LA SANTA MESSA

MI250 [10-12-1968]

10 dicembre 1968

I promessi sposi” di A. Manzoni era, fra i classici, il libro che don Ottorino amava leggere e rileggere, godendo della sua impostazione cristiana e dell’esemplarità di alcune figure. La famosa notte dell’Innominato è descritta nel cap. XXI e l’incontro dell’Innominato con il card. Federigo al cap. XXIII.

MI250,1 [10-12-1968]

1. Sia lodato Gesù Cristo!
Rileggendo “I promessi sposi” si trova sempre qualche cosa che può servire di spunto per la nostra meditazione o, per lo meno, per sollervarci un pochino l’animo. Io rileggo spesso la descrizione della notte dell’Innominato e del suo incontro con il cardinale Federigo, e mi fa sempre tanta impressione il momento in cui l’Innominato dice: “Dio, Dio, dove sei?”, e il cardinale ribatte: “Come! Andate in cerca di Dio? Chi è che vi fa dire queste parole? Dio l’avete dentro di voi, l’avete lì, lì, alla porta di casa vostra!”. Quante volte vi troverete un domani, nella vita apostolica, vicino ad anime che diranno: “Io non credo in Dio! Dio per me non esiste!”. Ebbene, se dentro di voi avrete Dio, se sarete pieni di Dio, allora capterete un’onda, sentirete che quelle parole non sono sincere, che, anzi, nascondono qualche cosa, cioè il desiderio di Dio. Quelle anime parlano contro Dio, ma sotto sotto manifestano una sete di Dio. E voi sentirete, come il cardinale Federigo Borromeo, che vicino a voi c’è un’anima sitibonda di Dio. Perciò quello che domandiamo al Signore prima di iniziare la nostra meditazione è questo: che faccia sempre sentire dentro di noi la sua presenza in modo che avvertiamo l’esigenza e abbiamo la capacità di portarlo agli uomini.

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO ambasciatore di Dio

DIO presenza di...

Il riferimento è alla meditazione del 26 novembre 1968.

Cfr. 1ª Corinzi 2,2.

MI250,2 [10-12-1968]

2. Continuiamo il commento delle nostre delibere riguardante la vita di pietà. La terza parla di “Il Sacrificio Eucaristico”.
«La celebrazione del Sacrificio Eucaristico formi il centro della giornata del religioso. Ognuno si studi di attuare nella sua vita quotidiana quanto viene significato sull’altare in modo che la sua vita diventi il prolungamento della vita di Gesù e il suo sacrificio il compimento della sua passione. L’Eucaristia diventa così la fonte e il centro unificatore della sua pietà e della sua vita interiore. Sacerdote e vittima con Gesù, offre ogni giorno la sua Messa e per mezzo di Lui, nello Spirito Santo, vive in intima comunione e familiarità col Padre e con i fratelli». Capite che questo è il tema per un trattato, ma il trattato lo leggerete in qualche libro o lo farete voi; noi diremo alcune parole alla buona, fraternamente. Parlando delle pratiche di pietà abbiamo accennato, se ricordate, alla Via Crucis e abbiamo detto che essa deve prepararci a celebrare al mattino la nostra Santa Messa. Abbiamo allora spiegato che la Via Crucis l’abbiamo introdotta nelle Costituzioni perché ci deve portare vicino alla persona di Gesù e a considerare che si è fatto uomo, è vissuto in mezzo agli uomini, ha patito e accettato liberamente la crocifissione per la nostra salvezza. Ho detto allora che è necessario fermarci a meditare la passione del Signore non solo il venerdì o una volta alla settimana, ma spesso durante la settimana, in modo che, quando ci portiamo al mattino in chiesa per la Santa Messa, non andiamo a fare una cosa o a compiere una cerimonia, ma sentiamo che andiamo a incontrarci con una persona, con Cristo e Cristo crocifisso. Dobbiamo arrivare, fratelli miei, a poter ripetere con Paolo: “Io conosco uno solo: Cristo e Cristo crocifisso” ; io voglio durante la mia vita essere crocifisso con lui per potere un domani risorgere con lui; io sto ripetendo in terra la passione del Signore. Io devo essere Cristo che ripete la strada del fratello maggiore: lui è venuto sulla terra per compiere la volontà del Padre e per morire per i fratelli e anch’io sono venuto sopra la terra per compiere la volontà del Padre e per morire per i miei fratelli. Questo dev’essere un po’ il pensiero, detto con semplicità, che ci deve condurre all’altare ogni mattina per incontrarci con lui, per metterci a sua disposizione, per rivivere la crocifissione, la passione, la morte, l’offerta del Cristo.

