MI8 [01-05-1965]
1 maggio 1965AUTOBIOGRAFIA
Il richiamo è al noto passaggio biblico di Gen 3,19: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane...”.
MI8,1 [01-05-1965]
1.Figlioli, voi siete stati sempre figli di famiglia, ma pensate ad un padre sulle cui spalle grava tutta la famiglia, moglie e figli; pensate in che stato d'animo si deve trovare quando al mattino si alza e deve dire: "Oggi non so dove andare a lavorare". Immaginate il suo stato d’animo quando vede che il pizzicagnolo e il fornaio portano pazienza, ma nota che nel libretto dove si segna ogni giorno il pane, il formaggio, quello che si mangia in casa, cibo che si cerca di ridurre sempre di più, la coda che prima forse era di 10.000 lire è cresciuta fino a 100-120 mila lire. Immaginate lo stato d’animo di quella povera donna che va dal fornaio e chiede pane per i suoi figlioli, e sempre aspetta quella parola: "Signora, potrebbe portarmi un po' di soldi?", o attende che la padrona del forno le dica: "Senta, o lei porta i soldi o io non posso più darle il pane". Figlioli, voi non avete provato questo. Io l'ho provato quando ero ragazzo, quando mio papà era disoccupato, quando andare a prendere gli alimenti in bottega era una umiliazione, perché si aspettava sempre che ti dicessero: "Oggi non te ne do più". Era una umiliazione quando presentavi il libretto e segnavano, e quando tornavi a casa ti sentivi strappare il cuore vedendo le mani di tuo padre che avrebbero potuto lavorare e non c'era lavoro. Figlioli, questo si sta verificando oggi nella nostra Italia. Vi dicevo che giovedì pomeriggio un uomo è venuto da me: "Possibile - diceva - che Dio non mi dia lavoro. Io non domando il pane senza fatica. Il Signore, lo so, ci ha dato l'ordine di guadagnarci il pane con il sudore della propria fronte, e io lavoro volentieri, io sono dispostissimo a qualunque sacrificio, a qualunque lavoro. Sono stato impiegato, finora; il mio lavoro sarebbe d'impiegato, ma non importa, accetto qualsiasi lavoro purché io possa onestamente guadagnare il pane per la mia famiglia". Figlioli, oggi la Chiesa ci presenta un altro uomo, il quale è sottostato anche lui a questa legge delle lacrime: "Ti guadagnerai il pane col sudore della fronte". Quest'uomo si chiama Giuseppe: uomo che ha accolto veramente dalle mani di Dio il comando e ha sempre lavorato onestamente, senza imbrogliare alcuno, che ha sempre lavorato con amore, sapendo di fare la volontà di Dio. Ma quello che è meraviglioso - ed è un pensiero che mi è sgorgato ieri sera nel cuore, in chiesa, mentre stavo preparando la meditazione per me e per voi - è questo: come quell'uomo che è venuto da me giovedì pomeriggio aveva moglie e figli, anche Giuseppe ha moglie e figlio.SOCIETÀ
lavoro
ESEMPI lavoro
AUTOBIOGRAFIA famiglia
CROCE
PENITENZA sacrificio
VOLONTÀ
di DIO
VIRTÙ
COMUNITÀ
MI8,2 [01-05-1965]
2.Dinanzi agli uomini Maria è sua moglie, anche se non è sua vera moglie perché è sposa dello Spirito Santo. Dio ha affidato a Giuseppe, con l'ordine di custodirla, con l'ordine di mantenerla, una donna: la donna più santa, la donna più grande che sia uscita dalle mani dell’Altissimo, la donna che sta tra il cielo e la terra, la tutta pura, la tutta bella, la concepita senza peccato, colei che non è mai stata toccata dal peccato. Pensando a questo, ieri sera, ho avuto una grande invidia della Madonna, non tanto perché è stata concepita senza peccato, privilegio che è un dono di Dio, quanto perché non ha mai fatto peccati: la Madonna, figlioli, non ha mai fatto peccati, neppure la più piccola mancanza. Mai ha offeso Dio, mai ha rattristato il volto di Dio. Ebbene, Giuseppe ha in custodia Maria e ha il dovere di mantenerla; si è assunto il dovere, e con il lavoro delle sue mani, con la sua fatica, mantiene Maria. Non solo, ma a lui viene affidato anche Gesù, cioè nient'altro che Dio! Ha il dovere, e anche l'onore, di mantenere Gesù.MARIA capolavoro di Dio
DIO Spirito Santo
PECCATO
GRAZIA
GESÙ
Don Ottorino allude all’esperienza che si stava vivendo in quel periodo nella Casa dell’Immacolata, dove i giovani aspiranti e i Religiosi stessi dedicavano ore di lavoro alla costruzione delle case prefabbricate, sia per fare esperienza del lavoro manuale sia per collaborare al proprio mantenimento.
