MI63[14-04-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, commentando alcune apparizioni di Gesù Risorto, sottolinea la continua presenza del Signore nella vita apostolica per chi cerca di compiere la sua volontà e di seguirla anche nella via della croce. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 35’. 1. IntroduzioneNel testo registrato don Ottorino pronuncia la frase di Gv 21,3 in latino, come amava fare spesso, il cui testo completo è il seguente: “Dicit eis Simon Petrus: vado piscari. Dicunt ei: venimus et nos tecum. Et exierunt et ascenderunt in navim et illa nocte nihil prendiderunt”.
L'Astichello è un piccolo corso d’acqua che fa da confine al terreno che si trova ad ovest della Casa dell'Immacolata.
Il riferimento è a San Matteo che non ritorna più al suo banco di gabelliere per riscuotere le tasse, con la tentazione di opprimere ed ingannare la gente.
Leonzio Apostoli frequentava, all’epoca, il 2° anno del corso teologico, ed era soggetto a frequenti problemi di salute.
MI63,1[14-04-1966]
1.Qualche volta io mi sono domandato: perché Gesù risorto non è rimasto sempre con i suoi Apostoli, perché non è vissuto sempre insieme con loro per parlare insieme, mangiare insieme? Invece appare solo di tanto in tanto. Appare alle donne, appare a Pietro, appare ai due discepoli di Emmaus: sono sempre apparizioni saltuarie, così che gli Apostoli hanno la certezza della risurrezione perché hanno visto, sono vissuti qualche tempo insieme, ma hanno anche tutta la pena del distacco, il dispiacere di essere distaccati da Lui. Infatti, quella parola che Pietro pronuncia: "Vado a pescare", dà quasi l’idea che gli Apostoli fossero seduti tutto il giorno. È come se si ritrovassero nel giardino della Casa dell'Immacolata in attesa che Lui ritorni, e uno dicesse: “Io vado giù per l'Astichello ”, e gli altri replicassero: “Vengo anch'io, vengo anch'io!”. Questa frase "Vado a pescare " dà quasi l’idea che Pietro non volesse andare a pescare per prendere pesce, ma piuttosto per svagarsi un poco; dà sì l'idea del pescare per avere il pesce, ma anche dell’abitudine di andare a pescare, e la vicinanza del lago li porta per un momento alle vecchie abitudini. Sant'Agostino commenta a questo proposito:"Ma come? Dopo la conversione vanno ancora a pescare perché non è male guadagnarsi il pane con un po' di fatica”. Gli Apostoli vanno a pescare, ma Matteo non ritorna al Telonio a fare ancora commercio perché è un posto pericoloso per imbrogliare la gente. Pescare invece è una cosa sana, è una cosa dove l'uomo con il sudore della fronte si guadagna il pane, e perciò si può ritornare benissimo. Sant'Agostino dopo la conversione ha imparato le cose e ha convalidato il lavoro per gli Apostoli... Il punto da sottolineare mi pare sia questo: questi benedetti Apostoli, ripieni della luce della risurrezione, vedono il resto degli uomini nella loro quotidianità, cioè uomini che vivono lavorando, gli uomini che fanno fatica; sono uomini cioè che hanno una certa mentalità illuminata dalla risurrezione, ma con una forte carica di umanità. 2. La presenza del Signore nella vita dell’apostolo che ricerca la sua volontà Questo è un pensiero importantissimo per noi, perché siamo uomini di Dio, ma sempre uomini. Perciò sentiremo sempre la pesantezza della natura umana: una volta perché abbiamo un problema, un'altra volta perché ci fa male la schiena... Non è vero, Leonzio ? Insomma sentiremo la pesantezza della natura, porteremo sempre la parte umana con noi. E i nostri rapporti con il soprannaturale non annullano l’aspetto umano.PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
GESÙ
mistero pasquale
SOCIETÀ
lavoro
DOTI UMANE
APOSTOLO uomo
APOSTOLO uomo di Dio
Il riferimento è alla 1ª lettera di Giovanni 1,3, che don Ottorino cita nel testo registrato, con qualche parola latina, ma la cui lezione corretta è la seguente: “Quod vidimus et audivimus adnuntiamus vobis”.
