MI64[28-04-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo spunto dal n. 11 del capitolo 2° del decreto conciliare sul ministero e la vita dei presbiteri, sottolinea l’importanza di sentire la passione per le vocazioni e indica alcune linee di azione da seguire. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 32’. 1. IntroduzioneA questo punto il testo registrato s’interrompe, per cui la conclusione della meditazione resta incompleta.
Le due parole dialettali significano: "Buchetta e tanetta". San Giovanni Calabria, uomo umilissimo, raccomandava ai suoi Religiosi di cercare l'ultimo posto, di umiliarsi e di vivere nel nascondimento.
Le due parole dialettali significano: "Buchetta e tanetta". San Giovanni Calabria, uomo umilissimo, raccomandava ai suoi Religiosi di cercare l'ultimo posto, di umiliarsi e di vivere nel nascondimento.
Nel dialetto veneto il termine "bottega" viene indifferentemente usato sia per indicare aziende industriali o artigiane che aziende commerciali.
L'Orpheus era una casa discografica romana.
L’assistente Picco Vinicio è sempre stato un buon intenditore della musica classica.
Don Pietro Martinello era, all’epoca, già sacerdote e lavorava nella segreteria della Congregazione.
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1.Dobbiamo impegnarci tutti, e io in particolare, perché bisogna che il Signore trovi il modo di farci cambiare marcia. Perché se è vero che siamo peccatori e pieni di miserie, siamo pieni di debolezze per cui bisognerebbe nascondersi sotto terra - don Giovanni Calabria direbbe: "Buseta e taneta" -; d'altra parte abbiamo una responsabilità: abbiamo il mondo davanti. Noi non possiamo accontentarci dicendo: "Facciamo quello che possiamo. Il mondo è sempre stato così. Va bene, da parte nostra cercheremo di fare meglio che sia possibile!". Non possiamo accontentarci di questo; io non sono del parere che ci si possa accontentare di questo. In questo momento, infatti, si nota che i cattivi sanno organizzarsi in modo spaventoso, qualche volta. Per esempio, prendiamo in considerazione nel campo umano le fabbriche: si inizia con una botteguccia , dove si svolge un lavoretto qualunque, e dopo dieci anni si è trasformata in uno stabilimento. Nel mondo d’oggi avvengono queste rapide trasformazioni. Una volta non era così: passavano venti, trenta, quarant' anni e c'era la picola bottega che cresceva in un dato modo, ma non giungeva a trasformarsi in un industria. Oggi, al contrario, si nota che le aziende possono crescere in modo molto rapido. Anche, per esempio, una rivista: comincia, e a un dato momento si nota che invade il mondo. Ad esempio l'Orpheus , che tu Vinicio hai visto sorgere in via dell'Umiltà a Roma come una cosa da poco, una botteguccia, adesso è diffuso dappertutto, e in tutte le case c'è qualche prodotto dell'Orpheus. Questo avviene non solo nel campo dei dischi, ma anche, vero don Pietro , circa le cassette e altre cose nuove. Chissà un domani che cosa salterà fuori, che cosa lanceranno nel mercato! Hanno trovato il sistema e attraverso il sistema hanno lanciato i loro prodotti. Ora a me sembra che anche noi dobbiamo cambiare velocità nel campo della fede, perché il male, la vita economica, la vita industriale, hanno un'altra corsa; nel nostro settore dobbiamo farlo anche noi. 2. I decreti conciliari richiedono conoscenza e applicazione nella vitaPECCATO peccatore
CONVERSIONE
APOSTOLO missione
CONGREGAZIONE missione
ESEMPI apostolo
PASTORALE
VIRTÙ
fede
Don Giovanni Sartori, teologo e insegnante del seminario, aveva accompagnato al Concilio il vescovo mons. Zinato come segretario e teologo personale.
Don Giovanni Galvan frequentava, all’epoca, l’ultimo anno del corso teologico.
Con questa meditazione don Ottorino inizia una serie di riflessioni a commento del decreto conciliare “Presbyteorum ordinis” sul ministero e la vita dei presbiteri.
