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VITA DI COMUNIONE CON DIO

MI373 [13-7-1972]

13 luglio 1972

Don Ottorino godeva molto trascorrere qualche momento nella pace del Villaggio San Gaetano di Bosco di Tretto (VI), zona che all’epoca cominciava ad essere sempre più frequentata anche dai turisti. Da questo don Ottorino ricava l’esempio che sta alla base di tutta la meditazione. Nomina il diac. Vinicio Picco, che all’epoca era consigliere generale e responsabile delle attività lavorative della Casa dell’Immacolata.

Asiago è una località turistica montana più lontana da Vicenza delle colline di Bosco di Tretto. per cui don Ottorino la presenta come meta per la vacanza domenicale

Il riferimento è a don Lorenzo Centomo, morto il 30 aprile 1972 per malattia.

Don Ottorino applica l’immagine del picnic familiare al rapporto personale con Dio.

MI373,1 [13-7-1972]

1 Andando a Bosco, per un motivo o per un altro, si osserva che vi giungono continuamente automobili, tant'è vero che qualche volta si dice: «Non si ha più pace neanche a Bosco». Non è vero, Vinicio, specialmente la domenica? Tutto questo, però, ha un suo lato positivo. Questi benedetti uomini che sono tutto il giorno nello stabilimento, queste creature, mamme e figli, che magari vivono in appartamenti al secondo o al terzo piano di un fabbricato, hanno la possibilità di uscire in famiglia la sera, magari dopo cena, specialmente se hanno dovuto rinunciare alle ferie, e salire lassù in macchina, fermarsi in mezzo a un boschetto, dove papà, mamma e figli passano un'oretta a conversare un pochino insieme, e poi tornano giù e si fermano, magari, al bar a prendere qualcosa: stanno insieme, al fresco. Questo avviene durante i giorni feriali, quando c'è l'impegno del lavoro.
Alla domenica, poi, si recano magari ad Asiago : portano con sé tutto il necessario, preparato il sabato sera, e sostano lungo i margini del bosco, sulle rive d'un torrente, dove cuociono le braciole. Mi pare che questo sia veramente bello!Poi arrivano le ferie. Allora si fa qualcosa di più: si parte muniti di tenda, si rimane fuori di casa una decina di giorni, si pianta la tenda qualche giorno da una parte e qualche giorno da un’altra, creando una vera vita attorno alla propria auto.Ecco i tre momenti: il giorno feriale si fa una breve capatina fino a Bosco; la domenica si rimane fuori tutta la giornata; durante le ferie si passano più giorni fuori di casa. E perché? Per star fuori dal mondo di tutti i giorni, per vivere e godersi un po' di più la vita di famiglia.Mi sembra che altrettanto dobbiamo fare noi con il nostro Dio: saper uscire dal mondo del nostro lavoro, e non solo del lavoro materiale come potrebbe essere quello in legatoria o in un’altra parte, ma anche del lavoro spirituale. Anche se la nostra giornata fosse tutta occupata in attività spirituali, come predicare, confessare, svolgere qualche ministero, è necessario uscire, durante il giorno, una volta alla settimana, una volta al mese, una volta all'anno, uscire fuori del mondo consueto, per incontrarci con la nostra famiglia, con Dio.Dobbiamo essere capaci di fare quello che si diceva di Santa Teresina del Bambin Gesù la quale si nascondeva nel sottoscala a pensare... Che faceva? È come se avesse preso la macchina e fatto una capatina a Bosco. Noi dobbiamo essere capaci di uscire dal mondo del nostro lavoro per fermarci con Dio, per incontrarci con la nostra famiglia, che per me adesso è Dio, è la Madonna, è il nostro Lorenzo , è mia mamma, è mio papà. Dobbiamo metterci insieme con Dio e con la nostra famiglia a consumare un pezzo di pane, bere un bicchiere di aranciata, discorrere un po' insieme. Com'è bello vedere un papà, una mamma e i figli parlare insieme, stare insieme! Così dobbiamo anche noi sapere stare insieme con Dio.

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

SOCIETÀ

FAMIGLIA

ESEMPI Dio incontro con...

DIO rapporto personale

PASTORALE

NOVISSIMI paradiso

Don Luigi Mecenero si trovava all’epoca in Italia per un periodo di riposo e di aggiornamento teologico e pastorale, ed evidentemente era presente alla meditazione.

