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LA SANTA MESSA RINNOVA IL PERDONO DI GESU’

MI249 [06-12-1968]

6 dicembre 1968

Dall’11 al 21 ottobre 1965 don Ottorino, assieme a don Aldo e ad alcuni benefattori e benefattrici, si recò in pellegrinaggio in Terra Santa riportandone forti emozioni spirituali che per diversi mesi trasmise ai suoi religiosi nelle meditazioni mattutine.

L’allusione è alla difficile situazione che regnava all’epoca fra Ebrei e Palestinesi nella terra di Gesù

MI249,1 [06-12-1968]

1. Nel venticinquesimo anniversario del mio sacerdozio la provvidenza mi ha fatto un dono che, credo, mi sarà impossibile dimenticare: il pellegrinaggio nella terra di Gesù.
Quando farete anche voi il venticinquesimo del vostro sacerdozio o diaconato, speriamo che la provvidenza faccia anche a voi questo immenso dono. Adesso, forse, sarebbe un’imprudenza andare in Terra Santa, perché si potrebbe tornare casa con una cannonata in testa. . Quando voi celebrerete il venticinquesimo, i viaggi costeranno di meno. Mi auguro che sia data ai membri della nostra Congregazione questa possibilità che, credo, farà tanto bene all’anima. Imparerete a pregare tanto e tanto meglio. Quando in particolare mediterete i misteri del rosario, vi sembrerà di essere là vicini a Gesù: i luoghi stessi vi diranno qualche cosa. Nel mio pellegrinaggio ho visto tante cose che mi hanno parlato di Gesù: l’ho visto sopra il monte Tabor, l’ho visto nell’Orto degli Olivi, l’ho visto nel luogo dell’ascensione. Ma ci sono tre luoghi che ho sempre nell’intimo del mio cuore: la grotta dell’annunciazione, la grotta della nascita e il Calvario. Sono tre luoghi che esternamente non dicono niente, nei quali si entra, ci si inginocchia e si medita, ma dai quali è difficile staccarsi. Per esempio, nella grotta dell’annunciazione sembra di vedere la Vergine santa, di vedere l’angelo che si accosta a lei: si sente quasi il passaggio dello Spirito Santo che viene proprio a investire la Vergine Maria, si avverte quasi la presenza del Verbo che si è fatto carne. A Betlemme si vede questo fanciullo, si sente vicino il “puer natus est nobis”, lo si sente quasi tra le braccia e si prova il bisogno di donarsi interamente a lui.

AUTOBIOGRAFIA Terra Santa

SACERDOZIO prete

PROVVIDENZA episodi di...

DIACONATO diacono

PREGHIERA rosario

GESÙ

maestro

DIO Spirito Santo

GESÙ

incarnazione

Cfr. Mt 27,42; Mc 15,29-31; Lc 23,35

Cfr. Lc 23,34.

L’episodio del buon ladrone è narrato in Lc 23,39-43.

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2. Però il culmine di tutti i sentimenti lo si tocca lassù, nella basilica del Calvario, e non tanto nell’interno della basilica, quanto in alto, vicino alla roccia del Calvario. Non vi nascondo che si prova una gioia intima restare seduti là, su una panchina, nascosti nell’ombra, a meditare. Allora si rivive la scena avvenuta duemila anni fa proprio in quel luogo, proprio su quella roccia: la scena straziante di Gesù, il nostro buon Gesù, condotto alla morte come un prigioniero, come un condannato.
Ripensare a questo è abbastanza facile: basta riportarsi all’ultima guerra e rivedere i prigionieri, i partigiani bastonati, tormentati, queste povere creature trascinate alla fucilazione. Si fa presto a rivedere proprio lui trascinato per la via del Calvario e qui spogliato delle sue vesti, inchiodato sopra una croce. Lo si vede, poi, innalzato tra cielo e terra questo Gesù, sanguinante, morente. Allora si comincia a contemplare la scena che si svolge attorno a lui proprio nel momento della sua crocifissione e della sua agonia. Ci sono vicino a lui, sul Calvario alcune figure, ed è naturale rivedere vicine queste persone e sentire il bisogno di intavolare un colloquio intimo con loro. Prima fra tutte la nostra buona mamma, la Madonna, che assiste proprio lì e vi partecipa al grande sacrificio per la salvezza dell’umanità; poi le pie donne, il discepolo prediletto Giovanni; ma, oltre ai due ladroni, anche un gruppo di persone che lo hanno portato fin lassù, lo hanno crocifisso, bestemmiato e continuano ancora a bestemmiarlo: “Tu che hai salvato gli altri, tu che hai guarito gli altri, discendi dalla croce e noi crederemo in te”. . Amici miei, figlioli miei, vi assicuro che nel meditare queste cose lassù sul monte Calvario, proprio in quel posto, si sente il cuore straziato e il bisogno di piangere, di amare, di donarsi a lui, interamente a lui. Ma continuando la meditazione lassù, a un dato momento si sente la parola del divino maestro che non è di condanna: è parola di perdono. Gesù si rivolge al Padre non per implorare la maledizione sui suoi crocifissori, né l’inferno o i fulmini dal cielo, ma il perdono: “Padre, non sanno quello che fanno; perdona loro”. Si rivolge poi al ladrone, che fino a quell’istante aveva continuato a commettere azioni cattive, ad uccidere, a rubare: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Vi assicuro che là, sopra il monte Calvario, considerando la scena straziante della crocifissione, intavolando una conversazione intima con le anime buone che assistono alla scena, è consolante sentire la parola del maestro, che non è una parola di condanna, ma di amore, e di perdono.

