro. Era un tempo in cui si prendevano in giro volentieri i preti. “Oh, reverendo, come va?”. Il prof. Bruzzo veniva su per la montagna e, arrivato vicino a loro, sospirò: “Uh!”. “Reverendo, guardi qui...”, gli dissero con l’aria di prenderlo in giro, come per dire: sono calcoli di trigonometria! “Guardi qui, reverendo! Coraggio, le piace questa roba qui?”. “Uhm! - fece lui - Uhm!”. Era un tipo fatto così! “Uhm! Non vedete che qui il calcolo è sbagliato?”. E ha mostrato loro dove il calcolo era sbagliato. Era un pezzo che stavano lì e non erano capaci di darne fuori perché avevano fatto un errore di segni, di seno, coseno e via dicendo. “Uhm, è sbagliato qui; non vedete? Ecco qui dov’è l’errore!”. “Ah! Ha ragione!”. E incominciarono a stabilire un’amicizia con lui. Uno di quelli, poi, è diventato intimo amico; erano anni e anni che non si confessava. Tutto può servire, quando noi lo facciamo per amore del Signore e in vista della nostra preparazione apostolica. È questo che intendo dire. Perciò anche in quel campo non agirete certamente da soli, ma guidati, perché è giusto approfondire le nozioni. È giusto, per esempio, nel campo dell’italiano, nel campo della storia, eccetera, essere guidati da coloro che sono esperti, per cui bisogna avvicinarli, domandare loro consiglio, senza volere anche qui fare da soli.DOTI UMANE studio
SACERDOZIO prete
FORMAZIONE
DOTI UMANE scienze umane
DOTI UMANE cultura
ESEMPI apostolo
SOCIETÀ
lavoro
DOTI UMANE amicizia
GRAZIA Confessione
DIO amore a Dio
In questo caso don Ottorino si riferisce alle materie del curricolo di studi che si svolgeva in seminario nell’anno propedeutico al corso teologico e nei seguenti quattro anni completamente dedicati alle sacre discipline.
Don Ottorino si riferisce a una ricerca biblica che don Pietro De Marchi aveva fatto con entusiasmo e competenza durante l’anno del noviziato.
MI243,5 [08-11-1968]
5. Ma c’è un altro dovere, figlioli, ed è quella dello studio delle cose nostre . Anche qui sarebbe un errore immenso dire: facciamo solo quello che riguarda la scuola, o aspettiamo che certi studi si facciano a scuola. Non molto tempo addietro, ma proprio ieri, un impiegato comunale di un certo Comune è venuto da me per una faccenda. Parlando insieme, ha cominciato a dirmi: “Reverendo, ho l’impressione che i cattolici leggano poco la Sacra Scrittura. Io fin da ragazzo - avrà cinquant’anni - mi sono preoccupato di leggere non solo il Vangelo, che io ho e continuo a leggere, ma anche tutta la Bibbia. L’ho già letta interamente due o tre volte, e la leggo proprio per studiarla, gustarla. E poi le opere dei Padri... a me piacciono tanto le opere dei Padri”. È un laico che parla, e ha continuato: “I miei amici, che sanno che sono un appassionato di queste cose, qualche volta in osteria mi chiedono: ‘Ehi, tu che hai studiato quelle cose, dimmi un po’, come è qua, come è là?’, e si vede che c’è una grande ignoranza perché vengono fuori con grosse stupidaggini. Un cattolico non dovrebbe essere così, neanche per sogno! I protestanti leggono la Sacra Scrittura e la conoscono. Ultimamente un mio amico di Malo, dove ci sono i protestanti, i Testimoni di Geova, mi ha chiamato e mi ha detto: “Tu, che sei addentro alla Bibbia, vieni una volta quando c’è una discussione; fa’ un piacere, vieni!”; e mi ha fatto andare là. Ma, prima di andare, io ho voluto avere in mano il libri dei Testimoni di Geova, ho voluto studiarmeli, vedere dove sta l’errore, e quando ho scoperto dov’era l’errore ho incominciato a fare domande: sono caduti nel sacco senza accorgersene”. Ora, amici miei, stiamo noi preparandoci non per combattere, ma per accumulare un patrimonio? Ho visto con gioia l’anno scorso il nostro carissimo don Pietro studiare e scoprire continuamente, a trentacinque anni, cose meravigliose nella Sacra Scrittura, e credo che anche a settant’anni ne scopriremo di meravigliose! Perciò chiederei: siete voi appassionati dello studio della Sacra Scrittura? La leggete? Vi fate delle schede? Vi sottolineate qualche punto che potrebbe servirvi un domani nella vostra vita apostolica, in un incontro con i giovani, con le anime? Leggete voi le opere dei Padri? Siete appassionati per qualcosa del genere? Questo è il vostro studio!AUTOBIOGRAFIA
FORMAZIONE
PASTORALE
SOCIETÀ
scuola
DOTI UMANE studio
CHIESA cristianesimo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PAROLA DI DIO Vangelo
Il riferimento è a Franco Battaglia, che all’epoca si trovava nell’anno del noviziato e che forse aveva dovuto subire un'operazione all’appendicite.
