Meditazioni italiano > 1969 > LA SANTITÀ SI REALIZZA NELLA FEDELTÀ AI DOVERI QUOTIDIANI

LA SANTITÀ SI REALIZZA NELLA FEDELTÀ AI DOVERI QUOTIDIANI

MI284 [03-12-69]

3 dicembre 1969 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, prendendo lo spunto dal libro di padre Matteo SS.CC. “Ritiro Spirituale”, parla della santità nella vita religiosa, fondata sull’unione profonda con Dio e sulla fedeltà ai doveri quotidiani con spirito di obbedienza e di sacrificio. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 29’.

Le auto FIAT avevano, di solito, una riserva di carburante che permetteva la percorrenza di circa cinquanta chilometri.

L’AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), istituita nel 1926 per avviare in Italia l’industria dei prodotti petroliferi, venne inserita nel 1953 nell’ ENI (Ente Nazionali Idrocarburi). La compagnia petrolifera ha come logo dei suoi distributori, sparsi in tutto il territorio europeo, un cane a sei zampe, dal quale escono fiamme.

MI284,1 [03-12-69]

1. 1. Introduzione
Sia lodato Gesù Cristo! Non so se vi è mai capitato di trovarvi in un’autostrada con la macchina in riserva, con la convinzione di avere benzina a sufficienza dapprima e poi con il timore che da un momento all’altro essa venga a mancarvi. A me è capitato qualche volta. In una di queste avevo detto al mio compagno di viaggio: “Facciamo rifornimento?”. “Eh, ne abbiamo a sufficienza per arrivare”. A un dato momento la macchina cominciava a segnare rosso, e poi avanti, avanti, avanti per venti, trenta, quaranta chilometri. “Ce la faremo?”. A un dato momento ti sentivi il fiato un po’ sospeso. Finalmente vedevi apparire in distanza un certo segnale, raffigurante una certa bestia con tante gambe, e dicevi: “Ah, ci siamo! Il rifornimento è vicino!”. A qualcuno è capitato anche di trovarsi in autostrada senza benzina - a me no, grazie a Dio! - e di dover mandare qualcuno a piedi in cerca di un po’ di benzina: chiedere un passaggio, andare al primo distributore e ritornare indietro a piedi o con un’altra macchina con una bottiglia di benzina; a qualcuno è capitato! Dico che finora a me non è capitato; mi è capitato soltanto durante la guerra, ma non in tempo di pace. Bene! Allora tu vedi questo bel segnale che ti dà un po’ di respiro e dici: “Ormai ci siamo!”, e corri un po’ con la macchina: arrivi vicino in modo da poter leggere e vedere, e ti accorgi, qualche volta, che è soltanto una segnalazione di propaganda, non una indicazione perché sotto non c’è scritto: “A 1500 metri distributore”; è solo un cartellone di pubblicità. Qualche volta ti potrebbe capitare di vedere il tabellone con la scritta: “Distributore a 1500 metri”, arrivi al distributore, ti fermi - mi è capitato una volta a Milano - e chiedi: “Benzina, per favore!”, e ti senti rispondere: “Non ne abbiamo; siamo sprovvisti di benzina”. E allora riprendi la corsa nella speranza di avere carburante sufficiente per arrivare a un distributore che sia in grado di fornirti benzina.

ESEMPI apostolo

S. E. mons. Italo Di Stefano era vescovo, all’epoca, nel Chaco (Argentina), dove dal 27 luglio 1967 operava una Comunità della Congregazione. In ogni sua visita in Italia amava fermarsi qualche giorno anche nella Casa dell’Immacolata.