AUTOBIOGRAFIA

PECCATO mediocrità

PREGHIERA meditazione, contemplazione

GESÙ

Via Crucis

PREGHIERA rosario

GESÙ

redenzione

MARIA la nostra buona mamma

MARIA corredentrice

CONSACRAZIONE offerta totale

GESÙ

maestro

NOVISSIMI inferno

NOVISSIMI paradiso

DIO perdono di...

DIO Padre

Don Ottorino era solito chiamare con questo titolo le brave signore che provvedevano ai lavori della cucina e del guardaroba della Casa dell’Immacolata.

MI249,3 [06-12-1968]

3. Ogni giorno noi ci portiamo qui dinanzi all’altare, e ogni giorno nella fede dobbiamo rivivere quello che è avvenuto duemila anni fa.
Per poter capire gli avvenimenti del Calvario, bisogna capire quello che avviene qui sopra l’altare. Se volete andare in Palestina e capire Gesù, sentire Gesù, assistere alla crocifissione di Gesù, bisogna che ogni giorno cerchiate di capire la sua crocifissione incruenta, ma reale, che avviene sopra la mensa dell’altare. Ogni giorno qui abbiamo il Calvario: è lo stesso Gesù che si immola; vicino a lui c’è la stessa nostra buona mamma, la Madonna, che assiste ancora una volta e ancora una volta offre suo figlio al Padre per noi. E noi, fratelli, quale parte rappresentiamo qui dinanzi all’altare? Qualcuno rappresenterà la parte del buon ladrone. Ci sono anche le pie donne : rappresenteranno la loro parte. Qualche altro rappresenterà forse la parte del crocifissore; forse qualche giorno siamo venuti in chiesa con le mani un po’ macchiate di sangue, avendo partecipato più o meno gravemente alla crocifissione del divino maestro. In ogni caso tutti, fratelli, abbiamo in qualche modo crocifisso Gesù con le colpe della vita passata. Però dall’altare non si innalza contro di noi una voce di maledizione, di condanna, di castigo, ma s’innalza al Padre una voce che implora misericordia. Gesù, ancora una volta, nella Santa Messa, mentre noi siamo forse distratti nell’ascoltarla, mentre noi non ci prepariamo forse sufficientemente all’incontro eucaristico, ancora una volta lui, Gesù, si rivolge al Padre e dice: “Padre, perdona; non lo fanno per cattiveria. Quel ragazzino che si è alzato da letto tre quarti d’ora fa ed è ancora addormentato... è in chiesa e sta ancora dormendo, poverino! Aveva tanto sonno, sai; ieri sera è andato alla televisione, e adesso è ancora addormentato. Non so se sia Primo o suo fratello, o Sergio, o qualcun altro... Perdona, Padre; aveva sonno, poverino!”. E quell’altro che il giorno precedente non ha fatto bene il suo dovere, non ha pregato come doveva pregare, non ha studiato come doveva studiare: “Padre, perdona. Ieri non ha fatto il suo dovere; Padre, perdona. Che cosa vuoi: è la debolezza umana, il pensiero della famiglia... è stato a casa in vacanza, ha visto tante belle cose”. E quell’altro che, forse, è andato ancora più avanti e ha acconsentito un pochino al mondo che lo chiamava, che lo invitava a qualche cosa non lecita: “Padre, perdona...”. Forse qualcuno ha fatto un passo ancora più avanti e ha rinnovato la crocifissione. Tuttavia, ricordatevi bene: dall’altare verrà sempre una parola che lui, il divino maestro, dirà: “Padre, perdonali! Il mio sangue io l’ho sparso per salvare, non per condannare!”. Cari fratelli miei, con questo spirito noi dobbiamo arrivare qui in chiesa al mattino: sforzarci di rivedere quello che è avvenuto duemila anni fa, e rivederlo non in Palestina, ma qui sull’altare. Dobbiamo sforzarci di fare una composizione di luogo, di vedere lui, l’amico, il fratello, il nostro caro Gesù, che ancora una volta vuole spontaneamente morire sull’altare per salvare noi. È questo, vorrei dire, il primo pensiero che dobbiamo avere il mattino: sono peccatore, ho bisogno di lavarmi con il sangue di Gesù per poter entrare in Paradiso. Lui, Gesù, ogni mattina s’immola per me, per potermi lavare, per potermi purificare. E, allora, quanto sarà bello ritornare al nostro lavoro quotidiano purificati dal sangue di Cristo! È questo il primo frutto che dobbiamo cogliere dalla Santa Messa, cioè venire qui all’altare per ritornare poi purificati, santificati, completamente rinnovati. Il buon ladrone è stato rinnovato dalle parole del Maestro: “Oggi sarai con me in Paradiso”; infatti noi lo chiamiamo il ‘santo ladrone’, ed è veramente santo, canonizzato da Gesù. Entrando in chiesa ci sentiamo, forse, freddi, pieni di miserie, peccatori, forse in peccato mortale; però non dobbiamo uscire di chiesa con le nostre miserie, ed imperfezioni, ma purificati. Coloro che sono scesi dal Calvario, non tutti, fratelli, sono tornati purificati: dal Calvario si ritorna o purificati o con un peccato in più. Così dalla chiesa si esce o purificati o con una responsabilità in più: purificati perché ci si è incontrati con il Signore, responsabili di una grazia sciupata, perduta, per non esserci incontrati con il Signore.