MI63,2[14-04-1966]
2.Le apparizioni di Gesù non sono per far dimenticare la quotidianità, come pure i colloqui intimi con il Signore, le estasi o qualcosa del genere, il Signore che si fa sentire nell'Eucaristia, che nella preghiera si fa sentire vicino a noi, che si fa sentire qualche volta. Se noi consideriamo i quaranta giorni che passano dal giorno della Risurrezione all'Ascensione, e facciamo il conto, in questi quaranta giorni, quanti giorni gli Apostoli si sono intrattenuti con il Signore? Quante ore? Il Vangelo dice poche cose, ma penso che soltanto durante una parte di quel tempo Pietro ha avuto la gioia di vivere con il Signore, di stare insieme con il Signore. La stessa esperienza dobbiamo metterla in preventivo anche per noi. Il Signore si manifesterà, non in una forma visibile, ma in una forma intima alle anime nostre, soltanto qualche volta nella preghiera, qualche volta in un corso di esercizi o in una meditazione o in una comunione o in una lettura o in una circostanza particolare come può essere la morte di una persona cara o qualcosa di simile. Il Signore si fa vedere, si fa sentire vicino; però, ricordatevi, i casi sono rari. E quanto più diventerete vecchi, tanto più il Signore partirà e salirà al Cielo e, soltanto poi, di tanto in tanto apparirà. Cioè, il Signore vuole sottoporci a tanti atti di fede e ci manda a parlare agli uomini di quello che abbiamo veduto, non di quello che vediamo. Infatti l’apostolo Giovanni dice: "Vi annunciamo colui che abbiamo veduto”, e non dice: “Colui che vediamo". Bisogna che accettiamo dalle mani del Signore questa prova, in modo particolare noi apostoli, cioè dobbiamo accettare l'aridità spirituale, accettare che il Signore non ci dia più il gusto della preghiera, il gusto della sua presenza. Se poi il Signore, di tanto in tanto, vuole ridonarci questa gioia e ce la dà, siano rese grazie a Lui. Può darsi che a volte lui si faccia sentire quando siamo in preghiera e altre volte quando siamo nel lavoro; lavorare non è una cosa brutta! Gli Apostoli stavano lavorando quando è arrivato il Signore; stavano lavorando! Il Signore apparirà nel momento che vuole Lui. Non dobbiamo dire: "Io adesso vado in cima al monte e là mi apparirà il Signore". I discepoli di Emmaus lo hanno trovato per strada; gli altri erano radunati in casa; questi stavano pescando, cioè lavorando, e avranno detto anche mezza bestemmietta durante la notte - di quelle che si possono dire! - perché non hanno preso niente, e proprio là appare il Signore.GESÙ
unione con...
PREGHIERA
DIO presenza di...
VIRTÙ
fede
CROCE prove
APOSTOLO vita interiore
Don Antonio Costa era il parroco di Grossa di Gazzo Padovano; era legato da profonda amicizia con don Ottorino e si prestava per le confessioni e la direzione spirituale con i giovani della Casa dell’Immacolata.
Don Ottorino allude a un particolare atto di obbedienza che aveva richiesto a Luigi Smiderle ancora ragazzo e che all’epoca frequentava il 3° anno del corso teologico, e cioè la distruzione di un vaso di fiori in cappella davanti a tutti per averlo prima collocato in un posto senza la necessaria autorizzazione.
