MI282 [07-11-69]
7 novembre 1969Il latte appena munto veniva posto alla sera in grandi bacinelle e la cuoca dell’epoca, Teresina Todescato, il mattino raccoglieva parte della panna del latte che saliva alla superficie e con la zangola produceva il burro da usare in cucina come condimento. Nell’esempio don Ottorino nomina anche il diacono Vinicio Picco, responsabile del laboratorio di meccanica, e quindi particolarmente interessato al tema dell’acqua e dell’olio emulsionabile.
Il riferimento è all’assistente Ulisse Salin, uno dei religiosi più anziani, che senza dubbio aveva fatto tempo a vedere, e forse anche ad usare, le scodelle di legno di cui parla don Ottorino.
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1. 1. Introduzione Sia lodato Gesù Cristo! Quando eravate più piccoli e potevo parlare un po’ più liberamente, senza essere contestato... non che adesso siate contestatori, ma allora si poteva parlare per immagini, con semplicità, esprimendosi anche un po’ grossolanamente perché eravamo in famiglia. Adesso bisogna fare attenzione per non correre il rischio di dire quello che diceva San Francesco di Sales, che le volpi della Savoia, rimanendo in mezzo alla neve, diventano bianche, e questo scientificamente non è provato. E allora bisogna stare attenti anche con la scienza per non portare dei paragoni scientificamente sbagliati. Invece, quando eravate piccoli, si parlava così, alla buona, e voi badavate alla sostanza; poi gli accidenti li mandavamo in accidenti. Quando eravate più piccoli e parlavamo per immagini, ricordo che una delle immagini che portavo era quella famosa della lattivendola che passava ogni mattina con il carrettino del latte: la lattivendola passava e vedevamo le bottiglie di latte. Voi allora eravate meno nobili di adesso perché eravate ‘vili meccanici’, mentre adesso anche la meccanica si è fatta nobile e va in vetrina; allora conoscevate la scienza meccanica, adesso avete fatto un passo avanti, siete entrati nell’elettronica. Allora attorno al povero trapano c’era sempre un po’ d’acqua e olio emulsionabile, e vi accorgevate che versando un po’ d’olio emulsionabile nell’acqua, questa diveniva bianca, addirittura candida come il latte. Chi avesse messo due bottiglie vicine, una piena di latte e l’altra di acqua con olio emulsionabile specialmente poi se invece che due fossero state tante e tutte di acqua e olio emulsionabile, avrebbe tratto facilmente in errore chiunque. Se poi fosse passata quella donna e avesse venduto le bottiglie piene d’acqua e olio emulsionabile, le avrebbe scambiate per bottiglie piene di latte: le avrebbe comprate per bottiglie piene di latte, ma non avrebbe venduto del latte. Infatti fatto bollire quel nuovo tipo di latte si sarebbe accorta che non c’era la panna e forse neanche il burro. Non è vero, Vinicio? La Teresina non raccoglierebbe la panna da quel latte per fare il burro! E poi, se si cercasse di bere quel latte, sarebbe disgustoso. Io penso che voi preferite bere una bella scodella di vero latte, magari in una di quelle ciotole di legno di una volta, come Ulissea quei tempi, piuttosto che bere con una coppa d’argento il secondo tipo di latte. È chiaro che sarebbe meglio prendere il latte con una bella scodella pulita e decorosa, ma tra le due io preferisco una coppa di legno, pulita però, piuttosto di una d’argento che non contenga il vero alimento. 2. L’umiltà è verità e coerenza Tutto quello che stiamo dicendo adesso sull’umiltà dovrebbe farvi capire questa stessa cosa che allora cercavo di spiegare in una forma più semplice, e cioè che se noi non siamo veramente quello che Dio ci vuole, siamo degli impostori, siamo dei falsi.CONGREGAZIONE storia
FORMAZIONE
ESEMPI vari
Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che il mese precedente aveva emesso la professione religiosa.
Don Ottorino è molto concreto nel suo esempio, parlando di un cibo semplice e naturale e di un vino rosso che costituiva il normale vino da pasto per i contadini. Nomina Zeno Daniele, che all’epoca stava completando il corso teologico e già collaborava attivamente nell’amministrazione generale, e subito dopo Dario Crestati che aveva appena iniziati gli studi teologici.
Insaccato di taglia piuttosto grossa di carne di maiale, salata e speziata, e stagionata per almeno alcuni mesi in cantine fresche. È una delle specialità del Veneto, soprattutto delle zone pedemontane vicentine e veronesi dove la stagionatura degli insaccati è favorita dal clima fresco e secco.
