Don Ottorino, prima di affrontare il nuovo tema, legge e commenta qualche riga del tema precedente, alla pag. 59 del libro di ìpadre Matteo. Nella lettura di questa citazione nomina, nel testo registrato, Luigi Smiderle che all’epoca frequentava il corso teologico.
La citazione evangelica è tratta da Lc 19,10.
MI24,1 [19-06-1965]
1.“Amore confidente. Il Figlio dell’Uomo è venuto per salvare quello che era perduto”. Non ho letto le ultime righe del tema di ieri: “Non abbiate l'ambizione d’esser santi d'un tratto, ma a poco a poco. Non v'è niente di piccolo, quando l'amore è grande. La virtù è in continuo sviluppo, e la grazia, come la natura, non procede a salti violenti”. Ho saltato queste ultime righe perché sono poche e non mi avrebbero offerto materiale sufficiente. Dopo la meditazione che abbiamo fatto ieri, qualcuno potrebbe pensare: "Sono belle riflessioni, ma io non ce la faccio, io non ce la faccio! Cioè non riesco ad avere questo grande desiderio di amare il Signore, questo desiderio ardente di donarsi a Lui, completamente a Lui, interamente a Lui; di vivere interamente consumato in Lui. È un bellissimo ideale, ma io, dopo aver provato e riprovato, sono sicuro che non gliela faccio neanche per sogno". Ecco allora l’importanza di questa quarta meditazione. “Amore confidente. "Il Figlio dell'uomo è venuto per salvare quello che era perduto". Ineffabile parola, una delle più meravigliosamente belle e delle più consolanti”.GESÙ
redenzione
CONSACRAZIONE santità
DIO amore a DIO
Don Ottorino si riferisce ad un episodio occorsogli durante la guerra, mentre rientrava all’Istituto di Vicenza con la vecchia auto FIAT 503 dalla Garziere di Santorso (VI), ove avevano trovato rifugio i ragazzi orfani allontanati da Vicenza per il pericolo dei bombardamenti.
Don Ottorino applica, con la sua vena scherzosa, l’esempio precedente della FIAT 1100 e della FIAT 503, aggiungendo ora anche la Balilla, macchina storica prodotta dalla FIAT durante il regime fascista. Nell’esempio vengono nominati don Venanzio Gasparoni, sacerdote novello, e l’assistente Vinicio Picco.
Forse don Ottorino riporta un esempio di qualche predica di padre Lombardi.
MI24,2 [19-06-1965]
2.Viaggiare con una FIAT 1100, che ha fatto 26.000 Km. senza il minimo incidente, che è andata e tornata dall’Italia Meridionale senza forare una gomma, è abbastanza facile e anche bello. Ma partire alle tre del pomeriggio da Roana con una FIAT 503 e arrivare alle due di notte davanti all'Istituto Missioni Estere di Vicenza e venire casa a piedi perché ormai non ne potevo più di aggiustare gomme, è una cosa differente, è una esperienza diversa! Con la FIAT 1100 si giunge a casa stanchi, ma ritorni a casa; hai guidato, hai faticato ed è finita. Invece con la FIAT 503 si giunge a casa morti: in quell’occasione mi sono reso conto in seguito di che cosa poteva capitarmi, perché potevo morire di emorragia, e non mi ero reso conto della gravità e neppure della stanchezza che ho avuto. Alla stessa maniera quando c'è qualche anima bella, come, ad esempio, quella di don Venanzio, tutto corre liscio e senza difficoltà; allora è facile, come viaggiare con la 1100. Ma quando, invece, si tratta di noi poveri mortali, vero Vinicio, con tutti i nostri difetti e le nostre miserie, promettiamo di essere generosi e non lo siamo, promettiamo di fare questo e non lo facciamo. Infatti diciamo: "Signore, facciamo un patto: voglio pensare sempre a Te", e poi è tanto se ci ricordiamo solo alla sera, o anche alla mattina dopo. Siamo un po' come la FIAT 503; io almeno, mentre tu sarai come una Balilla. Ora, ragazzi miei, se guardando la santità, guardando le belle strade asfaltate della santità, forse anche piene di buche, a un dato momento diciamo: "Le macchine corrono; ma io sono capace di correre?", siamo come degli ammalati che vorrebbero camminare, vanno avanti con il bastoncino, fanno quattro passi e dopo cadono. Accade come quella volta che a p. Lombardi hanno detto: "Non provarci...!", e lui ha voluto provare, ed è caduto a terra, è ruzzolato a terra. Bisogna avere tanta umiltà anche nella via che porta a Dio, e convincerci che siamo deboli, che abbiamo le nostre miserie. Attenti alle parole e non fraintedetemi: convincersi non significa rassegnarsi alle miserie e dire: "Faccio qualche peccato perché siamo deboli". No, no, no! Ma tante volte può entrare in noi lo scoraggiamento perché vediamo o abbiamo l'impressione, insomma, di non fare progressi nella vita spirituale; vediamo che facciamo fatica a farcela, facciamo fatica a mettercela. La tentazione è quella di dire: "Sì, sì, è bello essere uomini di grandi desideri; va bene. Io ho provato, ma non riesco". Non siate né rassegnati, né scoraggiati, ma anime che hanno confidenza nel Signore.AUTOBIOGRAFIA