MI63,3[14-04-1966]
3.Se noi cerchiamo istante per istante di compiere la volontà di Dio, vedrete che il Signore di tanto in tanto apparirà; magari mentre state compiendo il vostro dovere assistendo una povera, o un povero ammalato. Don Antonio ieri, anzi l'altro giorno, mi diceva che lui ha avuto una gioia grande in questi giorni, ma proprio tanto grande: la gioia di un funerale! Il funerale di quel giovane di diciannove anni che è morto a Grossa. Quel buon figliolo aveva l'epilessia, ma era un buonissimo figliolo. Durante la Quaresima faceva la comunione quasi ogni giorno; inoltre faceva un'ora di preghiera ogni sera ritirato nella sua stanza. Certamente quel giovane sentiva un po' la presenza del Signore: si vede che il Signore voleva prepararselo per il Paradiso! Io mi sono domandato, avendo l'inginocchiatoio in camera: faccio un'ora di preghiera ogni sera come fa lui, come faceva lui? Il Signore voleva prepararlo per il Paradiso, e perciò, avendo lui la croce della malattia, il Signore non gli ha dato la croce della sua separazione: gli è stato vicino, gli ha dato un po' di gioia nella preghiera. Don Antonio mi diceva: "Ci sono tante croci nella vita pastorale, tante sofferenze, però, la gioia di salvare un giovane che a diciassette anni voleva impiccarsi, voleva uccidersi, voleva proprio ammazzarsi perché quando si è accorto di questa malattia era esasperato, ripaga tutto. E piano, piano, infatti gli ho fatto capire la necessità di accettare il sacrificio; piano piano, piano piano, è arrivato alla gioia dell'immolazione, alla gioia dell'offerta del sacrificio per le anime. Quante volte gli ho fatto offrire le giornate per l'Istituto San Gaetano! Tante volte, tante volte, ma proprio tante volte gli facevo offrire ogni sofferenza per voi”. Qui c’è Smiderle che è riuscito a vincere se stesso e schiacciare quel fiore quel giorno: forse ha avuto la forza perché c'era qualcuno che gli dava la grazia sotto acqua.VOLONTÀ
di DIO
ESEMPI croce
DIO presenza di...
PREGHIERA
CROCE sofferenze morali
CROCE malattia
PASTORALE giovani
GRAZIA Corpo Mistico
Don Matteo Pinton e suo fratello Marco erano nativi di Grossa, ed erano stati indirizzati alla Casa dell’Immacolata da don Antonio.
L’assistente Giuseppe Filippi era, all’epoca, studente presso l’Università di Padova e insegnante di materie tecniche all’Istituto San Gaetano.
Durante l’estasi della 17ª apparizione, il 7.4.1858, per un quarto d’ora, la mano di Bernardetta fu sottoposta all’azione della fiamma di un cero che teneva in mano senza averne alcun danno. I testimoni furono molti; il medico di Lourdes Dozous diede una relazione dettagliata del fatto.
MI63,4[14-04-1966]
4.Figlioli, in Paradiso vedremo i misteri di Dio, li vedremo in Paradiso! Chissà quanti di noi siamo stati salvati dal peccato per l'offerta di questa creatura, di questa umile creatura, che offriva il suo sacrificio al Signore, che cascava per terra pregando: "Signore, ti offro questa umiliazione per le anime, per i giovani della Casa dell'Immacolata". Don Antonio, dunque, mi diceva:"Sono tante le croci nella vita pastorale, ma grande è la gioia, la gioia di un funerale, ma di un funerale di un'anima che è volata in Paradiso, un'anima che non è nata santa, ma che si è fatta santa, che si è sacrificata per strada". Capite, figlioli