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LA MADONNA È MAMMA E MEDIATRICE

MI310 [10-06-1970]

10 giugno 1970

MI310,1 [10-06-1970]

1 Guardando questi cari fratelli ho l'impressione che abbiano tutti un po' di sonno questa mattina. Non è vero, don Guido? Ho visto certe boccucce. E allora questa mattina io penso di fare cose allegre, invece di cose serie, tanto per tenere elevato il morale di tutti. Anche perché, dopo certi spettacoli della sera alla «Scala di Milano», dopo il distacco e perciò il dispiacere per la partenza di alcuni, dopo gli esami brillanti di Sacra Scrittura di ieri - non è vero, Antonio e compagni? - è naturale un po' di rilassatezza. Allora è giusto tenere la meditazione un po' allegra.
Penso che anche il Signore si sarà accorto qualche volta d'avere gli Apostoli che dormivano e allora, per tenerli svegli, invece di dire verità troppo impegnative, raccontava storie. Non era così? Raccontava storie, e alla fine tirava la conclusione, ma intanto raccontava la storiella. E allora anch'io voglio raccontare una storia. Soltanto che il Signore le inventava, mentre io ne racconto una inventata da altri.

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2. La storia è questa, secondo questo libro che possiamo chiamare «Poema», «Storia» o «Immagini».
Alla fine del primo anno della sua vita pubblica, Gesù si dirige verso la Giudea. La Madonna aveva già lasciato Nazaret e si trovava in casa di Lazzaro insieme con Marta. Gesù viene insieme con i suoi, passando per istrada a salutare alcuni amici pastori. Un pastore allora si mette a piangere: ha un ragazzo di dieci o dodici anni, ancora tanto piccolo e magrolino. Lo tiene nascosto ormai da un anno in modo che il padrone non si accorga della sua presenza perché, in tal caso, lo farebbe lavorare; d'altra parte non sa che cosa fare del ragazzino. Perché? Il ragazzo è rimasto orfano per una sciagura sismica quando era caduto un pezzo di monte: papà, mamma e fratellini erano rimasti travolti, per cui a causa di questa disgrazia era rimasto senza i genitori. Lo zio se l'è preso con sé, ma lo zio è a servizio, e allora lo tiene nascosto portandogli da mangiare furtivamente quello che avanza del suo cibo. Il ragazzo è, dunque, nascosto in una casa vicina. Allora il Signore, al quale il buon pastore era legato da vincoli di conoscenza e di amicizia, gli dice: «Non aver paura, sta’ di buon animo: il ragazzo lo porto via con me; ogni tanto te lo riporterò perché tu lo possa vedere. Lo alleviamo noi». Potete immaginare la gioia di tutti gli Apostoli nell’avere un fanciullo con loro. San Pietro in particolare ce l'aveva un pochino con il Signore perché non aveva figli. Quando il Signore aveva risuscitato il figlio della vedova di Nain Gesù gli aveva chiesto: «Perché Pietro sei così triste?». «Perché non fai un miracolo per me? Perché non lo fai per me?». «Tu rimani tranquillo perché a te darò tanti figli; vedrai quanti figli ti darò!». «Sì, ma intanto non ne ho, intanto non ne ho!». Pietro aveva questa amarezza nel cuore, e quando Gesù faceva dei miracoli ritornava a galla: «Perché non ne fai uno per me? Perché non ne fai uno per me? Perché non mi dai dei figlioli?». E adesso che c'è questo bambino da condurre Pietro si offre: «Oh! Signore, lo affidi a me?». «Sì, Pietro, lo affido a te». «E allora mi chiamerai papà», dice Pietro al ragazzo. E il ragazzo cominciò a dire: «Papà, papà!». Immaginiamo la felicità di San Pietro quando può portarselo sulle spalle in qualche momento: sembra rinato. E gli altri sorridono felici della gioia. Il fanciullo lo chiama «papà» ad ogni momento. Insomma rimangono insieme parecchi giorni, perché si fermano a destra e a sinistra. Il ragazzetto è un po' la mascotte della compagnia, e tutti si divertono con lui, e Gesù per primo. E allora San Pietro propone: «Lo teniamo sempre con noi!». «Eh, no!», risponde Gesù. «Perché no? Sì, lo teniamo sempre con noi!». «No, tu capisci che è bene che un piccolo sia affidato alle donne. Quando arriveremo, troveremo