Disperdere il cuore significa dissipare il proprio amore con altre persone, tradendo la fedeltà all’unico amore scelto per la propria vita.

Don Ottorino continua ad usare il linguaggio del momento vissuto nella pace di Bosco di Tretto come momento di ritiro e di incontro con il Signore.

È chiaro che il termine “sortite” significa per don Ottorino in questo contesto momenti privilegiati di incontro personale con il Signore.

MI373,2 [13-7-1972]

2 Se io voglio essere apostolo devo fare spesso questi spuntini durante il giorno. Una volta si faceva l'esame particolare a mezzogiorno e l'esame generale alla sera, e questi esami avevano lo scopo di farci fermare un pochino e incontrarci con Dio; il ritiro mensile - una volta si chiamava così - era la giornata trascorsa insieme fuori di casa; il ritiro annuale le ferie sotto la tenda.
Ora, state attenti: possiamo cambiare nome a queste esperienze, e se non vogliamo chiamarlo ritiro mensile lo chiamiamo uscita per ferie o deserto… ma dire garage o autorimessa è la stessa cosa. Qui si tratta di una realtà: se non viviamo la nostra vita intima con Dio, a un dato momento non gusteremo più la famiglia divina e cercheremo altre soddisfazioni. Se il marito non gusta la vita della propria famiglia, poiché nel suo campo di lavoro ha intorno tante altre belle signorine, finisce per correre dietro a qualcuna di esse, se vogliamo parlarci chiaro.Dico male, don Luigi Mecenero? La vita porta ad avere contatti a destra e a sinistra, e se non si ha una grande carica familiare ed intima si finisce per disperdere il cuore e, naturalmente, finisce anche la missione.Se noi apostoli che ci siamo consacrati per essere i santificatori, i testimoni del Cristo, gli spiritualizzatori di questo mondo che è tutto materia, non ci abituiamo, ma proprio continuamente, a vivere la vita intima di famiglia con Dio, in forma ripetuta nei vari momenti della giornata, progressivamente ci svuotiamo. Queste piccole sortite a Bosco devono ripetersi. Non basta uscire insieme con gli amici, ma occorre uscire con la famiglia. Poi si potrà uscire anche con gli amici, cioè pregare insieme, dire insieme la corona, e questo è senz'altro bellissimo, ma le sortite con gli amici devono essere precedute da una sortita intima, familiare, che sarà al mattino appena ci si alza, sarà un incontro durante il giorno...Vi comunico la mia esperienza personale: se io non faccio quattro o cinque di queste sortite durante il giorno, non sto in piedi; sortite brevi quanto volete, ma ce ne vogliono quattro o cinque come minimo, come minimo. Una deve essere fatta appena ci si alza al mattino, poi nella meditazione e, un po' dopo, verso le dieci, dieci e mezzo, sostando un momentino, due o tre minuti, in qualche angolo della casa o lungo la strada. Bisogna trovare il modo di farle, magari in una chiesa quando si va in città, ma ci vogliono. Non si può resistere in mezzo al mondo d'oggi, perché anche se non si fanno peccati, senza di esse ci si materializza.

CONVERSIONE esame di coscienza

DIO rapporto personale

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO missione

APOSTOLO testimonianza

DIO rapporto personale

PREGHIERA

PECCATO

Don Ottorino fin dal periodo del seminario aveva letto e meditato con avidità il libro “Gesù, Re d’amore” di p. Matteo Crawley - Boevey, e fra i suoi libri personali si conserva un esemplare stampato nel 1930 con il suo nome e cognome sulla prima pagina al quale soltanto in seguito aggiunse il “don” e il “sac”.

MI373,3 [13-7-1972]