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2.Restiamo nell’ambito di questi documenti che il Concilio ci ha offerto. Viene qui don Giovanni a farci delle istruzioni: è una cosa bellissima, e magari potesse farne ancor di più di istruzioni; ma questo non è sufficiente. I padri conciliari ci hanno dato questo libro non perché ci dedichiamo a discutere. Prendiamo, per esempio don Giovanni : se tu un domani vai in campo apostolico e sapessi tutto il libro del Concilio e fossi pronto a rispondere su qualunque aspetto: questo decreto si divide così, quest’altro decreto tratta questi problemi... sarebbe una bellissima cosa, una ottima cosa, ma non basta che tu sappia che cosa contengano o non contengano i documenti e come sono strutturati. È necessaria anche questa conoscenza, ma sarebbe preferibile eventualmente una conoscenza meno completa e, a mio parere, uno sforzo maggiore per vivere quanto insegnano. Adesso stiamo trattando la questione del sacerdote: è fondamentale che cominciamo a viverla. Allora dovrebbe esserci quasi una infezione tra noi: il Concilio ci ha detto questo e vediamo un po'. Qui ci sono poche parole all'inizio, dove dice che bisogna essere uomini. E vediamo un po': a me sembrerebbe che l’impegno per vivere queste cose dovrebbe diventare quasi una mania. Allora il Concilio ha portato effetto per noi, e per questo ognuno deve impegnarsi per vivere queste indicazioni. Il Concilio infatti dice come dobbiamo essere. È quasi un ordine che viene da Dio, se crediamo che il Concilio è opera dello Spirito Santo. Gli uomini si sono radunati e lo Spirito Santo ha ispirato e ha firmato. Se crediamo questo, vuole dire che io che sono diretto al sacerdozio devo fare queste cose perché lo Spirito Santo mi ha dato ordine di fare così. Perciò io devo essere un uomo di criterio, un uomo con certe qualità, perché la Chiesa vuole che sia così, perché oggi, nel mondo, serve così. Questo deve essere il Concilio per noi pur essendo tutto il resto che io non tocco. È giusto avere quello che è cognizione e nozioni perché per voi non averle è ignoranza: no è nescienza, è ignoranza; ma è delitto non viverle. È ignoranza non avere le nozioni, ma è delitto non viverle!CHIESA Concilio
ESEMPI apostolo
APOSTOLO testimonianza
SACERDOZIO prete
APOSTOLO uomo
VOLONTÀ
di DIO
DIO Spirito Santo
DOTI UMANE
Don Luigi Furlato era il maestro dei novizi e, quindi, il primo interessato a quanto il Concilio dice sulla vita religiosa.
Don Ottorino nomina don Pietro Martinello, che era suo stretto collaboratore in segreteria, con una interrogazione puramente retorica e formale, perché non era possibile non trovarsi d’accordo con quanto stava dicendo.
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3.Allora ecco la necessità che ognuno di voi prenda in mano questo libro, lo prenda in mano con interesse, prenda in mano il decreto sulla vita religiosa, approfondisca gli aspetti della vita religiosa che vuol dire specchiare sé stesso e specchiare un po' anche la comunità nei criteri conciliari. Potrebbe allora nascere qualche suggerimento: "Scusa, don Ottorino, scusa, don Luigi , non vi sembra, non sarebbe meglio, secondo lo spirito del Concilio, vivere un po' più radicalmente la povertà, l'obbedienza?". Praticamente io guardo me stesso, ma faccio un po' quello che voglio, non sono a posto con il Concilio, con lo spirito del Concilio, con lo spirito di mortificazione. Lo spirito qua, lo spirito là... bisogna vivere lo spirito del Concilio. La preoccupazione di ognuno non deve essere tanto quella di conoscere queste cose per giudicare: "Il vescovo dovrebbe avere una commissione di preti, se no, se no, casca il palco". Se vi mettete a studiare queste cose soltanto per mettervi in cima al piedistallo e vedere se viene osservata la segnaletica stradale dagli altri e non vi preoccupate di prendere in mano la macchina e di guidare voi la macchina e di osservare, almeno voi, la vostra segnaletica stradale, è meglio che bruciate questo libro perché non vi serve a niente; vi serve soltanto per aumentare la superbia e per nascondere sotto chiacchiere e chiacchiere la vostra miseria. Padre maestro, sei d'accordo? Perciò ci vogliono le cose generali, ci vogliono le linee generali, ci vuole lo studio generale, ma preoccupatevi di prendere in mano tutto l’insegnamento del Concilio cominciando a mettere in pratica quello che corrisponde a voi. Quando, un domani, sarai parroco, devi cominciare a realizzare e non dire: "Eh, questo tocca i laici ", e dopo, a seconda che andate avanti, che il Signore vi porta avanti, allora, voialtri realizzerete anche quello degli altri. È chiaro? Ora potete accontentarvi di avere un'idea generale di tutti documenti conciliari, ma quello di cui non dovete accontentarvi è la parte che spetta a voi, perché la parte che spetta a voi è obbligo sacrosanto di viverla: conoscerla e viverla, conoscerla e viverla! Dovreste conoscere le parti che spettano a voi: la riga, il numero, il paragrafo e dire: "Quella indicazione non l’ho ancora messa in pratica. Voglio fare l'esame di coscienza: questa è una cosa da fare". Porto un esempio personale che ho già detto altre volte. Io faccio meditazione ogni mattina su quello che riguarda i sacerdoti, e quando ho finito torno ancora a meditare quello che riguarda i sacerdoti, e quando ho finito, torno ancora sugli impegni dei sacerdoti perché quello riguarda me personalmente. Se non sono arrivato a cinquant'anni a vivere questo, vediamo se il Signore mi dà ancora un po' di anni di vita per mettermi in carreggiata con lo spirito del Concilio! Se non fate questo lavoro individuale, siete fuori strada! Don Pietro, sei d'accordo? Almeno il mio don Pietro è con me! Ergo, procedamus! 2. La ricerca e il sostegno delle vocazioni è un dovere per l’apostoloCONSACRAZIONE vita religiosa
CONVERSIONE
ESEMPI conversione
PECCATO
CONSACRAZIONE mediocrità
CHIESA Concilio
PASTORALE parroco
CONVERSIONE esame di coscienza
Don Ottorino comincia a leggere qualche frase del n. 11 del decreto conciliare sul ministero e la vita presbiterale, che ha come titolo: “Cura per le vocazioni sacerdotali”. I testi conciliari vengono sempre riportati in corsivo.