le buone donne; lo affideremo nelle loro mani e ogni tanto ritorneremo a vederlo». «Ma, Gesù...». «Pietro, tu devi comprendere. Te l'ho già detto che avrai altri figli». «Ma, Signore!». Insomma nasce un po’ di lotta fra Gesù e San Pietro. Alla fine San Pietro si rassegna e aggiunge: «Tu vedi in quale situazione si trova adesso...». Infatti deve essere portato al tempio per la maggiore età: ha dodici anni. «Almeno lascia che al tempio lo presenti io come suo papà; lascia che la prima veste gliela comperi io». E allora Gesù accetta. Ma, ogni giorno che passa, San Pietro si affeziona sempre più e non vuole lasciare il ragazzino. Arrivano a Betania. «La veste - dice San Pietro - vado a comperarla io. La voglio fatta così e così!». A queste parole il Signore immagina subito che se va Pietro a comperare un vestito, prende la stoffa più chiassosa, e veste il ragazzo da arlecchino. E allora il Signore, per non dire: «Pietro, Pietro, ti sbagli», dice: «Pietro, se non ti dispiace, potresti andare a comprare la veste con mia mamma, perché le donne hanno più esperienza in questo, specialmente per la lunghezza». Ah, sì, sì, pur di andare con la mamma di Gesù, Pietro è tutto contento. E intanto Gesù ha giocato Pietro, in modo che compri una veste un po' più conveniente. Ed ecco che i due, Pietro e la Madonna, con il fanciullo in mezzo, vanno per acquistare il vestito. Quando partono da Betania verso Gerusalemme per comprare la veste Gesù sorride. Dice Giovanni : «Perché sorridi, Signore?». «Ah, mi pare di vedere la Chiesa futura: da una parte c'è mia mamma che la sostiene, dall'altra c'è Pietro e, in mezzo, questa piccola Chiesa che un po' traballa, traballa. Mi par di vedere così la Chiesa: sostenuta da mia mamma e sostenuta da Pietro, cioè da Simone. La Chiesa sarà così, Giovanni: una povera creatura debole, debole, che ha bisogno di essere sostenuta». E questa è una realtà, è una realtà. Intanto Pietro parte. Il giorno dopo, a un dato momento, troviamo Gesù assieme alla Madonna. È una scena tale, un dialogo così bello che adesso vorrei leggervelo. Si tratta della Madonna che si mette in mezzo a perorare la causa di Pietro e a dire a Gesù: «Signore, lascia quel fanciullo a Pietro, lasciaglielo; non vedi che muore se gli porti via il ragazzo mentre è così contento con lui». Può darsi che lungo la strada San Pietro abbia detto alla Madonna: «Fammi un piacere, dillo tu a Gesù che mi lasci il fanciullo», e Maria ha iniziato la sua opera di mediazione. Se la storia non è vera, è veramente bene inventata, perché corrisponde alla realtà. Ora ve la leggo perché ieri sera l'ho letta prima di andare a dormire, e allora ho cambiato tema della meditazione. Infatti l’episodio risponde in pieno a quello che è il cuore di una mamma. Quante volte all'Istituto, quando avevo la mamma, io pensavo di fare qualche richiamo severo, e la mamma mi diceva: «Abbi pazienza con Franco...». «Mamma, tu capisci che devo richiamarlo». «Va bene, ma stai attento... Fa’ come tu credi, però... però...». Con queste parole lei ti tirava via dalle mani lo scudiscio. La mamma insomma è la mamma: cerca il bene di tutta la famiglia, però con la sua maternità, cioè smorzando un pochino la giustizia. In fin dei conti che cosa fa la Madonna adesso in Paradiso? Che cosa ha mostrato di fare quando è apparsa a Fatima? Che cosa fa con noi quando la invochiamo? Bisogna che consideriamo la Madonna come la mediatrice delle grazie, la madre della misericordia, la mamma della bontà, la mamma, insomma. In Paradiso ci sono tre uomini, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ad amministrare la giustizia, e una donna ci mette un po’ di clemenza. In una casa, dove ci sono soltanto uomini, non si nota troppo ordine: letti rifatti male e oggetti fuori posto. Succede anche a noi lassù a Bosco: quando c'è una donna che mette ordine, si vede subito la sua presenza. Anche in cielo c’è una donna che è mamma. E il Signore ha voluto la mamma: ha voluto la mamma per noi e ha voluto la mamma per sè.

