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Conferenza ai Religiosi, ai parenti e agli amici della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, nella festa per il ritorno suo e di don Aldo dal primo viaggio in America Latina, realizzato dall’11 febbraio al 10 marzo 1966, racconta le sue esperienze durante la visita in Guatemala e in Argentina e i primi incontri con i vescovi di Zacapa e di Presidencia Roque Sáenz Peña. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 33’. 1. IntroduzioneNella Casa dell'Immacolata venivano tenuti, all’epoca, i corsi scolastici delle medie inferiori, del ginnasio, del liceo e del magistero.
Questo è, forse, l’indirizzo iniziale, non bene comprensibile perché il testo registrato è piuttosto lacunoso.
Il commendatore Mario Volpi è stato fra i primi benefattori dell’Opera, accanto a don Ottorino anche nel momento dell’acquisto del terreno per la prima casetta.
Il testo esatto di 2 Cor 11, 26 dice: “Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli dei briganti, pericoli dei miei connazionali, pericoli dei pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli nel mare, pericoli da parte dei falsi fratelli”.
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1.... i giovani, i nostri cari professori , che ci hanno spaventati, che vivono l'ideale, che partecipano... È con gioia che noi vediamo in questi ultimi anni la crescita dell’unità, che noi formiamo la stessa famiglia, che ci consideriamo membri della stessa famiglia: cominciando dal carissimo commendatore Volpi che è stato il primo a fidarsi di questi poveri preti, quando nelle prime ore del 1941 non si vedeva ancora niente e ha detto: "Beh, fidiamoci di Dio!", e ha dato la prima mano. E poi, avanti e avanti, quelli che ci hanno aiutato per strada, in mille modi, in mille forme. Questa mattina, in pochi minuti, io sento il dovere di rendere conto alla famiglia del viaggio che abbiamo fatto, perché il nostro viaggio è stato un viaggio nel quale siamo stati vostri delegati, delegati della famiglia: siamo andati a vedere il posto dove dovranno andare i nostri figlioli; ed è logico che prima si va a vedere e poi si manda. E allora, in due parole vi dirò che cosa abbiamo fatto. Prima di tutto abbiamo sentito realmente di essere dei delegati, dei pellegrini, mandati dal Signore e mandati dalla comunità; sentivamo che dovevamo rendere conto a Dio e a voi tutti del nostro viaggio: ci sentivamo nelle mani di Dio. Don Aldo, quando siamo stati in chiesa, ha parlato di pericoli. San Paolo diceva: "... pericoli per terra, pericoli per mare..."; noi dobbiamo aggiungere anche pericoli per aria, che lui non poteva dire a quel tempo. Infatti siamo stati in mezzo alle alluvioni, abbiamo dovuto correre con la macchina in mezzo a quaranta o cinquanta centimetri di acqua: insomma, un po', siamo stati come San Paolo! Abbiamo passato ore e ore per aria, discendendo una mezz'oretta per fare rifornimento di kerosene e poi su, ore e ore per aria a dodicimila metri di altezza, a mille chilometri all'ora... Anche quando eravamo in aereo, con centoventi o centotrenta persone dentro, sentivamo di essere nelle mani di Dio, parlavamo ogni tanto fra noi per chiedere grazie al Signore. Andavamo per cercare anime, per vedere la situazione. Avevamo varie richieste di vescovi che ci invitavano; qualcuno dell'America Latina ci aveva detto: "Mi metto in coda; speriamo che arrivi anche l'ora mia; quando arriverà l'ora mia, venite a darci una mano! Mi trovo solo, mi trovo con pochi preti, mi trovo con tante anime...". 2. Il primo viaggio in America LatinaCONGREGAZIONE storia
PROVVIDENZA
AUTOBIOGRAFIA viaggi
DIO presenza di...
