Il riferimento è alla legatoria della Casa dell’Immacolata, che don Ottorino aveva voluto come esperienza di lavoro per i giovani in formazione e come fonte di sostentamento.
MI248,1 [29-11-1968]
1. Sia lodato Gesù Cristo.L’altro giorno mi sono recato a visitare due coniugi piuttosto anziani: lui era impresario edile. Attualmente vivono la loro vecchiaia godendo un po’ di quello che hanno. Non sono ricchi e non sono poveri, vivono discretamente. La signora consuma, si può dire, tutte le ore del giorno e della notte, dico anche della notte, perché quando non è fuori è al telefono per la San Vincenzo, per aiutare i poveri: ora c’è il seminarista che non ha soldi per pagarsi il seminario, e allora lei va in cerca della determinata signora perché lo aiuti; ora ci sono le Missioni Estere che hanno bisogno di mezzi, e allora lei va in cerca di qualcuno che le aiuti. Insomma tutta la sua vita è aiutare, aiutare, aiutare! Quando è a casa telefona a una signora per sollecitarla, all’altra per renderle conto; tiene un collegamento caritativo. Non hanno figlioli. La loro vita è così: il marito fa da mangiare perché lei possa dedicarsi alla visita dei poveri e alla ricerca di aiuti; si aiutano veramente. Lui le dice: “Va’, vai pure. Alle cose di casa penso io; non avere paura”. È una vera e propria collaborazione nella carità. Tempo addietro ho avvicinato anch’io questa persona perché ci aveva già aiutato per il passato e, per quel poco che può, ci aiuta ancora. L’ho avvicinata perché ci desse una mano per trovare un po’ di beneficenza per la nostra legatoria . Pregarla di questo significava per lei lanciarsi. E si è lanciata: è andata di qua, è andata di là, e già cominciano ad arrivare i frutti del suo lavoro. Infatti l’altro giorno è giunta una telefonata per andare a ritirare un milione in un certo posto: soldi che lei, spingendo, aveva fatto uscir fuori. Dopo aver ritirato il milione, sono passato in casa di questa signora per ringraziare anche lei di quello che aveva fatto. “Oh, niente, niente, don Ottorino, per carità! Vorrei soltanto chiederle: se per caso qualcuno non potesse dare tanto, ma trenta, quaranta o cinquanta mila lire, lei accetterebbe anche quelle?”. Le ho risposto che il mare è fatto di gocce. Entrando in casa, suo marito mi ha detto: “Sa, deve perdonare se non abbiamo fatto tanto in questo ultimo periodo perché mia moglie è stata ammalata”. Sono allora salito al piano di sopra: la signora era in pigiama rosa, un pigiama di quelli grandi e grossi, per cui si capiva che si rimetteva spesso a letto, e le ho detto: “Signora, ho sentito che è stata ammalata”. “Eh, che vuole? Pazienza! Il Signore non mi ha voluta. Sono arrivata fino alla sua porta, ma non mi ha voluta!”. “E che cosa ha avuto?”. “Ah, broncopolmonite! Me la sono vista brutta, sa, proprio brutta, perché sono arrivata lì, lì. C’è stato un giorno specialmente, quando mio marito è uscito a prendermi le medicine...”. “Ma siete rimasti sempre in casa da soli?”. “Eh, sempre da soli! Che vuole? Qui non c’è nessuno...”. “E perché non ha telefonato, non mi ha domandato che venissi almeno a darle una benedizione? Perché non mi ha avvisato? O mi considera di casa o non mi considera. Almeno una telefonata: sarei venuto così volentieri”. “Se sapesse come l’avrei ricevuta volentieri la benedizione! Se sapesse quanto ho desiderato che lei venisse a trovarmi in questi diciasette giorni!”. “E perché non mi ha telefonato?”. È rimasta lì un po’ vergognosetta e poi ha detto: “Ne sentivo tanto il bisogno, desideravo tanto una visita, ma ho pensato che, forse, per voi, per i vostri giovani che si preparano ad essere missionari, sarebbe giovato di più fare un sacrificio, e ho offerto il sacrificio al Signore”. Vi dico: sono arrossito, sono arrossito! Questa donna ha un forte bisogno, è senza figli, è là con la broncopolmonite, è un po’ fra la vita e morte, sente il bisogno di una parola di conforto, di una benedizione e la desidera ardentemente, ma vi rinuncia per poter fare un sacrificio per noi!AUTOBIOGRAFIA
CARITÀ
misericordia
CONGREGAZIONE storia
FAMIGLIA figli
PROVVIDENZA benefattori
PENITENZA sacrificio
Don Ottorino si riferisce all’ode Il 5 maggio 1821 che il Manzoni scrisse per la morte di Napoleone.