CROCE difficoltà
ESEMPI croce
PECCATO
CONSACRAZIONE santità
ESEMPI umiltà
VIRTÙ
umiltà
2 Cor 12,8.
Don Ottorino scherza con don Matteo Pinton, sacerdote novello, evitando una strofa dell’inno a San Luigi Gonzaga.
MI24,3 [19-06-1965]
3.Non si deve scoraggiarsi, e neppure rassegnarsi alle nostre miserie, anche se sono due cose distinte. Non bisogna scoraggiarsi perché siamo creati di terra. Non possiamo pretendere che la terra, che un vaso di terra vada contro un muro e non si spacchi o non si scheggi un pochino. Siamo di terra, siamo impastati di carne. Anche San Paolo ha detto: "Tre volte ho pregato il Signore". C'è dentro di noi la natura, per cui è naturale sentire la superbia, sentire gli stimoli della carne, sentire le diverse passioncelle, vedere le difficoltà e trascinare avanti questo corpo con fatica. Trascinare avanti un cavallo da corsa è abbastanza facile perché è lui che trascina te, mentre tirare avanti un cane che si ferma a tutti i paracarri è tutta una cosa differente. Ora bisogna che tiriamo avanti un cane che si ferma a tutti i paracarri, con un continuo tira e molla, e a volte con il pericolo che ti faccia cadere. Il nostro corpo è così; almeno il mio è così, non so se il vostro è così. Questa è la nostra natura umana! A volte pare che sia al terzo cielo: va piano, per carità, che adesso mi fai volare; un'altra volta gira qua e là: una volta perché è caldo e vai a fare la meditazione e sei istupidito, una volta è tanto freddo che non sei capace di pregare, un'altra volta hai tanto sonno e non hai voglia di andare in chiesa, un'altra volta non hai per niente sonno e non ne hai voglia... Io sono fatto così; voi siete differenti? Come sei tu, don Matteo? "O glorioso giovane, di angelici costumi adorno", beato tu!CREATO corpo
ESEMPI umiltà
VIZI superbia
PECCATO passioni
CROCE difficoltà
ESEMPI croce
Giovanni Magnaguagno frequentava, all’epoca, il corso liceale ed era facile a volte a qualche momento di distrazione.