APOSTOLO salvezza delle anime
S. E. monsignor Costantino Luna, francescano, era il primo vescovo di Zacapa nella zona orientale del Guatemala.
Il 1.10.1949 venne proclamata in Cina la repubblica popolare comunista, con la presidenza di Mao Tse-tung.e nel 1950 i sacerdoti cattolici di nazionalità estera vennero espulsi con la forza.
Evidentemente don Ottorino si esprime in modo scherzoso, ma è da tener presente che stava parlando davanti a un nutrito gruppo di parenti e di amici.
Don Ottorino aveva conosciuto mons. John Rettagliata quando era cappellano militare alla base NATO di Vicenza.
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2.Il nostro viaggio lo facciamo partendo da Zacapa, nel Guatemala, dove è vescovo monsignor Luna : è un nostro vicentino, di Recoaro, un frate francescano; è già stato in Cina, da dove è stato espulso perché a quel tempo i sacerdoti sono stati espulsi ; è diventato parroco nel Guatemala, e dieci anni fa è stato fatto vescovo di una zona vastissima. Poi facciamo un piccolo salto: dal Guatemala andiamo a Buenos Aires, e da lì andiamo a finire nel Chaco, ove c'è un vescovo di origine friulana. L’intenzione era di renderci conto se questi due punti sono due punti buoni: a noi interessa che sia terreno dove si può lavorare, ma nello stesso tempo non vogliamo mandare i figlioli in bocca al lupo; vogliamo trovare dei vescovi che siano papà, con i quali si trovino a casa loro, con i quali trovino un minimo di accoglienza. Non vogliamo che facciano la vita dei signori, ma per vivere hanno bisogno anche di mangiare. Costa tanto un apostolo: è giusto che trovi anche quel minimo necessario in modo da non perdere la salute; e noi da papà ci siamo preoccupati anche di questo aspetto. Quando abbiamo visto questi due posti, Guatemala e Argentina, abbiamo concluso che erano due posti ideali, e abbiamo detto: “Quest'anno cominceremo da una parte, l'anno venturo, forse, dall'altra”. Per questo abbiamo cercato di scappare via il più presto possibile dal Brasile da dove già otto o dieci vescovi ci avevano scritto; ci siamo fermati soltanto quattro giorni a San Paolo e poi siamo scappati via per non impegnarci con altri vescovi ancora. Piuttosto faremo un viaggio fra qualche anno o manderemo qualche altro dei nostri amici, magari qualche professore della Pia Società; può darsi che entro qualche anno oltre che preti e religiosi, la Pia Società abbia qualche papà di famiglia... In breve, partiti da Milano, dopo sei o sette ore eravamo a New York, ove ci attendeva monsignor Rettagliata, cappellano degli italo-americani da sei sette anni, che è amico di casa ; era all'aeroporto a riceverci. Ci ha trattenuti un paio di giorni ospiti a casa sua, ci ha condotti a visitare New York, ma non abbiamo pensato di fermarci negli Stati Uniti. 3. La tappa in GuatemalaAUTOBIOGRAFIA viaggi
CONGREGAZIONE storia
CARITÀ
Per andare a Zacapa bisogna scendere dall'altopiano, dove si trova la capitale, fino alla pianura attraversata dal fiume Motagua.
Don Ottorino inizia la lettura e il commento, sempre con molto brio e vivacità, di alcune note scritte che aveva preparato durante il viaggio sotto forma di diario.
I ladini sono i meticci nati dall'incrocio tra spagnoli e popolazioni indigene.