Il catalizzatore è un elemento chimico che fa produrre una reazione tra altri elementi che senza di esso non avverrebbe. Il catalizzatore che produce la salvezza delle anime, che trasforma il lavoro apostolico in salvezza per le anime, è lo spargimento di sangue per amore di Dio e delle anime.
MI248,2 [29-11-1968]
PENITENZA sacrificio
CARITÀ
misericordia
VIRTÙ
fede
Il riferimento è alle delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà, delle quali don Ottorino aveva già commentato la prima sulla “vita di preghiera”. Le seguenti ora indicate portano i titoli: “Vita liturgica; Eucaristia; S. Scrittura; Ufficio divino”. Il testo della delibera viene riportato in corsivo.
Spesso don Ottorino riferiva di queste ‘distrazioni’ o nella preghiera o durante la lettura spirituale, ma per lui - e per noi - erano certamente delle locuzioni interiori, dei passaggi dello Spirito, dei suggerimenti di Dio che andavano ascoltati.
Il riferimento è a quanto don Ottorino aveva esposto abbondantemente nella precedente meditazione del 26 novembre.
L’interpretazione del fatto da parte di don Ottorino è funzionale al discorso che poi lui intende fare ai suoi giovani, ma dalle deposizioni giurate di Bernardetta la cosa sempre essersi svolta in modo differente: “Mi venne allora l’idea di pregare. Misi la mano in tasca e presi la corona che porto sempre con me: mi inginocchiai e volli fare il segno di croce; ma la mano ricadde e non riuscii a portarla alla fronte. A questo punto la giovinetta si portò da parte, girandosi verso di me. Ora teneva la corona in mano, si segnò come per pregare. Con la mano tremante, cercai anch’io di fare il segno di croce e questa volta riuscii. Poi la paura scomparve”.
MI248,3 [29-11-1968]
3. La scorsa settimana abbiamo cominciato a commentare le delibere sulla vita di pietà. Adesso tratteremo le delibere 2, 3, 4, 5 che ci parlano della liturgia. Leggo la seconda delibera riguardante la liturgia. «Ognuno nutre la sua pietà con una intensa vita liturgica, ricordando che la Liturgia è il vertice verso il quale tende l’attività di ogni apostolo ed è anche la principale sorgente della sua forza. Le celebrazioni liturgiche perciò occupano il primo posto nella vita di pietà, tanto comunitaria come dei singoli. Inoltre ogni religioso mira a condurre tutti i cristiani a questa fonte, in modo da unirli sempre più a Cristo e, per mezzo suo, al Padre nello Spirito Santo, e farli così partecipare pienamente al Mistero Pasquale di Cristo e della Chiesa». Voi capite che spiegare questo, studiato così bene dai nostri... canonici... teologi... dirlo con altre parole a voi, che a scuola avete il dovere di studiare e di approfondire questo argomento, credo che sia un compito superiore alle mie forze. Però permettetemi, senza che pretenda di spiegarvi verità che certamente dovrete studiare e approfondire sia a scuola che nella lettura e nella meditazione individuale, di rivolgervi due o tre parole da povero curato di campagna, così, alla buona... E incominciamo con una distrazione. Quando la Madonna è apparsa la prima volta a Lourdes a Bernardetta è accaduta una cosa un po’ strana. La piccola stava per attraversare il Gave, allorché ha sentito un po’ di vento. Ricordate la scena. E qui è cominciata l’apparizione, ed è cominciata con il segno della croce, ma Bernadetta non è stata capace di farlo. Il suo segno di croce non era quello della prima settimana... era forse quello della quarta o della quinta settimana. Perciò la mano si è fermata, e quando ha cominciato a farlo bene, da prima settimana, allora è riuscita a fare il segno della croce. Di qui è iniziato il primo incontro. Voi avete certamente letto le meraviglie di Lourdes, avete dinanzi ai vostri occhi la storia, perciò non mi soffermo a ripetervela. Sottolineo soltanto questo: quando la piccola, secondo la promessa fatta alla Madonna, è ritornata sul luogo per quindici volte e la gente era ad aspettarla, che cosa succedeva? La fanciulla andava, s’inginocchiava, faceva un bel segno di croce, cominciava il rosario, e poco dopo si trasfigurava. Da questa trasfigurazione la gente capiva che la piccola era in contatto con la Madonna, era in contatto con il cielo. In altre parole: la Madonna, per volere di Dio, aveva stabilito lì, alla grotta di Massabielle, un incontro fra cielo e terra, e la piccola s’incontrava con il cielo proprio in quel luogo. In che modo? Mentre stava pregando! Come vi ho detto, parlo un po’ da curato di campagna. Vorrei considerare la liturgia proprio così: un incontro fra cielo e terra. Nella liturgia noi facciamo questo incontro: come Bernardetta è stata chiamata alla grotta di Massabielle per incontrarsi con il cielo, così noi siamo chiamati alle azioni liturgiche per incontrarci con il cielo.APOSTOLO
COMUNITÀ
CONGREGAZIONE Capitolo
EUCARISTIA liturgia
DIO Padre
DIO Spirito Santo
DOTI UMANE studio
SOCIETÀ
scuola
MARIA Lourdes
Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che aveva emesso la professione religiosa il mese precedente.
Il riferimento è, forse, a Roberto Tirelli, vocazione adulta e all’epoca ancora postulante.
MI248,4 [29-11-1968]
4. Però, perché avvenga questo incontro ci vogliono delle condizioni, altrimenti non avviene l’incontro con il cielo. Noi siamo pellegrini sulla terra... Non intendo con queste indicazioni, caro don Giuseppe , essere teologicamente completo; il mio è un pensiero detto così, con semplicità, da papà ai figlioli, o, se volete, dal nonno ai nipotini. Non è vero, Roberto ? Siamo pellegrini che camminiamo sopra la terra e abbiamo bisogno di incontrarci con il cielo. Quando il cielo fa sentire la sua voce, la gente accorre da lontano. Basta che si dica che a Fatima è apparsa la Madonna perché la gente vi giunga da lontano: va a vedere, a incontrarsi almeno con i veggenti, a trovare, se è possibile, il piccolo Francesco, la piccola Giacinta. Così, quando Bernardetta vede la Madonna, la gente va in cerca della fanciulla per vedere, almeno attraverso il riflesso del suo volto trasfigurato, la luce del cielo. L’umanità ha bisogno di Dio, ha sete di Dio, e quando c’è un luogo dove Dio si rivela, l’umanità accorre in quel luogo. Nelle azioni liturgiche noi dobbiamo proprio vedere Dio che si rivela all’umanità e l’umanità che si incontra con il suo Dio. Però, perché avvenga questo, sono necessari dei requisiti.MARIA Fatima
DIO presenza di...
EUCARISTIA liturgia
Cfr. Matteo 5,8.