I sacerdoti della Casa dell’Immacolata prestavano servizio ministeriale in qualche parrocchia della città. Don Ottorino nomina a proposito Campedello dove andava ogni fine settimana don Pietro Martinello; nello stesso esempio nomina anche don Luciano Gallinaro che era stato consacrato sacerdote l’11 aprile di quell’anno 1966.
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4.E allora ecco dove siamo arrivati stamattina, o meglio l'altra volta. Dobbiamo ancora entrare in quella che è la vita dello spirito, siamo ancora in alcune idee generali. Qui, parla delle vocazioni. “Questa è appunto una funzione che fa parte della stessa missione sacerdotale, in virtù della quale il Presbiterio partecipa della sollecitudine per la Chiesa intera, affinché nel Popolo di Dio qui sulla terra non manchino mai gli operai”. Basterebbero queste o quattro parole per meditare: fra i doveri del sacerdote, cioè dell'apostolo, c'è quello delle vocazioni; fa parte del suo dovere! Abbiamo visto, infatti, che il sacerdote, che l'apostolo, non è sacerdote solo della sua parrocchia, ma è responsabile di tutto il mondo e ha il dovere di salvare le anime, tutte le anime, e perciò deve avere il cuore aperto a tutto il mondo. Allora fra le preoccupazioni sacerdotali quella delle vocazioni è parte del suo ministero. Un sacerdote che dice: "Io mi voglio far santo e voglio vivere secondo il Concilio!", prima di andare a criticare il vescovo perché non ha fatto questo o non ha fatto quello, dovrebbe criticare sé stesso e dire: “Io nella mia vita sacerdotale, con dieci o vent'anni di sacerdozio, ovvero con cinque o dieci anni di vita religiosa, ho avuto presente questa preoccupazione delle vocazioni?". Si tratta di avere una autentica preoccupazione. Se un sacerdote va in una parrocchia, ad esempio a Campedello, perché uno di voi va a Campedello e va a confessare e a predicare, "benedicere et santificare", se questo tizio, che può essere don Pietro o don Luciano, sa che è sua preoccupazione e sua responsabilità anche quella delle vocazioni per la Chiesa universale, deve darsi da fare perché sa che è suo dovere. Se, per esempio, va là ed è in canonica e gli dicono: "Ci sarebbero quindici o venti persone da confessare", non resta lì seduto a chiacchierare se sa che ci sono dieci o quindici persone da confessare. No, non sei capace di stare fermo, neppure per sogno, perché senti il rimorso. E se rimani a chiacchierare, senti che non sei al tuo posto. Se poi vede che in mezzo a quei ragazzi potrebbe esserci qualcuno che ha la vocazione, allora non dovrebbe sentire altrettanto rimorso di stare dieci minuti a chiacchierare invece di buttarsi in mezzo alla ricerca di vocazioni?APOSTOLO animazione vocazionale
APOSTOLO salvezza delle anime
SACERDOZIO prete
CONVERSIONE esame di coscienza
ESEMPI vocazioni
Sull'altopiano di Asiago era frequente vedere persone che andavano a raccogliere i residuati di guerra per ricuperare il materiale di cui erano composti per poi rivenderlo.
Nel testo registrato don Ottorino usa una frase scherzosa nominando Zeno Daniele e Raffaele Testolin, che all’epoca erano ambedue novizi.