miei? Ecco come il Signore si è manifestato a don Antonio: non si è manifestato quando a un dato momento ha chiamato don Matteo o quando ha visto il naso di Marco che si prolungava a vista d'occhio, ma si è manifestato in altri momenti, si manifesta in altri momenti. Don Antonio mi ha detto inoltre di aver ricevuto un’altra grazia con la "Pasqua degli ammalati": ha fatto un ritiro, ha celebrato la Messa per gli ammalati che erano stati portati in chiesa con le sedie a sdraio e ha spiegato loro l'importanza che hanno nella parrocchia. "Voi non siete gli ultimi della parrocchia; voi siete le persone più importanti, collaborate con Cristo per santificare la parrocchia!”. "A un dato momento, parlando, mi sono messo a piangere, e piangevano anche loro! Ti dico la verità, è stata la gioia più grande di questa Pasqua: questa comunione di Cristo con il Cristo sofferente, con i cristiani che accettano la croce di Cristo per amore delle anime”. Fratelli miei, ho detto che il Signore di tanto in tanto si fa vedere: queste sono le apparizioni del Signore che avrete anche voi. Nella vostra vita apostolica, di tanto in tanto, il Signore apparirà; apparirà, forse, quando vi incontrerete con un bambino innocente e gli parlerete di Gesù e lui sarà tutto contento; quando vi incontrerete con qualche vecchio che sta per precipitare all'inferno e voi riuscirete a dargli una mano e questo vecchio si rialzerà, e a voi ricordando di aver rialzato questo vecchio dall'inferno e di avergli aperto la porta del Paradiso, guardando il cielo, guardando le stelle, sembrerà di vedere l'anima di questo uccellino che vola verso il Paradiso, e avrete la gioia di essere arrivati in tempo a dargli una mano; quando qualche giovanotto si aprirà con qualcuno dei nostri assistenti, con grande confidenza dirà le sue pene, e l'assistente lo aiuterà a rimettersi in carreggiata. A volte il Signore scherza. Ecco l'assistente Filippi che va in chiesa e si innalza in estasi tre volte; ad un dato momento tu vai per toccarlo e lui non si muove, e allora corri a mettere una candela vicina come hanno fatto con Santa Bernardetta e per quattro cinque minuti la candela lo riscalda. E poi, e poi, cosa succede? Può capitare... Dico di Filippi, per non dire di Smiderle o di don Luigi Furlato che qualche volta si trova ancora addormentato in chiesa alla mattina: quella è la sua estasi!NOVISSIMI paradiso
DIO logica di...
CROCE
PASTORALE parroco
DIO presenza di...
PASTORALE malati
APOSTOLO salvezza delle anime
SACERDOZIO prete
PASTORALE
ESEMPI Dio presenza
L’assistente Giorgio Pieropan era incaricato degli acquisti per la cucina.
Don Giovanni Calabria, che don Ottorino voleva interpellare in merito all' Opera che sentiva di dovere iniziare, venne lui stesso in cerca di don Ottorino il 18 febbraio 1941 e fra le varie cose gli disse: "Va’ dal vescovo... Lascia Araceli... Preparati a soffrire molto...”. Don Ottorino, allora cominciò a cercare il luogo dove iniziare l’Opera e scelse la zona di Saviabona, nella periferia economicamente povera e socialmente degradata della città.
Cfr. Gv 11,16.
Nel testo registrato don Ottorino usa una curiosa espressione in latino maccheronico: “Taiaverunt corda”.
Strada statale di dura salita che congiunge la pianura vicentina con l'altopiano di Asiago.