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3. Vediamo un pochino il racconto. Penso che non vi dispiaccia, questo tono semplice e familiare, perché alla fine si parla della Madonna. Sentirete ora come è narrato. Dunque, sono là insieme che stanno parlando.
«Maria ha già molto parlato perché sento che Gesù dice: “Tutto quanto mi hai detto è giusto, e ne terrò presente la giustizia. E anche per Annalia...”. “Sì, Figlio mio. 'uomo avverte il profumo dei vergini... Mi ricordo Giuseppe. Io non sapevo che parole usare. Egli non sapeva il mio segreto... Eppure mi aiutò a dirlo con una percezione di santo. Aveva sentito l'odore dell'anima mia... Vedi anche Giovanni?... Che pace!... E tutti lo cercano... Lo stesso Giuda di Keriot, per quanto... No, Figlio. Giuda non è cambiato. Io lo so e Tu lo sai. Noi non parliamo, perché non vogliamo dare inizio alla guerra. Ma anche se non parliamo sappiamo... e anche se non parliamo gli altri intuiscono... Oh! mio Gesù! Mi hanno raccontato i giovani, oggi, al Getsemani, l'episodio di Magdala e quello della mattina del sabato... L'innocenza parla... L'innocenza parla... perché vede per gli occhi del suo angelo. Ma anche i vecchi intravvedono... Non hanno torto. È un essere sfuggente Giuda... Tutto in lui è sfuggente... ed io ho paura di lui ed ho sul labbro le stesse parole di Beniamino a Magdala e di Marjziam al Getsemani, perché ho lo stesso ribrezzo per Giuda che hanno i bambini”. “Non tutti possono essere come Giovanni!”. “Ma non lo pretendo! Sarebbe un paradiso in terra, allora. Ma, vedi, Tu mi hai detto dell'altro Giovanni... Un uomo che ha ucciso... ma mi fa solo pietà. Giuda mi fa paura”. “Amalo, Madre! Amalo, per amor mio!”. “Sì, Figlio. Ma non servirà neppure il mio amore. Sarà solo sofferenza a me e colpa in lui. Oh! perché mai è entrato! Turba tutti, offende Pietro che è degno di ogni rispetto”. “Sì, Pietro è molto buono. Per lui farei qualunque cosa perché lo merita”. “Se ti sentisse direbbe col suo buon sorriso schietto: “Ah! Signore, ciò non è vero!”. E avrebbe ragione». “Perché, Madre?”. Ma Gesù sorride già perché ha capito. “Perché Tu non lo accontenti dandogli un figlio. Mi ha detto tutte le sue speranze, i suoi desideri... e le tue ripulse”. “E non ti ha detto la ragione con cui le ho giustificate?”. “Sì. Me le ha dette ed ha aggiunto: “È vero... ma io sono un uomo, un povero uomo. Gesù si ostina a vedere in me un grande uomo. Ma io so di essere ben meschino, e perciò... mi potrebbe dare un bambino. Mi ero sposato per averne... muoio senza averne”. E ha detto - accennando al bambino che felice della bella veste comperata da Pietro lo aveva baciato dicendogli: “Padre amato” - ha detto: “Vedi, quando questo esserino, che solo dieci giorni or sono non conoscevo ancora, mi dice così, io mi sento diventare più morbido del burro e più dolce del miele, e piango perché... ogni giorno che passa me lo porta via questo bambino...”