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2.Proprio le letture del breviario di ieri mattina hanno parlato forte. Ti ricordi, don Giuseppe? Hanno parlato forte a questo proposito; il Signore parlava forte. Le tratteremo, forse, in altra circostanza, magari lassù a Bosco, a gruppetti. Non bisogna scherzare: se il Signore ci vuole bianchi, dobbiamo essere bianchi; se il Signore ci vuole a settantaquattro gradi di temperatura, caro Giuseppe, dobbiamo essere a settantaquattro gradi. Cioè, se il Signore ci vuole tutti suoi, a contatto con lui, che viviamo di lui, questa è la vita che dobbiamo condurre. Non c’è niente da fare: Noi dobbiamo essere quello che il Signore ci vuole. Il resto, ricordatevelo bene, pur essendo necessario, è, per così dire, la mensa preparata, i mezzi, il veicolo per portare il Signore. Tu capisci che se vai a mensa e questa è ben preparata, con le tovaglie pulite, le stoviglie messe bene, e anche con un mazzetto di fiori, è una cosa bellissima. Però se tu vai a una mensa così ben preparata e ti vedi portare soltanto rospi o topi, specialmente se è uno che non può vedere i topi, come Zeno, e si vede portare topi in pentola e rospi arrostiti, capisci chiaramente che è meglio andare a mangiare sulle panchine e prendersi magari quattro fette di salame, quattro pezzi di pane fresco e un fiasco di vino clinto.È meglio mangiare seduti per terra in montagna, - non è vero, Dario? - con una bella fetta di soppressa, quattro pezzi di pane biscottato o fresco e un fiasco di vino, piuttosto che mangiare su una mensa bene imbandita, dove l’antipasto è fatto di lumache, la minestra è una brodaglia e il piatto principale è a base di topi. Cari miei, quel pranzo mangiatevelo voi; io rinuncio a quella mensa. Una cosa meravigliosa sarebbe, invece, saper unire una cosa e l’altra, ma fra le due preferisco pane e salame, seduto per terra in montagna, in mezzo alla natura, anche se poco distanti ci sono delle ‘cose’ lasciate cadere dalla ‘alate’ mucche, perché fanno meno schifo, scusate la parola, le cose naturali che si trovano in montagna poco distanti dal luogo dove state mangiando, che quelle cose schifose di cui parlavamo prima messe sopra la mensa. Dico male, lei, Vinicio, che se ne intende di queste cose?CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONSACRAZIONE
DOTI UMANE
ESEMPI vari
Il riferimento è al cardinal Agnelo Rossi, arcivescovo di San Paolo in Brasile, che don Ottorino aveva visitato nel suo secondo viaggio in America Latina e che era stato ospite della Casa dell’Immacolata.
Nei caratteri tipografici antichi la lettera ‘s’ veniva stampata con un tipo che assomigliava alla ‘f ’ per cui quando si trovava la ‘f ’ bisognava leggere ‘s’.
Il riferimento è a San Tommaso d’Aquino, il divino scrittore della ‘Summa Theologiae”, dei commentari su Aristotele e altre opere filosofiche e teologiche di vitale importanza per la fede cattolica.
Don Ottorino qualche volta scherzosamente chiamava così Giampietro Fabris perché quest’ultimo amava molto leggere le opere di San Tommaso.
