1. Stiamo facendo la meditazione su questo libro di Maria Valtorta, volume quarto. Eravamo già arrivati a metà, e penso che se anche non faccio la composizione di luogo essa verrà evidente fin dalle prime battute. Scusate se parliamo in dialetto perché così ci capiamo meglio. Non ti sembra, caro Michele?
«Viva in eterno coloro che in Cielo come in terra sanno basare ogni loro pensiero su un presupposto di ottimismo pieno di luce!»Ci capiamo subito, Renzo?
«Viva in eterno coloro che in Cielo come in terra sanno basare ogni loro pensiero su un presupposto di ottimismo pieno di luce!».Sapete chi è un ottimista? Battista! È come una giornata di primavera, mentre il pessimista è come una giornata di autunno quando piove, quando ci sono le giornate umide, piovose, giornate da marroni, insomma, da ‘vino e marroni’, o da frittelle dei morti ... a meno che non sia lui stesso una frittella. Nella vita apostolica, ma anche nella vita familiare, in qualsiasi stato di vita, insomma, ci vuole un po’ di ottimismo - capisci, Giorgio? - direi, anzi, tanto ottimismo - capisci, Zeno?
Rileggo le due righe per il venerabile fratello che ho alla mia destra e che altrimenti non capisce niente.«Viva in eterno coloro che in Cielo come in terra sanno basare ogni loro pensiero su un presupposto di ottimismo pieno di luce!».Ottimismo non vuol dire: “Oh, insomma, con cinque lire compriamo il mondo!”. No, no! Ottimismo non vuol dire faciloneria, fare le cose senza riflettere, no! Prima di agire bisogna pensare, pregare e consigliarsi. ma facciamolo con un po’ di ottimismo.Se uno sposandosi dicesse: “Bene, adesso devo sposarmi, e se dopo non vado d’accordo con mia moglie? Se dopo mia moglie si ammala? Se dopo la fabbrica dove lavoro fa fallimento? Se dopo, d’inverno, mi vengono i geloni? Se mi viene il raffreddore? Se dopo...”. Ma va in malora, allora! Ehi, Battista, che cosa ne dici? Va’ in malora.Entro nella Pia Società San Gaetano: e se dopo muore don Ottorino? Meglio! E se dopo muore anche don Guido? E se dopo muore anche Cichè chi dirige il muletto? A proposito di Cichè, ieri sera eravamo all’ospedale e ho detto:“Ehi, Lorenzo, bisogna che ti alzi”.
“E chi mi sorregge?”, ha detto.“Bisognerebbe che ti alzassi un pochino”.Dopo un po’ ho detto: “Ehi, non si potrebbe telefonare a Vicenza?”.“Sì”, hanno detto i ragazzi seriamente.“Andate giù a telefonare, mi fareste il piacere...”.“Sì”.Ho detto di telefonare a Cichè perché venisse con il muletto per alzare Lorenzo. All’udire ciò si sono messi a ridere come matti. Ho detto loro di dirgli di fermarsi all’ascensore per farsi trasportare su da quello. Ci vuole un po’ di ottimismo.
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2. Ottimismo non vuol dire fare cose da pagliaccio, perché chi fa ciò è uno sciocco, chi fa così, insomma, è uno stupido. Bisogna pensare alle cose da fare, ma lasciando un po’ di spazio anche al Signore. Io direi che l’ottimismo è credere che con noi opera anche il Signore, che c’è una parte che fa il Signore.Ma ottimismo è aver fiducia anche nelle proprie qualità, avere fiducia in se stessi. Da una parte devo dirvi: “Siate umili”, ma dall’altra vi dico: “È possibile che un giovanotto come te non riesca a portare dieci mattoni?”. Ci vuole ottimismo anche nei doni naturali che abbiamo ricevuto da Dio, nell’intelligenza, nei doni fisici. Bisogna sempre dire: “Sentite, non ho mai fatto quel lavoro, ma proverò, ce la metterò tutta!”. Quante volte si vede qualche giovane a cui affidi un compito che dice: “Senta, non l’ho mai fatto, ma proverò!”. Non si deve partire con il timore: “Mah, non l’ho mai fatto... Mah, come si fa a tagliare il salame? E se poi per sbaglio mi taglio un dito? E come si fa? E come facciamo? Bisogna tagliare un pezzo di formaggio! Ma come? Ci vorrebbe una cuneo “. Allora sì che si va bene, quando c’è questa gente che va avanti così: la prima volta che entrano in falegnameria per lavorare si tagliano un dito! Eh, che cosa vuoi fare! Eccoli là, non è vero, Franco ?