MI63,5[14-04-1966]
5.Figlioli miei, questo può capitare nel momento della sofferenza, ma questo è il passaggio del Signore. Ricordatevi, però, che non è questo il pane che noi riceviamo da Dio ogni giorno. Ho visto con gioia che a Pasqua abbiamo mangiato volentieri le focacce, le focacce pasquali, il dolce. Poi, per qualcuno, qualche pezzo di focaccia si è trascinato per qualche giorno; ma non potete pretendere che tutto il tempo dell'anno, mattina, mezzogiorno e sera, il nostro caro Giorgio vi dia le focacce pasquali. Queste sono cose ovvie! Questo si può fare il giorno di Pasqua, il giorno di Natale, per il compleanno di qualcuno, o altre circostanze; ma non sempre, sempre, focacce pasquali. Soltanto in Paradiso avremo sempre le focacce pasquali! 3. La presenza del Signore non toglie le difficoltà e le croci Così è dello spirito: non possiamo pretendere che il Signore sia sempre presente, perché se fosse sempre presente non ci sarebbe il merito della difficoltà, il merito di dare completamente sé stessi, perché in tal caso saremmo sempre con Lui, Lui che agisce e noi gli terremmo dietro, e invece no. Il Signore vuole che noi diamo completamente noi stessi. Lui ci dice: "Non abbiate paura. Io sarò con voi, abbiate fede: sarò con voi!". Quando, infatti, addormentato nella barca, gli Apostoli hanno incominciato a borbottare fra loro, li ha rimproverati: "Uomini di poca fede!". È fondamentale, perciò, avere fede: il Cristo è sempre con noi, è sempre vicino a noi, ma, nello stesso tempo, dobbiamo sapere che questa prova, questa prova, insisto, è inevitabile, è inevitabile, è necessaria, dovremmo chiederla noi stessi al Signore. Perché insisto su questo? Perché nel giro che ho fatto in America ho visto questo: tanti sacerdoti scoraggiati, tanti sacerdoti umanizzati, umanizzati. Perché? C'è stata la focaccia di Pasqua, e allora ci si umanizza, ci si umanizza. Per me non è stato facile partire da Araceli e venire qui nelle terre di Saviabona, dopo quello che mi era capitato con don Giovanni Calabria . “Andiamo a morire con lui; - hanno detto gli Apostoli - andiamo e moriamo con lui". Ma quando incomincia il Calvario, tutti "se la diedero a gambe”, tutti sono scappati via. È facile, in un momento di grazia e di entusiasmo dire: "Andiamo!", ma quando incomincia la salita, perseverare per la salita con la macchina è ben diverso che fare una volata. Quando inizia una salita in montagna è come incominciare la marcia funebre: si innesta la prima marcia e si sale pian pianino, pian pianino. Certi camion vanno a passo d'uomo, specialmente se sono camion e rimorchio, su per il Costo ; vanno piano piano, e con giudizio per non andare né troppo forte né troppo piano, e allora piano piano si arriva su. Ma, bisogna avere costanza!CROCE
DIO stile di...
ESEMPI Dio stile di...
DIO presenza di...
CROCE prove
APOSTOLO vita interiore
CONSACRAZIONE offerta totale
VIRTÙ
fede
AUTOBIOGRAFIA viaggi
AUTOBIOGRAFIA Araceli
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
ESEMPI fedeltà
Estanzuela era una delle località della diocesi di Zacapa in Guatemala dove la Congregazione allora sognava di aprire la prima missione oltre oceano.
Evidentemente don Ottorino allude all’inizio dell’agonia e della passione.
MI63,6[14-04-1966]
6.Perché ho trovato tanti sacerdoti scoraggiati? Perché si sono dimenticati di una cosa: che dobbiamo anche noi morire con Lui, che dobbiamo anche noi essere immolati, e che il Signore ci ha chiamati a questa immolazione per avere la Pasqua alla fine, non per avere la Pasqua sempre. Il passaggio apostolico, in qualunque parte, non è un passaggio trionfale: è una crocifissione, figlioli. Perciò la poesia di Estanzuela non deve farvi sognare. Un domani dovete mettere anche in preventivo che quei ragazzi vi abbandonino, che quei ragazzi si stanchino di voi, che quei ragazzi prendano in mano la falce e il martello e siano pronti, dopo avervi fatto i sorrisi più belli, a condurvi dinanzi ai tribunali e ad ammazzarvi. Figlioli miei, bisogna che mettiate in preventivo non il sentimento umano, ma le difficoltà e le delusioni perché là sarà il giovedì santo. Ricordatevi, ve l'ho detto tante volte: dovete essere pronti a prendere anche il turibolo giù per la testa, non solo l'incenso che è dentro il turibolo; dovete mettere in preventivo la stanchezza umana, il fisico che non ce la fa più, il momento di scoraggiamento, la giornata nera, eccetera. Per consolarvi vi metterete a disegnare Verdi. Ieri sera abbiamo visto in un certo posto un disco di Verdi, disegnato da uno che aveva una giornata nera e che aveva detto: “Mi sono messo a disegnare Verdi per liberarmi un po’”. Si è messo a ridere e ora scuote la testa. Sei stato tu a disegnarlo: che cosa hai detto? Vinicio, sii testimonio! Basterebbe guardare il disegno originale. Che hai detto ieri sera? Che rifletteva un po' la giornata nera. Guardate che quelle giornate possono essere tante e forse a catena: perché è caldo, perché ci sono le zanzare la notte, perché c'è il raffreddore, perché c'è la gente che ti abbandona, specialmente la gente; perché dopo aver seminato e seminato, quei tali che erano con voi, cominciano ad essere contro di voi.SACERDOZIO prete
GESÙ
sequela
GESÙ
imitazione
MISSIONI vita missionaria
APOSTOLO
CROCE sofferenze morali
Massima latina del poeta Orazio che significa: “C’è una misura nelle cose”; cioè, le cose vanno fatte seguendo certi principi di moderazione.