CONGREGAZIONE Capitolo

CONSACRAZIONE religioso

EUCARISTIA S.Messa

SACERDOZIO prete

DIO Padre

DIO Spirito Santo

CROCE Via Crucis

GESÙ

uomo

GESÙ

incarnazione

GESÙ

redenzione

GESÙ

incontro personale

PREGHIERA pratiche di pietà

PREGHIERA meditazione, contemplazione

GESÙ

fratello

GESÙ

imitazione

GESÙ

mistero pasquale

CONSACRAZIONE disponibilità

CONSACRAZIONE immolazione

Il richiamo è all’omelia del 6 dicembre 1968.

Cfr. Luca 7,40.

Il riferimento è a Ruggero Pinton, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico.

Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca integrava la Comunità della Casa dell’Immacolata con servizio nell’insegnamento e nella pastorale.

MI250,3 [10-12-1968]

3. Venerdì scorso, nel breve pensiero che abbiamo meditato insieme, abbiamo visto che Gesù dall’alto della croce non ha mandato maledizioni ai suoi crocifissori, ma ha chiesto per essi perdono.
E allora ho detto: è necessario che anche noi, quando ci portiamo al mattino in chiesa per la Santa Messa, o per ascoltarla o per celebrarla, siamo convinti di essere peccatori, ma sappiamo che Gesù dall’altare non ci rimprovera, non ci maledice, non ci scaccia, non invoca dal Padre i fulmini su di noi, ma il suo perdono. Perciò il primo sentimento che ci deve accompagnare alla Messa, all’altare, è la coscienza della nostra miseria, un senso di intima contrizione, che non è esasperazione o tristezza, ma è un pentimento, vorrei dire, gioioso: “Signore, ho peccato!”. Quando quella povera donna si prostra ai piedi di Gesù, Gesù, rivolgendosi a Simone , non dice che è una grande peccatrice, ma: “Molto è perdonato a questa donna, perché molto ha amato!”. Il nostro dolore deve essere un atto di amore verso Dio, un atto di contrizione. Immediatamente i peccati devono trasformarsi in carbone acceso di amore, per cui, quanto più numerosi sono i peccati, tanto più preparati dobbiamo andare alla Messa. Non fate peccati per prepararvi alla Messa, perché Ruggero potrebbe fare anche questo; non è vero, Ruggero? Non dite: “Adesso dico quattro bestemmie, prima di andare alla Messa, per prepararmi alla Messa!”; no, non occorre fare questo! Però, attenti, “post factum”, commesse le nostre miserie, magari ammazzato qualcuno per strada, non è vero, don Pietro , “post factum”, ecco, le nostre miserie devono essere motivo per una migliore preparazione alla Messa, perché guardando il crocifisso diciamo: “Signore, ho peccato, ho contribuito anch’io a crocifiggerti, Signore”. Potrei anche sbagliarmi, perché parliamo un po’ in famiglia, qui, adesso, ma direi che al mattino è necessario, prima di accostarci all’altare, fermarci un pochino a considerare le nostre miserie: un istante, un istante solo, magari discendendo le scale, o in camera prima di scendere in chiesa... ma fermarci, fermarci. Dobbiamo dare al Signore la gioia di perdonarci un’altra volta, come ha chiesto a San Girolamo: “Dammi la gioia di perdonarti un’altra volta! Dammi i tuoi peccati, perché provi la gioia di perdonarteli un’altra volta!”. Sappiamo che lui ce li ha perdonati, che ci vuole tanto bene, ma diamogli la gioia di perdonarceli un’altra volta. Presentiamoci così come siamo, purificati, ma purificati dal suo amore e dalla sua bontà. Non mi soffermo a ripetere quanto ho detto venerdì scorso, ma insisterei proprio su questo principio: prepariamoci alla Messa con un bell’atto di contrizione che, in fondo, è un atto di umiltà necessario per accostarci all’altare.