Anche nel campo apostolico succede la stessa cosa. Quando il Santo Curato d’Ars venne mandato ad Ars con l’ordine del suo vescovo: “Va’ ad Ars, dove non c’è amor di Dio, e tu portalo!”, come poteva portare l’amore di Dio senza un po’ di ottimismo? E San Francesco di Sales: “Va’ a Ginevra, porta l’amore, converti!”? Se non c’è un po’ di ottimismo, vorrei dire anche una po’ di audacia, un po’ di fiducia in se stessi, in Dio e nel prossimo, come si fa a convertire le anime? “Mah, quello è un lazzarone! Chi può convertire don Venanzio?”. Abbi un po’ di fiducia; in lui ci sarà qualcosa di buono. Non bisogna guardare subito la parte nera e dire:“Niente da fare, è impossibile! Chi è che tira su Battista? Pesa troppo”.“Ma, spera un pochino, chissà che non si muova anche da solo!”.“No, no, è come un mulo, quando è per terra non vuole muoversi”.“Ma va là, facendogli il solletico sotto la gola o sotto le ascelle, potrebbe anche muoversi, chissà...”.
«Mai sbaglieranno completamente anche se i fatti li smentiranno».Gli ottimisti, anche se i fatti li smentiranno, anche se faranno fiasco, non sbaglieranno mai completamente, perché ce l’hanno messa tutta.«Non sbaglieranno almeno per quanto riguarda il loro spirito...».
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3. L’ottimista ce la mette tutta, mentre uno che non è ottimista impiega la metà delle sue energie e si ferma sempre prima di arrivare al momento della salita. L’ottimista per arrivare alla cima sforza e, magari, rompe la macchina: “Ho tentato, ho provato, ma non ci sono riuscito!”. Battista, sei d’accordo su queste cose o no? Guardate che i pessimisti sono quelli che nella casa suonano sempre la marcia funebre e cantano sempre il “Requiem aeternam”; gli ottimisti invece intonano il “Va’ pensiero” e, magari, qualche volta “Bandiera rossa”.
C’è qualcuno che, mosso dallo Spirito Santo, ha qualcosa da aggiungere? Quello che ho detto è giusto o sbagliato?Con gli ottimisti si combina qualcosa, con i pessimisti si blocca tutto: se siete cinque in una casa e quattro devono consumare il 50% delle loro energie per sostenere il pessimista, allora è meglio mettere il pessimista in un barattolo di aceto e conservarlo sotto aceto perché, almeno, non distoglie gli altri dai loro uffici.«... il quale - spirito - continuerà a credere, a sperare, ad amare soprattutto Dio e il prossimo, rimanendo perciò in Dio fino ai secoli dei secoli!». Amen!«Il Paradiso era già stato liberato da questi orgogliosi pessimisti i quali vedevano nero anche nelle luminosissime opere di Dio così come in terra i pessimisti vedono nero anche nelle più schiette e solari azioni dell’uomo...».Il pessimista vede tutto nero. Va in falegnameria e vede solo nero; vede, ad esempio, delle belle casse: “Eh, va bene, sì, ma hanno dei forellini”; vede solo le cose fatte male. Per esempio, non guarderà i mucchi di carta che i nostri ragazzi hanno piegato ieri in legatoria: 40.000 pieghe. Non è vero, ragazzi? Ieri sera si vantavano: 40.000 pieghe, ma dopo non sono riusciti a tenere a freno la lingua. Magari fosse un po’ più corta la lingua qualche volta! Non è vero, Franco ? Sei stato tu a vantarti? Chi era che continuava a lodare le 40.000 pieghe ieri sera e si vantava? Pazienza che non abbiamo piegato la lingua adeguatamente!Il pessimista vede tutto nero: l’unica cosa che funziona bene è il suo orologio. Se il suo orologio fa le dieci e guarda l’orario degli altri orologi, tutti hanno l’orario sbagliato, solo il suo è quello giusto. Insomma, il pessimismo è frutto della superbia. Per cui io solo sono quello che va bene. Se io canto stonato, tutti devono cantare stonati perché altrimenti sono tutti gli altri che sbagliano.