Tra la 6ª apparizione, avvenuta domenica 21.2.1858 nella quale Maria chiese di pregare per i peccatori, e la 7ª apparizione, avvenuta martedì 23.2.1858 nella quale Maria esortò tutti a fare penitenza, il lunedì 22.2.1958 Maria non si presentò all’appuntamento con Bernardetta.
Cfr. Salmo 51,19.
MI248,5 [29-11-1968]
5.Prima di tutto deve essere un incontro puro, perché altrimenti non è possibile vedere il Signore. Proprio a Lourdes, per continuare con la nostra distrazione, un giorno Bernardetta si recò alla grotta e s’inginocchiò; cominciò con il solito segno di croce e la recita della corona, ma una grande delusione attendeva la gente: non videro il volto trasfigurato della piccola Bernardetta. Alla fine domandarono: “Bernardetta, hai visto la Madonna?”. “No!”, rispose Bernardetta. Alcuni cominciarono a ridere dicendo che c’erano i gendarmi e che la Madonna aveva avuto paura di loro; altri hanno scherzato sul fatto; altri hanno cominciato a chiedersi il perché. La Madonna lo ha detto in seguito il perché, in un’altra apparizione. Durante la notte, mentre alcuni stavano aspettando il mattino per prendersi un bel posto vicino alla veggente, due di loro avevano commesso delle azioni disoneste profanando il luogo. Perciò migliaia di persone presenti non hanno potuto vedere il volto trasfigurato di Bernardetta. L’incontro con la divinità richiede purezza di cuore. Io non posso incontrarmi con Dio nelle azioni liturgiche se non sono puro. E quando dico puro, non intendo soltanto privo di peccati contro il sesto e nono comandamento, ma staccato da tutto ciò che è peccato. Non intendo con questo affermare che non devo avere mai commesso peccati: “Cor contritum et humiliatum Deus non despiciet” . Io devo sentire il dispiacere delle mie mancanze; non devo disperarmi, non devo scoraggiarmi, ma presentarmi dinanzi all’altare veramente contrito, umiliato, pentito delle mie miserie. E qui vorrei proprio dire una cosa. Quando in una Comunità, come la nostra, uno si presenta all’altare non contrito, egli porta un disagio per tutta la Comunità. A Lourdes due dei presenti hanno peccato e migliaia di persone non hanno visto il volto trasfigurato di Bernardetta. Se uno di noi, nella nostra casa, si presenta a una azione liturgica con il cuore non contrito, forse, forse, non arrivano grazie straordinarie in questa casa. Perché? Perché all’azione liturgica qualcuno non si è presentato in veste nuziale. Forse, scusate, il diaconato non è arrivato perché io non sono contrito sufficientemente; forse altre vocazioni non sono arrivate perché qualcuno si è presentato poco contrito dei propri peccati. Qualcuno potrebbe dire: “Io, peccati gravi non ne ho commessi!”. Ricordati, però, che anche la polvere non piace al Signore! Forse è più degno di assistere al sacrificio della Messa chi ha commesso un peccato mortale e lo ha pianto, che colui il quale commette spesso peccati veniali e non ne sente il dispiacere. Fratelli miei, la prima condizione perché nelle nostre azioni liturgiche avvenga l’incontro con Dio, perché è lì che il Signore ha stabilito che avvenga il nostro incontro con lui, - e adesso non mi fermo a parlare della Santa Messa, ne faremo almeno un accenno lasciando poi alla scuola e ad altre sedi il compito di spiegarla meglio - perché l’incontro avvenga la prima condizione è proprio la contrizione del cuore. Del resto la Chiesa ci invita a farlo. Quando noi entriamo in chiesa, perché troviamo la pila dell’acqua santa? Perché la Chiesa ci invita a segnarci con essa? Per purificarci! Perché all’inizio della Santa Messa ci prostriamo a recitare il “confiteor? E si può dire che con quest’atto scomodiamo tutta la corte celeste, cominciando da Dio, alla Madonna, a San Michele arcangelo e poi, alla fine, tutti i santi, e scomodiamo anche tutti quelli che sono in chiesa: “Te, padre, e voi fratelli...”