MI284,2 [03-12-69]

2. 2. L’apostolo deve essere un distributore pieno di benzina
Ecco l’atteggiamento che potremmo avere anche noi: essere semplici cartelli di propaganda, dei distributori esauriti, o dei distributori pieni in grado di poter rifornire. Voi direte : “Gira e rigira è sempre la stessa cosa!”. È padre Matteo che questa mattina ci invita a parlare della santità. Ma, in che cosa consiste la santità? Prima di entrare nel vivo della meditazione io vorrei dire questo: siamo proprio convinti che senza santità non possiamo fare niente? Giorni fa un sacerdote mi confidava: “Mi accorgo che prego poco, che non faccio il mio dovere perché dovrei pregare molto di più e fare penitenza, che non sono a posto con la coscienza riguardo alla preghiera. Però lo dico alle anime, e lo dico sinceramente che bisogna pregare. Anche in confessionale lo dico e lo dico sinceramente, e quando lo dico sento il rimorso dentro di me perché, insomma, dovrei pregare di più”. Ecco, per conto mio, questo sacerdote è un distributore senza benzina: è un distributore, ma senza benzina. È come fermarsi presso un distributore, mettere in azione la pompa, fare la mossa di imboccare... e non viene fuori niente! Fratelli miei, se noi non siamo in unione con Dio, se non viviamo la vita intima con Dio, noi possiamo essere o dei cartelloni pubblicitari o anche dei distributori: dei cartelli pubblicitari se non abbiamo niente da dare; dei distributori senza benzina se abbiamo solo parole da dare; dei veri distributori se, oltre che parole, possiamo dare qualcosa d’altro. Monsignor Di Stefanoci diceva lassù a Bosco: “Bisogna avere qualcosa da dare alle anime!”. E questo qualcosa da dare alle anime è la nostra vita intima in unione con Dio. Quando la Madonna è andata a salutare Elisabetta, al solo aprire la bocca la sua santità è passata da lei ad Elisabetta e al piccolo Giovanni. C’è un qualcosa che esce da noi anche se non parliamo, anche con il solo salutare una persona. Quando parliamo nel confessionale, o ai giovani dell’oratorio, quando il diacono si incontra con le persone, se ha questa santità intima, allora avviene il miracolo di Dio, altrimenti escono le chiacchiere degli uomini, altrimenti è solo un cartello pubblicitario: può dire bellissime parole, citare autori meravigliosi, ma se dentro di sé non ha questa vita intima, figlioli miei, è meglio cambiare mestiere perché è inutile che abbiamo mille distributori, ma senza benzina. Durante la guerra purtroppo era così: tanti distributori, ma non c’era benzina. Oggi il mondo ha bisogno non di distributori senza benzina, ma di distributori che forniscono benzina, non di uomini soltanto, ma di uomini santi. Il mondo si sistemerà soltanto se ci saranno santi. La vocazione della nostra Casa è quella di preparare dei santi; le specializzazioni verranno dopo, ma intanto preparare dei santi. Infatti la nostra specializzazione deve essere questa santità, questa unione con Dio, questa totale donazione al Signore.

CONSACRAZIONE santità

CONVERSIONE pentimento

SACERDOZIO prete

DIO rapporto personale

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

MARIA mediatrice

CONSACRAZIONE mediocrità

FORMAZIONE

Il riferimento è all’assistente Giuseppe Beccaro, che si trovava all’epoca nella Comunità dell’Istituto San Gaetano di Vicenza.

Anche in questa meditazione don Ottorino si serve del libro di P. MATTEO SS. CC., Ritiro sacerdotale, Direzione Generale Intronizzazione, Gottaferrata (Roma) 1958. Le citazioni, prese dalle pagine 85-87, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

MI284,3 [03-12-69]

3. 3. La santità si realizza nel compimento del dovere quotidiano
Naturalmente qui non ci sono leggi, qui non si dice: bisogna andare per questa o per quella strada. Qualcuno si incontrerà con Cristo in un modo, qualcun altro in un altro modo. L’abbiamo detto tante volte: qualcuno come Nicodemo, qualcuno come la Samaritana, un altro ancora attraverso la Via Crucis quotidiana. Io so che qualche nostro confratello, proprio per unirsi al Signore, fa la Via Crucis ogni giorno: per esempio, l’assistente Giuseppesi alza ogni mattino molto presto e fa la Via Crucis ogni giorno. So che qualche altro, invece, segue un’altra strada, ma la sostanza è che, segui l’una o l’altra strada, devi incontrarti con Cristo. Non devi accontentarti di quattro chiacchiere dette su un po’ macchinalmente; ci vuole questo incontro intimo, questa vita a due, e allora tu hai qualcosa da dare alle anime. Il nostro caro padre Matteo ci insegna la strada per arrivare a questa unione, perché questa santità è necessaria, assolutamente indispensabile. Amici miei, non usciamo di casa, non entriamo in confessionale, non saliamo sul pulpito, non avviciniamo un giovane a tu per tu, se non abbiamo questa unione con Dio, perché non avremo niente da dare e finiremo per rovinare tutto. Bisogna pregare, bisogna mettersi in unione con Dio, bisogna vivere questa vita di unione: allora avremo qualcosa da dare. Il nostro caro padre Matteo ci dice che per raggiungere questa santità, questa unione con Dio, non occorrono cose straordinarie. Adesso leggeremo insieme un paio di paginette del suo libro. In sostanza ci dice che, se vogliamo raggiungere questa santità, basta vivere la nostra giornata in unione con il Signore, facendo la volontà di Dio, cioè viverla in unione con il Signore e offrendola a lui. Ed è a questo punto che io vorrei mettere un po’ il dito nella piaga per sottolineare alcune cosette che dovrebbero essere corrette se vogliamo vivere così.