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5.Se uno va in montagna e va alla ricerca del ferro , per esempio, stai sicuro che guarda dove c'è il ferro; se uno non va alla ricerca del ferro, passa vicino a un pezzo di granata e non si accorge neppure che c'è il pezzo di granata. Ora, una delle prime cose che il sacerdote dovrebbe sentire - non che dovrebbe, ma che deve sentire - è questa! Qui è tutto chiaro: è un suo dovere scoprire le vocazioni! Se vede un ragazzino che va a confessarsi, un giovane di fuori che va a confessarsi, dovrebbe sentire, quasi dire: “Aspetta che..."; come un ladro che si mette in mezzo per rubare. Vorrei dire che la prima fame del sacerdote è quella di moltiplicare il suo sacerdozio, perché le vocazioni ci sono, ci sono! Vi dicevo, che in una visita nell’Italia meridionale ho chiesto a quei quattro o cinque bambini che avevo davanti a me: "Tu che cosa vuoi fare?". Uno mi ha risposto: "Il carabiniere", mentre un altro mi ha detto: "Il missionario". E uno di quelli che fanno l'ultimo anno di periti chimici mi ha chiamato da una parte e mi ha detto: "Io dovrei parlarle". E allora ci siamo messi d'accordo e ci siamo trovati il giorno dopo. Mi disse: "Guardi che io ho già parlato con il mio padre spirituale, e avrei piacere di farmi sacerdote". "Come mai?”, ho detto io. “Ho letto un libro che parlava di vocazioni. È un pezzo che ci penso. Sono molti e molti anni, parecchi anni che io sentivo dentro di me questa chiamata e l'ho lasciata là. Adesso, alla vista dei sacerdoti di qui sento che quella è la mia strada! L'ho serbata dentro di me per tanti anni". Chissà quanti, a Campedello, o se non a Campedello in altra parte, sono là, sono là e finché non passa vicino qualcuno che gli rompe la cima del guscio non maturano la decisione! Quando ci sono i pulcini che stanno per nascere si rompe un po’ il guscio e allora il pulcino nasce, perché se non è capace di spaccare il guscio, non esce fuori. Non fanno così? Tu, Zeno, e tu, Raffaele, che ve ne intendete, che dite? Ecco, attenti un momentino: bisogna rompere il guscio, ma bisogna metterli alla temperatura giusta. Anche noi, allora, dobbiamo buttarci alla ricerca delle vocazioni; dove c'è un sacerdote che capisce queste cose, le vocazioni nascono.ESEMPI vocazioni
SACERDOZIO prete
AUTOBIOGRAFIA viaggi
APOSTOLO animazione vocazionale
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6.Al mio paese di Quinto erano trentadue anni che uno non entrava in seminario, che uno non andava religioso: erano trentadue anni! È venuto don Bortolo Gasparotto, che era un prete che aveva spirito missionario, che sentiva il problema delle vocazioni, ha visto i ragazzetti disposti e li ha coltivati e sono venuti fuori le vocazioni. Vi assicuro che non è stato lui a costruire la vocazione. Quando mi ha domandato in terza elementare: "Che mestiere vorrai fare quando sarai grande?", ho risposto: "Come lei". E perciò lui ha riscaldato l'ambiente, ma la vocazione c'era. E come me è andato padre Paulon, saveriano, che è morto; e un altro che è andato con i salesiani, che è morto in un incidente; e poi tre frati francescani; poi altri otto o dieci. Sì, erano tutti giovani nati negli stessi tre o quattro anni. E uno faceva il pizzicagnolo, quello è il padre saveriano, padre Paulon; l'altro faceva il muratore; quell'altro andava a portare la terra sul Tesina con le carriole ed è padre Vigolo, che ora è scalabriniano, perché una volta erano tutti là a portare la terra con le carriole, andavano a tirare su la terra sull'argine del fiume Tesina. Insomma sono stati sedici preti e ventisei suore nel giro di cinque o sei anni. Perché era venuto un prete che capiva dove c'era una vocazione, mentre prima, per trentadue anni, nemmeno uno. Io vi dico che ho trovato più di uno che aveva sopra i venti o trent'anni che mi diceva: "Ah, se fosse adesso andrei prete, anch'io dovevo andare prete, anch'io sarei andato prete; quella, certamente, sarebbe stata la mia strada!". Più di uno, fra quelli più vecchi di me, mi ha detto così: a volte manca quel colpetto di volontà, manca una mano amica che guidi per la propria strada. 4. Le vocazioni devono essere scoperte ed accompagnateAUTOBIOGRAFIA Quinto
La Scuola media F. Rodolfi per alunni esterni dell’Istituto San Gaetano era animata dai Religiosi della Casa dell’Immacolata, e fra questi c’era anche Giuseppe Giacobbo, che don Ottorino nomina nell’esempio e che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.
Don Bortolo Pietrobelli era cappellano della parrocchia di Pressana (VR) paese in cui abitava la famiglia di don Guido Massignan, mentre padre Ilario Rostello, francescano del convento di S. Lucia a Vicenza, aiutava per le confessioni dei ragazzi dell’Istituto San Gaetano: ambedue, quindi, erano legati a don Ottorino.
Il riferimento è a don Giovanni Galvan, sacerdote novello da una quindicina di giorni.
Don Antonio Costa era il parroco di Grossa di Gazzo Padovano, che seppe suscitare molte e molte vocazioni sacerdotali e religiose durante il suo ministero.