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3.Siamo partiti da lì e siamo arrivati in Guatemala. Guatemala città, la capitale, si trova a 1800 metri d'altezza: siamo passati dal ghiaccio di New York al paradiso terrestre, con bei giardini, con rose, con banane, con caffè, aranci, frutta. Dove siamo qui? Eravamo vestiti col clergyman e monsignor Luna ha detto: “Benedetti dalla Madonna, guardate che andando in giù c'è caldo. Togliete la giacca, cari, e indossate una camicetta”. È entrato subito in un negozio e ci ha comprato una blusetta. In mezzo alla piazza abbiamo tolto la giacca e il gilè, e ci siamo posti una maglietta e un cappellino di paglia, e poi siamo partiti. Zacapa è una cittadina... Per avere un’idea abbastanza completa ho preparato con il vescovo una piccola relazione e ve la leggo. Ambiente La città di Zacapa dista dalla capitale 150 chilometri. La diocesi, con un diametro di circa 300 chilometri, si estende sul territorio orientale del paese abbracciando varie località. Zacapa è una di queste. La popolazione è composta da indios, da ladinos e da bianchi: in parte è raccolta in alcuni centri, ma per lo più è dispersa in molti villaggi, ove vive nella miseria materiale e morale. C'è una strada provinciale bellissima che va da Zacapa fino all'Atlantico: è lunga circa 100 chilometri, ed è stata costruita dalla Compagnia delle banane. La regione potrebbe essere sfruttata in modo meraviglioso, se avessero un po' di iniziativa, perché c'è l'acqua: acqua ce n'è, ci sono fiumi pieni d'acqua, pozzi artesiani; ma manca l'iniziativa. In qualche posto hanno cominciato con la coltivazione del pomodoro: ma allora occorrerebbero i camion per il trasporto. Sarebbe necessario educare perché la terra è un paradiso terrestre se viene sfruttata con l'acqua: basta che sia coltivata. Seminano ancora il granturco con il cavicchio, tanto perché comprendiate, e non perché manchino macchine, perché macchine ne ho viste... Hanno l'America a due passi: manca l'iniziativa, manca qualcuno che insegni loro. La famiglia è in condizioni peggiori: i matrimoni regolari sono circa il 10%; il 30% è regolarizzabile; gli altri... Ci sono tanti figlioli, tanti figlioli; vogliono bene ai figlioli, e se uno è orfano lo adottano subito. Una ragazza che non ha figli soffre perché bisogna assicurarsi l'avvenire, e allora bisogna avere figli già a tredici quattordici anni; bisogna assicurarsi l'avvenire. La geografia È molto varia: a zone aride si alternano zone densissime di flora, poco sfruttate per mancanza di iniziativa da parte della popolazione. Una grande strada asfaltata collega Guatemala capitale e Puerto Barrios sull'Atlantico, attraversando la diocesi di Zacapa. Situazione religiosaAUTOBIOGRAFIA viaggi
SOCIETÀ
FAMIGLIA
Nel 1821 il Guatemala si rese indipendente dalla Spagna. Tra il 1871 e il 1885 il caudillo, generale fusto.Rufino Barrios, fu fautore di una politica anticlericale di stampo liberale-massonica (la Costituzione del 1879, tra l'altro, proibì a Congregazioni religiose e a Istituti Monastici di stabilirsi nel territorio della Repubblica).
Il riferimento è al centro di Estanzuela, mentre subito dopo accenna a quello di Rio Hondo, anche se le distanze da Zacapa sono un po’ maggiori di quello che è sembrato a don Ottorino nella prima visita.