DIO perdono di...

EUCARISTIA S.Messa

DIO Padre

PAROLA DI DIO Vangelo

DIO amore a Dio

GESÙ

crocifisso

CONVERSIONE esame di coscienza

DIO bontà

di...

DIO amore di...

PECCATO

VIRTÙ

umiltà

Il prof. Marcello Peretti, insegnante di pedagogia presso l’università di Padova, veniva spesso invitato da don Ottorino, con il quale era legato da profonda amicizia, per parlare ai giovani della Casa dell’Immacolata sugli aspetti psicologici e pedagogici del Vangelo.

L’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana è narrato da Gv 4,1-26.

Cfr. Lc 5,5.

Cfr. 1 Corinzi 10,12, la cui lezione esatta e completa è la seguente: “Itaque qui se exístimat stare videat ne cadat”.

MI250,4 [10-12-1968]

4. Passiamo a un secondo punto.
Portiamoci per un istante al pozzo di Sichem, in Samaria; incontriamoci con quella donna. Gesù le chiede: “Donna, dammi da bere”. Mi pare di vedere quella donna. E qui ci vorrebbe il professor Peretti per commentare bene e mettere in evidenza tutti gli aspetti psicologici dell’episodio. “Come? Tu che sei un Giudeo, ti umilii?”. È come se dicesse: “Ah, finalmente un Giudeo ha bisogno di una Samaritana! Eh, adesso vediamo... Io ho il secchio”. “Se tu sapessi chi è colui che ti chiede da bere!”. Gesù stuzzica la curiosità della donna, e continua: “Chi beve di quest’acqua ha ancora sete, ma chi beve l’acqua che io darò, non avrà sete in eterno!”. Lasciamo il racconto evangelico che voi conoscete molto bene, e fermiamoci a considerare queste parole: chi beve di Cristo, chi beve l’acqua che dà Cristo non ha più sete. Amici miei, quando noi ci accostiamo all’altare, ci accostiamo per essere rinnovati e per fare rifornimento. Le parole della scena evangelica: “In nomine tuo laxabo rete”, dobbiamo ripeterle ogni mattina per sentire la nostra incapacità. Ci siamo preparati con un atto di dolore, con un atto di contrizione, ma dobbiamo sentire anche la nostra incapacità di affrontare in pericoli della giornata, i pericoli intimi, le tentazioni. “Qui stat, videat ne cadat”. Infatti chi può dire: “Io mi sento sicuro che non cadrò mai più in peccato mortale!”, oppure: “Non cadrò”, anche se non è mai caduto? Chi può dire: “Io mi sento sicuro in fatto di purezza; io sono certo che non mi lascerò mai tradire”? Chi può dire: “Io mi sento sicuro sul piano dell’umiltà; non mi lascerò mai tradire dalla compiacenza, dalla ricerca di me stesso!”? Chi può dire: “Io mi sento sicuro nella carità: non mormorerò, non criticherò, amerò il mio prossimo anche in coloro che mi fanno del male”? Amici miei, è duro vivere veramente da cristiani! Non ti sembra, don Pietro? Se lo vogliamo vivere sul serio, è duro! Però noi dobbiamo sentire il desiderio ardente di vivere il cristianesimo, ma consapevoli anche della sua difficoltà reale. E allora, dopo avere fatto l’amara esperienza di una vita nella quale ci sono state delle note stonate, dobbiamo sentire nella Messa il bisogno di avere da Cristo l’acqua viva che ci dà la forza per poter camminare durante la giornata. Con grande umiltà, ma anche con grande confidenza, noi dobbiamo attingere dall’altare le energie che ci sono necessarie per vivere intimamente uniti a Dio e per poter compiere un’azione apostolica. Senza di lui è impossibile conservarsi buoni, è impossibile arrivare fino a sera con la grazia di Dio e compiere qualcosa di buono in mezzo alle anime.