Modo di dire popolare che si riferisce al sogno del faraone d’Egitto e alla sua interpretazione fatta da Giuseppe l’ebreo nel cap.41 della Genesi per indicare l’alternarsi ineluttabile della buona e della cattiva sorte nelle vicende umane.
Mamma Clorinda gestiva un piccolo negozio di merceria nella sua casa di Quinto Vicentino, e don Ottorino qui ricorda quante volte, da ragazzo, doveva andare a chiedere il pagamento della merce prelevata perché la sua famiglia passava momenti di vera necessità.
MI8,3 [01-05-1965]
3.Figlioli miei, Giuseppe non aveva campagne, né stabilimenti; viveva dell'onesto lavoro quotidiano, lavorava ogni giorno E voi sapete che quando si lavora ci sono dei momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui le cose vanno male: c'è il momento in cui vengono a comperare le case prefabbricate e il momento in cui bisogna girare per venderle. E anche Giuseppe avrà avuto il momento delle vacche grasse e anche quello delle magre, momenti in cui c'era lavoro e momenti in cui c'era meno lavoro, momenti nel quale i clienti pagavano e momenti nel quale gli altri portavano via e non pagavano e bisognava andare a domandare i soldi. Quante volte l'ho fatto anch'io: "Scusi, signora; per piacere, Maria, mia mamma mi ha mandato a vedere se potesse pagarle un po' di merce; avremmo bisogno...". "Verrò io dalla tua mamma, verrò fra qualche giorno". E poi non veniva più. E dopo sei o sette giorni: "Scusi, Maria, mia mamma mi ha mandato un'altra volta...". Chissà quante volte anche Giuseppe avrà fatto questo. Avrà fatto, che so io, una sedia o qualcosa del genere, un seggiolone per qualche bambino; e poi avrà mandato Gesù Bambino: "Va’ dalla Maria; domanda, per piacere, se può darti il denaro. Sai, le abbiamo portato il lavoro e bisogna andare a riscuotere". Figlioli, che cosa santa, che cosa santa il lavoro di Giuseppe! Anche Gesù, arrivato a una certa età, si associa al lavoro di Giuseppe, e lavorano insieme, mentre Maria fa da mangiare e lavora anche lei.CROCE difficoltà
AUTOBIOGRAFIA famiglia
GESÙ
lavoratore
SOCIETÀ
MI8,4 [01-05-1965]
4.La casa di Nazaret è un piccolo stabilimento, è un piccolo santuario dove il lavoro e la preghiera sono intrecciati insieme, dove si obbedisce a Dio, dove si ama Dio, dove il lavoro diventa un canto d'amore. Figlioli, quando Gesù viene crocifisso, viene spogliato delle sue vesti, quelle vesti vengono divise e la tunica viene tirata a sorte per non essere tagliata. Dice la tradizione che quella veste - voi la sapete più lunga di me - è stata lavorata dalla Madonna. Io penso che, se era di lana, la lana è stata comperata con i soldi guadagnati da San Giuseppe e lavorata da Maria: Gesù era vestito con il sudore di Giuseppe e di Maria, e anche con il suo... collaborano insieme!MARIA maternità
divina
VOLONTÀ
di DIO
PREGHIERA
DIO amore a DIO
GESÙ
Via Crucis
PENITENZA sacrificio
COMUNITÀ
MI8,5 [01-05-1965]
5.Tra poco voi prenderete Gesù, lo riceverete, mangerete la carne e il sangue di Cristo. Domandatevi: chi è stato a guadagnare quel sangue e quella carne? Se voi non aveste mangiato delle pagnotte, ora non sareste qui, ma sareste ancora degli affarini piccoli piccoli. Invece avete mangiato pane, e per divenire più grandi dovete mangiare ancora pane e qualcos’altro. Chi ha guadagnato quel pane? I vostri genitori, la Provvidenza. Ebbene, figlioli, ci pensiamo? Quel corpo e quel sangue, che noi riceviamo nell'Eucaristia, sono venuti senza dubbio dal cielo, amici miei. Ma perché Gesù è cresciuto? Perché ha lavorato, perché san Giuseppe ha lavorato. E allora vedete quanta santità attraverso il lavoro, che cose grandi può produrre il lavoro! E allora, facciamo stamattina un po' di esame.EUCARISTIA comunione
ESEMPI provvidenza
FORMAZIONE lavoro
CONSACRAZIONE santità
In quel periodo si stavano montando due casette prefabbricate a Tresche Conca (VI), sull’altopiano di Asiago.