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4.Quando hanno cacciato gli Spagnoli e hanno avuto l'indipendenza , insieme con gli Spagnoli hanno cacciato via anche i preti: loro hanno messo insieme preti e conquistatori spagnoli. Dappertutto ci sono chiese coloniali: nei villaggi hanno la chiesa con murature massicce; sono tutte uguali, ma ci sono. Quando hanno cacciato via Spagnoli e preti, sono rimasti ottant’ anni senza preti: la gente è rimasta per quasi ottanta anni senza preti! La gente è assetata di Dio; nutre grande devozione alla Madonna e alla passione del Signore, e per questo vengono celebrate grandi cerimonie per la Settimana Santa, con processioni, e continua la devozione alla Madonna. Dopo l’espulsione dei preti, le mamme hanno cercato di trasmettere la fede, per cui quando arriva il prete c’è molto entusiasmo: "Padre! Padre! Padre!", e tutti gli si fanno attorno. Anche la gente anziana saluta con un senso di deferenza il padre. Tutti i ragazzi, per salutare, danno un abbraccio, e a don Aldo si avvicinavano in venti trenta ragazzi per abbracciarlo. La gente, dunque, è assetata, di Dio: il sacerdote è visto e salutato con gioia, e la sua presenza è vivamente desiderata. Quando si giunge in una scuola i ragazzi chiedono subito:" padre, padre, ci parli della passione del Signore!”. Anche i professori lo desiderano; però vedono il prete una volta al mese o una volta all'anno, perché preti non ce ne sono. I due centri che monsignor Luna vorrebbe assegnare alla nostra Congregazione hanno una popolazione complessiva di circa ventimila abitanti. Monsignor Luna ci ha fatto la proposta di darci le parrocchie in una zona vicina a Zacapa: "Siccome vi voglio bene, vorrei che restaste vicini”. La prima zona è di circa ottomila abitanti, a cinque minuti di macchina da Zacapa; la seconda a dodici minuti di macchina. La gente è razzialmente abbastanza uniforme, e si mostra molto aperta. Una di queste zone è abitata da figli di pirati. Un bel giorno hanno deciso di non fare più i pirati e si sono fermati là e sono diventati contadini: sono europei, forse erano nostri nonni, nostri bisnonni! Ai nostri occhi appaiono in una situazione di estrema miseria, con profondo senso di rassegnazione, e si accontentano di poco. Non c'è comunismo; il terreno è pronto, ma non c'è comunismo.AUTOBIOGRAFIA viaggi
SOCIETÀ
DIO
MARIA devozione a ...
GESÙ
Via Crucis
SACERDOZIO prete
CONGREGAZIONE missione
Don Gianni Rizzi, nato a Cavazzale (VI) il 16.7.1938, entrato nella Casa dell’Immacolata il 15.8.1955 dal seminario diocesano, era stato consacrato sacerdote il 23.6.1963 ed era all’epoca vicedirettore dell’Istituto San Gaetano.
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5.Nelle altre zone lavorano alcuni Francescani, sacerdoti canadesi, belgi e due diocesani: in tutta la diocesi ci sono solo due diocesani! I meglio organizzati sono i canadesi, sostenuti sotto ogni aspetto dalle loro diocesi: sono veramente organizzati. Ad esempio il vescovo di una diocesi in Canada ha detto: "Bene, io adotto una parrocchia", e allora manda i sacerdoti, con i soldi per fabbricare la canonica, per fare un po' di oratorietto e qualche altra cosa. In una parrocchia svolgono il ministero i fratelli delle Scuole Cristiane: con i soldi canadesi hanno costruito una piccola scuola, ed hanno una parrocchia che è una meraviglia. Siamo andati a visitarne una, per esempio, e c'era una riunione di catechisti: "Quanti saranno stati, don Aldo, i catechisti?". Più di cento catechisti nella stessa parrocchia, e questi catechisti erano lì da tre giorni per una specie di ritiro; vanno ogni quattro o cinque mesi, mi pare, per tre giorni di incontro. Per mangiare si accontentano di un po' di riso, dormono per terra, e stanno là a pregare e ricevere istruzioni. Quando siamo arrivati, in una breve conferenza il vescovo monsignor Luna ha spiegato sulla lavagna come si dirige un'ora comunitaria, e allora loro hanno cominciato a domandare informazioni. Nei centri dove non può andare il sacerdote alla domenica, questi catechisti dirigono l'ora comunitaria, leggono le preghiere, leggono e commentano l'epistola, leggono e commentano il Vangelo; non è la Messa, ma almeno un'ora di incontro, non potendo avere la Messa. E in quella parrocchia i catechisti si sono riuniti tre giorni per potersi istruire. La maggior parte erano persone sposate, ed era una cosa meravigliosa vedere questi laici, una squadra di giovanotti