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7.Figlioli miei, è per questo che mi sono fermato e proprio nell’ambito della meditazione, perché è una responsabilità non indifferente per noi; e non soltanto un domani quando saremo sacerdoti, ma anche oggi. Per esempio, qualcuno che è impegnato fra i ragazzi dell'esternato, come tu, Giuseppe, che domani sarai all'esternato, non deve lasciar scappare una vocazione, se ci fosse: uno di più o uno di meno non è lo stesso! Considerate l’esempio di don Guido. Aveva completato la terza media e non pensava ad andare sacerdote, ma don Bortolo e padre Ilario hanno visto bene: quello è un ragazzino che deve avere la vocazione! Hanno visto il terreno buono, e ancora mentre faceva la seconda media, un giorno che stava giocando, don Bortolo mi ha detto: "Quel ragazzino là, quello, per conto mio, ha la vocazione. Adesso io non dico niente, ma lo sto coltivando, lo sto coltivando: quel ragazzino ha la vocazione!". Se non ci fosse stato quel paio di sacerdoti che avessero coltivato "a longe", senza spingere... Cari figlioli, mi permetto di dirvi questo, perché siamo radunati dinanzi al Signore per salvare gli uomini: il mondo ha bisogno di apostoli! Questi apostoli ci sono: Dio non ha lasciato il mondo senza preti, ma tocca a noi, prima di tutto, scoprirli. Il nostro primo lavoro missionario, il primo impegno veramente missionario, è quello di scoprire queste vocazioni. Ma, figlioli, non bisogna che pretendiamo che queste vocazioni vengano da sole, che basti una predichetta alla buona e vengono. Vorrei dire che bisogna avere una certa sensibilità per saper captare e aiutare queste creature; non si tratta di spingere, ma di aiutare, di creare l'ambiente favorevole. Mi pare che questo sia un dovere e il Concilio mi dà anche un po’ di ragione. Infatti dice: “Questa è appunto una funzione che fa parte della stessa missione sacerdotale...”. Caro don Giovanni, tu adesso sei prete, sei ordinato prete : qual'è la tua prima missione? È quella di moltiplicare il tuo sacerdozio, moltiplicare il tuo sacerdozio! Voi che conoscete l'ambiente, vedete l’esempio di don Antonio Costa e di qualche altro sacerdote che ha questo spirito, e vedete quanti sacerdoti sanno suscitare. E non è detto che chi lavora per suscitare sacerdoti non faccia venir fuori buoni cristiani, perché, contemporaneamente, vengono fuori anche buoni cristiani. “... in virtù della quale il Presbitero partecipa della sollecitudine per la Chiesa intera, affinché nel Popolo di Dio qui sulla terra non manchino mai gli operai”.APOSTOLO animazione vocazionale
ESEMPI vocazioni
APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO missione
CHIESA Concilio
SACERDOZIO prete
PASTORALE
La Congregazione si stava preparando ad aprire le prime Case in Guatemala e in Argentina.
Il riferimento è a don Pietro Martinello, che don Ottorino nomina alla sua maniera con espressioni particolari, destinato alla prima missione nel Chaco (Argentina).
Nome con cui sono comunemente designati gli appartenenti alla setta protestante americana della "Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell'ultimo giorno", fondata nel 1831 da Joseph Smith Jr. (1805-1844). Visionario e profeta, nel 1830 pubblicò "Il libro di Mormone" (per i Mormoni fa parte della rivelazione come gli altri libri della Bibbia), che raccoglie le "rivelazioni" della nuova religione. Le comunità dei Mormoni sono organizzate su base teocratica e patriarcale con la pratica della poligamia. La loro dottrina si richiama alla Bibbia, ma accoglie anche elementi delle cosmologie orientali.
Presidencia Roque Sáenz Peña in Argentina e Zacapa in Guatemala erano le due città in cui si pensava di aprire le prime Case della Congregazione in America Latina.
Numerose sono le sette protestanti originarie degli U.S.A. che agiscono in America Latina soprattutto Pentecostali, Avventiste e quelle legate a dottrine millenariste, come i Testimoni di Geova.