MI24,4 [19-06-1965]
4.Se non dobbiamo scoraggiarci, non dobbiamo nemmeno fare gli addormentati e neppure rassegnarci: "Sa, sono fatto così". Si può imparare a saltare bene, a fare i salti mortali. Forse nel Mato Grosso insegnerai ai leoni a fare i salti mortali. Insegnano a ballare anche agli orsi, provando e riprovando, con un po' di pazienza. Ecco la nostra grandezza: la pazienza nel provare! Una volta vi ho detto che tanto valete quanto sarete uomini di sacrificio, cioè quanto sarete uomini di pazienza, di tanta pazienza con voi stessi, di tanta pazienza nel sapere sopportare gli incerti della vita, perché la vita, vi porterà senza dubbio tanti incerti, tanti momenti di sacrificio. Lasciate che vi faccia una confidenza. Stanotte ho fatto un sogno e nel sogno una persona mi ha detto: "Di' ai ragazzi che siano tanto pazienti, che abbiano pazienza nel saper accettare i cambiamenti quotidiani di attività che capiteranno; che siano tanto pazienti!". Questa mattina ci ho pensato sopra e quella persona nel sogno aveva proprio ragione. È un semplice sogno, e quindi non mi state a domandare di più perché sono sogni, sono stupidaggini. Ad ogni modo la questione della pazienza è da capirsi in questo senso: saper accettare! Per esempio, se adesso scendiamo e arriva un camion di truciolato: pazienza, pazienza! Se appena scaricato il camion, e tu avevi già il tuo progetto di andare in stanza di registrazione a fare un determinato lavoretto, ti chiamano per un altro lavoro in mezzo al campo: pazienza! Se questa sera chiamassi tre o quattro di voi per venire via con me, quelli che restano a casa dovrebbero dire: pazienza, pazienza! Figlioli, adesso voi ci ridete sopra, ma ci vuole dell'eroismo durante la giornata per dire sempre ‘pazienza’, che tradotta in altre parole vuol dire: "Sia fatta la volontà del Signore". Dire 'pazienza', per esempio, caro Vinicio, quando Magnaguagno ti rovescia le capriate, ti manda il sangue alla testa perché poteva uccidersi e tu devi rimproverarlo, hai il dovere di rimproverarlo, e se è necessario dargli anche quattro scappellotti. È un dovere, ma nello stesso tempo nell'intimo dell'anima devi dire: "Signore, pazienza!". Avete capito? A volte succede che qualcuno te ne combini una di più grossa, ma nell'intimo dell'anima devi dire: "Signore, hai permesso questo... È tua volontà di beneplacito, e quindi pazienza! Sia fatta la volontà di Dio". Anche se era la volontà di un poco di buono: pazienza, pazienza! Ieri sera, per esempio, sono giunto a casa alle otto e tre quarti, mancavano venti minuti alle nove. Siamo andati a cenare perché alle nove eravamo attesi in un'altra parte, e lì tira e molla, siamo rimasti fino alle undici senza concludere niente. Di concreto è uscito solo: "Signore, pazienza!". Questa pazienza me la sono persino sognata stanotte, e quindi bisogna che la portiate con voi per il vostro lavoro; abbiate pazienza nella vostra santificazione. Ora, vi dicevo, non rassegnatevi allo stato in cui vi trovate, in cui ci troviamo, dato che siamo della stessa famiglia; non rassegnatevi alle miserie: bisogna muoversi, muoversi, ma allo stesso tempo avere pazienza, avere pazienza perché questa pazienza ci porterà a progredire, a santificarci. È passato un altro anno scolastico e ognuno fa i propri calcoli: sono passato da terza teologia al quarto anno di teologia; sono passato dal quarto anno al sacerdozio; sono passato da prima liceo a seconda liceo. Va bene; però, nella santità dove sono passato? Ecco, qui è il caso di dire pazienza, ma non dire pazienza nel senso che la santità vada a farsi benedire. No, no, pazienza che deve essere la fonte di nuove energie. E queste nuove energie dove andiamo a pescarle? Qui incomincia la meditazione: volevo premettere un po’ questa base.ESEMPI pazienza
PENITENZA sacrificio
AUTOBIOGRAFIA
FORMAZIONE lavoro
ESEMPI volontà
di Dio
VIRTÙ
eroismo
VOLONTÀ
di DIO
COMUNITÀ
correzione fraterna
CONSACRAZIONE santità
Mt 14,27.
Don Ottorino, elencando alcuni nomi, nomina anche don Lino Dal Moro, sacerdote novello.
L’espressione scherzosa di don Ottorino ha il suo fondamento sul fatto che don Luigi Furlato, nel decreto di nomina come maestro dei novizi, aveva dovuto essere dispensato da alcune deficienze canoniche.