3 Perché ho parlato di questo? In questi giorni, durante qualche breve incontro che avremo nelle nostre meditazioni, vorrei seguire una traccia di padre Matteo, il grande apostolo del Sacro Cuore di Gesù. Egli ha tenuto un corso agli apostoli del Sacro Cuore, e in esso - chiamiamolo corso, ritiro, ferie passate insieme con questo gruppo sotto la tenda - ha trattato alcuni temi. Noi, invece di masticare questo corso in un tempo breve di dieci giorni sotto la tenda, lo masticheremo durante questi piccoli incontri.
Ho voluto però premettere questo pensiero per sottolineare la necessità di questi incontri. Quello che faremo dovrebbe essere quasi un piccolo assaggio, come quando si va a fare un acquisto di pesche se ne assaggia una, ma dopo se ne porta a casa una cassetta. Chiaro? L'incontro che noi faremo al mattino in questo modo dovrebbe essere come un assaggio, ma poi dovrebbero esserci gli incontri con Dio che ognuno stabilisce personalmente. Perciò uno può trovare un modo e uno un altro: qualcuno può iniziare dalla passione del Signore, un altro può partire da Gesù risorto. L'essenziale è stare insieme con il Signore. Noi possiamo vestire una sposa di bianco o di nero, con un abito da montagna o da mare, ma quello che conta è stare insieme con lei, trovare il modo di stare insieme. Se noi non stiamo insieme con la nostra famiglia, staremo insieme con qualcun altro o, anche se non staremo insieme con qualcun altro, non avremo il profumo e lo spirito di Dio da dare ai fratelli. Nel nostro caso non si scherza perché il nostro è un dovere, direi, professionale, oltre che un dovere di amore verso il Signore.

ESEMPI unità

Per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di p. MATTEO CRAWLEY - BOEVEY, Gesù, Re d’amore, XII edizione riveduta, Editrice Vita e Pensiero, Milano 1963. Le citazioni, prese dalle pagine 23-24, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.

Cfr. Mt 3,1-12; Mc 1,1-8; Lc 3,3-18; Gv 1,19-36 e 3,25-30. Poiché Giovanni fu il precursore del Cristo, don Ottorino presenta il rapporto del Battista con Dio come rapporto con il Cristo, anticipando in lui i lineamenti dell’apostolo cristiano

La presantificazione del Battista si trova presente nella tradizione cristiana che interpretava il suo sussulto di gioia nel grembo della madre alla presenza di Maria che portava in seno Gesù (Lc 1,41-44) come segno del dono della grazia santificante (cfr. Lc 7,28).

All’inizio dell’estate alcuni giovani della Casa dell’Immacolata, guidati da don Guido Massignan nominato subito dopo, erano andati al mare a Crotone ed erano appena tornati.

Il riferimento scherzoso è a don Luigi Mecenero che aveva da poco ottenuto la licenza in teologia con specializzazione in pastorale presso l’Università del Laterano di Roma.

Il riferimento è a un negozio di Vicenza dove si vendono colori.

L’episodio di Mosè che discende dal monte con il volto raggiante è narrato in Es 34,29-33.

Don Ottorino allude al contrasto tra l’abbronzatura di coloro che erano stati al mare e il colore pallido di Franco Faggian, che non vi era andato perché stava facendo gli esami di maturità. Scherzando don Ottorino dice che Franco, dal colorito del viso, sembrava un lattonzolo, e per assonanza gli viene in mente Lattanzio, un poeta latino che Franco doveva studiare per gli esami.

MI373,4 [13-7-1972]