GESÙ

incontro personale

PREGHIERA pratiche di pietà

APOSTOLO vita interiore

CONSACRAZIONE santità

DIO rapporto personale

Scrittore ascetico benedettino morto in concetto di santità (Dublino 1858 - Maredsous 1923). Eletto abate dell’abbazia benedettina belga di Maredsous il 28.9.1909, vi rimase fino alla morte. Contribuì a rinnovare nella Chiesa il “mistero di Cristo” con opere di spiritualità improntate particolarmente alla dottrina di San Paolo. Le sue opere principali tradotte in varie lingue sono: “Gesù Cristo vita dell’anima”, “ Il Cristo nei suoi misteri” e “Sposa di Cristo”.

MI284,4 [03-12-69]

4.Leggo le parole di padre Matteo:
«Infine, io arrivo all’idea che può, forse, essere la più consolante della vita spirituale e della vita sacerdotale: sapere che noi possiamo divenire santi e dei grandi santi con la vita assolutamente semplice e normale del compimento del dovere quotidiano. Ossia sulla base di una vita interiore solida, vita di fede e di preghiera, il secondo elemento di santificazione è la nostra vita quotidiana con tutta la semplicità, la bontà, la monotonia di Nazareth. Là dove la Provvidenza ci ha collocato, senza nulla cambiare, senza nulla aggiungere al programma dei nostri doveri, se non un’anima piena di gran fede e una fiamma di divina carità, noi possiamo e dobbiamo diventare tutti dei veri santi». Leggiamo e poi commentiamo. «Io lo so, vi sono, come dice Don Columba Marmion , “delle intelligenze talmente ristrette che si sentono scandalizzate della semplicità di questo piano divino”. Sono coloro che confondono sovente la missione e il cammino con la vita del santo, e che non concepiscono la santità senza il rumore dei miracoli e senza l’aureola dei carismi. Costoro hanno dimenticato che non manca niente alla santità di Maria a Nazareth, non ostante che sia senza estasi e senza prodigi. Ella, la unica perfettamente santa, fu certamente la più piccola e la più semplice delle creature, che viveva la sua vita nell’ombra e realizzava così in una maniera meravigliosa la volontà del Signore. È questa divina volontà che è di per se stessa santificante se noi la sappiamo abbracciare e realizzare, particolarmente in due punti che costituiscono il tessuto della nostra vita quotidiana: il dovere dello stato, che per noi preti è nettamente definito. Ma un dovere di stato compiuto non già filosoficamente o stoicamente come possono farlo un soldato o un pagano, ma con amore e per amore del divin Crocifisso». Scusate se vado un po’ avanti, perché voglio finire questa paginetta. «In secondo luogo, con le mille piccole e grandi croci inerenti al nostro stato e che io chiamo la penitenza classica per eccellenza della nostra vita, tale come Gesù l’ha voluta per ciascuno di noi, ossia con una vita di continua immolazione. Migliore, mille volte migliore che tutti i cilizi e i digiuni, ecco soprattutto per voi, preti, una austerità che avendo le maglie serrate e le punte di fuoco, può fare di voi dei grandi penitenti. Se voi non fate altre penitenze che quelle che il Signore vi manda ogni giorno, ma le fate con un cuore traboccante d’amore, credetemi, i penitenti del Convento non avranno davanti a Dio un merito più grande del vostro. Oh, amate di un immenso amore la croce santissima del vostro stato, non trascinatela! Anche se è un grave peso, è il peso delle ali che vi faranno elevare. Senza penitenza, niente santità. E la dose di penitenza provvidenziale che Gesù ha già riversato nel calice di gloria e di immolazione di ogni vero prete, è ampiamente sufficiente, sia per santificarvi che per rendere fecondo il glorioso vostro apostolato».