MI24,5 [19-06-1965]
5.“Ineffabile parola... Il Figlio dell’uomo è venuto per salvare quello che era perduto". La nostra pazienza deve essere proprio basata su queste parole di Nostro Signore: "Abbiate fiducia, sono io!". Ricordate quando sono uscite queste parole? Sul lago, mentre infuriava un temporale, Gesù è creduto un fantasma che si avvicinava, e allora dice: "Sono io, sono io". E Gesù oggi si rivolge a noi: "Sono io, vostro padre, vostro fratello, vostro amico, vostro salvatore: Nolite timere, nolite timere, non temete!". Se voi vi sforzerete di incontrarvi con Lui spesso, tutte le volte che, stanchi, andrete dinanzi al Signore per dire: "Signore, sono stanco, sono stanco!", e continuerete la preghiera aggiungendo: "Padre, sia fatta la tua volontà", il Signore vi dirà: "Nolite timere, non temere figliolo, non temere, Luigi, non temere, Giuseppe non temere, don Lino, non temere, Marcantonio, non temere; nolite timere: sono io, Magister!". E perché? "Quia ego sum: non temere". Ma perché? "Quia ego sum: perché sono io. Se fossi un angelo, un profeta, un santo potreste temere! Ma io sono Gesù". Se foste capaci di capire queste parole, quanta pazienza avreste con gli altri, con gli avvenimenti e con voi! Per esempio, tutte le mattine io dicevo al Signore: "Signore, risolvi i problemi economici, per favore, perché possa tuffarmi un pochino negli altri, possa risolvere i vari problemi...". Stamattina non ho avuto il coraggio di ripeterlo e ho detto: "Fa’ quello che vuoi!". Questa notte infatti il Signore mi ha portato la predica sulla pazienza. "Fa’ quello che tu vuoi! Vuoi che continuiamo a non vendere case? Fa’ quello che vuoi". Noi cercheremo di venderle finché non ci dirà: "Lasciate stare!". Noi cercheremo di risolvere il problema dei debiti finchè non ci dirà: "Lasciate stare!". Se Lui vuole che non concludiamo niente, pazienza! Sì, perché Egli è Gesù, il Dio salvatore. Abbiamo poca fede, sapete, ragazzi; almeno io, io. “Il Dio salvatore, il giudice misericordioso, dobbiamo aver pace nell'anima nonostante le nostre debolezze”. Chi è che può dire di non avere debolezze: solo il maestro dei novizi perché è stato dispensato! È scritto qui: “... nonostante le nostre debolezze”. “Ecco perché egli stesso ha detto, rivolgendosi a noi, poveri miserabili: "Pax vobis". Ed ha aggiunto: "Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace". La sua pace, non la nostra fondata sulla illusione e sull'amor proprio, non è la pace del mondo così orribilmente falsificata”.GESÙ
redenzione
PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
GESÙ
amico
GESÙ
salvatore
GESÙ
incontro personale
CROCE
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
PREGHIERE Signore
PREGHIERE per chiedere aiuto
VIRTÙ
fede
CARITÀ
misericordia
“Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Filipp 4,13).
MI24,6 [19-06-1965]
6.La pace di Cristo è una cosa diversa; la pace di Cristo può essere tra le lacrime. Una mamma che piange la morte del figlio può avere la pace; un fallimento in casa, disastri economici ed avere la pace. Non è la pace di uno che dice: "Ah, adesso sono contento perché ho questo e ho quello; adesso ho entrate, milioni, palazzi.... adesso ho la pace". Non è quella la pace! “Sì, confidando nella sua misericordia, noi poveri ammalati, possiamo e dobbiamo avere una grande pace. Non voglio dire con questo che dobbiamo ingannarci sul valore della nostra giustizia e dei nostri meriti credendoci giusti confermati in grazia; oh, no davvero! Dico che dobbiamo vivere di pace, della pace che il divin Salvatore offre a noi, deboli, convalescenti, feriti; della pace fondata su una fede immensa, sulla sua parola d'onore, di tenerezza e di salute, sulla sua misericordia; rimedio e riparazione di tutti i nostri mali. Che potremmo fare noi nella vita spirituale, nell'ascensione verso le nostre altezze, senza questa forza maggiore di tutte, la forza della fiducia?”. Figlioli, dobbiamo fidarci di Dio! "Omnia possum in eo qui me confortat". Dobbiamo fidarci di Dio! Io e mio padre siamo ricchi; io e mio padre siamo ricchi. Dobbiamo sentire che in Lui siamo potenti; io sono un povero miserabile, ma Lui mi vuole... C'è Gesù che ha una preferenza per me e allora io confido. “Abbiamo fiducia. L'amore di confidenza è la più grande forza nella via della santità. Miseri che siamo!”.CROCE
FAMIGLIA
DIO Padre
VIRTÙ
fiducia
Il riferimento è a padre Bruno Sernagiotto, frate francescano del convento di Santa Lucia di Vicenza e grande amico di don Ottorino.
Il riferimento è a don Giovanni Galvan, che era stato consacrato suddiacono alla fine del mese precedente.
Don Ottorino immagina Vittorio Venturin, che stava terminando il 2° anno del corso teologico, già sacerdote e in missione. Nell’esempio, poi, nomina anche don Matteo Pinton.