4 Adesso vorrei leggervi qualche riga. Non vi leggerò proprio tutto, ma sceglierò fior da fiore, perché il tempo a nostra disposizione non è poi tanto.
«Lo scopo per il quale siete riuniti… è di formarvi alla vostra vocazione, al vostro apostolato».Per quale motivo siamo riuniti nella Casa dell'Immacolata? Perché siamo qui? Forse per crescere, per diventare uomini? Noi siamo qui per formarci alla nostra vocazione, al nostro apostolato. Non è quindi una discussione, la nostra.Leggiamo un altro pensiero che forse ci aiuterà a sottolineare anche la frase precedente.«Siete chiamati a divenire - permettetemi l'espressione - come altrettanti Giovanni Battista: bisogna che voi prepariate le vie al Re d'amore».Noi siamo chiamati ad essere proprio come il Battista che è uscito dal deserto, si è messo sulla riva del Giordano, ha cominciato a predicare il Cristo. Ora non credo che per il Battista costituisse un problema il come passare la vita nel deserto, se vivere dentro a questa o a quella caverna, se mangiare questo o quel cibo, se uscire... La preoccupazione per lui era quella d'esser pieno di Cristo, per poterlo poi predicare. Non credo che sia andato alla scuola di Gamaliele o di altri, pur essendo la scuola una cosa necessaria. La prima preoccupazione del Battista sarà stata, credo, quella di riempirsi di Dio per diventare il canale di Dio e per poter trasmettere il messaggio divino. Dio lo aveva creato e presantificato , ancor prima che nascesse, per una missione, e lui si è messo a disposizione di Dio per questa missione.Voi siete stati al mare, vi siete distesi al sole e, senza che voi lo voleste, il sole ha prodotto in voi i suoi effetti. Non è vero, don Guido? Non te ne sei accorto. Neppure Giuseppe si è accorto. Basta starsene là, senza neanche pensarci: è sufficiente esporsi al sole e il sole pensa al resto.Il periodo della nostra preparazione, pur dovendo noi interessarci di tutto il resto, dev'essere specialmente un esporci al sole di Dio, al sole divino, perché questo sole agisca in noi e ci prepari alla missione per la quale lui ci ha scelti, in modo che, quando usciremo a predicare sulle rive del Giordano, siamo pronti a manifestare con la vita e con le parole quello che Dio vuol dire con la nostra vita e con le nostre parole.È chiaro? È d'accordo il Laterano? Sì o no? Noi abbiamo da dire qualche cosa, o meglio Dio vuole dire qualche cosa agli uomini attraverso noi, attraverso ciascuno di noi; ma questa dev'essere una cosa di Dio, non nostra. Credo che il Battista, da bambino, non sapesse neanche lui che cosa avrebbe dovuto dire da adulto, né poteva andare a informarsene chiedendo a destra e a sinistra. No, lui doveva mettersi dinanzi al sole, dinanzi a Dio, il quale lo avrebbe compenetrato di sé e lo avrebbe abbronzato, cioè gli avrebbe dato la tintarella giusta per la sua missione.Noi, ognuno come persona, e collettivamente come Congregazione, abbiamo una missione da compiere, che non può balzar fuori né dalla mia né dalla vostra mente: deve uscire da Dio. Il colore nostro non possiamo acquistarlo presso Zaniolo né presso qualsiasi altro negozio: il nostro colore ce lo dà Dio, vuol essere lui a darcelo, perciò lo scopriremo in ginocchio insieme. Mettendoci in ginocchio a un dato momento ci accorgeremo di scendere dal monte, come Mosè, con il volto luminoso, e non ci accorgeremo neppure di averlo. Quando siete stati a Crotone avete preso una certa tintarella piano piano, piano piano, e non ve ne siete neanche accorti: siete cambiati di colorito un pochino alla volta. Quando siete tornati a casa vi siete sentito dire: «Che nero, che nero!», e voi, a vostra volta, avete detto a Franco: «Che viso pallido, che viso pallido! Poveretto: sembra Lattanzio!». È logico, però eravate anche voi, poco prima, così. Dieci giorni al sole sono stati sufficienti e c'è stata subito la differenza.Noi, mettendoci in questa totale disponibilità - parlavamo anche del vuoto che dobbiamo creare - prenderemo la tinta di Dio, per cui, senza che ce ne accorgiamo, senza che ce ne preoccupiamo, avremo quel colorito che ci porterà a studiare, a leggere, a fare di più, ma con una mentalità divina.«E come avverrà questo? Diventando come altrettanti Gesù; colmandovi di lui, vivendo di lui e facendolo vivere in voi».

CONGREGAZIONE missione

FORMAZIONE

APOSTOLO missioneESEMPI vari

FORMAZIONE

APOSTOLO uomo di Dio

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO missione

PREGHIERA

Don Matteo Pinton incoraggiava ed invitava i confratelli a fare esperienze di preghiera, sottolineando la necessità di momenti periodici di deserto, e guidava personalmente incontri sul Vangelo

È chiaro che il termine “ragazza”, legato all’esempio precedente, deve essere inteso come “Vangelo”.

La frase completa di Paolo in Efesini 1,21 è la seguente: «Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno».

L’immagine della ricotta richiama, per restare nel genere dei latticini, quella del formaggio. Don Ottorino nomina Pierluigi che potrebbe essere Paoletto o Santagiuliana.

MI373,5 [13-7-1972]