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3.Figlioli miei, abbiamo il dovere dinanzi a Dio di essere genuini, e di esserlo proprio come ci vuole lui, e di presentare poi questo nel miglior modo possibile. Se il Signore ci ha dato dei talenti, li dobbiamo usare; se il Signore ci ha dato una tovaglia pulita, ce ne serviamo; se il Signore ci ha dato delle stoviglie, ce le ha mandate perché le usiamo. Se in casa nostra arriva una persona, per esempio, il cardinale Rossi, non si lasciano la tovaglia e le stoviglie belle nel cassetto per mettere in tavola roba vecchia e arrugginita. No, quando arriva una persona di riguardo si tira fuori il meglio che si ha in casa. Se il Signore ti ha dato dei doni, tu devi usarli per preparare la mensa, lo devi fare assolutamente. Quelle doti intellettuali che il Signore ti ha dato, devi metterle fuori per la cultura, per tutto l’insieme di cose che devi imparare. Ma, amico mio, devi preoccuparti anche della cucina, non soltanto della sala da pranzo, e la cucina per noi è proprio quella vita intima che dobbiamo avere con Dio. E alla base di questo c’è l’umiltà, l’umiltà intesa come l’abbiamo detto le ultime volte che ci siamo incontrati, perché è una parola che sentita per la prima volta può fare paura... “Ecco l’umiltà, roba del secolo scorso!”. Una volta un tale ha detto lassù in casa nostra: “Quando io penso all’‘Imitazione di Cristo’ penso a cose da Medioevo, a cose del passato!”. Sì, in quel libro ci possono essere delle cose superate, ci possono essere parole scritte con la ‘effe’; anche il ‘Divo Thomas’è stato stampato con la‘effe’ al posto della ‘esse’, non è vero, Tommaso d’Aquino, però si tratta sempre del ‘Divo Thomas’. Chiaro? Togliamo la ‘effe’, stampiamolo in un linguaggio più moderno, ma è sempre lui, è sempre lui!CONSACRAZIONE
DOTI UMANE talenti
ESEMPI talenti
DOTI UMANE
DIO rapporto personale
VIRTÙ
umiltà
Il riferimento è all’assistente Tarcisio Tessarollo, che all’epoca faceva parte della Comunità di Crotone e la cui famiglia viveva a Belvedere di Tezze (VI).
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4. 3. La superbia è un tumore da circoscrivere subito Amici, allora, ecco: questa mattina affrontiamo il terzo punto. E vi prego in nome di Dio: non lasciatevi ingannare dalle apparenze, dal demonio. Affrontate questo problema dell’umiltà intimamente, con Dio, con il padre spirituale, ma affrontatelo. Se non l’affronterete, andrete avanti come tisici; avete un tumore in casa vostra, un cancro maligno che potrebbe scoppiare e diventare metastasi da un momento all’altro. Sapete che cosa vuol dire metastasi? Supponiamo che il cancro sia in un polmone: a un dato momento si dirama per tutto il corpo e improvvisamente, dopo poche ore o pochi giorni, voi partite per l’eternità. Ognuno di noi porta dentro di sé questo tumore; lo portiamo tutti. Ci sottoponiamo a esami clinici, ai raggi, a tutto quello che volete, ma vedrete che questo tumore della superbia lo troviamo in noi: siamo tutti superbi. Se non lo localizziamo e non lo circondiamo con una siepe d’acciaio, questo tumore degenera in metastasi, ci porta alla rovina: manda in rovina tutto il nostro lavoro, manda tutto allo sfascio. E allora sarebbe da ringraziare il Signore se si fosse come il papà di Tarcisio.Ieri sera sono andato a trovarlo all’ospedale: è un uomo che non ha studiato né teologia, né filosofia, né cose grandiose come abbiamo fatto noi, però ha studiato Dio. L’ho trovo là, settantanove anni, con un tumore e cosciente di averlo. Il tumore sta viaggiando per il corpo, è già in metastasi. L’aveva già prima vicino ai reni; ora è andato a finire nei polmoni,sta galoppando verso la testa, verso il cervello. Con le iniezioni cercano di fermarlo e di dirigerlo verso le ossa perché, allora, l’uomo potrebbe vivere ancora due o tre mesi, se no, vive per qualche altra settimana soltanto. Tra qualche giorno si saprà se il tumore ha cambiato binario o no. Quest’uomo di settantanove anni, sorridente nel suo letto, mi ha detto: “Ah, don Ottorino! - ve lo dico in dialetto perché le cose dette in dialetto sono più belle - Ho passato due o tre giorni tremendi, ho avuto dei dolori tremendi. Ma non importa niente, perché tra poco andrò in Paradiso; io sono contento di morire, sa, può ben capire se non sia contento di morire. Ho una sola paura, la paura che alla fine mi giungano dei dolori così forti da non essere più capace di sopportarli e che mi esca dalla bocca qualche sproposito. Perché ho sentito che tante volte chi ha questi mali, alla fine hanno dei dolori così forti che se ne escono con degli spropositi. Io non vorrei fare così. In vita mia non ho mai offeso il Signore e la Madonna, e non vorrei offenderli proprio adesso. Non m’importa niente dei dolori, non m’importa del resto, neppure della morte, Sono contento se viene, ma ho una paura tremenda di poter dire brutte parole contro il Signore. Don Ottorino, per favore, preghi per me perché non mi capiti questo.”.CROCE Demonio
VIRTÙ
umiltà
ESEMPI superbia
Pico della Mirandola (Mirandola [MO] 1463 - Firenze 1494) fu grande umanista e filosofo. Era dotato di straordinaria memoria che stupì i suoi contemporanei quando a Roma, a soli 23 anni, si presentò per discutere pubblicamente con i maestri più illustri 900 tesi su ogni ramo dello scibile. Fino alla sua morte visse poi alla corte di Lorenzo il Magnifico, scrivendo opere di carattere filosofico incentrate sulla natura dell’uomo. Pico della Trottola, naturalmente non è mai esistito: è un nome di invenzione di don Ottorino.