PAROLA DI DIO Vangelo

EUCARISTIA S.Messa

CONVERSIONE esame di coscienza

PECCATO pentimento

GRAZIA

GESÙ

COMUNITÀ

critica

VIRTÙ

umiltà

CROCE tentazioni

CROCE difficoltà

Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che aveva emesso la professione religiosa all’inizio del mese di ottobre e che, con una laurea in lettere, aveva una solida formazione culturale.

MI250,5 [10-12-1968]

5. Io non parlo con un linguaggio teologico, ma come parlerebbe la nonna ai suoi nipotini - non è vero, don Giuseppe ? - con semplicità. Tuttavia vorrei esortarvi con tutto il cuore, e non so che cosa darei per farvelo capire: non sentitevi autosufficienti, per carità, per il fatto che avete studiato o avete esperienza o per qualsiasi altra ragione. I cedri del Libano sono caduti e potrebbe cadere anche qualche altro cedro del Libano. Se guardiamo nel mondo - quando sarete più vecchi avrete un po’ più d’esperienza perché incontrerete delle anime - vi accorgerete di quanti cedri del Libano cadono continuamente. Perciò occorre avere tanta umiltà.
Ciò non significa che non dobbiamo usare i doni che il Signore ci ha dato e non mettercela tutta; no, no! Dobbiamo usarli questi doni, ma sapere che, se il Signore non ci tiene una mano sulla testa, prima di sera potremmo cadere nel più ignominioso dei peccati. Perciò non meravigliamoci mai quando sentiamo dire che un sacerdote o un religioso è caduto. Non meravigliamocene: potrebbe capitare anche a me. Non diciamo al Signore: “Signore, ti ringrazio perché non sono come quel tale...”, ma con umiltà: “Signore, fammi una carità: tienimi una mano sulla testa perché prima di sera io potrei divenire molto e molto e molto peggiore!”. Ho insistito venerdì scorso e un pochino anche questa mattina sulla necessità, prima di metterci dinanzi a Dio, di considerare i nostri peccati per prepararci a questa seconda fase. Se io sono conscio delle mie miserie passate, ho paura che farò ancora peccati. Di conseguenza sento il bisogno di avere aiuto da lui per non commettere il peccato, e così cresco nell’umiltà e nella confidenza, nella fede e nell’unione con il Signore.

VIRTÙ

semplicità

VIZI superbia

VIRTÙ

umiltà

DOTI UMANE

PECCATO tradimento

SACERDOZIO prete

MONDO

CONSACRAZIONE religioso

PECCATO

CONVERSIONE esame di coscienza

CONVERSIONE pentimento

VIRTÙ

Il riferimento potrebbe essere a Francesco Battaglia o a Francesco Lunardon, all’epoca ambedue novizi.

Rivista della L.D.C. per gli adolescenti, che piaceva molto a don Ottorino per l’agilità degli articoli e la concretezza delle proposte

MI250,6 [10-12-1968]