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4. «Dio fece dunque il Creato. E come per comprendere il mistero glorioso del Nostro essere Uno e Trino bisogna saper credere e vedere che fin dal principio il Verbo era, ed era presso Dio, uniti dall’Amore perfettissimo che solo possono effondere due che Dei sono pur essendo Uno; così ugualmente, per vedere il creato per quello che è, occorre guardarlo con gli occhi di fede perché nel suo essere, così come un figlio porta l’incancellabile riflesso del padre, così il creato ha in sé l’incancellabile riflesso del suo Creatore. Vedremo allora che anche qui in principio fu il cielo e la terra e fu poi la luce, paragonabile all’amore. Perché la luce è letizia così come lo è l’amore. E la luce è l’atmosfera del Paradiso».Virginio, tuo papà era rosso di capelli? Mi dispiace. E tua mamma? Un pochino sì, non è vero? Venanzio, tuo papà è alto e magro? Non è vero che Marco porta il riflesso del suo papà? Senza volerlo noi portiamo il riflesso dei nostri genitori. E come noi portiamo il riflesso dei nostri genitori, così il creato porta il riflesso di Dio. Ma bisogna saper osservare. Quando si incontra qualche famiglia viene spontaneo dire: “Guarda, quel ragazzo assomiglia tutto al suo defunto papà!”, oppure: “Quando vedo quel giovane mi sembra di vedere suo papà”.Quando contempliamo il creato o ascoltiamo il canto degli uccelli o godiamo la bellezza della natura dobbiamo vedere Dio. Esercitatevi in questo adesso che tra qualche giorno andrete in montagna.E adesso facciamo un piccolo salto nel nostro libro perché altrimenti il tempo non ci permette di andare fino in fondo. Sarebbe necessario che vi legassi il tutto, ma capirete subito che il discorso si lega da solo; basta che alla fine guardiamo la conclusione.«Quell’ansia che dà dolce angoscia a Giovanni è questo appello di fratelli lontani».Giovanni voleva spesso andare in cima alla montagna per vedere il mare, perché gli sembrava che al di là del mare ci fossero le anime che lo attendevano.«Più lo spirito diviene dominatore della carne e più è capace di sentire le voci degli spiriti che sono uniti anche se divisi, così come i rami sgorgati da un’unica radice sono uniti anche se l’uno neppure più vede l’altro perché un ostacolo si frappone fra essi».Ragazzi, questa mattina dovete portare pazienza perché abbiamo i piccoli con noi e bisogna che io mastichi questo pane anche per loro.
Ehi, Rosso , prendi quel raggio di sole laggiù in fondo e portamelo qui e poi prendi quell’altro raggio di sole che è dall’altra parte: sono distanti, vero, uno dall’altro? Se vai nel cortile che c’è dall’altra parte della casa e poi in questo i due raggi non si possono vedere perché c’è la casa di mezzo: eppure sono usciti dalla stessa luce, dallo stesso sole... uno si trova al di là della casa e uno qui in fondo. Non è giusto, Battista?
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5. Anche le anime sono uscite dallo stesso Dio. Quelle anime che i nostri fratelli vanno a cercare in Guatemala e in altre parti del mondo, e che anche voi andrete a cercare, sono uscite dallo stesso Dio. La luce che c’è dentro di loro, spenta o non spenta, perché qualcuna sarà spenta e bisognerà riaccenderla, è una luce uscita da Dio. Se io sono veramente unito alla luce, devo desiderare che queste anime abbiano da risplendere perché questo è il desiderio di Dio. Se il Signore vuole che là ci sia la luce, io devo desiderare che la luce arrivi. Un apostolo non può amare il Signore e non amare le anime, non può amare il Signore e non piangere pensando alle anime che non hanno luce, non può amare il Signore e non desiderare di avere mille corpi e mille spiriti per andare in mille posti a portare il Signore. Santa Teresina del Bambino Gesù desiderava questo perché aveva capito Dio, aveva capito che quelle anime che si trovavano in missione erano anime di Dio e Dio voleva che vivessero.Se uno si avvicina veramente al Signore, non può non sentire il bisogno di fare apostolato, di salvare anime, di fare qualcosa per loro. Chi si avvicina al Signore non sceglie un posto: “A me piacerebbe andare qua, andare là...”, ma desidera tutti i posti: “A me piacerebbe andare dappertutto, specialmente dove c’è da soffrire di più, dove è facile che qualcuno rifiuti di andare perché è troppo faticoso. Voglio andare là, là; non importa se a Crotone o in America Latina, non mi interessa quale posto. Ci sono anime? E allora io ci vado!”.“Ma si può morire!”.“Non m’interessa niente; io voglio andare dove sono sicuro che nessun altro ci voglia andare: ci vado io, per carità! Là ci sono anime da salvare? Dio lo vuole? E allora vado io!”.“Ma c’è da patire, da soffrire...”.“Che cosa m’importa... Ci vado io!”.Figlioli, se non fate nascere in voi questo desiderio delle anime, cambiate mestiere! Altrimenti siete come uno che desidera fare il chirurgo e sviene quando vede il sangue, come capita a don Venanzio che quando vede il sangue traballa e muore dallo spavento. Non è capitato così, fratello caro, don Venanzio, quella volta famosa lassù ad Asiago ? È inutile: uno che non può vedere il sangue, uno a cui viene male se vede del sangue, non può prendere in mano un bisturi e tagliare la pancia al nostro venerabile fratello don Zeno per levargli i calcoli, perché potrebbe scivolare con il coltello e in sbaglio andare a finire per tagliare chissà dove.Se uno che non capisce queste cose è meglio che cambi mestiere.“Ma è il più bravo della scuola! Ha tante belle qualità!”.Che me ne faccio io della sua bravura? Che m’interessa che sia il più bravo della scuola?“Ma ha il pugno pesante, ha le gambe che sembrano quelle di un capretto o di un cervo, ha la voce argentina!”.Che me ne faccio di queste qualità? Se non ha un cuore come quello di un bue, che cosa ce ne facciamo di quell’uomo?È inutile Battista che mi guardi; a Monte Berico facevano la meditazione così, di alta mistica?