. Perché questa rivoluzione del cielo e della terra? Per domandare perdono e prepararci. Ecco, io vorrei, fratelli, che sentissimo il bisogno di preparare la nostra anima prima di cominciare un’azione liturgica. In sacrestia c’è un lavabo per lavarci le mani prima di celebrare la Messa, c’è un lavabo per purificarci prima di andare all’altare. Perciò non ci si può accostare all’altare prima di aver domandato perdono al Signore. Tutti siamo peccatori, tutti continuiamo a non corrispondere alle grazie di Dio se non altro, fratelli, con peccati di omissione, con indifferenze dinanzi all’Altissimo. E allora bisogna che ci rendiamo conto che all’altare dobbiamo avvicinarci puri e veramente contriti, dispiaciuti delle nostre miserie.CONVERSIONE esame di coscienza
PECCATO omissioni
MARIA Lourdes
PECCATO
VIRTÙ
umiltà
PECCATO pentimento
COMUNITÀ
corresponsabilità
EUCARISTIA liturgia
GRAZIA grazie attuali
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
DIACONATO servizio
APOSTOLO vocazione
EUCARISTIA S.Messa
San Luigi Gonzaga era nato a Castiglione delle Stiviere nel Marchesato di Mantova.
MI248,6 [29-11-1968]
6. Il secondo requisito: bisogna che questo incontro sia un incontro desiderato. Quando da ragazzi si leggeva la vita di San Luigi Gonzaga, si restava colpiti nel vedere come il piccolo di Castiglione , dopo aver fatto la sua prima comunione, faceva la comunione una volta alla settimana perché a quel tempo c’era questa abitudine, ma egli aveva diviso la settimana in due parti: mezza settimana per prepararsi e mezza settimana per ringraziare il Signore. Non si può, non si può, fratelli miei, passare dalle lenzuola all’amitto, cioè dalle cose profane alle cose sacre; bisogna che il nostro animo sia preparato. E non soltanto preparato perché purificato con un atto di dolore, ma che l’azione sia anche desiderata. In altre parole: dobbiamo pensare a quello che stiamo per compiere, pensare seriamente a quello che avviene in quelle azioni liturgiche, in modo particolare nella Santa Messa, affinché disgraziatamente non ci capiti di fare delle cose vuote, di essere preoccupati soltanto dell’esteriore, di presentare soltanto noi stessi come una statua senza anima, una cosa esterna che non porta vita. Quando dico che deve essere un incontro desiderato, intendo dire un incontro pieno di fede. Devo pensare chi ricevo nella comunione, devo pensare con chi tratto durante la Santa Messa, devo pensare chi vado ad adorare prima dell’ora di adorazione. Non devo andare ad uno spettacolo dove tutto è bello. Ieri sera, per esempio, sono stato commosso: una celebrazione fatta veramente bene; mi piace così, mi piace fatta così. Ma sarebbe troppo poco andarci perché è una cosa che piace, che non stanca; una cosa che si fa volentieri perché è stata preparata bene. Troppo poco! Bisogna renderci conto di chi c’è sopra l’altare. Per conseguire questo, figlioli, non è sufficiente quel minuto, quei due minuti prima di andare in chiesa. Luigi Gonzaga desiderava per tre giorni la comunione e ringraziava per altri tre giorni. Bernardetta sognava il giorno dopo di potersi incontrare di nuovo con la Madonna. Noi, sacerdoti e diaconi, dobbiamo, appena celebrata la Messa, sentire il dispiacere che essa sia terminata e contare quasi i minuti che ci separano da un’altra Messa, da un’altra comunione. Al mattino, appena alzati, dobbiamo desiderare l’incontro con il Cristo; verso sera sentire il desiderio. Allora sarà un vero incontro con Dio. Quante volte, forse, ci capita quello che capita alla gente del mondo mentre parla con una persona: “Ma... Era don Ottorino quello? Non l’ho nemmeno salutato!”. Quante volte mi è successo di sentirlo dopo essermi incontrato con una persona... “Ma, era don Ottorino?”. “Sì, don Ottorino!”. “Toh, se lo sapevo...!”. Era Dio quello, era Dio! Speriamo di non accorgerci che abbiamo trattato con Dio solo quando siamo già morti. Sarebbe un po’ troppo tardi dover dire: “Ehi, ma guarda; quello era proprio Dio...!”. Accorgersi troppo tardi sarebbe piuttosto male.VIRTÙ