Don Ottorino si riferisce chiaramente ad imprudenze con il gentil sesso negli incontri pastorali e sacramentali, e lo fa parlando a giovani ancora in formazione per cui tende a sottolineare i possibili pericoli.
MI63,7[14-04-1966]
7.Sapeste quante volte, per esempio, ho visto, anche qui in città, sacerdoti avviliti per queste situazioni: dopo aver lavorato tanto che cosa succede? Vengono persino intercettate le telefonate, registrate con il magnetofono, contraffatte e portate al vescovo perché le ascolti. Cose da matti! Per chi si dona, queste croci sono da mettere già in preventivo. Figlioli, state attenti nel parlare; pensate che le vostre parole siano pubblicate dalla radio, che le vostre azioni siano rese pubbliche; siate prudenti, perché basta un "et" per creare una croce. Badate che basta un "et"! Ieri, per esempio, passando in macchina in città ho visto un sacerdote giovane con una ragazza giovane che stavano camminando in un certo posto della città e stavano chiacchierando, e ho notato i sorrisi di lei e i sorrisi di lui... "Est modus in rebus"! C'è un qualche cosa per cui basta un "et" per superare la giusta misura. E un domani, un domani potrete cadere in queste imprudenze. Credo che il cinquanta per cento dei preti che conosco siano caduti in simili errori ingenuamente, e quando si sono accorti sono rimasti tutti disperati. Prudenza, figlioli, prudenza! Pensate che la gente misura quanto tempo si sta in confessionale, con l'orologio, e controlla quante volte in una settimana e quanto tempo ci si sofferma. Sanno anche quanto tempo ti sei fermato in giro per la strada con il tuo assistente o con quella data signorina, quante volte sei entrato in quella casa... Voi direte: “Allora non c’è libertà!”. Purtroppo la gente osserva tutto, sa tutto e ne parla. Figlioli, in queste cose dovete metterci tutta la buona volontà, ma ricordatevi che la vita apostolica è piena di pericoli. Voi direte: "Ma, allora...!". Sì, una parte dobbiamo evitarla, mentre una parte è inevitabile, e allora bisogna sopportarla per amore di Cristo. Perciò nella vita apostolica non si deve scoraggiarsi, non si deve scoraggiarsi! Questa è la strada! La via dei rovi non è una via asfaltata, una via dritta, ma richiede sofferenza. Mi ha commosso giorni fa un sacerdote dicendomi: “Don Ottorino, mi pare che il sacerdote senza sofferenze, senza croce, è un cieco. Il sacerdote sta per portare un messaggio. Mi pare che per il sacerdote il soffrire porti una gioia, una gioia tale che è indescrivibile. Se si trattasse per un sacerdote di dover scegliere, credo che un sacerdote dovrebbe scegliere la sofferenza, perché la sofferenza, pure nello strazio dello spirito e della carne, porta con sé, per il sacerdote, una gioia intima che credo sia impossibile descrivere a chi non l'ha provata". Perciò la prima preoccupazione nell'animo del sacerdote, nel sogno di un prete, deve essere fare la volontà di Dio istante per istante, donarsi completamente per la comunità e per le anime, vivere uniti, donarsi per le anime; ma, se c'è un desiderio, che credo un dovere intimo, è quello di soffrire, è la gioia di soffrire.Perciò mettetevi a disposizione perché dovremo patire, dovremo soffrire: questo è il piano di Dio, questo fu insegnato agli Apostoli quando il Signore risorge, appare e dice: “Ancora un poco sarò con voi". 4. La presenza del Signore si rivela attraverso la caritàSACERDOZIO prete
PASTORALE
CROCE
CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE immolazione
ESEMPI apostolo
ESEMPI consacrazione
VIRTÙ
prudenza
SOCIETÀ
DOTI UMANE
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
CROCE sofferenza
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
Si tratta di un fatto che si diceva sia accaduto a San Gregorio I , Papa e dottore della Chiesa. Si narra che fosse solito invitare dei poveri alla sua mensa e un giorno uno di essi gli si rivelò essere Gesù stesso. Il bellissimo quadro di Paolo Veronese, del refettorio del convento di Monte Berico ritrae questo momento della vita del santo.