5 Se cerchiamo di uscire da Schio e di salire a Bosco per le nostre piccole sortite, e poi se faremo le nostre uscite domenicali e quelle annuali insieme con Gesù, a un dato momento noi vedremo con gli occhi di Gesù. Il Vangelo? Quante volte mi son sentito dire da qualcuno dei nostri fratelli, dopo aver passato con don Matteo alcuni giorni in preghiera: «Ho scoperto il Vangelo, ho scoperto il Vangelo! Il Vangelo è meraviglioso, è una cosa bella! Non avrei mai pensato che il Vangelo fosse così». Per forza! Ha scoperto Gesù e ha trovato il libro che parla di Gesù.
Eh, scusatemi tanto, voi capite chiaramente che se un ragazzo passa davanti a una esposizione di fotografie, le osserva e passa avanti. Ma se egli è innamorato di una ragazza che vi è fotografata, ritorna di nuovo davanti a quella serie di fotografie, perché lì c'è il suo cuore appeso al muro. Chiaro!Se mi innamoro di Cristo, vivo alla maniera di Cristo, e a un dato momento, poiché il Vangelo mi parla di lui, avrò sempre il Vangelo tra le mani. Certamente! E sentirò il bisogno di averlo in mano soprattutto la sera prima di coricarmi. Perché? «Aspetta che almeno guardi questa ragazza, che la guardi un po', che senta che cosa mi dice!». E allora le parole, che forse prima non mi impressionavano tanto, adesso mi colpiscono, entrano in me e mi fanno fremere. E allora io sento come tutto il resto è niente, dal momento che «Mihi vivere Christus est»: il mio vivere è Cristo. E allora io sento il desiderio di studiare, di vedere... per farlo conoscere e farlo amare.«E come avverrà questo? Diventando come altrettanti Gesù».Voi siete andati al mare e siete diventati altrettanti soli, perché avete preso l'abbronzatura del sole; in voi si vede l'impronta del sole. E tu, caro Piergiorgio, sei partito che eri bianco come la ricotta e sei tornato formaggio : hai ricevuto il colore del sole. E chiaro?Se io giro dappertutto con Gesù, vivo di lui, mi colmo di lui, lo faccio vivere in me, e a un dato momento il risultato è quello di avere la tinta di Gesù. Tutto questo, però, non è una cosa studiata, non può esserlo; dev'essere una cosa vissuta, deve uscire da una vita vissuta, da un amore.

GESÙ

PAROLA DI DIO Vangelo

PREGHIERA

GESÙ

unione con...

GESÙ

conoscenza

ESEMPI Eucarestia

GESÙ

imitazione

Il libro di p. Matteo porta in nota la citazione: Giovanni 4,14.

A don Ottorino piaceva rappresentare qualche idea importante con un disegno, o sintetizzarla con una frase forte, o renderla con qualche azione simbolica. Per indicare l’unione con Dio aveva fatto disegnare in alto un serbatoio che rappresentava Dio, a cui era collegato in basso un vaso pieno di impurità che rappresentava l’uomo, come scherzosamente cerca di illustrare qui di seguito.

Il Cirò è un tipico vino calabrese, che a Crotone i giovani avevano gustato e apprezzato.

MI373,6 [13-7-1972]

6 «Dovete essere serbatoi; ma per essere serbatoi che si versino sul campo delle anime e le fecondino, bisogna che vi riempiate delle acque vive che scaturiscono fino alla vita eterna».
Un tempo avevamo fatto perfino il disegno di un serbatoio. Immaginate adesso un'autocisterna, che abbia una grossa apertura sulla sua parte superiore, e immaginate pure che la cisterna sia adibita al trasporto del vino, anzi del vino Cirò che vi piace tanto, e supponete che la sua capacità sia di cento ettolitri. La posteggiamo in cortile e la lasciamo tutta aperta sopra, con due dita di Cirò sul fondo. Gli uccellini vi volano sopra, vi entrano, vi vagano e si voltolano nel liquido; vi cadono dentro foglie, sterco di uccelli. Dopo quindici giorni dico a Franco: «Tu, che non sei andato a Crotone, vuoi bere un po' di Cirò? Apri il rubinetto sottostante». Ne esce una cironata, non Cirò. Chiaro: è aceto! Chi ha il coraggio di bere quel Cirò? Eppure era Cirò, vero Cirò, ma lasciato in quelle condizioni è diventato imbevibile.Se, invece, la cisterna è ben chiusa e sotto viene fissato un bel tubo munito di rubinetto per farne uscire il vino, e nella parte superiore un altro bel tubo per far entrare il Cirò che viene travasato da un'altra cisterna della capacità, magari, di miliardi di ettolitri, , allora, anche se il Cirò è sottoposto al calore del sole, è sempre fresco. Ma è fresco soltanto in quanto è alimentato continuamente dal tubo superiore, per cui più se ne spilla, più buono esce.Se tu sei unito a Dio, più lo dispensi ai fratelli, più senti la sua freschezza dentro di te. Se tu, infatti, comunichi con il serbatoio principale, ma non dispensi il tuo liquido agli altri, finisci per essere, dentro di te, Cirò vecchio, il quale a un dato momento si scalda e si altera; se, invece, tu cominci a dare e continui a dare, allora c'è un ininterrotto movimento interno, allora c'è sempre dentro di te Cirò pronto, buono, fresco.Io devo essere un serbatoio unito a Dio, il quale, entrando, anche se c'è qualche scoria, la fa uscire. Inoltre, se c'è Dio, non ci sono altre aperture così che possano entrare cose estranee; lui non lo permette: l'ha riempito tutto lui il serbatoio. L'uccellino si fermerà sopra, guazzerà in superficie, ma non nell'interno. Se io sono chiuso al mondo, pur vivendo in mezzo al mondo, io continuo a sentire Dio che è in me ed egli esercita come una pressione dentro di me.