6 Quando ho fatto questo secondo passo, potrei passare al terzo passo. Scusate se buttiamo le cose un po’ alla buona.
Il terzo passo dovrebbe consistere nel mettere il piano apostolico della giornata nelle mani di Dio. Capite che la seconda parte poteva essere sviluppata molto di più; questo lo farete voi. Non è vero, Francesco ? Cioè questo incontro con il Signore non è solo per chiedere perdono, ma anche per domandare aiuto di essere buoni e di poter lavorare. In altre parole, io devo mettermi a su completa disposizione, lasciarmi proprio prendere, conquistare, da lui: ecco, questo è vivere proprio il cuore della Messa! Il terzo passo mi pare sia questo, ed è importantissimo. Leggevo ieri sera in Meridiano 12 . un articolo sulla necessità della organizzazione. Ho voluto darvi un’occhiatina frettolosa. Leggetelo: è un articolo fatto per ragazzi di scuola. L’articolo parla di una ragazza e fa vedere come una ragazza, organizzandosi bene, può risparmiare due ore, due ore e mezza, in una giornata. Incomincia dal mattino quando va al bagno: invece di cinquanta minuti ne potrebbe spendere solo trenta. Questo non penso capiti a voi; non so se qualche volta capita questo a Giuseppe per farsi la permanente, ma certamente non agli altri. Però alla fine dell’articolo c’è un punto importante: leggetelo... forse vi potrà servire. Dice che la parte più importante della giornata sono i cinque minuti consumati alla sera per programmare la giornata successiva. L’autore immagina una lezione scolastica. A scuola uno dei ragazzi osserva: “Allora è un esame di coscienza!”. “No, - gli risponde l’insegnante - non si tratta di un esame di coscienza, ma della programmazione della giornata per non perdere tempo”. Non ho letto tutto l’articolo; vi ho fatto una scorsa, alla buona, ma se vi capita fra mano, leggetelo. Diceva poi che, in fondo, in fondo, anche nelle industrie, dappertutto, bisogna sapersi organizzare. L’articolo propone di cominciare a dare un’occhiata alla propria stanza, alla propria libreria, ai propri cassetti, eccetera. “Mamma, non c’è più posto, mamma, non c’è più posto!”. Piano! Vediamo un pochino quanti libri ci sono in più e quali si potrebbero eliminare, e come sono sistemati. Se cominciate ad organizzarvi, vedrete che il posto, qualche volta, vi basta. Quella è una cosetta fatta benino, mi pare.

PREGHIERA unione personale con Dio

DIO perdono di...

FORMAZIONE

DOTI UMANE disponibilità

EUCARISTIA S.Messa

SOCIETÀ

Il riferimento è a don Girolamo Venco, che all’epoca era il vicedirettore della Casa dell'Immacolata per il liceo e la teologia.

MI250,7 [10-12-1968]

7. Ma, attenti! Quante volte durante la nostra giornata - e lo constaterete specialmente da apostoli - potremmo fare di più solamente se ci sapessimo organizzare un pochino! E organizzarsi che cosa vuol dire? Vuol dire prendere in mano la lista delle cose che si devono fare, il programma prossimo e futuro e dire: “Adesso vediamo un po’!”, e dare dei valori agli impegni: questo è il primo, questo è il secondo, questo è il terzo.
Non si deve cominciare a dire alle otto del mattino: “Dalle otto alle dieci devo pulirmi le scarpe!”, precisa l’articolo. Quella ragazza telefonava all’amica, o faceva cose del genere, nelle ore più belle della giornata. Rimandiamo ad un altro momento, non vi pare? Sì, è vero, possiamo arrivare alla sera avendo fatto molte cose, ma averle fatte male, cioè non come piace al Signore. Perché? Perché non ci siamo fermati un momentino a programmare la nostra giornata, la nostra settimana, il nostro mese, diciamo anche il nostro anno. L’organizzazione oggi è assolutamente necessaria nell’industria, perché altrimenti l’industria fa fallimento. Infatti, se non c’è organizzazione, non c’è rendimento, e se non c’è rendimento, a un dato momento l’industria fallisce. Quando un’industria non va bene? Quando non è bene organizzata, e le altre industrie le fanno concorrenza sui tempi di lavoro. La mia vita apostolica viene consumata per il Signore e io devo mettere in atto tutte le mie facoltà, tutto me stesso per il servizio del Signore. Devo metterci la mia parte umana; non posso lasciarla in disparte. Il Signore ha chiamato me, uomo, a collaborare con lui per salvare le anime. E allora io devo unirmi a lui; devo stare unito al Signore, pregare, confidare in lui, ma poi io, come uomo, devo mettercela tutta, naturalmente in nome suo, ma devo mettercela tutta, e nel mettercela tutta devo per forza vedere un pochino come organizzarmi. Se, per esempio, il Signore mi manda a Padova a prendere un asino per portarlo qui, come ha mandato quella volta gli Apostoli a prendere l’asina per fare la sua entrata in Gerusalemme, naturalmente io non prenderò la strada che va a Verona per andare a Padova: prenderò la strada più corta per andare a Padova. Se lui mi dice: “Va’ fino a Padova”, io cercherò di fare del mio meglio, magari prendendo Venco con il camioncino per fare più presto, e su questo si caricherà l’asino... a meno che non lo leghiamo dietro il camioncino e lo trasciniamo, come ha fatto quella tizia che ha trascinato l’asino per la strada. Ma ce la metteremo tutta, usando i mezzi che abbiamo oggi a nostra portata, seguendo la strada più corta, per fare quello che il Signore ci ha domandato.