fede
VIRTÙ
pietà
EUCARISTIA comunione
EUCARISTIA liturgia
EUCARISTIA S.Messa
PECCATO mediocrità
EUCARISTIA adorazione
MARIA Lourdes
GESÙ
incontro personale
Monsignor Attilio Bortolotto era insegnante di scienze esatte in seminario ed era un uomo che teneva molto alla precisione nelle cose e negli orari. Passando davanti alla Casetta, in Stradella Mora, avrà sentito la campanella suonare a mezzogiorno in punto e questo lo avrà spinto a considerare che don Ottorino fosse una persona precisa, perché le cose nel nascente Istituto erano fatte con precisione e con serietà, e che quindi meritasse fiducia e aiuto.
MI248,7 [29-11-1968]
7. La terza cosa: deve essere un incontro preparato. Sì, certo, un incontro puro, un incontro desiderato ardentemente e pieno di fede, ma deve esse anche un incontro preparato. E qui devo prendere atto della cosa e farvi una lode. Però vorrei ripetervi quello che mi disse monsignor Bortolotto quando in seminario voleva consegnarmi cento lire e, invece, me ne ha date duecento perché avevo suonato. Aveva sentito suonare la campanella a mezzogiorno esatto: “Volevo darti cento lire. Passando di lì ho sentito suonare la campanella, ho guardato l’orologio: era mezzogiorno esatto. Ecco duecento lire per i vostri ragazzi. Avevo pensato che forse la campanella aveva suonato all'ora esatta perché era mezzogiorno, ma ho cacciato via la tentazione: penso che suonerà sempre puntualmente”. Anch’io ho pensato che le cose si fanno bene nella Casa dell’Immacolata, ma poi ho cacciato via la tentazione: penso che si faranno bene anche nel Chaco, in America e in qualsiasi altra parte. Consumate del tempo, che non è sprecato, per preparare le azioni liturgiche. Dicevamo nel passato che sarebbe uno spreco spendere due milioni per l’acquisto di un ostensorio e il Signore non sarebbe contento, ma spendere solo diecimila lire sarebbe troppo poco e il Signore neppure sarebbe contento. C’è una misura di mezzo. Però ricordatevi che le azioni liturgiche esigono anche un decoro esteriore, ed è necessario. Guardate il Santo Curato d’Ars: era povero, povero, povero, ma per i paramenti sacri, per le cose di chiesa voleva il decoro, vorrei dire quasi il lusso. Il Signore non sarebbe contento che consumassimo più del necessario, lasciando, magari, patire la gente, ma il decoro in chiesa, le cose fatte con signorilità... questo sì, questo assolutamente! La prima impressione che ho ricevuto nella cattedrale di Zacapa la prima volta che sono andato è stata quella di vedere quaranta chierichetti con le loro vesti bene ordinate. Poi... più della metà erano scalzi, pazienza! Il Signore non guarda così in basso! Tuttavia una quarantina di chierichetti indossava la propria veste rossa e la cotta. Anche in un luogo di missione questo è necessario, perché capite chiaramente che siamo dotati di anima, ma anche di corpo, e abbiamo bisogno pure delle cose esterne. E poi è giusto che quello che si fa, si faccia bene, sia riguardo ai paramenti, sia alle vesti dei chierichetti... Se qualche paramento è vecchio, bruciatelo: rende gloria a Dio una cosa vecchia che brucia... non gli uomini vecchi, perché altrimenti bruciate anche me! Non solo, ma bisogna preparare le cerimonie! Che non si veda... In chiesa tante volte si vedono i chierichetti che devono essere chiamati: “Vieni qui, va’ là, vieni su, va’ giù...”, e sembra un pochino una fiera qualche volta il presbiterio, perché si improvvisano le cerimonie sul momento. Adesso bisogna preparare anche le letture. Insomma fa parte del nostro apostolato, fa parte del nostro dovere il preparare bene le cerimonie sacre, perché sono una predica che facciamo e poi sono un inno di lode al Signore. In questo modo noi ci mettiamo in contatto con Dio.EUCARISTIA liturgia
VIRTÙ
fede
AUTOBIOGRAFIA seminario
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
PASTORALE
CONGREGAZIONE missione
ESEMPI puntualità
ESEMPI i santi
AUTOBIOGRAFIA viaggi
DIO lode a...