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8.Quando non ci sono bravi operai succede un disastro. Io l'ho visto in Argentina. Adesso noi vediamo la parte poetica, ma vedrete che fra qualche anno arriveranno delle belle lettere da parte del caro don Pietro, apostolo delle genti, dove ci dirà le lotte che dovrà fare con i Mormoni . Sono infatti tremendi, sono come le sanguisughe o le mignatte che dir si voglia: sono tremendi e ci sono in ogni luogo. Per le strade di Presidencia Roque Sáenz Peña si vedevano questi giovanotti che anche salutavano, ma che sono nemici tremendi della Chiesa cattolica. I Mormoni sono i nemici più tremendi, e si vedono girare continuamente: li abbiamo visti per Zacapa e li abbiamo visti per Roque Sáenz Peña. Passando con il vescovo monsignor Luna li abbiamo visti: "Quelli sono i Mormoni, sono sempre in giro, famiglia per famiglia, continuano a girare e girare e girare. A Zacapa nessun sacerdote gira per le famiglie e nessun sacerdote va a fare scuola nelle scuole elementari, nessun sacerdote, ma loro tutti i giorni sono in giro e passano casa per casa". Se non troviamo loro, troviamo i Protestanti ; sotto sotto ci sta il comunismo: il demonio ha organizzato una bella cosa, niente da fare! Quando alla sera si va in cucina e si vedono tanti scarafaggi che vanno di qua e di là, sappiate che noi entreremo in un campo che è pieno di scarafaggi. Perché? Perché l'uomo di Dio non si è presentato, e allora lavora il demonio, lavora il demonio. E allora che cosa bisogna fare? Bisogna andare là e spaventarsi? No! Cominciamo a creare una piccola isola dove i scarafaggi non entrino e dopo allarghiamola un pochino alla volta; mettiamo un riparo tale dove non si può uscire e non si può entrare, come si fa con la rete, con la rete a cesto quando si va a pescare con le nasse in modo che i pesci possono andare dentro e non possono uscire. Evidentemente ci vuole una strategia: che il Signore ci faccia luce, perché dobbiamo essere più furbi di loro, non stupidi. Anche nell'apostolato ci vuole una tattica, una strategia. Non si può dire: andiamo in mille soldati con le spade in mano e li buttiamo aldilà, perché ne bastano due o trecento o cento, per ucciderne mille. Ci vuole un fuoco serrato, un piano di battaglia, ci vuole qualche astuzia. A volte, forse, va bene restare fermi un anno e pian piano consolidare le basi e prepararsi per fare un'avanzata. L’apostolato è una milizia, una vera e propria battaglia contro il demonio.AUTOBIOGRAFIA viaggi
CROCE
SOCIETÀ
CHIESA
PASTORALE
MONDO comunismo
CROCE Demonio
APOSTOLO uomo di Dio
ESEMPI apostolo
APOSTOLO missione
APOSTOLO F.A.
Cfr. Atti 3,6.
Anche a questo punto don Ottorino cita a memoria e in latino l’espressione di Rom 8,31, adattandola a sua maniera perché la lezione esatta è la seguente: “Si Deus pro nobis, quis contra nos?”.
Anche qui don Ottorino nomina Zeno Daniele, che era ancora novizio, con il suo caratteristico fare scherzoso.
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9.Teniamo presente che il demonio ha l'esperienza di qualche anno, che conosce gli uomini meglio di noi, conosce la psicologia meglio di noi, conosce tutti i libri che noi abbiamo scritto; noi non li leggiamo, ma lui li legge perché va a leggerseli nelle biblioteche! Perciò conosce tutte le nostre malizie e, naturalmente, usufruisce di questo e conosce anche la nostra debolezza: però, noi abbiamo Dio con noi! Ecco, allora, la necessità di vivere queste idee. Se noi abbiamo Dio, faremo come Pietro e Giovanni: "Argento e oro io non ho, ma quello che possiedo te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina". Se abbiamo Dio possiamo dire queste parole, e allora ce la caviamo sempre; ma se non è così e non abbiamo Dio, poveri noi, perché ci troveremo sempre in minoranza come numero, perché loro sono di più, e in minoranza come intelligenza, perché ne abbiamo meno, e in minoranza come astuzia perché loro, naturalmente, usano la cattiveria. Perciò non abbiate paura se abbiamo Dio con noi: "Se Dio è con noi, Cristo è per noi" ; la Sacra Scrittura parla chiaro: “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? ", contro Cristo? Perciò non dobbiamo avere paura, Dio è con noi! Invano cercheranno di venire contro di noi perché noi andremo nel nome del Signore: ma non dobbiamo prendere le cose alla leggera, non dobbiamo essere superficiali; essere ottimisti, sì, ma faciloni, no! Che ne dice il signor Zeno? “Ma siccome vi è comunità di interessi fra il nocchiere e i viaggiatori della nave, a tutto il Popolo cristiano va insegnato che è suo dovere collaborare in vari modi - con la preghiera insistente e anche con gli altri mezzi a sua disposizione - a far sì che la Chiesa disponga sempre dei sacerdoti di cui ha bisogno per compiere la propria missione divina”. Allora nella propaganda delle vocazioni bisogna far capire al nostro popolo cristiano che se in Argentina mancano i preti, la colpa è di tutti, non solo dei preti: perché il popolo cristiano è corresponsabile anche lui di questa mancanza, e perciò deve collaborare per questo. La mamma deve collaborare con i bambini, farli crescere buoni cristiani, perché se c'è una vocazione deve poter maturare; e il datore di lavoro deve collaborare in modo che l'ambiente di lavoro non sia una cloaca, ma un santuario, in modo che se c'è uno chiamato, possa conservare la sua vocazione. Ognuno, insomma, deve collaborare anche con la preghiera: collaborare! A un dato momento bisogna che suscitiamo in mezzo al popolo cristiano questo senso di responsabilità: prima in noi e poi anche negli altri. Perciò, io direi che la nostra Congregazione sarà missionaria in quanto i nostri Religiosi saranno capaci di essere ossessionati da questa idea: io devo cominciare a fare il missionario moltiplicando me stesso! È sbagliato dirlo? In caso contrario non siamo missionari; siamo semplici operai! 5. La prima pastorale vocazione è la testimonianza del proprio sacerdozio vissuto nella gioiaCROCE Demonio
DIO presenza di...