ESEMPI apostolo

DIO rapporto personale

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

Allusione al classico esperimento della botte di Pascal a proposito della pressione esercitata nei liquidi.

Evidentemente l’esplosione qui è vista in senso positivo, come conseguenza della forza premente dell’amore di Dio che così si diffonde attorno all’apostolo.

Forse l’allusione è all’espressione paolina della 2ª Corinti 5,14: «L’amore di Cristo ci spinge…».

Si tratta dei caratteristici pezzi di pasta frolla che nel Veneto è tradizione mangiare a carnevale. Come per le ciliegie, così per i crostoli e altre ghiottonerie, l’uno tira l’altro.

MI373,7 [13-7-1972]

7 Quando a Bosco abbiamo sistemato il nuovo serbatoio per l'acqua della capacità di cinquanta ettolitri, tu, Vinicio, eri preoccupato perché era posto a un dislivello di settanta o ottanta centimetri rispetto alla sorgente e non si riusciva a tenere il coperchio fisso all'imboccatura per la famosa legge di Pascal. Paradosso chimico o, meglio, fisico. Voi sapete meglio di me che, se sotto collochiamo una cisterna di cemento piena d'acqua, chiusa bene, ermeticamente, e vi fissiamo sopra un tubo alto cinquanta metri che comunichi con essa, e vi versiamo con l'imbuto due o tre secchi d'acqua in modo da riempirlo, noi facciamo scoppiare la cisterna, perché la pressione esercitata dal peso d'acqua di quel tubo viene trasmessa ugualmente su tutti i punti delle pareti della cisterna: la pressione fa così.
Ora, pensate se, invece di un tubo alto cinquanta metri, ne avessimo uno sottile, sottile, ma che ci unisse a Dio! Un apostolo, che è unito anche con un tubo sottile, sottile, ma a Dio, voi capite che scoppia. Però bisogna che questo tubo sia in comunicazione con Dio. Meglio se fosse anche grosso. Tuttavia, vi dico, se ci fosse un tubo anche sottile dentro di noi, ma sempre unito a Dio, noi saremmo in una situazione tale da poter dare Dio ai fratelli per esplosione, proprio per esplosione. Sarebbe un traboccare, come dice San Paolo, un traboccare di Cristo. Ma ci vuole questa preparazione, questa unione con il Signore. Non sono le lunghe preghiere che valgono, ma le preghiere; non è il rimanere tanto tempo, ma lo stare insieme con Dio. E quando tu fai questo una volta, a un dato momento ti viene voglia di farlo sempre perché l'appetito vien mangiando. Hai davanti a te dei crostoli... non ti sporchi neanche la bocca se è per un crostolo soltanto! Un bicchierino di Cirò? Beh, quando gli attacchi la bocca, ne prendi almeno una scodella! Sì, l'appetito vien mangiando.

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

ESEMPI apostolo

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

DIO rapporto personale

PREGHIERA

È la preghiera dell’atto penitenziale all’inizio della Santa Messa.