L’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo è raccontato in Lc 19, 1-10.
MI248,8 [29-11-1968]
8. Figlioli miei, se venisse la Madonna e fermasse la mano di Bernardetta ogni volta che non fa bene il segno della croce, cioè fermasse le azioni liturgiche ogni volta che non sono fatte bene, che non sono fatte con decoro, ho paura che molte Messe resterebbero ferme all’“Introibo ad altare Dei”, che molti funerali, specialmente, si fermerebbero proprio alla porta della chiesa. Soprattutto un domani, quando sarete sacerdoti o diaconi, cercate di curare tutte le azioni liturgiche, tutte! Ma vorrei dire, in modo particolare, i funerali, i matrimoni, i battesimi, perché sono quelle le azioni liturgiche alle quali partecipano persone che di solito non vanno mai in chiesa. È vero o no? Ai matrimoni è presente anche chi non entra mai in chiesa, perché c’è l’amico che lo ha invitato a pranzo e bisogna andare. Ai battesimi un po’ meno, ma anche lì c’è l’invito. Anche le prime comunioni bisogna curare... Insomma tutte quelle azioni alle quali sapete che partecipano persone che altrimenti non verrebbero mai in chiesa. Allora in quel momento abbiamo il dovere di mostrare Cristo attraverso le azioni liturgiche, di parlare agli uomini attraverso i libri santi, attraverso la liturgia, attraverso la Sacra Scrittura. È una occasione attraverso la quale il Signore chiama le persone. Noi, ministri di Dio, dobbiamo dare Dio alle anime: è l’incontro occasionale con Cristo; è, per così dire, Zaccheo che viene chiamato giù dal sicomoro. Fratelli miei, il tempo è passato. Ho detto inizialmente che non pretendevo di fare una lezione di liturgia, ma soltanto un incontro alla buona, da curato di campagna. Tuttavia penso che siano riflessioni che, unite a tutte quelle che studiate profondamente nei libri e sentite a scuola, possono servire. Vi raccomando solo questo e con tutto il cuore, come un papà ai suoi figlioli: non accostatevi mai indegnamente all’altare; non andate all’altare come si andrebbe a bere un bicchiere d’acqua; preparatevi, desiderate l’incontro con Cristo e preparatelo! Che non si veda, e tante volte i fedeli lo notano, che è una cosa improvvisata, che è una cosa fatta alla buona. Mentre per tutto ci si prepara, forse per l’incontro con Dio, forse perché è preso un po’ alla leggera, non ci si prepara adeguatamente.MARIA Lourdes
EUCARISTIA liturgia
EUCARISTIA S.Messa
SACERDOZIO prete
APOSTOLO
DIACONATO diacono
APOSTOLO predicazione
APOSTOLO uomo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
APOSTOLO ambasciatore di Dio
APOSTOLO testimonianza
DIO unione con...