e anche di uomini, fare domande con molto interesse. Siamo andati poi in un altro piccolo centro, ove è parroco un padre canadese; siamo arrivati alla sera con il vescovo. Il padre, il sacerdote, era fuori, e la gente salutava: "Buona notte, padre, buona notte, padre!". Sono entrato in chiesa e ho visto sette chierichetti con la loro veste rossa e ventitre o ventiquattro persone che recitavano il rosario. Cari miei, ogni dieci Ave Maria facevano un canto, per cui siamo andati avanti per un'ora. Ogni sera, anche se non c'è il prete, loro recitano il rosario: ogni sera il rosario! Più tardi è arrivato anche il sacerdote. Quando arriva un sacerdote è come se avessimo una latta di benzina: basta usare un fiammifero. Se arrivano i comunisti lo buttano loro e non c'è niente da fare; se arriviamo noi, lo buttiamo noi in nome di Dio. Il successo è del primo occupante, del primo che arriva. La popolazione complessiva della diocesi è di quattrocentomila abitanti. Ci sono delle zone che si raggiungono solo a cavallo: bisogna star via tutta la settimana o quindici giorni. Ci sono anche delle cascate di acqua; è una zona con molta acqua. Il vescovo ci ha detto: "Io sono poverissimo, non posso aiutarvi tanto, ma almeno voglio aiutare la Congregazione perché c'è possibilità di vocazioni in quella zona: potrete, un domani, ricavare delle vocazioni per la Congregazione ". Però lì siamo nelle mani di Dio! Intanto il caposquadra sarà don Gianni Rizzi. 4. La tappa in ArgentinaAUTOBIOGRAFIA viaggi
PASTORALE parrocchia
MISSIONI
PREGHIERA rosario
APOSTOLO F.A.
CREATO
La provincia del Chaco (l’Argentina è una repubblica federale divisa in province, che godono di un’amministrazione parzialmente autonoma) era divisa in due diocesi, con sede a Resistencia e a P.R. Sáenz Peña. Ad attendere don Ottorino e don Aldo c’era il vescovo di P.R .Sáenz Peña, S.E. mons. Italo Di Stefano, accompagnato dal vicario generale mons. Dante Sandrelli.
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6.Non mi dilungo a raccontarvi tutto perché ci vorrebbe almeno una settimana. Siamo partiti dal Guatemala e siamo andati a Buenos Aires. Partiti al pomeriggio siamo passati per Panama, ove abbiamo subito tre orette di "forni di riscaldamento" per il caldo. Passata la notte, in aereo abbiamo pranzato e volato in mezzo a temporali e tempeste, da Quito a Lima... Alla mattina siamo arrivati a Santiago, e a mezzogiorno siamo arrivati a Buenos Aires. A Buenos Aires ci attendeva il vescovo del Chaco, regione che è a mille duecento chilometri di distanza, insieme con il suo vicario generale, venuti a prenderci all'aeroporto con la macchina e l’autista del governatore: ricevimenti ufficiali dunque! Nel pomeriggio eravamo ospiti: vollero farci fare un giro per la città e mostrarci Buenos Aires, mentre noi crollavamo per il sonno. Al mattino seguente, di buon’ora, partiamo. Per noi l'Argentina è stata una rivelazione. Ha una superficie immensa, anche se fino a qualche anno fa Argentina voleva dire Buenos Aires. Quando il cardinale Pacelli, poi papa Pio XII, è andato per il congresso eucaristico, si è fermato a Buenos Aires. Buenos Aires fa sette milioni di abitanti e tutta l'Argentina ventuno o ventidue. Una volta le strade erano fatte di terra; se succedeva di fermarsi con la macchina, si doveva attendere una giornata o due che passasse il pullman per poter proseguire... e questo almeno fino a tre anni fa Adesso, invece, hanno fatto una strada di milletrecento chilometri che congiunge Buenos Aires con il Chaco, e che poi continua più avanti ancora. Inoltre P.R. Sáenz Peña ha anche un piccolo campo di aviazione, e Resistencia, che è a settecentocinquanta chilometri da Buenos Aires, ha un campo di aviazione internazionale, per cui è più comodo giungere senza passare per Buenos Aires e San Paolo. Praticamente P.R. Sáenz Peña è collegata bene: da Buenos Aires partono pullman ogni giorno che vanno fino a Resistencia. Queste strade hanno dato la possibilità di incontrarsi; noi abbiamo notato che i nostri italiani, che sono andati là nel secolo scorso e al principio di questo secolo, hanno lavorato come cani, ma hanno costruito delle cittadine, si sono sistemati bene, hanno disboscato e oggi sono benestanti.AUTOBIOGRAFIA viaggi
Don Ottorino non è molto ordinato nell’esporre la sua visita in Argentina, e si lascia prendere dall’entusiasmo mescolando nel racconto generale semplici episodi che non si sa dove siano avvenuti.