MI373,8 [13-7-1972]

8 Per un apostolo sarebbe sufficiente che ci fosse almeno un filo, seppur sottile, che lo unisce sempre con Dio. Allora è veramente un serbatoio che riceve e distribuisce.
«Dovete essere serbatoi; ma per essere serbatoi che si versino sul campo delle anime e le fecondino, bisogna che vi riempiate delle acque vive che scaturiscono fino alla vita eterna.Per raggiungere questo scopo, la prima condizione è che siate vuoti...Il lavoro di questo ritiro sarà dunque di fare il vuoto in voi; vuoto dell'amor proprio...».Supponiamo che venga Dio: dobbiamo cacciar via l'amor proprio, cari, non c'è altro da fare! È necessario cacciar via l'amor proprio, e invece ne siamo pieni tutti.«... vuoto dei piccoli interessi...».Se il serbatoio è pieno di rane, di sassi, di stupidaggini, non c'è niente da fare: bisogna prima fare il vuoto, bisogna pulire, estrarre... Come? Innestandoci in Dio la pressione divina butterà fuori il resto. È il disegno che avevamo fatto quella volta! Come si fa? Non devi preoccuparti. Tu, innestati bene in Dio: la pressione di Dio è tale che butterà fuori tutto. Se tu sei veramente unito a Cristo, a un dato momento ti vergogni di essere superbo, egoista, di avere dei piccoli interessi. Non preoccuparti affatto chiedendoti: «Come farò?». Tu innestati in Dio, innamorati di Dio e sta’ sicuro che Dio caccerà tutto il resto. Anche nel campo umano, quando un ragazzo è innamorato di una ragazza, non fa lo stupido con le altre, se non altro perché la sua ragazza potrebbe dirgli: «Senti, o vieni da me o sennò, se fai lo stupido, va’ da un'altra, lasciami in pace». E Cristo ti potrebbe dire: «Senti, o tu mi segui realmente o sennò fa’ a meno di stare con me». Te lo direbbe chiaramente in faccia il Signore: «Non pretendere di venire con me e di continuare sottobanco a vedere quel tuo interesse». Non entro in certi particolari, ma voi capite che ce ne sarebbero tanti, anche solo generici. Non nel caso vostro, ma nella vita in genere.Questi piccoli compromessi, che noi uomini siamo soliti fare, non sono dell'amore, neanche per sogno! I compromessi dell'egoismo, della superbia, i compromessi nella purezza, i compromessi della soddisfazione, del piacere, della ricerca del nostro interesse, e ce ne sono tanti, non sono, non sono del Cristo, neanche per sogno, neanche per sogno! Ce ne saranno anche in noi, ma dobbiamo piangerli, dobbiamo condannarli noi stessi, dobbiamo abbracciare il Cristo venuto in noi. Tutti i giorni diciamo il «confiteor» ai piedi dell'altare, ma dobbiamo dirlo piangendo, sapendo che abbiamo mancato contro l'amore. Dovremmo essere come il marito, che alla sera si trova tra le braccia della moglie e dice: «Guarda che ho sbagliato: oggi ho dato un bacio alla mia segretaria... oggi sono stato un disgraziato! Non ho amato sufficientemente te; perdonami». E forse tutta la vita dovremo dire così. Ma la realtà è questa.

DIO rapporto personale

VIZI egoismo

ESEMPI apostolo

DIO rapporto personale

GESÙ

imitazione

GESÙ

sequela

VIZI

CONVERSIONE

PECCATO

ESEMPI vari

Si tratta dell’idea che don Ottorino aveva cominciato da poco a realizzare, aprendo una casa a Quargnenta di Brogliano (VI). Le Comunità San Gaetano, costituite per lo più da un prete e da un diacono fortemente uniti tra loro, dovevano essere un polo di attrazione e un cenacolo di formazione per giovani in ricerca vocazionale, presentando loro il carisma della Congregazione nella Chiesa.

MI373,9 [13-7-1972]

9 «... vuoto dell'amor proprio, vuoto dei piccoli interessi, delle piccole preoccupazioni troppo personali, quantunque non cattive; vuoto del vostro modo troppo personale di vedere, di giudicare, anche nelle cose spirituali».
Dobbiamo fare il vuoto anche del nostro modo di vedere le cose spirituali, anche le più sante, anche le più belle.Facciamo un esempio. Adesso stiamo lavorando per le «Comunità San Gaetano». Ebbene, bisogna fare il vuoto ed essere disponibili: se il Signore ci facesse capire quest'oggi, se ci dicesse: «Niente Comunità», bene: niente Comunità! E se ci facesse capire che vuol farle diversamente: diversamente! Bisogna che siamo sempre nel vuoto, cioè nella disponibilità dinanzi a Dio di fare quello che piace a lui. Possiamo anche lavorare un anno per portare materiale in mezzo a un campo, scavare le fondamenta, fare quanto è necessario, ma restando sempre disponibili, ogni mattina, quando ci presentiamo nel campo del lavoro, ad andare in un altro posto, se il padrone ci dicesse: «E adesso prendi gli arnesi da lavoro: ci portiamo in un altro posto». L'apostolo deve essere in questa disponibilità. Non devo dire soltanto: «Beh, adesso mi viene l'ordine di uscire dal Brasile o da un altro luogo, e io esco!». No, no: è troppo poco, troppo poco! Devo avere la disponibilità interiore, proprio interiore, in modo che Cristo possa dirmi istante per istante: «Fa’ questo... incomincia quello...». Va bene: lo faccio!Non dobbiamo affezionarci umanamente alle cose, anche se dobbiamo investire tutta la nostra parte umana nel nostro lavoro, perché è necessario fare così, ma avere la disponibilità che se lui, il Signore, vuole diversamente, siamo pronti a far diversamente.«... vuoto del vostro modo troppo personale di vedere, di giudicare, anche nelle cose spirituali.Vogliamo santificarci a modo nostro, ma meschino e limitato, facile e comodo, vogliamo tracciarci da soli il nostro sentieruolo».