Nel testo registrato don Ottorino pronuncia alcune parole in latino del passo evangelico di Gv 21,7 che dice: “Dixit ergo discipulus ille, quem diligebat Jesus, Petro: Dominus est. Simon Petrus, cum audisset quia Dominus est, tunica succinxit se (erat enim nudus) et misit se in mare”.
Nel testo registrato don Ottorino pronuncia in latino l’invito dei due discepoli di Emmaus di Lc 24,29.
Cfr. Giovanni 21,4-14.
Cfr. Mt 6,25-34 e Lc 12,22-31.
Nel testo registrato don Ottorino usa le parole latine di Gv 21,16-17.
MI63,8[14-04-1966]
8.C'è un'altra frase ancora, un altro pensiero: gli Apostoli riconoscono il Signore quando improvvisamente cessa il vento. Altre volte ti accorgi prima, quando il Signore viene a farti una visita, viene a trovarti, e allora esclami: "È il Signore! ". Il Signore viene a sollevarti, ma tu ti accorgi dopo che è il Signore, come accadde con quel "povero" che è andato da San Gregorio e improvvisamente è scomparso, perché era il Signore. Con gli Apostoli di Emmaus accadde la stessa cosa: Gesù si manifesta dopo la lunga camminata, quando si siede a tavola con loro. In questo consiste la bontà del Signore: non si manifesta subito agli Apostoli. “È il Signore” esclama Giovanni, e Pietro “che era nudo” si gettò in acqua e giunse a riva. Che cosa ha fatto il Signore? Lui aveva domandato fede; ha domandato amore, ed è nella carità che si manifesta il Signore. Il Signore non si manifesta sempre, si manifesta qualche volta, ma si manifesta quando trova amore. Esaminando bene anche l’episodio di Emmaus e l’invito “Resta con noi perché si fa sera” notiamo che sono la gentilezza degli Apostoli e l'ospitalità a far sì che Lui si manifesti; se non avessero fatto quell'invito, forse, il Signore continuava il suo cammino: sarebbero stati illuminati, ma non avrebbero avuto la gioia di riconoscerlo. Nell’episodio dell’apparizione sul lago Gesù domanda fede e loro rispondono: “Non abbiamo preso niente!” . Segue un particolare importante: quando vanno da Lui, Gesù ha già preparato da mangiare per loro. Non soltanto li consola nello spirito, ma è attento a questi poveri uomini che hanno lavorato tutta la notte, che sono andati a pescare e non hanno preso niente, che hanno bisogno di pane, che hanno bisogno di qualche cosa: è già pronto il pesce cotto e il pane. Che gentilezza, che bontà da parte del divino maestro! Figlioli, noi lavoriamo per Lui: non abbiate paura! Di tanto in tanto Lui si manifesterà: comunque si manifesterà nell'ultimo giorno. Però ricordate le parole che Lui ha detto: "Non preoccupatevi di quel che mangerete, di quel che berrete...". Lui sarà sempre con noi. Lo abbiamo visto nella nostra Famiglia religiosa, lo vedremo in avvenire con cose meravigliose, perché sono convinto che c'è qualcosa che sta bollendo per aria. State sicuri che il Signore è con noi, il Signore non ci abbandonerà, anche nelle cose materiali. Leggendo il Vangelo lo troviamo sulla riva: vuol dare ai suoi Apostoli la gioia dell'incontro, ma sapendo che hanno un corpo che ha fame prepara prima un pezzo di pane, e poi si incontra con loro. Prima di dare a Pietro la gioia di essere il pastore universale al suo posto , si preoccupa, anche se è il principe degli Apostoli, del suo corpo e gli dà da mangiare.DIO presenza di...