MI284,5 [03-12-69]

5.Mi fermo un momentino, e poi procederò. A questo punto crederei proprio necessario che ognuno di noi si chiedesse se ha capito questo. Lo citerà poi anche il nostro caro padre Matteo. In altre parole, abbiamo capito che Santa Teresina del Bambino Gesù si è fatta santa compiendo bene il suo dovere quotidiano? Saremo noi chiamati un domani a fare grandi cose o saremo chiamati a fare piccole cose? Non lo sappiamo. Saremo chiamati in America Latina o in Italia? Non lo sappiamo. Ma ricordatevi che non saremo capaci di fare né le piccole, né le grandi cose che il Signore ci chiamerà a fare un domani se non riusciremo a vivere momento per momento la volontà di Dio nel posto dove siamo.
Un po’ di esperienza mi dimostra che se, per esempio, un giovane dice: "Sono irrequieto perché io sogno la vita missionaria. Sono venuto qui per farmi missionario; io vorrei la vita missionaria, perché sono fatto per quella!”, e tu gli annunci la partenza, vedi immediatamente un grande entusiasmo; se poi vai nel posto di missione, lo trovi sbollito dopo tre mesi. Perché? Perché si è sostenuto soltanto su un po’ di entusiasmo, ma poi anche nella vita missionaria c’è il terribile quotidiano. In qualsiasi parte c’è il terribile quotidiano... Gli uomini che certamente faranno del bene sono quelli che a Vicenza, a Crotone, a Roma, in America, sono capaci di vivere la loro vita, giorno per giorno, nelle mani del Signore. Giornata di sole o giornata di pioggia, giornata di caldo o giornata di freddo, giornate di salute o di malessere: “Signore, se questa è la tua volontà, sia fatta!”. Questi sono gli uomini che un domani non si perderanno di coraggio, che vivranno la loro giornata lavorando per amore del Signore e che faranno cose grandi. Se noi non sappiamo vivere questo che, d’altra parte, è quello che fanno le nostre buone mamme, le quali giorno per giorno sanno soffrire, sopportare, accettare dalle mani di Dio la sua volontà, ricordatevi, amici miei, che non saremo strumenti nelle mani di Dio, non saremo i santi di cui la Chiesa ha oggi bisogno. E allora io vorrei proprio venire al cuore del problema: come pretendiamo, per esempio, di essere santi se non siamo fedeli alle piccole cose? Come pretendiamo di essere strumenti nelle mani di Dio se cerchiamo qualche volta, magari con un po’ di astuzia, con un po’ di arte, con mille sillogismi, il nostro piccolo o grande comodo? Io non vengo in studio a controllare se ci siete o non ci siete, non vengo nelle vostre stanze a controllare se siete a letto alle dieci e un quarto o alle dieci e trenta. Però io vi dico: se voi non siete fedeli al regolamento, alle regole del gioco, guardate che non siete santi.

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI entusiasmo

CONSACRAZIONE

FAMIGLIA mamma

APOSTOLO

CONSACRAZIONE fedeltà

Il riferimento potrebbe essere a Giorgio Girolimetto che all’epoca frequentava il 4° anno del corso teologico, o a Giorgio De Antoni che invece aveva appena iniziato gli studi teologici.