Rosario, Santa Fè, Reconquista sono città che si incontrano sulla strada da Buenos Aires al Chaco.
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7.La chiesa era piena di gente, il parroco stava predicando e ho detto: "Andiamo via altrimenti bisogna aspettare troppo". C'era solo un uomo e cominciò a parlare in dialetto veneto: “Oh, buongiorno! Sono di... Mio papà è venuto qui e qui ho i parenti”. Tutti cinquanta sono dello stesso paese; si chiamano Lovato e Tibaldo. È una zona che è rimasta ventisei anni senza prete: dopo è arrivato un prete e ha cominciato a lavorare. E allora abbiamo queste creature che si sono sistemate: per esempio, la città di Rosario ha seicentomila abitanti. A Santa Fè il vescovo ci dice: "Non state ad andare solo nel Chaco; io ho bisogno di preti che dirigano la diocesi e che insegnino il Padre Nostro”. Il vescovo di Reconquista ci ha accolto con entusiasmo: si è fatto prete da adulto e dimostra di non essere affatto stupido. Ha una cittadina di centomila abitanti, indossa una veste bianca, e va in giro con la macchina. Ho notato che è gente intelligente e preparata, che conosce la situazione e si buttano dentro con entusiasmo. Però, anche qui bisogna fare presto, perché tutta questa popolazione è ben disposta; gli operai non vogliono sapere di comunismo, mentre gli intellettuali cominciano ad avere fiducia nel comunismo. Per quanto tempo ancora potremo salvarci dal comunismo in quella zona? Ci sono sedici fabbriche di automobili, e anche la FIAT: la millecento e la seicento sono in giro per la strada. Ho visto macchine nel piccolo centro dove siamo invitati, che è un centro di cinquantamila anime. Sembra di essere a Roma, mentre noi crediamo che sia zona arretrata, perché oggi la civiltà è entrata, e con la civiltà o entra Cristo o entra il comunismo. Non c’è niente da fare: o entriamo noi o entra lui. 5. Riflessioni su Presidencia Roque Sáenz Peña AmbienteAUTOBIOGRAFIA viaggi
SOCIETÀ
Il testo registrato si interrompe improvvisamente, per cui la conclusione della conferenza resta incompleta.