DIO unione con...
APOSTOLO missione
GESÙ
DOTI UMANE
APOSTOLO animazione vocazionale
FAMIGLIA
SOCIETÀ
lavoro
PREGHIERA
PASTORALE
L’allusione è probabilmente a Giuseppe Giacobbo, come in un esempio precedente.
Adolfo Soprana, amico e benefattore della Congregazione, gestiva un negozio di orologeria e di ottica in Piazza dei Signori frequentato anche da molti sacerdoti.
Nell’esempio don Ottorino nomina Giuseppe Creazza, che a Crotone si faceva chiamare con il secondo nome Lorenzo per non creare confusione con l’assistente Giuseppe Beccaro, e l’assistente Livio Adessa che era l’incaricato della disciplina all’Istituto San Gaetano di Asiago (VI).
Nella mitologia greca Icaro era il figlio del grande ingegnere Dedalo: fuggirono in volo dall'isola di Creta dove erano tenuti prigionieri. Disobbedendo al padre si avvicinò troppo al sole che liquefece la cera che teneva le ali fissate alle spalle precipitando in mare.
Don Ottorino era nato nella frazione di Anconetta di Vicenza e solo dopo alcuni anni la sua famiglia si trasferì a Quinto V.no, paese di origine della mamma.
MI64,10[28-04-1966]
10.“In primo luogo, quindi, abbiano i Presbiteri la massima preoccupazione per far comprendere ai fedeli - con il ministero della parola e con la propria testimonianza di una vita in cui si rifletta chiaramente lo spirito di servizio e la vera gioia pasquale - l'eccellenza e la necessità del sacerdozio”. È un impegno non indifferente: dobbiamo trascinare le vocazioni con l'esempio! Nella nostra vita deve risplendere una gioia pasquale, la gioia della risurrezione di Cristo, della Pasqua ventura. All'esternato, caro Giuseppe , lo dico a Giuseppe per non dirlo a tutti gli altri che vanno all'esternato come assistenti durante il giorno, devono vedere la gioia, devono vedere la gioia di un consacrato, di un donato; non devono vedere gente stanca, imbronciata, gente che sembra pentita della scelta fatta. Sarebbe triste che qualche ragazzo dicesse a uno di voi: "Vuoi dire a me che il sacerdozio è bello mentre tu lo vivi come uno che si è pentito di esserlo!". Soprana mi ha confidato: "Qualche volta i sacerdoti vengono nel negozio e si nota che se qualcuno potesse tornare indietro lo farebbe volentieri!". Non si può mostrare il sacerdozio in quel modo, anche se un giorno si ha mal di testa: mostrati gioioso, contento, mostrati buono. A Zacapa, quando vedono un prete arrabbiato dicono: "Ave Maria purissima: hai il diavolo, caro! Hai un cattivo modo di richiamare; puoi richiamare senza arrabbiarti!". Si fanno il segno della croce quando vedono il prete arrabbiato e dicono: "Ave Maria purissima! Significa che hai il diavolo addosso, caro!". Perciò, ricordate che se anche i ragazzi non lo dicono, il sorriso, la gioia, la bontà, anche la fermezza, ma la fermezza unita alla bontà, sono qualità che trascinano. Infatti, se voi prestate attenzione, e io questo l’ho osservato, ad Asiago e anche a Crotone ti dicono: "Io vorrei essere come Lorenzo, vorrei essere come Adessa, vorrei essere come...". All’inizio, infatti, i ragazzi non ti dicono: "Voglio essere prete!", ma: "Mi piacerebbe essere come...", e questo è interessante perché trovano un po' il prototipo di questo mestiere, la vocazione. Chi cento anni fa desiderava di fare l'aviatore? Nessuno, cento anni fa! Icaro , ma non certamente gli altri. Perché? Perché adesso c'è il campo di aviazione e allora vedi l'aviatore; perché i ragazzi vedono il loro papà aviatore. Eppure ci sarà stato senza dubbio qualcuno che ha avuto la voglia di volare anche cento anni fa, ma non c'erano gli aviatori. Bisogna che noi mostriamo la vocazione realizzata, realizzata bene, realizzata santamente. La bambina vuole la bambola perché vede la mamma che stringe al petto la bambolina vera e propria e dice: "Anch'io voglio avere la bambina!"; poi vede la mamma che prepara da mangiare e anche lei si mette a fare da mangiare, a fare questo, a fare quello: piace anche a lei fare così. Anche il ragazzino che vede il sacerdote che celebra la Messa dice: "Piacerebbe anche a me!", e dice Messa per gioco come facevo io quando ero piccolo. Con pezzi di rapa preparavo le particole, e poi sgridavo le due o tre ragazzine che erano mie vicine di casa, all'Anconetta , dovevano stare attente e ascoltare la predica, altrimenti scendevo dal pulpito e dicevo: "Devi stare attenta". Una di quelle me lo ricorda ancora. Durante la predica bisogna stare attenti, e io ripetevo quello che diceva il parroco quando faceva la predica. 6. La necessità della direzione spirituale per risvegliare vocazioniSACERDOZIO prete
APOSTOLO animazione vocazionale
GESÙ
mistero pasquale
CONSACRAZIONE
AUTOBIOGRAFIA viaggi
DOTI UMANE
ESEMPI apostolo
APOSTOLO testimonianza
EUCARISTIA S.Messa
AUTOBIOGRAFIA famiglia
Mons. Bruno Barbieri fu per molti anni l’assistente dei giovani dell’Azione Cattolica Diocesana di Vicenza, con una sensibilità speciale e con particolari attitudini per la direzione spirituale e per la formazione cristiana delle coscienze.