MI284,6 [03-12-69]

6.Non illudetevi! Se non cominciate la vostra giornata con un atto di virtù, saltando giù dal letto quando suona la campanella, non restandovene a letto a far pagliaccia, come si diceva una volta, uno o due minuti; se non siete fedeli, per esempio, all’ora di andare in chiesa o all’ora di entrare in studio, siete lontani dalla santità. Ieri sera, per esempio, quando è suonata la campanella per andare in chiesa, osservavo che non c’era quasi nessuno. Sono rimasto fuori con Giorgioa recitare ancora dieci Ave Maria, e c’erano ancora alcuni che camminavano, aspettavano, aspettavano. Scusate, ma la voce di Dio non vi chiamava in chiesa? Sono rimasto proprio lì ad osservare. Qualcuno camminava nel corridoio: “Aspettiamo gli altri!”. Ma in quel momento Dio vi aveva chiamato dalla ricreazione o dallo studio in chiesa, Dio vi aveva chiamato. Se non siete capaci di sentire la volontà di Dio in questo regolamento che vi chiama istante per istante a compiere questa o quell’altra azione, come farete un domani a sentirla quando sarete preti, quando sarete diaconi, quando dovrete voi organizzare il vostro tempo? Ditemi: farete allora la volontà di Dio o la vostra volontà, se qui non siete capaci di fare la volontà di Dio che vi è già tracciata a grandi linee?
Per esempio, perché alla sera si deve spesso mancare in chiesa? Voi direte: “Ma perché proprio in chiesa?”. Qualcuno ha anche detto: “Sono pronti a segnalare se qualcuno è assente in chiesa, ma non è assente in studio, o qua e là...”. Io qualche volta lo sottolineo: in chiesa, perché alla sera sto lì a guardare quanti mancano e qualche volta vado un po’ a domandare: dove è andato questo? dove è andato quello? Però non vengo a controllare in studio perché vi do massima stima e perché mi è stato detto: “Avremmo piacere che lo studio fosse libero”; e va bene: libero, per carità, però dovete rispondere a Dio, dovete confessarvi se non studiate, se ve ne state là a leggicchiare un libro invece di un altro. Amici miei, guardate che non potete esimervi dal dovere. Se, per esempio, andate in laboratorio un quarto d’ora dopo o andate a scuola un quarto d’ora dopo, dovete confessarvi. A un dato momento non potete fare quello che volete, non potete dire: “Adesso io vado...”. Questa sarebbe una vita da scapoli, una vita che non va, una vita che non piace al Signore.

VIRTÙ

VOLONTÀ

di DIO

CONSACRAZIONE fedeltà

MI284,7 [03-12-69]

7.Per il fatto che non abbiamo un padrone, per il fatto che non abbiamo un orologio dove dobbiamo timbrare il cartellino, che non abbiamo multe, non vuol dire che non abbiamo un Dio al quale dobbiamo obbedire Mi pare che queste disciplina del dovere, questo “io sento che Dio mi chiama in questo momento a fare questa azione”, non ci sia proprio. Non vengo qui adesso ad accusare l’uno o l’altro... Quando vi vedo fuori del vostro posto, penso che lo siate regolarmente, ma mi pare che qualche volta sia tutto fuori posto.
La santità di quella suora che in convento lascia incompleta la parola perché la campana l’ha chiamata altrove non è venuta meno, non è tramontata questa santità. Il compimento del dovere, istante per istante, fatto non per amore degli uomini, ma per amor di Dio, di lui, di lui solo, è ancora il fondamento della santità, la quale in fondo è la santità delle nostre buone mamme che fanno istante per ristante quello che vuole il Signore e non pensano al proprio capriccio, ma al dovere. Anche noi abbiamo un dovere da compiere, e dobbiamo farlo dinanzi a Dio e per amore di Dio.

CONSACRAZIONE obbedienza

VOLONTÀ

di DIO

CONSACRAZIONE santità

Don Ottorino usa un termine legato alla costruzione dei pannelli per le casette prefabbricate per dire che senza santità manca l’elemento che produce la reazione nei contatti apostolici.