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8.L’Argentina, paese ricco di immense distese di terreno concesse alla fine del secolo scorso a vari gruppi di emigranti (vi sono interi paesi friulani, veneti, genovesi e slavi), ha un'economia di tipo prevalentemente agricolo. La superficie totale è di tre milioni di chilometri quadrati, con una popolazione di ventitre milioni di abitanti, la cui metà - metà! - è di origine italiana. Loro, là, ci dicono:" Signori, voi ci avete mandati qui gli italiani, che sono venuti senza prete. Poi vi lamentavate perché, tornando, gli emigranti vi corrompevano l'Italia: ma la colpa di chi è? Preti che insegnassero la religione non ne avete mandati; dovevate fare un po' di giustizia sociale! ". Pensate che questi poveri contadini seppellivano i morti cantando l'ufficio da morto, loro, senza fare alcuna lettura. La capitale, Buenos Aires, immensa e modernissima, ha oltre sette milioni di abitanti. Altre città di notevole importanza si incontrano verso il nord: per esempio Rosario. L'Argentina è divisa in Regioni che si reggono come fossero Stati: abbiamo lo Stato di Buenos Aires, quello di Santa Fe, e quello del Chaco, nell'ambiente dove andiamo noi. Presidencia Roque Sáenz Peña fa parte dello Stato del Chaco la cui capitale è Resistencia: dista da Resistencia centosessanta chilometri e da Buenos Aires circa milleduecento. Il collegamento avviene attraverso una magnifica rete stradale. Roque Sáenz Peña è una cittadina di cinquantamila abitanti ed è sede episcopale da solo due anni. È vescovo monsignor Italo Di Stefano, prima vicario generale di Resistencia, da cui dipendeva Roque Sáenz Peña. La diocesi ha una superficie di settantatremila chilometri quadrati (Vicenza ne ha quattromilacinquecento!), con un diametro di 600 chilometri. La popolazione è di trecentosessantamila abitanti, riuniti in vari centri, ma molto lontani l'uno dall'altro. È una città abbastanza moderna che sta espandendosi per il fatto che il sessanta per cento della produzione del cotone di tutta l'Argentina fa capo a questa città. Ci sono stabilimenti per la prima lavorazione; c'è un grande laboratorio, grandioso; mancano piccole e grandi industrie per carenza di operai specializzati: ci sono tante automobili, ma non c'è chi le ripara, non c'è chi mette un rubinetto d'acqua. Abbondano il legname, il granoturco e la carne; è grande fonte del tannino. Situazione religiosa Tutto questo territorio è stato assistito religiosamente per molti anni da un solo sacerdote di don Orione: seicento chilometri di lunghezza! Attualmente quattro sacerdoti Orionini hanno la cura d'anime della città e di alcuni villaggi: circa centomila anime. Il resto della diocesi è servito da Redentoristi polacchi, da tre sacerdoti italiani provenienti dal seminario di Verona, da due Claretiani e da due Cappuccini; complessivamente sono ventisei sacerdoti, nessuno del luogo. Il vescovo ha un vicario generale proveniente da Cortona, monsignor Dante Sandrelli, che per vent’anni è stato parroco a Resistencia. Entrambi hanno un ottimo spirito apostolico e una mentalità molto aperta. Il vescovo, figlio di friulani, è ammirabile per lo spirito di sacrificio e per l'instancabile attività missionaria. È il vero vescovo della Chiesa dei poveri. Ha rimorso per abitare una casa troppo grande che gli è stata regalata dal Governo e che non reggerebbe il confronto con qualsiasi canonica vicentina. Gode di tante amicizie, sia col Governo locale che con quello centrale, sia con tanti movimenti assistenziali in Germania, Italia e Olanda. È circondato dall'affetto e dalla collaborazione dei maggiori esponenti laici della città. Per la nostra visita, ad esempio, è riuscito in poche ore a radunare oltre venti esponenti, tra cui il sindaco, il viceconsole italiano, ingegneri e avvocati. Ci disse: “Ho intenzione di riunire un gruppo di laici. Stasera alle nove facciamo una riunione”. Erano presenti in ventuno, tra cui il sindaco, il viceconsole, ingegneri, avvocati. Propose loro: “Una parrocchia... una scuola professionale, subito, subito... Mi interessa solo sentire il vostro pensiero per il momento. E, secondo voi, quali professioni si dovrebbero insegnare, quale tipo di scuola è necessaria?”. E allora uno ha risposto: “Meccanica”. Pensate che, tanto per fare qualche cosa - ci sono i ragazzi in mezzo alla strada - il parroco e il sindaco, poiché alcuni lavorano come lustrascarpe, hanno regalato loro una cassetta: hanno fatto delle cassette, hanno preso una scatola con tutto il necessario, e hanno consegnato settantacinque cassette... 6 aprile 1966AUTOBIOGRAFIA viaggi
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