SOCIETÀ

lavoro

DOTI UMANE

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO uomo

APOSTOLO vita interiore

ESEMPI programmazione

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

Don Guido Massignan era all’epoca il direttore della Casa dell’Immacolata.

MI250,8 [10-12-1968]

8. Per conto mio, durante la Messa o almeno al suo termine, dovremmo far mettere al Signore la firma sul programma giornaliero. Don Pietro, è sbagliato? Noi dovremmo fare il programma prima, non durante la Messa, cioè non dovremmo improvvisarlo chiedendoci: “Che cosa farò oggi?”. Alla sera ci si prepara un pochino il programma del giorno successivo: “Farò questo, questo e questo”, senza fissare un orario.
Quando, un domani, sarete sacerdoti o diaconi, non potrete dire: “Dalle otto alle otto e un quarto farò questo, e dalle otto e un quarto alle nove farò quest’altro”, ma dovrete fissare i piloni della giornata e avere il lavoro di scorta. Vi farete il programma con calma, alla sera, davanti al Signore, ma poi lo farete firmare dal Signore: è lui il generale della nostra battaglia! L’azione apostolica che stiamo compiendo è opera sua, non opera nostra, perciò non è un lavoro che posso programmare e decidere da solo. È tutto suo, e anche tutto nostro, ma è tutto suo! Perciò il programma lo facciamo, lo dobbiamo fare, da soli o con i confratelli, un domani con la Comunità, ma lo dobbiamo sottoporre a lui, perché lui non soltanto ce lo firmi, ma ci dia i rifornimenti che ci sono necessari. Quando lui ha firmato quel programma giornaliero, noi abbiamo diritto ai rifornimenti. Supponiamo che venga da me don Guido e mi dica: “Don Ottorino, avremmo intenzione di fare un viaggetto fino a Verona e di ritornare la sera. Invece di andare questa mattina a scuola, ci piacerebbe fare un giretto così, così, così...”. È chiaro che io gli direi di sì, ma con quel sì è inteso anche il pagamento del biglietto di andata e ritorno, perché, scusate, non andranno a piedi a Verona. È sottinteso che don Guido deve provvedere anche al pranzo e a qualcosina d’altro. Con quel sì è già approvato tutto. Ora, se io sono d’accordo con il Signore che devo andare fino a Roma, è chiaro che devo pagare il biglietto: con quel sì è già autorizzato il biglietto e posso stare sicuro che lui mi manderà i soldi per il biglietto. Dopo essermi purificato, dopo essermi messo totalmente, completamente, nelle sue mani, è necessario che io parta per realizzare il programma perché quello è il punto di arrivo, ma la Messa resta il punto di partenza dove vado a purificarmi, a rinnovarmi, a santificarmi, ma anche a prendere le energie per andare a predicare il Vangelo. E allora è giusto che lui, proprio lì, mi firmi i progetti, che lui mi benedica nel mio lavoro: io devo partire nel nome suo, devo discendere dal Calvario nel nome suo per andare in mezzo alle anime e salvarle.