MI284,8 [03-12-69]

8. 4. La necessità dell’obbedienza e dello spirito di sacrificio
Portiamo un caso. Proprio ieri è venuto da me don Guido e mi ha detto: “Al piano superiore, nello stanzino dove ci sono gli impianti elettrici, cioè l’interruttore dell’elettricità, ho trovato un sacchettino contenente cinque o sei vasetti di succo di frutta e lo strumentino per aprirli”. Per carità, li avrà portati qualcuno che ha proprio bisogno di un succo di frutta per poter dormire la notte. Tutto quello che volete! Se li sarà nascosti là per prenderseli di notte, dalle una alle due, perché ne ha bisogno. Ma questo non è concepibile in una casa di santi! È ben diverso il fatto avvenuto in quel famoso convento, nel quale un frate offre un grappolo d’uva al confratello e il grappolo fa poi il giro di tutti i frati perché ciascuno vuole fare un fioretto. Non so che giro farebbe qui dentro quel grappolo d’uva! Amici miei, come è possibile, per esempio, che si debba arrivare a questo: - ed è cosa che capita! - si apre una bottiglia di grappa in refettorio, dopo due giorni sei sicuro che la grappa è finita? Ma come è possibile? “Ma siamo in famiglia!”. Appunto perché siamo in famiglia non si può fare quello che si vuole! Di regola, quando si apre una bottiglia, dopo due o tre giorni non c’è più, perché ognuno si sente autorizzato di andarne a prendere: si va là, si prende e si porta via. Ma come è possibile questa cosa? È concepibile in una casa religiosa? Ma neanche in una famiglia perché, almeno ai nostri tempi, si domandava alla mamma: “Posso prenderne?”. Questo fare quello che si vuole, questo non domandare, questo andare in cucina pacifici e tranquilli a prendersi quello che si vuole e quando si vuole, amici miei, è contrario alla la vita religiosa, contrario a una vita di sacrificio. Non si può fare quello che si vuole, andare dove si vuole, essere dove si vuole, non domandare permessi, non domandare niente! Amici miei, guardate che non è possibile fare così! Non illudetevi, e se un domani non raccoglierete nella vita apostolica, sarà perché vi manca la base della santità. Potrete avere delle belle idee, ma, ma, ma... se vi manca il catalizzatore voi potete lavorare, lavorare, ma vi manca il catalizzatore! A un dato momento è necessario pensare che abbiamo fatto voto di castità, povertà e obbedienza: nascondersi la roba lassù e poi andarsela a prendere così, è contro la povertà, è contro l’obbedienza. Nella nostra Casa non è il numero, è la qualità che il Signore domanda! Qui dentro ci dovrebbe essere un gruppo di santi, di anime completamente immolate a Dio, che sanno vivere giorno per giorno questa santità, questa immolazione, e sono gioiose anche nel sentire la croce e il suo peso. “Ma che pesante! Ma, domandare...!”. Ringraziamo Dio se questo pesa un pochino! Non pesa forse ai nostri papà partire al mattino, andare a lavorare, essere soggetti al padrone, accettare il peso del lavoro? Non costa fatica alle nostre mamme alzarsi al mattino, doversi dedicare al servizio della casa per tutta la giornata, e sempre così, oggi, domani e posdomani? Solo noi, solo noi dobbiamo essere quelli che abbiamo tutto? Abbiamo il riscaldamento, abbiamo il cibo e, qualche volta, abbiamo un pochino anche il superfluo. Solo noi non dobbiamo sentire il peso della nostra vita? Amici miei, guardate che alla base di tutto questo c’è la mancanza di spirito di penitenza, c’è mancanza di spirito di sacrificio. E allora è facile, prendersi una libro senza domandare, andare in prestito di un libro e tenerselo, mandarlo a comprare senza permesso.

COMUNITÀ

CONSACRAZIONE vita religiosa

CONSACRAZIONE voti

CONSACRAZIONE immolazione

CONSACRAZIONE santità

CROCE

Il riferimento è a don Giuseppe Rodighiero, che da poco più di un mese aveva emesso la professione religiosa.

MI284,9 [03-12-69]