. Maria tace osservando Gesù, studiandolo in volto, aspettando una parola... Ma Gesù ha messo il gomito sul ginocchio, la testa sulla mano, e tace guardando la distesa verde del frutteto. Maria gli prende la mano e la carezza e dice: “Simone ha questo grande desiderio...”». Quante volte la Madonna avrà fatto per me o per voi qualcosa di simile: “Signore, c'è quel Pietro... quella lingua! Ma, sai...” “Sì... Ah!”». Chissà che brutte lingue abbiamo tutti quanti!! Chissà quante volte la Madonna avrà fatto da mediatrice! «“Mentre andavo con lui non ha fatto che parlarmene, e con ragioni così giuste che... non ho potuto dire nulla per farlo tacere. Erano le stesse ragioni che pensiamo tutte noi, donne e madri. Il bambino non è robusto. Fosse stato come eri Tu... oh! allora avrebbe potuto andare incontro alla vita del discepolo senza paura. Ma è così esile!... Molto intelligente, molto buono... ma nulla più. Quando un tortorino è delicato non si può lanciarlo a volo presto, come si fa con i forti. I pastori sono buoni... ma sempre uomini. I bambini hanno bisogno delle donne. Perché non lo lasci a Simone? Finché gli neghi una creatura proprio nata da lui comprendo il motivo. Un piccino nostro è come un’àncora. E Simone, destinato a tanta sorte, non può avere ancore che lo trattengano. Ma però, devi convenire che egli deve essere il “padre” di tutti figli che tu gli lascerai. Come può essere...”». Qui si coglie l’accento materno: le donne sono sempre furbe. La Madonna è donna, e con le sue parole cerca di convincere Gesù. «“Come può essere padre se non ha fatto scuola con un bambino? Dolce deve essere un padre. Simone è buono, ma dolce no. È impulsivo e intransigente. Non c'è che una creaturina che gli possa insegnare l'arte sottile del compatimento per chi è debole... Considera questa sorte di Simone... È bene il tuo successore! Oh! che la devo pur dire questa atroce parola! Ma per tutto il dolore che mi costa a dirla, ascoltami. Mai ti consiglierei cosa che non fosse buona. Marjziam... Tu ne vuoi fare un perfetto discepolo... A chi allora darlo, per completarne la formazione, meglio che a Simone? Infine, povero Simone, Tu sai come è stato tribolato, anche per causa di Te, dalla suocera sua; eppure non ha ripreso un granello del suo passato, della sua libertà di or è un anno, per essere lasciato in pace dalla suocera che neppure tu hai potuto mutare. E quella povera creatura di sua moglie? Oh! ha un tale desiderio di amare e di essere amata. La madre... oh!... Il marito? Un caro prepotente... Mai un affetto che le sia dato senza troppo esigere... Povera donna!... Lasciale il bambino. Ascolta, Figlio. Per ora lo portiamo con noi. Verrò anch'io in Giudea. Mi porterai con Te da una mia compagna nel Tempio e quasi parente perché da Davide viene. Sta a Betzur. La vedrò volentieri, se ancora vive. Poi, al ritorno in Galilea, lo daremo a Porpora. Quando saremo nei pressi di Betsaida Pietro lo prenderà. Quando verremo qui, lontano, il bambino starà con lei. Ah! ma Tu sorridi ora! Allora fai contenta la tua Mamma. Grazie, mio Gesù!”».

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4. Che questa storia sia vera o no, io penso che sia la storia che capita spesso anche con noi quando ci rivolgiamo alla Madonna.