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
VIRTÙ
fede
CARITÀ
DOTI UMANE
GESÙ
amico
PROVVIDENZA
L’assado è un tipico piatto della cucina argentina e consiste in carne di manzo cotta lentamente con la brace.
Il Lozze è una vetta dell’altopiano di Asiago, ed era una meta di molte passeggiate dei giovani della Casa dell’Immacolata. Zeno Daniele e Giorgio De Antoni erano all’epoca novizi: forse don Ottorino aveva visto qualche fotografia che li ritraeva mentre erano su cima Lozze.
Severino Stefani, che all’epoca frequentava il 3° anno di magistero, era destinato ad integrare il primo gruppo che sarebbe andato nella diocesi di Zacapa in Guatemala.
Monsignor Luigi Volpato era padre spirituale del seminario quando don Ottorino era studente.
A questo punto il testo registrato s’interrompe, per cui la conclusione della meditazione resta incompleta.
MI63,9[14-04-1966]
9.Nella vita apostolica non abbiate quindi paura; non vi mancherà niente! In Argentina troverete gli “assadi”, troverete tutto. Ieri sera ho visto il caro Zeno e Giorgio che stavano lassù al Lozze : hanno imparato ad arrangiarsi, per cui se per strada trovano una vitella ne tagliano un pezzo e il giorno dopo tagliano quell'altro pezzo e si fanno quattro braciole ai ferri. In ogni caso tu, Stefani, quando sarai a Zacapa andrai a pescare a Puerto Barrios, dove c’è pesce fin che vuoi, come pure ci sono banane. Non abbiate paura perché non vi mancherà da mangiare, ma non vi mancheranno le croci, non vi mancheranno neppure le croci! Le croci e il cibo li avrete; Cristo lo avrete presente di tanto in tanto, perché Lui non ha assicurato di esserci sempre. Ha detto: "Sarò con voi", ma non ha detto se sarà addormentato nella barca o se giocherà a nascondino o se veramente sarà là presente o se si mostrerà presente. Di tanto in tanto si mostrerà presente, ma ricordatevi: Cristo è con noi! 5. Conclusione E allora terminiamo. Voi direte che insisto troppo su queste esortazioni, ma purtroppo ho visto tanti sacerdoti stanchi perché, a un dato momento, hanno umanizzato il loro lavoro, e avendo umanizzato il loro lavoro è accaduto quello che vi ho detto tante volte e che ci diceva monsignor Volpato : "La vita sacerdotale è la più sublime delle missioni, ma il peggiore dei mestieri!". Finché resta una missione è come un aereo che vola; quando l'apparecchio non vola più, cade. Non c'è niente da fare: quando ci si trova sopra il mare, se i motori vanno si vola a novecentocinquanta chilometri all'ora e a dieci o dodici chilometri di altezza, ma se i motori si fermano non c'è niente da fare. Non si può restare per aria come una foglia portata dal vento: o corri o precipiti giù. Non si potrebbe andare a cinquanta chilometri all'ora, non si potrebbe stare alti cento o mille metri? Non è possibile! O novecento novecentocinquanta chilometri all'ora e a quell'altezza, o giù: non c'è niente da fare! L'apostolo: o vola alto alto o precipita giù. 28 aprile 1966MISSIONI vita missionaria
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