9.Questa, amici miei, non è vita religiosa! Un tempo la vita religiosa era fatta più di imposizioni che venivano dall’alto; adesso è fatta più di corresponsabilità, ma la sua essenza non cambia, la vita religiosa è la stessa. Vi ricordate la storia di quella benedetta suora guardarobiera, che consegnava due grembiuli alla suora di cucina senza il permesso? La suora gurdarubiera, addetta anche alla lavanderia, senza il permesso della superiora dava due grembiuli alla settimana alla suora di cucina e invece uno solo alle altre, e per questo si è presa due anni di Purgatorio. Voi direte: “Storie!”.
Tutto quello che volete, ma... o noi ci siamo offerti a Dio o non ci siamo offerti, o comprendiamo queste piccole cose fatte per amore di Dio o non abbiamo capito niente della vita di santità e di perfezione. La perfezione religiosa è appunto fatta di queste piccole cose, di questi piccoli fiori, offerti per amore del Signore. 5. La fedeltà alle piccole cose Oggi celebriamo la festa di San Francesco Saverio, quella santità di Francesco Saverio il quale leggeva in ginocchio le lettere di Sant’Ignazio e scriveva in ginocchio quelle che a lui indirizzava, è ancora valida. Quella vita di obbedienza, fatta per amor di Dio e non per schiavitù, quella vita di obbedienza al padre spirituale, ai superiori, è ancora valida. Eppure può capitare di vedere oggi che ci si sente autosufficienti e si fa quel che si vuole, non si obbedisce e non ci si sottomette al padre spirituale, si fa per conto proprio. Una santità autonoma, figlioli, non piace al Signore. Scusate se insisto su questo punto, ma mi dispiacerebbe che un bel giorno vi trovaste ad essere un bel distributore moderno, modernissimo, con tanto di lauree, con tanto di medaglie d’oro, e arrivasse una fuoriserie a chiedere benzina e voi foste costretti a dire: “Mi dispiace; vada un po’ più avanti...”, e magari più avanti, sopra un carro sporco di letame, con un bidone di latta, ci fosse un povero contadino che con una secchia tira fuori benzina. State attenti perché il Signore sa scherzare, sapete; state attenti, fratelli, perché il Signore tante volte scherza! E proprio per la superbia di questi uomini il Signore mette vicino, magari, un carro con un bidone sopra, e dice: “Ecco, questa è benzina!”. Mi guardi, caro don Giuseppe?È una realtà!

CONSACRAZIONE vita religiosa

ESEMPI infedeltà

CONSACRAZIONE offerta totale

CONSACRAZIONE santità

DIO amore a Dio

CONSACRAZIONE obbedienza

MI284,10 [03-12-69]

10.Guardate che non potete farvi santi, mi dispiace dirlo, se non sapete santificare la vostra giornata nelle piccole cose. Non illudetevi, non illudetevi! Ci può essere un santo che non fa miracoli, ci può essere un santo che non va in estasi, ci può essere qualche altro che non fa penitenze straordinarie, ma un santo che non fa bene il suo dovere giorno per giorno non esiste; mi dispiace tanto, ma quello è già squalificato come santo. Andrà in Paradiso per la misericordia di Dio, ma non può essere santo, perché la prima cosa necessaria è compiere bene e in modo esatto il proprio dovere per amore di Dio, e non fare il proprio comodo e il proprio capriccio. Bisogna fare la volontà di Dio, e costa farla. Costa ancora di più ora che si è senza il binario di una obbedienza un po’ matematica, come era una volta, perché allora eri costretto a fare silenzio alla sera quando c’era sempre un superiore che passava avanti e indietro e ti controllava; era abbastanza facile fare silenzio in studio e rimanere lì quando c’era chi non ti permetteva di uscire dallo studio. Ma adesso uscire con il permesso di Dio, veramente con il permesso di Dio, credo sia più difficile.
Fratelli, non illudetevi di farvi santi: se non fate bene il vostro dovere istante per istante, ingannerete voi stessi, la Congregazione e la Chiesa. E qui fate un bell’esame di coscienza sullo studio, su ciò che fate, sul modo, insomma, in cui organizzate il vostro tempo, se l’avete sottoposto all’esame del vostro padre spirituale, se l’avete sottoposto ai vostri superiori. Non voglio e non intendo in nessun modo limitare la vostra libertà, mettere carabinieri a destra e a sinistra: no, no, no! Non vogliamo treni sulle rotaie, ma bravi autisti che sappiano guidare da soli. Però, amici miei, che siano legati alle regole stradali, perché se uno allo stop passa liberamente, minaccia di ammazzare la gente. Procediamo... Mi dispiace, continueremo un’altra mattina.

VOLONTÀ

di DIO

CONSACRAZIONE santità

NOVISSIMI paradiso

DIO perdono di...

CONSACRAZIONE obbedienza

CONVERSIONE esame di coscienza