PASTORALE

DIO

CONSACRAZIONE santità

EUCARISTIA S.Messa

SACERDOZIO prete

DIACONATO diacono

COMUNITÀ

confratelli

ESEMPI vari

CONSACRAZIONE offerta totale

PAROLA DI DIO Vangelo

Cfr. 2 Timoteo 4,2.

MI250,9 [10-12-1968]

9. Il tempo ormai sta per scadere e non voglio andare più avanti.
Adesso voi capite che tante meditazioni sulla Messa le dovete fare per conto vostro. Io, per adesso, non tornerò più sull’argomento, ma, andando avanti, sarà utilissimo invece fare delle istruzioni vere e proprie sulla Messa. Allora cederò la parola, magari a don Giuseppe o a qualche altro, e si userà un’altra forma: saranno magari istruzioni più che meditazioni. Le dovremo fare! Con questo mio intervento non intendo che sia concluso l’argomento, ma era giusto che, pur in una forma popolare, due o tre paroline le dovessimo mettere; queste devono essere un po’ l’anima del lavoro che compiremo poi. Guardate che è necessario che studiamo anche le parti della Messa, che studiamo tutto quello che riguarda la Messa. Anzi vorrei proprio insistere: quando un domani spiegherete la Messa ai fedeli, ai giovani, metteteci prima l’anima. Non so se sbaglio. Metteteci prima l’anima; dopo, tutto il resto è una cosa bellissima, la capiranno meglio. Cercate che queste benedette anime si convincano che venendo in chiesa per la Messa hanno il Cristo davanti e vengono ad assistere alla rinnovazione del sacrificio della croce. Questo cercate di metterlo dentro ‘opportune et importune’ . E poi fate le cerimonie nel modo più meraviglioso che potete. Vorrei dire in particolare: se, dentro di loro, non mettete sufficientemente questo pensiero è facile che anche le altre cose bellissime, che piacciono, a un dato momento lascino il tempo che trovano. È facile che dicano: “Com’è bella la Messa adesso! Adesso si capisce, adesso si capisce, guarda che bella...”. Praticamente la Messa è bella perché passa in fretta; è bella perché... c’è una certa coreografia... Quando si torna dalla Messa si deve tornare trasformati. Dal monte Calvario sono discesi battendosi il petto persino i crocifissori. Voi capite: la Madonna, San Giovanni, le pie donne sono tornati ripieni di grazia, ancora più pieni di grazia; persino gli altri sono tornati battendosi il petto. Ora quando si ritorna dalla Messa, noi per primi, ma poi anche i nostri fedeli, si deve tornare dopo essersi incontrati con il Signore e averlo, in qualche modo, visto. Noi dobbiamo aiutarli in questo: è nostro dovere. Tutto il resto, vesti sacre, cerimonie, eccetera, che dobbiamo presentare molto bene, anzi sempre meglio, deve portare a questo. Domandiamo alla nostra buona mamma, la Madonna, di farci capire queste cose. Come in altri tempi vi dicevo che certe verità si capiscono solo nella preghiera, così anche queste. Credo che la Messa si capisca soltanto vicino alla Madonna nella preghiera. Lei, che è la mamma di Gesù, la corredentrice del genere umano, ed è sempre presente accanto all’altare durante il sacrificio della Messa, ci insegni ad ascoltarla bene, a celebrarla bene, e a farla vivere e ascoltare bene dai fedeli.

EUCARISTIA S.Messa

FORMAZIONE

PASTORALE

CONVERSIONE

GRAZIA

PREGHIERA

MARIA la nostra buona mamma

MARIA maestra, guida

MARIA maternità

divina

MARIA corredentrice