Nel testo registrato si ascoltano alcune voci che rispondono alla domanda di don Ottorino.
MI24,7 [19-06-1965]
7.Padre Bruno è solito esclamare: "Insulso, povero peccatore insulso. Signore, abbi pietà di me che sono un povero peccatore insulso. Signore Dio, abbi pietà di me povero peccatore insulso". Lo dice a sé stesso altrimenti sarebbe una bestemmia. Povero peccatore insulso! Ma lui lo sottolinea per dire lo è sul serio. I santi che cosa hanno fatto? Confidavano tanto; più santi si facevano, più erano convinti di essere peccatori e più confidavano. Invece di scoraggiarsi confidavano di più. “Miseri che siamo! Pretendere di volare senza avere le ali sarebbe gettarsi nell'abisso dello scoraggiamento. Ci è necessaria la fiducia per poter salire molto in alto. Con essa noi abbiamo la potenza di salire in cielo, non più con i nostri piccoli piedi, ma con le ali dell'amore”. Da soli non c’è niente da fare! "Signore, che vuoi che abbia: abbiamo qui tre pesci, ma che cosa sono per una moltitudine così numerosa? C'è qui un ragazzino che ha un po' di cibo". Qualcuno potrebbe dire: "Io ho quindici pesci - dirà don Giovanni - e quindici pani". Che siano quindici o che siano tre, quando bisogna fare un miracolo per cinquemila persone, è la stessa storia. Li abbiamo perché ce li ha dati Dio, ma questi sono e c’è poco da fare. Ci è necessaria la fiducia, la fiducia! Che non vi accada, figlioli, di avere la fiducia di Mosè che ha battuto due volte sulla pietra. Perché con Dio non si scherza, ricordatevelo! E qualche volta, verrò a trovarvi, se sarò ancora vivo, in qualche parte del mondo e dirò: "Senti caro Don Vittorio - tralascio don Matteo perché non si arrabbi; ce n'è un altro lì dietro -, senti un po'...". "Ho lavorato tanto e non sono capace di raccogliere!". "Ma, hai avuto fiducia in Dio, veramente tanta fiducia in Dio?". "Si, don Ottorino...". "Ma, hai mai battuto due volte sulla roccia?". "Ho battuto anche dieci, dodici volte, io, non due volte solo!". "E allora non hai avuto fiducia!". Mosè poi l'ha pagata per un bel pezzo. Voi, che siete studiosi, sapete dire quanto tempo è passato da quando ha battuto la roccia? In Paradiso si vedrà il catalogo se siano stati trenta o venti o ventisette o trentaquattro o trentasei anni; resta, insomma, che l'ha pagata dopo tanti anni. Per battere la seconda volta c'è stato un istante, e anche se in seguito ha pregato tanto il Signore è stato categorico: "Tu non entrerai...".VIRTÙ
umiltà
VIRTÙ
fede
VIZI superbia
PAROLA DI DIO Vangelo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
ESEMPI fede
L’espressione è tratta dalla stupenda preghiera di Davide dopo il peccato (Salmo 50), che viene ripresa anche subito dopo.
“Sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5).