Ricordate che quando Santa Gemma Galgani voleva la conversione di un peccatore e il Signore le diceva: «No, no, no! È troppo cattivo e non lo merita; lascia perdere!», lei si rivolse alla mamma, alla Madonna dicendo: «Vedrai che sarai costretto a darmela questa grazia!». Pregò quindi la Madonna; dopo si incontrò con il Signore, il quale le disse: «Me l'hai fatta! Perché hai fatto questo?». Sarebbe come se don Guido fosse il direttore, un po' severetto, della Casa dell’Immacolata e Giampietro provasse a chiedergli: «Don Guido, mi lascia andare a vedere la partita di calcio?», e la risposta fosse assolutamente negativa. Poi Giampietro viene da me e mi dice: «Don Ottorino... sono andato da don Guido, ma mi ha risposto di no per questi e questi motivi. E lei non mi permetterebbe, don Ottorino?». «Beh! Va’ da don Guido e digli che ti dia il permesso». Don Guido: allora direbbe: «Ma, insomma! Queste donne rovinano le famiglie». Stavolta sarei io la donna che rovina la famiglia. In altre parole in casa c'è sempre una creatura un po' più debole o, meglio, che rappresenta la carità, l'amore, il compatimento. “Via... perdonagli!”. “No, niente cinema, perché non ha fatto la lezione”. “Beh! Ti assicuro che domani la farà”. “No, niente!”. “Via... fa un piacere a questa vecchia!”. “Beh! Per questa volta soltanto. Un'altra volta, guai a lui!”. E intanto cede. Mi pare che la Madonna faccia così: non commette ingiustizie, ma manifesta l’amore. Vi accennavo di Santa Gemma Galgani che non è andata a chiedere alla Madonna di andare al cinema, di andare a divertirsi, ma ha chiesto al Signore la conversione di un peccatore e, poi, si è rivolta alla Madonna. Io vorrei che alla Madonna ci rivolgessimo soprattutto nelle nostre difficoltà intime. Ricordate che farsi santi, come diceva mons. Sebben, è una «vita da cani». Non illudiamoci: è una vita dura farsi santi; bisogna vincere! Perciò bisogna andare contro corrente, bisogna essere ribelli all'ambiente, e questo vuol dire saper rinunciare, saper rinunciare e non perdere la testa per le cose del mondo. Vedere una partita con indifferenza è lecito, ma non avere la testa fissa in essa. Bisogna essere pronti a dire, dopo aver sognato una partita per un mese ed essere sul punto di andarci, qualora arrivi un giovane con qualche speranza di vocazione: «Aspetta, eh! Vado con lui». La dominante del nostro cuore sia l'amore di Dio, delle anime e delle vocazioni; il resto, per quanto bello e buono, deve balzare immediatamente all'ultimo posto.

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5. Finché non ci togliamo questo egoismo, finché non c'è l'interesse delle cose di Dio, un interesse veramente principale, per cui a un dato momento tutto passa in secondo ordine, non siamo innamorati di Dio. Se c’è un bambino che sta giocando con la palla, e improvvisamente arriva una bella torta, il bambino dimentica la palla e afferra la torta. Per noi dovrebbe verificarsi proprio questo. Se arriva un giovane nel quale c'è una speranza di vocazione, o un altro giovane al quale c'è da dire una parola, cioè c'è da fare apostolato, c'è da trasmettere qualche cosa, immediatamente tutto il resto deve crollare. Non interessa che ci sia o non ci sia la partita, che ci siano o non ci siano le votazioni: tutto il resto deve crollare. Questo è l'amore che ci deve condurre.