MI243,6 [08-11-1968]
6. Un medico, o chi sta preparandosi a diventarlo, che cosa leggerà? Acquisterà una enciclopedia di medicina, non di botanica. Non è concepibile che uno che sta preparandosi ad essere medico e che un domani dovrà esercitare la sua professione medica, si acquisti un’enciclopedia di botanica, un’altra di meccanica, un’altra di fisica. Certamente voi non andreste a farvi operare da lui, perché forse potrebbe cominciare ad aprirvi la testa invece che la pancia se avesse da operarvi all’appendicite, oppure potrebbe cominciare a domandare, come quel tale: “L’appendice è a destra o è a sinistra?”. È stato così, Battaglia ? Ecco, potrebbe capitare un medico che si trova in queste condizioni, cioè che non ricorda più se l’appendice è a destra o a sinistra. Chi si prepara ad essere veramente medico, se si tratta di scegliere un libro, sceglie un libro di medicina; se si tratta di scegliere una enciclopedia, la sceglie di medicina, perché la sua passione è lì e cerca di specializzarsi in essa. Se tu entri nella sua biblioteca, tu lo trovi lì; e se lo vedi con un libro in mano, è quel libro lì. Dopo aver premesso quello che ho detto prima, e cioè che ci vuole la cultura generale, che bisogna coltivare anche quella perché deve servire come vassoio, deve essere un mezzo utile poter dialogare con la gente, guardate però che la vostra specializzazione è nella cultura religiosa. Perciò non dovete dire: “Mi accontento di quello che farò in teologia, mi accontento dell’insegnamento scolastico”. Voi dovete, per conto vostro, cercare di immagazzinare il più possibile, perché, poi, da preti o da diaconi troverete la scusa che non avete tempo. Nelle nostre Comunità - dillo tu, don Pietro, che hai girato anche fino a Crotone - c’è forse il tempo per mettersi a studiare? Sacra Scrittura, i Padri, le vite dei santi... È adesso il momento, figlioli, in cui potete immagazzinare qualcosa, schedare, mettere da parte. Se lo fate adesso, se vi innamorate di quei libri santi, un domani troverete il tempo per fare qualche cosa, altrimenti non troverete il tempo per fare niente. È inutile che noi mettiamo nelle delibere che ci deve essere il Centro Studi, che ci deve essere ogni anno un po’ di tempo per l’aggiornamento... se in voi non c’è l’appetito! È inutile che prepariamo il piatto! Se uno non ha fame, è inutile preparare un pranzo! In questo periodo deve sorgere in voi la fame di queste cose, delle cose sacre, per cui a un dato momento voi troverete il tempo, magari dieci minuti al giorno o prima di andare a letto la sera, per mettere un pochino la bocca su quel cibo che è la Sacra Scrittura e le vite dei santi.FORMAZIONE
DIACONATO diacono
SACERDOZIO prete
DOTI UMANE studio
DOTI UMANE cultura
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
CONGREGAZIONE Capitolo
DOTI UMANE aggiornamento
MI243,7 [08-11-1968]
7.A proposito delle vite dei santi: bisogna leggerle, non come si farebbe con un romanzetto, del quale interessa soprattutto lo svolgimento del fatto, ma vanno lette fra le righe per vedere come i santi si sono fatti santi. Ricordo un lavoro che avevo cercato di fare fra il tempo del liceo e della teologia: volevo esaminare non la biografia dei santi, come per esempio il fatterello capitato a don Bosco con il cane o con i protestanti o non protestanti, ma capire come i santi si sono fatti santi. Perciò si cerchi di vedere quali difficoltà, interne ed esterne, hanno trovato le Famiglie religiose. Nella lettura, per esempio, degli Atti degli Apostoli si studi attentamente come gli Apostoli sono riusciti a iniziare il loro apostolato, quali difficoltà hanno trovato. Perché gli uomini di ieri erano come quelli di oggi; è solo cambiata un pochino qualche cosa; ci sono cose che erano vere ieri, lo sono oggi e lo saranno anche un domani. Muterà il linguaggio, cambierà il metodo, ma certe cose saranno eternamente vere.DOTI UMANE studio
AUTOBIOGRAFIA seminario
CONSACRAZIONE santità
CROCE difficoltà
MI243,8 [08-11-1968]
8. Questi sono i problemi che dovete sentire e che, per conto mio, avete il dovere professionale di approfondire. Non so se sono riuscito a farvi capire quello che desideravo, ma mi pare che lo studio - adesso abbiamo davanti un anno scolastico - deve essere preso con serietà. Le ore di studio sono ore di studio e non ore di letture amene. Bisogna approfondire: - primo, le materie scolastiche, e bene! - secondo, le materie nostre, e in questo caso, per quanto è possibile, domandando consiglio ai superiori, domandando consiglio a chi è profondo in materia, ma anche pensare che quello che non faremo oggi, ricordatevelo, fratelli, un domani non lo faremo più.COMUNITÀ
superiore
DOTI UMANE studio
FORMAZIONE