MI24,8 [19-06-1965]
8.Don Vittorio, tu vai magari in una missione, vai là, e manchi una volta nella fiducia in Dio. Il Signore perdona di più se tu, una volta, in un dato momento, dici quattro bestemmie per sbaglio che se manchi di fiducia. Sta attento, perché dopo ti fa stare venti, trenta, quarant'anni in fondo mangiato dai pidocchi, magari consumato dai pidocchi senza avere raccolto niente. Dopo di lui, va là un'anima candida, forse Ottorino o Giuseppe Azzolin o qualche altro, e improvvisamente si vede una fioritura: tu hai sudato, tu ti sei consumato e non sei stato degno di raccogliere perché hai esitato una volta, hai battuto due volte. Non l'ho inventata io la Sacra Scrittura, e il Signore è sempre quello... A una certa età non si cambia più! “Ci è necessaria la fiducia per poter salire molto in alto. Con essa noi abbiamo la potenza di salire in cielo, non più con i nostri piccoli piedi, ma con le ali dell'amore... ma fra le braccia e sul Cuore di Gesù. E tutto ciò "de profundis", cioè dal profondo abisso della nostra miseria”. Bisognerebbe che nella nostra vita sapessimo unire queste due preghiere: poter dire sempre, ma con fiducia: "De profundis clamavi ad te, Domine... Dal profondo della mia miseria io mi volgo, mi innalzo sempre verso di Te", ma aggiungendo subito, immediatamente: "Lavami, o Signore, e sarò più bianco della neve" . Bisogna sentire la forza del "De profundis", sentirlo intimamente: "Signore, come posso avanzare? Miserere mei, Deus". Dovremo dirlo spesso dinanzi al Signore: "Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam; Signore, sono un povero peccatore, veramente, sono fango, miseria, impastato di povere stupidaggini... Vado avanti un pochino e faccio come i gamberi un passo avanti e tre indietro". Dobbiamo sentire questo, ma scattare immediatamente, e dire con fiducia: "Lavami, Signore, e sarò più bianco della neve". "So che con la tua volontà potrò fare quello che Tu vuoi che io faccia. Mi hai messo alla direzione di una Congregazione religiosa? "De profundis", però: "In nomine tuo laxabo rete" . Ho fiducia, ho la certezza che potrò fare quello che vuoi; e se un giorno non lo faccio, tu mi prenderai per il collo e me lo farai fare". È sbagliato?MISSIONI
APOSTOLO
PECCATO mediocrità
CROCE
ESEMPI croce
CROCE fallimento
PREGHIERE per chiedere aiuto
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PECCATO
VIZI
VIRTÙ
fiducia
VOLONTÀ
di DIO
Don Venanzio Gasparoni, sacerdote novello, avrebbe assunto nell’anno scolastico 1965-66 la vice direzione della Casa dell’Immacolata.
MI24,9 [19-06-1965]
9.Perciò dobbiamo convincerci della necessità della fiducia. Non deve essere audacia umana; no, no, no! Vuol dire confidenza in Dio, sicurezza che Dio non ci abbandonerà, che Dio è nella barca con me anche se dorme, anche se purtroppo è più il tempo che dorme che non vegli, anche se entra acqua e lui si volta dall'altra parte e non ci fa caso; non importa niente, Dio è con noi! Figlioli, nella vostra vita domandatevi spesso, quando vedete che non state raccogliendo, che non pescate, che non vedete i frutti del vostro lavoro apostolico, se la causa è vostra perché avete battuto due volte. E allora dovete scoraggiarvi? No, ma avere fiducia di nuovo! Con il nuovo anno scolastico tu, don Venanzio , avrai la responsabilità dei ragazzi. Potresti dire: "Adesso che sono io il responsabile, non ne andrà via neppure uno. Quest'anno invece vanno via di qua, vanno via di là; quando comincerò io sarà diverso". E alla fine dell'anno non ne resta neppure uno! E allora che cosa bisogna fare? "Don Ottorino, mi faccia un'iniezione de fiducia. Signore, confido che l'anno che viene sia migliore".VIRTÙ
fiducia
DIO paternità
di...
APOSTOLO apostolato
VIRTÙ
umiltà
Don Ottorino cita le parole di San Pietro prima della guarigione dello storpio, il cui episodio è narrato in Atti 3,1-10.
Lorenzo Centomo frequentava, all’epoca, il corso liceale.
MI24,10 [19-06-1965]
10.Il tempo è ormai passato, e allora dedichiamo almeno un minuto al Signore per dirgli: "Signore, se per il passato qualche volta ho sbagliato troppo, d'ora innanzi cercherò di convincermi del mio 'de profundis', del mio 'misererÈ, ma anche di confidare che con te posso tutto. Non ho né oro, né argento, ha detto Pietro: è parola della Sacra Scrittura. Che vuoi che abbia? Non ho niente. Doni intellettuali? Macché! Cantare? Sono stonato! Scrivere? Scrivo storto! Che vuoi che abbia? Però: "In nomine Jesu, surge et ambula!". Ecco gli Apostoli! So di essere un povero straccione, ormai incapace, quello che vuoi; so di non avere niente!". Guardate che bell'atto quello degli Apostoli: "Non ho né oro né argento, non ho niente, però, in nome di Dio alzati e cammina!". Capisci, Lorenzo? Don Ottorino, povero testone, non ha niente, però, nel nome del Signore! Alt! È realtà... Basta, altrimenti continuiamo per un'altra ora.PREGHIERE per chiedere aiuto
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
DOTI UMANE