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5.E allora ho detto: “Stia attento, caro signore: questi non sono discorsi da farsi.Vuole che il Signore permetta alla fine queste cose? Parliamoci chiari, invece. Lei ha voglia di andare in Paradiso, e adesso io non so quando sarà, magari, fra otto, dieci, venti giorni...”. “Eh, no, caro, io devo andarci presto in Paradiso! Non facciamo storie!”. “Beh, stia attento: qui c’è sua sorella suora. - era presente al colloquio anche la sorellaVIRTÙ
umiltà
NOVISSIMI morte
NOVISSIMI paradiso
DIO amore a Dio
VOLONTÀ
di DIO
GESÙ
servo
CONSACRAZIONE autenticità
Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di P. MATTEO SS. CC., Ritiro sacerdotale, Direzione Generale Intronizzazione, Grottaferrata (Roma) 1958. Le citazioni, prese dalle pagine 42-44, vengono riportate sempre in corsivo senza ulteriori richiami.
L’espressione viene riferita a San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, in zona a maggioranza protestante, che non soltanto attraeva con la sua parola, ma convertiva con l’esempio della sua bontà.
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6. 4. La vita apostolica esige l’umiltà Ora questo senso di umiltà che, come dicevamo, è verità, è essenziale per la nostra vita spirituale e per il nostro apostolato. Ecco il tema della meditazione di questa mattina: se noi non abbiamo l'umiltà non possiamo assolutamente affrontare la vita apostolica. Perché? Lo leggeremo adesso. Se dovesse presentarsi qualche distrazione, la seguiremo. «Finalmente, la terza base e la ragione d’essere della nostra umiltà è la nostra impotenza apostolica.VIRTÙ
umiltà
CONVERSIONE
GRAZIA
AUTOBIOGRAFIA
Don Ottorino si riferisce ad Adolfo Soprana, amico e benefattore, e a Sergio che gestiva il negozio di tessuti Tosato in piazza dei Signori ove l’Istituto si riforniva per gli acquisti necessari.
Nel testo registrato don Ottorino si esprime con un linguaggio scherzoso per sottolineare che la conversione non è frutto di argomentazioni umane, ma della grazia di Dio. Per questo accenna alle cinque vie razionali che conducevano a Dio attribuite a San Tommaso d’Aquino, poi don Ottorino fa un po’ la commedia citando Sant’Agostino e Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), che nei loro scritti teologici avevano parlato sulla conoscenza di Dio.
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7. 5. La conversione delle anime è opera di Dio Amici miei, lasciate che per un momento parlino anche i vecchi. Dinanzi a certe anime, dinanzi a certe situazioni vi troverete impotenti: impotenti davanti a un ragazzetto incapace di essere puro, impotenti dinanzi a un giovane superbo che non riconosce di esserlo, impotenti davanti alle persone che si odiano, impotenti specialmente dinanzi a qualche moribondo che non vuole perdonare e che non vuole chiedere perdono dei suoi peccati. Per esempio, ieri sera Soprana mi parlava di quel Sergio che lavora con Tosato e diceva: “Povero disgraziato! È buono - e lo è veramente!-, è sposato, e non ha figli. So che non va d’accordo neanche con la moglie, e che a fare da vincolo di unione tra la moglie e lui c’è un cane - hanno comprato un cane - e quello è l’unico affetto in comune”. Ed ha aggiunto: “Lui disgraziatamente non ha fede, non ha fede, e invidia chi ce l’ha dicendo: ‘Ma io non ce l’ho, la fede’”. Amici miei, quando affrontate un uomo così che non ha fede, dei quali ce ne sono molti, e che comincia a dire: “Che cos’è che dice?”, potete mettergli dinanzi le cinque vie di San Tommaso, dopo le cinque ferrovie di Sant’Agostino e poi anche le cinque vie missilistiche di Teilhard de Chardin, tutto quello che volete, ma vi accorgerete che quella persona non si converte.Occorre soltanto un colpetto della grazia di Dio. A un dato momento provate con un