Don Ottorino porta l’esempio della vocazione di Zeno Daniele, all’epoca ancora novizio, in modo scherzoso, ma aderente alla realtà che Zeno aveva percorso per entrare nella Casa dell’Immacolata mentre era già occupato nel lavoro con l’impresa Grassetto di Padova e legato da tanti impegni pastorali nella sua parrocchia e nella diocesi.
Il testo registrato si interrompe bruscamente, per cui la parte finale della meditazione appare incompleta.
MI64,11[28-04-1966]
11.“... senza badare a fatiche o difficoltà, aiutino quanti considerano veramente idonei a un così elevato ministero, siano essi giovani o adulti (che sarà il punto che dovremo trattare: giovani e adulti), in modo che abbiano modo di prepararsi convenientemente e possano quindi essere eventualmente chiamati dai Vescovi, sempre naturalmente nel pieno rispetto della loro libertà sia esterna che interna ”. Il più bello viene in seguito: lo leggiamo soltanto: “A questo scopo è oltremodo utile una attenta e prudente direzione spirituale”. Le vocazioni non sono frutto di un colpetto di scena, per cui si va, si fa loro una predichetta: "Dunque, chi vuol venire?". No! Le vocazioni devono essere accompagnate dalla direzione spirituale: perciò, prima bisogna scoprire le vocazioni, ma dopo ci vuole il resto, cioè direzione spirituale, direzione spirituale! Queste cose bisognerà studiarle! “Quanto poi ai genitori e ai maestri, e in genere a tutti coloro cui spetta in un modo o nell'altro l'educazione dei bambini e dei giovani, essi devono istruirli in modo tale che, conoscendo la sollecitudine del Signore per il suo gregge e avendo presenti i bisogni della Chiesa, siano pronti a rispondere con generosità alla chiamata del Signore, dicendogli con il profeta: "Eccomi qui, manda me". Ma si badi che questa voce del Signore che chiama non va affatto attesa come se dovesse giungere all'orecchio del futuro Presbitero in qualche modo straordinario. Essa va piuttosto riconosciuta ed esaminata attraverso quei segni di cui si serve ogni giorno il Signore per far capire la sua volontà ai cristiani prudenti; e ai Presbiteri spetta di studiare attentamente questi segni”. Io ho conosciuto monsignor Barbieri , che ha indirizzato verso il sacerdozio settanta o ottanta giovani, ai quali diceva: "Hai voglia di sposarti?". "No!". "Ti piacerebbe essere prete? Ti piacerebbe consacrare la vita al Signore per la salvezza delle anime?". "Sì, sì!". "E allora diventa prete, diventa prete!". "Ma...". "Va’ prete! Ascoltami!". Con quel metodo ha orientato verso il sacerdozio una grande quantità di giovani. Esaminata la situazione, la famiglia, i segni della vocazione, ci vuole anche un colpetto... Se voi considerate la storia della vocazione di Zeno, quello che è morto in concetto di santità tre anni fa mangiato dai suoi amici, e gli domandate se ci vuole quel colpetto per potere dire di sì al Signore, lui vi risponderà Ci vuole uno che dica: "Sì, taglia qui. Mi prendo io la responsabilità: tu vai avanti!". È vero o no, Zeno? Non ci vuole un colpetto così? Specialmente con gli adulti ci vuole un colpetto così. Ci vuole uno che veda i segni, che conosca i segni, specialmente quando giunge per la direzione spirituale un bravo giovane o appare nella vita parrocchiale un bravo figliolo, e gli dica: "Senti; ti sei mai posto il problema della vocazione? Ti piacerebbe andare prete?". 3 maggio 1966APOSTOLO animazione vocazionale
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