Per far entrare in noi questo amore, non crediate che basti soltanto una parola magica: questo amore entra in noi come frutto di un duro lavoro. Bisogna che ci impegniamo con il padre spirituale, con la preghiera, e quando ci accorgiamo che non c'è, bisogna che ci castighiamo volontariamente, che diciamo: «Che disgraziato sono stato! Ho perso la testa per quelle stupidaggini, ho rinunciato a fare un po' di apostolato perché volevo vedere, perché volevo sentire, per il cinema, per questo o per quel motivo!». Insomma bisogna che noi ci controlliamo. Non possiamo pretendere di arrivare a questa maturità spirituale senza fatica. E in questo lavoro duro, che continua per anni, ci vuole l'aiuto della Madonna. Ieri sera avete suonato; c'erano i nostri cari fratellini che suonavano, e io con gioia ho visto i progressi che avete fatto... dieci anni fa non era così! Però, quante volte abbiamo sentito: tira, tira, tira... molla, tira, molla. Avete sentito prima le grandi sinfonie dei bambini, quella dei giovani, poi quelle dei giovanotti, e infine quelle degli artisti come ieri sera... ma avete dedicato ore e ore e ore per imparare a suonare un pochino. Ora, pretendete voi che la santità sia meno difficile dell'imparare a suonare un piano? Questo è l'errore che facciamo. Noi pretendiamo e diciamo: «Adesso voglio essere tutto del Signore!», cioè sarebbe come dire: «Adesso voglio suonare! Vado al piano, suono Beethoven o una fuga di Bach». Ma scherziamo? Ci vuole esercizio, ci vuole sacrificio, ci vuole costanza. Se queste qualità occorrono per suonare, a maggior ragione per farsi santi. E in questo lavoro chi è il maestro che ci è vicino? Ieri i giovani che suonavano avevano vicino il maestro, il suggeritore, che ogni tanto, sotto sotto, diceva una paroletta: «Dai... piano... tira... molla...». I giovani che imparano a suonare hanno sempre vicino a loro uno che sta accanto, insiste, controlla, aiuta. Nella salita verso la santità anche noi abbiamo bisogno di un maestro. In questi momenti un po' difficili nella salita verso Dio abbiamo bisogno di una mamma, figlioli miei, che ci insegni a vivere secondo Gesù e per Gesù. Poi, quando ci troveremo già nel campo apostolico, allora ci sarà la seconda difficoltà: quella di conservarsi buoni continuerà, perché la salita sarà sempre salita, ma ci sarà la seconda difficoltà, quella di come portare le anime a Dio, come portarle vicino al Signore, come aiutarle a salire. Inoltre ci sarà anche da smuovere le anime perché mettano in moto la volontà. E allora, chi ce lo potrà insegnare, chi ci potrà aiutare meglio della Madonna? Lei è la mamma della Chiesa, è la mamma di Gesù.

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6. Ho voluto leggervi questa mattina questo episodio proprio perché è necessario che ci fermiamo spesso a meditare questa realtà, è necessario che invochiamo la Madonna, che recitiamo ogni giorno la corona del rosario, che diciamo l'«Angelus Domini» tre volte al giorno, che le nostre preghiere non siano fatte alla buona: devono essere veramente la voce di un figlio che si rivolge alla mamma, devono essere un atto di umiltà che compiamo dinnanzi alla mamma, un atto tale da farci dire: «Mamma, com'è che mi comporto?».
Il piccolo Giovanni Bosco si chiedeva: «Come potrò trasformare questi lupi in agnelli?». «Con l'aiuto di colei che tua mamma ti insegnò a salutare tre volte al giorno». «Come farò a dare inizio a un Istituto?», mi sono chiesto quando il Signore mi ha preso per mano, « Come farò a dare inizio a una Congregazione religiosa?». «Con l'aiuto di colei che tua mamma ti insegnò a salutare tre volte al giorno». «Come farò io - vi chiederete voi un domani, quando vi manderemo all'Isolotto o in qualche altra parte del mondo - a portare l'amore di Dio?». Con l'aiuto della Madonna, - non abbiate paura! - con l'aiuto di lei, la quale non sostituisce lui, ma è un gradino per arrivare a lui, un mezzo per arrivare a lui. Io vorrei che imparassimo a conoscere e ad amare così la Madonna. Caro Luigi, al termine dell'anno scolastico, quante volte la Madonna ti farà superare qualche esame perché lei mette tutto a posto! A un dato momento i professori discutono: «Che voto diamo a Luigi? Nove o dieci?», perché sono nel dubbio se mettere nove o dieci in italiano, e discutono insieme, ma la Madonna fa in modo che in quel momento un professore salti fuori a dire: «Vero, avete visto, avete sentito chi ha vinto ieri sera la partita?», sviando un po’ la discussione, per cui alla fine concludono: «Che voto mettiamo? Nove?». «Sì, poveretto! Perché dobbiamo fare tante storie?». La Madonna distrae magari con una domanda così innocua, quasi per caso. Ah, sapeste quante ne combinano le mamme in casa!