EUCARISTIA S.Messa

VIRTÙ

fede

GESÙ

conoscenza

GESÙ

redenzione

MARIA la nostra buona mamma

MARIA corredentrice

DIO Padre

PECCATO omissioni

PECCATO mediocrità

GESÙ

maestro

DIO perdono di...

EUCARISTIA comunione

DOTI UMANE televisione

DOTI UMANE studio

CROCE sangue

PREGHIERA meditazione, contemplazione

GESÙ

amico

GESÙ

fratello

VIRTÙ

umiltà

MI249,4 [06-12-1968]

4. Ci sarebbe ancora dell’altro da dire, ma penso che per quest’oggi basti.
Dall’altare possiamo imparare molte altre cose. Gesù non vuole soltanto purificarci, ma, dopo averci purificati, vuole darci qualcosa. La purificazione è, per così dire, uno svuotare un po’ il recipiente, dentro il quale lui vuole riversare se stesso, con le sue grazie e i suoi aiuti; vuole farci uscire dalla porta della chiesa pieni di lui. Noi ritorneremo allora, al nostro lavoro, tra i banchi della scuola, ma pieni di lui. Questo è il secondo pensiero che cercheremo di sviluppare in un altro momento. Intanto questa mattina sforziamoci di fare quello che farete fra qualche anno quando andrete in Palestina: seduti là, in un angolo un po’ oscuro per non essere disturbati, ripensare a lui, spogliato delle sue vesti, crocifisso, innalzato fra cielo e terra, che dice al Padre: “Padre, perdona loro: non l’hanno fatto apposta!”. Ripensatelo qui, fra pochi istanti, ancora crocifisso, ancora crocifisso per amore e per amore nostro, che dice al Padre: “Padre, non condannare don Ottorino. Ha peccato, sì, ma pago io!”. E ognuno di noi pensi che Gesù ripete queste parole, non per il buon ladrone, ma per ciascuno di noi.

PREGHIERA meditazione, contemplazione

EUCARISTIA S.Messa

DIO Padre