teologo, poi con un altro, poi con un altro ancora; entra, magari, il portinaio di un convento, o una povera vecchietta, una povera donnetta del popolo e con una frase sola, con un “Sì, tutto quello che lei vuole, però, però...”, e quella parola è una mazzata della grazia di Dio. Ricordatevi che la conversione delle anime avviene attraverso Dio, e noi riusciremo a salvare le anime nella misura in cui saremo strumenti nelle mani di Dio. E io vi dico che dovete essere strumenti il più possibile belli, avete il dovere di essere strumenti belli, parlare varie lingue, che sappiano trattare bene, con gentilezza, che conoscano le cose del mondo, che possano parlare in maniera convincente, però come diceva il nostro carissimo cardinale Roncalli: “Uomini che conoscano e che vivano il Vangelo!”. Non importa niente se nelle prediche fanno qualche errore di grammatica o anche tanti errori; l’essenziale è che la gente s’accorga che sono pieni di Dio e che vivono il Vangelo. Questi sono gli uomini che trasformeranno il mondo!VIRTÙ
fede
CONVERSIONE
GRAZIA
APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
PAROLA DI DIO Vangelo
Cfr. 2ª Timoteo 4,2.
Per burocrazia don Ottorino intende il solo fatto che uno sia nelle liste del clero o che sia religioso.
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8.Amici miei, la nostra impotenza davanti al compito affidatoci è grande. Vi accorgerete quante volte dovrete inginocchiarvi davanti all’altare, prostrarvi, buttarvi a terra dinanzi ad esso e dire: “Signore, converti quell’anima! Ti supplico: converti quell’anima!”, perché ogni sacerdote, ogni apostolo, per lo meno, ha qualche decina di anime qui dentro nell’intimo, anche se non lo dice continuamente; se no, non è un prete. Un uomo di Dio ha nel cuore alcune anime, almeno alcune, che gli stanno a cuore, che sa lontane da Dio, sulla strada della perdizione, della rovina, delle quali continuamente, “opportune et importune”, chiede al suo Dio la conversione. Non c’è una sola Maddalena nella casa di Lazzaro; ce ne sono tante, e ci sono anche tanti ladroni in giro per il mondo, e qualche volta anche nelle nostre case. E queste anime, amici miei, solo Dio le salva; e solo gli uomini di Dio che vivono in comunanza con lui, che sanno vivere ‘in casa’ con il Signore, le possono ottenere. Certe cose non si ottengono attraverso la burocrazia, ma attraverso le amicizie, anche nella vita umana. Non si dice: “Che vuoi! Bisognerebbe avere un’amicizia per arrivare a quel posto, bisognerebbe avere una conoscenza...”. E allora io vi dico: se volete ottenere, fate amicizia con Dio! Attraverso le vie burocratiche è difficile, attraverso l’amicizia intima con Dio, la comunanza con Dio, tutto è più facile. Dio non può resistere all’umile, non può resistere all’umile. Chi invece si dà delle arie, a un dato momento crede di essere lui che salva, ed è proprio quello che Dio non vuole. Chi è umile e semplice mette a disposizione tutto quello che ha, tutto se stesso, ma sa che questo è di Dio, che gli è stato donato a lui. Allora state sicuri che costui è l’uomo che sconvolge.APOSTOLO salvezza delle anime
CONVERSIONE
SACERDOZIO prete
APOSTOLO uomo di Dio
DIO rapporto personale
VIRTÙ
umiltà
Nel testo registrato, forse rivolgendosi a Giampietro Fabris che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico, don Ottorino aggiunge: “Capisci, Pietro? L’orgoglioso non ha potere contro l’angelo caduto per orgoglio”.
Santa Maria Bertilla Boscardin fu una santa molto semplice e umile: don Ottorino mette volutamente in luce la diversità tra il nome della Congregazione a cui apparteneva, “Suore Maestre di Santa Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori” e il fatto che la prima santa di questa Congregazione non fu una maestra, ma un’umile suora con incombenze minori.