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7 Continuiamo con la nostra lettura.
«“Allora fai contenta la tua mamma. Grazie, mio Gesù!”. “Sì, sia fatto come tu vuoi”. Gesù si alza e chiama forte: “Simone di Giona: vieni qui”. Pietro ha uno scatto e fa di corsa gli scalini: “Che vuoi, maestro?”. “Vieni qui, uomo usurpatore e corruttore!”. “Io? Perché? Che ho fatto, Signore?”. “Mi hai corrotto la Madre. Per questo volesti esser solo. Che ti devo fare?”. Ma Gesù sorride e Pietro si rassicura. “Oh!”, dice, “mi hai fatto proprio paura! Ma ora ridi... Che vuoi da me, Maestro? La vita? Non ho più che quella perché mi hai preso tutto... Ma se vuoi te la do”. “Non ti voglio prendere. Ma ti voglio dare. Però non approfittartene della vittoria, e non dare il segreto agli altri, furbissimo uomo che vinci il Maestro con l'arma della parola materna. Avrai il bambino ma...”. Gesù non può più parlare perché Pietro, che si era inginocchiato, salta in piedi e bacia Gesù con tale impeto che gli mozza la parola. “Ringrazia Lei, non Me. Ma però ricorda che questo ti deve essere di aiuto, non di ostacolo...”. “Signore, non avrai a pentirti del dono... Oh! Maria! Che Tu sia sempre benedetta, santa e buona...”. E Pietro, che è riscivolato in ginocchio, piange proprio, baciando la mano di Maria...». Non preoccupiamoci ora per esaminare se questo racconto è vero o non vero, ma piuttosto cogliamo l’atteggiamento che dobbiamo avere. Tutti i cristiani, ma veramente tutti i cristiani, e noi specialmente sacerdoti, noi diaconi, noi ministri della parola, ministri della salvezza della anime, quante volte ci troveremo con un desiderio intimo! Non sarà il desiderio di avere un bambino, ma quello di avere un'anima. Ci troveremo dinanzi, per esempio anche in questi giorni, a certe situazioni in cui diremo: “Come facciamo ad avere quell'anima? a far diventare più buona quell'anima? a portare più vicino a Gesù quell'anima?”. Noi non andiamo a domandare al Signore soddisfazioni umane, ma la salvezza di qualche anima. Allora bisogna che noi abbiamo questa confidenza, bisogna che proprio ci inginocchiamo nella nostra stanza e, guardando l'immagine della Madonna, chiudendo gli occhi, pensiamo la Madonna vicina, e la mettiamo come intermediaria, rassegnandoci poi ad avere anche qualche rimprovero dal Signore quando ci incontreremo il giorno dopo, perché gli abbiamo strappato la grazia. Ma abbiamo visto che, in fondo, il Signore lo fa per scherzo, e anche se fa qualche osservazione alla fine però si mette a ridere. Io vi auguro che nella vostra vita intima e apostolica possiate sempre intendervela con la Madonna, come se l'è intesa Pietro, in modo che quando ci sarà qualche momento veramente disperato possiate dire come Santa Gemma Galgani: «O tu mi concedi questa grazia, Signore, o io vado dalla tua mamma!». Vi auguro che possiate avere sempre questa forza, questa confidenza con Maria in modo da poter dire a Gesù: «Gesù, o mi converti quel peccatore, o mi aiuti a salvare quell'anima, oppure ricorro a tua mamma, e allora sai che bisogna che tu mi dica di sì». Se riuscissimo ad ottenere che i nostri religiosi dicano sempre con sicurezza queste parole: «Guarda che altrimenti vado da tua mamma, e tu sai che lei mi dice di sì», potremmo stare tranquilli perché lo spirito della Congregazione sarebbe sicuro «in saecula saeculorum. Amen!».