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6. Cari fratelli, ecco quanto è scritto qui.«Più lo spirito diviene dominatore della carne e più è capace di sentire le voci degli spiriti che sono uniti anche se divisi, così come i rami sgorgati da un’unica radice sono uniti anche se l’uno neppure più vede l’altro perché un ostacolo si frappone fra essi».I raggi della luce sono uniti alla stessa fonte, anche se non si vedono più tra di loro. Così io sono unito all’africano, al cinese, ad ogni uomo, anche se lui maledice Cristo. E io devo salvarlo, devo fare qualche cosa per lui.«Guardate il mare con occhi di luce».Adesso salirete a Bosco: contemplate e dite: “Ah, che bello! Ah, che bello!”. Osservate che ci sono migliaia e migliaia di anime immerse nell’orizzonte: tante sono illuminate e tante sono in peccato mortale. Quelle che sono in peccato mortale devono essere salvate, e quelle che sono poco illuminate devono essere illuminate di più. A chi corrisponde questo compito? Corrisponde a noi perché il Signore ha chiamato noi, la vocazione l’ha data a noi.Mi guardi, don Venanzio? Questa è la realtà!Se non vi abituate a vedere anime leggendo il giornale, guardando dalla montagna, girando in una grande città, cambiate mestiere perché non avete capito nulla. Cambiate mestiere perché state esercitando una professione, non una missione.Dobbiamo spiritualizzare il nostro lavoro, ma questo non significa che non possiamo mangiare o fare una gita. Andate a Crotone, andate in montagna, andate in qualsiasi luogo: dovete vedere anime. Questa è la nostra specializzazione!«Guardate il mare con occhi di luce. Vi vedrete terre e terre sparse sulle sue spiagge, ai suoi limiti, e nell’interno terre e terre ancora, e da tutto giunge un grido: “Venite! Portateci la Luce che voi possedete. Portateci la Vita che vi viene data. Dite al nostro cuore la parola che ignoriamo ma che sappiamo essere la base dell’universo: amore. Insegnateci a leggere la parola che vediamo tracciata sulle pagine infinite del firmamento e del mare: Dio. Illuminateci perché sentiamo che una luce vi è più vera ancora di quella che arrossa i cieli e fa di gemme il mare. Date alle nostre tenebre la Luce che Dio vi ha data dopo averla generata col suo amore, e l’ha data a voi ma per tutti, così come la dette agli astri ma perché la dessero alla terra».Mi rivolgo a te, Battista, perché intendano tutti gli altri: se il Signore ti ha dato un papà e una mamma che credono, ti ha dato una luce fin dall’infanzia non perché la conservi per te e con essa ti cucini le castagne. Il Signore ha dato la luce agli astri, come al sole, non perché la tenga per sé, ma perché riscaldi la terra e tutto il firmamento. Alla stessa maniera tu devi trasmettere agli altri la luce che Dio ti ha donato, altrimenti ne sei responsabile. Non puoi dire: “Ma io non faccio peccati”, perché questo è un peccato.