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI disponibilità

L’Astichello è un corso d’acqua che limita la proprietà della Casa dell’Immacolata. Il terreno che lo separa dalla casa è ora occupato da campi coltivati a prato, ma all’epoca era ancora zona paludosa e quindi non praticabile con l’auto.

Il libro di p. Matteo porta a questo punto in nota la citazione di Giovanni 14,6.

Don Ottorino richiama ora l’immagine sviluppata all’inizio della meditazione.

Non certo tornare a Bosco di Tretto perché in realtà la meditazione è dettata a Vicenza, ma trovare un altro momento per stare soli con Dio.

MI373,10 [13-7-1972]

10 Il Signore ha tracciato una strada e noi vediamo un sentiero. Per esempio, ci troviamo nella strada Mora e vediamo che attraverso i campi c'è un piccolo sentiero. «Ehi, - dice qualcuno - potremmo passar con la macchina per di là: è più breve». Sì, è vero: se voi osservate da qui il ponte sull'Astichello , per raggiungerlo è più breve il tragitto attraverso i campi, ma provate ad andarci in macchina. «È più breve», dice don Luigi Mecenero e... via! Broom, broom, broom... Vediamo, però, chi arriva per primo! E noi, tante volte, tracciamo il nostro sentieruolo di campagna, non pensando che ci sporchiamo le scarpe e tutto il resto. E poi, non è il sentiero di Dio, fosse anche il migliore, non è il sentiero di Dio.
«Lasciate questo piccolo sentiero...».Credo che il pericolo più grande per noi, per me, per me, sia quello di tracciarci, anche nella vita spirituale, il nostro piccolo sentiero; tracciarcelo pensando: «Mi sembra che vada bene così!», cioè fare noi i direttori spirituali di noi stessi. E la cosa più tremenda, più tremenda!«Lasciate questo piccolo sentiero, prendete la grande via, la sola via, Gesù Cristo. Egli solo è la via, come egli solo è la verità, la vita.Si vuol arrivare ai piccoli sforzi personali: "Che cosa devo fare?". Ed egli allora ripete le parole già dette a santa Margherita Maria ed a santa Teresa: "Sarai santa a modo mio, non a modo tuo».Qui ci sarebbe da fare un pic-nic di una settimana, ma poiché dobbiamo recarci in ufficio, scendiamo da Bosco e andiamo in ufficio a fare il nostro mestiere. Dobbiamo tornare in ufficio, pazienza! Vorrà dire che riprenderemo l'argomento un'altra volta. A lavoro finito, ci sarà data la possibilità di venir su un'altra volta. Però, ricordiamoci - riassumendo - che il Signore Gesù ci ha preparato una missione. Dobbiamo, perciò, uscire nel deserto da soli, come il Battista, da soli, anche se siamo insieme in comunità. Nel confessionale, un domani, ti troverai da solo con l'anima e dovrai annunciarle un messaggio che solo lui conosce, adatto per quell'anima. Se vogliamo essere in quell'istante gli strumenti nelle mani di Dio, dobbiamo metterci in forma totalitaria nelle mani del Signore, creare dentro di noi il vuoto di tutte le nostre passioni, come abbiamo detto sopra, e sforzarci di farci santi a modo suo e non a modo nostro. Amen!

ESEMPI volontà

di Dio

FORMAZIONE direzione spirituale

APOSTOLO missione

APOSTOLO uomo di Dio

PECCATO passioni

CONSACRAZIONE santità