MI282,9 [07-11-69]
9. 6. L’umiltà rende strumenti nelle mani del Signore Leggiamo e terminiamo. «Che confusione quella di trovarsi, dopo tante fatiche, con le mani vuote, mentre che nella propria vanità si era sognata una grande messe!». Se non dovessi parlare male della gente, avrei tante cose da dire al riguardo. Quanto è facile dire: “Sa, la mia esperienza! La mia qua... la mia là... Non devo sottovalutare la mia esperienza... Sa, la mia esperienza è un tesoro!”.VIZI superbia
SACERDOZIO prete
VIRTÙ
umiltà
Luca 22,62 e Matteo 26,75 hanno questa lezione: “ Et egressus foras Petrus flevit amare”.
Cfr. Luca 1,49.
Don Ottorino scherza sempre volentieri con il diacono Vinicio Picco: in questo caso gli attribuisce profonde conoscenze teologiche, anche se l’interessato non aveva frequentato corsi teologici specifici.
MI282,10 [07-11-69]
10.Qualche volta, quando mi sono trovato con qualche anima superba, chiamata però da Dio, sono uscito anche in qualche bestemmia e ho detto: “Non è da augurarsi che ceda nel peccato, ma senza'altro in qualcosa fallo grosso, perché qualche volta è proprio il peccato che fa diventare umili”. È il caso di San Pietro: aveva tante ariette, prima, ma il Signore ha voluto proprio mettere la base della Basilica di San Pietro. Pietro e rinnega Gesù, ma poi... “Exiit et flevit amare”; ecco posta la base della Chiesa. Tante volte la vostra innocenza mi fa paura perché una innocenza angelica può produrre una superbia diabolica. Non vi auguro di fare peccati... Marco, per carità, non farli apposta, come dire quattro bestemmie - però state attenti: potrebbe essere una grazia, non la caduta in se stessa, ma le sue conseguenze. «Dite spesso con le labbra, e più frequentemente con le opere, questa bella giaculatoria:”Jesu mitis et humilis corde, fac cor nostrum secundum Cor tuum”». 7. Conclusione Concludendo queste meditazioni sull’umiltà, perché in seguito tratteremo qualche altro argomento, vi pregherei di cercare, al mattino, prima di accostarvi alla Messa o alla santa comunione, di mettervi al vostro giusto posto in chiesa, e cioè nella gioia perché il Signore vi ha chiamati ad essere sacerdoti, ad essere diaconi, ad essere religiosi. Sentite la vostra grandezza: “Fecit mihi magna qui potens est”. Contemplate la vostra grandezza di cristiani, di religiosi, ma nello stesso tempo considerate la vostra miseria; cioè cercate ogni mattina, prima di accostarvi alla comunione, di vivere i sentimenti della Madonna che si sentiva tanto piccola e tanto grande. Sbagliereste se vi sentiste solo piccoli, perché la vera umiltà sta nel vedere sopratutto quello che il Signore vi ha dato. Direi che dovreste sentire la vostra piccolezza vedendo la vostra grandezza. Non so se sbaglio. Che ne dici Vinicio, tu che ti intendi di teologia? Quando osservo quello che il Signore mi ha dato, allora sgorga dal mio cuore un senso di amore verso Dio e dico: “Signore, perché mi hai dato questo? Proprio a me hai dato tutto questo? Io non meritavo... Proprio a me, proprio a me?”. Sbaglio, voi che siete teologi? Quando vi dico di umiliarvi non intendo che vi buttiate giù, giù, giù. No! Considerate quello che Dio vi ha dato, contemplate la vostra grandezza, le meraviglie che Dio ha compiuto in voi. Facendo questo, si dovrà dire per forza: “Proprio a me, Signore?”. Allora vedrete anche le miserie, allora sentirete come grandi e gravi anche quelle piccole imperfezioni che si commettono ogni giorno, allora vi accorgerete che siete cattivi quando parlate in tempo di silenzio, quando perdete anche solo cinque minuti di studio o non siete puntuali nell’orario, nell’andare in chiesa, cattivi nel negare al Signore quelle piccole cose che lui vi domanda... lui che vi dà tutto e vi domanda piccole cose, e voi non gliele date. Ecco l’umiltà: è il dispiacere di non dare a Dio un amore adeguato, che corrisponda all’amore che lui ci ha dato. Perciò vi dico: vedetevi grandi come siete, cercate di vedere la vostra grandezza, e da lì nasca quel sentimento di amore e di pentimento che è la base per essere strumenti in mano di Dio nella salvezza del mondo. Amen!VIZI superbia
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PAROLA DI DIO Vangelo
CHIESA
GRAZIA
VIRTÙ
umiltà
APOSTOLO chiamata
MARIA modello
DOTI UMANE
PECCATO mediocrità