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7. «Voi gli astri, noi la polvere. Ma formateci così come il Creatore creò con la polvere la terra perché l’uomo la popolasse adorandolo ora e sempre, finché venga l’ora che più terra non sia, ma venga il Regno. Il Regno della luce, dell’amore, della pace, così come a voi il Dio vivente ha detto che sarà, perché noi pure siamo figli di questo Dio e chiediamo di conoscere il Padre nostro.E per vie d’infinito sappiate andare. Senza timori e senza sdegni. Incontro a quelli che chiamano e piangono».Lorenzo, ci sono molte persone nel mondo che chiamano e piangono, ci sono molti uomini che potrebbero diventare santi come tuo padre, e lo diventeranno soltanto se ci sarà uno che avrà il coraggio di partire, attraverso il mare, salvare un’anima e poi morire.
È sufficiente che una persona entri nel mezzo di un bosco e vi accenda un piccolo fuoco perché dopo poco tempo tutto il bosco sia in fiamme. Se io porto un’autobotte di acqua calda e la getto nel bosco, questo non si accende, ma se invio don Mariano con una scatola di fiammiferi, lui può dare fuoco al bosco e poi scappare. Il Signore può aver scelto uno di noi solamente perché vada in un luogo, versi il suo sangue, e con quel sangue accenda il bosco: apparentemente può sembrare una sconfitta, ma spiritualmente è un trionfo.«Incontro a quelli che chiamano e piangono».Ricordate il famoso sogno di San Giovanni Bosco nel quale ha visto gli abitanti della Patagonia con le mani alzate e imploranti: “Aiutaci, aiutaci!”. Quando io ero ragazzo sono stato molto impressionato dal racconto di questo sogno. Ricordo che già nel 1927 ho letto quel racconto, e guardando l’atlante mi raffiguravo quelle persone con le mani alzate.
Nel mondo ci sono molte mani alzate che gridano: “Aiutami!”.«Verso quelli che vi daranno anche dolore perché sentono Dio ma non sanno adorare Dio...».Caro Michele , ci saranno persone che ti faranno soffrire, forse anche ti bastoneranno, ti diranno parolacce, ti accuseranno: tu lavorerai con le migliori intenzioni e loro diranno che sei una canaglia, che vai con una donna, che hai messo al mondo qualche figlio. Che importa se spargeranno calunnie su calunnie?«... ma che pure vi daranno la gloria perché grandi sarete quanto più possedendo l’amore lo saprete dare, portando alla Verità i popoli che attendono».
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8. Venerabili fratelli, io avrei terminato perché è già trascorso la mezz’ora. Questa mattina volevo solamente sottolineare questa verità: il fuoco deve ardere, e la nostra missione è quella di uno stoppino acceso che deve accendere. Dobbiamo incendiarci per incendiare, riscaldarci per riscaldare.Ecco allora quello che dobbiamo fare:- andare davanti a Dio per avere.- andare subito agli uomini per donare.Dobbiamo curare ambedue questi aspetti, perché se ne manca uno è come avere una gomma sgonfia per cui l’auto non può correre: con una gomma sgonfia è pericoloso andare in auto, perché se scoppia una gomma anteriore si salta in aria. Non è vero, Antonio ? Perciò state attenti perché senza una di queste qualità non potete assolutamente continuare: il vostro padre spirituale deve fermarvi.Amore e fuoco apostolico non sono qualità naturali, ma devono essere alimentate con la preghiera, con i fioretti, con il sacrificio. Non pretendete che crescano senza sforzo come se fosse mangiare un’anguria: se qui adesso avessimo una bella anguria, tutti la gustereste volentieri. Il fuoco apostolico invece non è una qualità innata, ma deve essere acquisito con il sacrificio, con la buona volontà, con la preghiera, con i piccoli sacrifici: in sintesi, deve essere acquisito.Ricordatevi che è assolutamente necessario che l’apostolo sia pieno di amore di Dio, non di sentimentalismo, cioè di un amore presente anche nei momenti di freddezza, di aridità, di difficoltà nella preghiera, di sforzo per andare in chiesa perché se ne è perduta ogni attrattiva. Non importa! L’amore è amore, non uno zuccherino da gustare. Il padre di famiglia si alza ogni mattina anche se è stanco e starebbe ancora a letto a dormire, e va al lavoro anche se ha la febbre, perché vuole bene alla sua famiglia. L’amore porta e comporta sacrificio.Quindi: amore a Dio e amore al prossimo. Anche l’amore al prossimo che spinge a portare Cristo alle anime non è soddisfazione. Se un domani dicessi a don Venanzio: “Caro don Venanzio, preparati e parti per l’America”, non sentirebbe uno strappo nel cuore dovendo lasciare il papà, la mamma e i fratelli? Non lo sentirebbe se al posto del cuore avesse una patata come quelle che Luciano ha raccolto in questi giorni.
Io avrei finito. Se qualcuno di voi vuole fare qualche osservazione può parlare.