MI8,6 [01-05-1965]
6.Oggi, festa di Giuseppe lavoratore, festa del lavoro cristiano, noi membri di una Congregazione che deve portare la santità del lavoro al mondo, che deve spiritualizzare il lavoro, cioè noi che siamo chiamati ad insegnare agli uomini che il lavoro è un mezzo per poter avere il perdono dei peccati, per espiare i nostri peccati, per guadagnare meriti, ci domandiamo: "Santifichiamo il nostro lavoro? Sentiamo che quando lavoriamo facciamo una cosa alta, una cosa grande, una cosa che è voluta da Dio?". Figlioli, ve l'ho detto tante volte, dovete considerare lavoro, se alle volte andate a passeggio, anche quel passeggio; dovete considerare lavoro la ricreazione; dovete considerare lavoro, in modo particolare, lo studio, la fatica che fate a scuola nello studio; lavoro, figlioli, anche la preparazione che voi grandi state facendo; per voi grandi, inoltre, il lavoro in officina, nei vari laboratori, il lavoro per montare le case... Tutto questo che noi facciamo ogni giorno, per volontà di Dio, voluto dal Signore, è il lavoro che il Signore richiede da noi per la nostra santificazione, perché possiamo ottenere un po' di merito per il Paradiso. Giuseppe, Gesù e Maria, nella casa di Nazaret, hanno lavorato per obbedire a Dio e hanno lavorato con amore, veramente con amore. Noi, figlioli, abbiamo sempre lavorato sapendo di fare la volontà di Dio? O forse, forse abbiamo imprecato qualche volta? Quante volte si sente qualche lavoratore che impreca, che maledice il lavoro! Disgraziato lavoratore! Perché maledire una cosa santa? Forse non siamo arrivati a maledire, ma un pochino a imprecare; forse contro quella povera matematica, forse contro quel lavoro un po' noioso, forse contro quell'ordine che ci è stato dato improvvisamente, che ha turbato i nostri progetti. Figlioli, non maledite quello che vi costa sacrificio; accettate con gioia quello che costa sacrificio perché è voluto da Dio e accettatelo con amore. Oggi celebriamo insieme il Santo Sacrificio: è proprio la Santa Messa di Nazaret, del lavoro cristiano.CONGREGAZIONE carisma
PREGHIERA carmeli ambulanti
GRAZIA Sacramenti
PASTORALE
APOSTOLO
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE
NOVISSIMI paradiso
CONSACRAZIONE obbedienza
SOCIETÀ
lavoro
DIO amore a DIO
VIZI
PECCATO
PENITENZA sacrificio
EUCARISTIA S.Messa
Nel 1965 la Congregazione aveva già iniziato l’esperienza apostolica a Crotone, e stava per avviare quella di Monterotondo (RM).
MI8,7 [01-05-1965]
7.Mi pare di vedere questa mattina, attorno all'altare, San Giuseppe con la sega, con la pialla, di vedere Gesù ragazzo di dodici tredici anni, forse con il pennello che dà il colore, e con il pentolino della colla dall'altra parte; mi par di vedere la Madonna che portava il pentolino caldo, perché sarà stata lei senza dubbio a riscaldare la colla. Oggi, attorno all'altare, dobbiamo vedere proprio Gesù, Maria e Giuseppe in veste di lavoratori. Mettiamoci attorno anche noi e domandiamo al Signore durante la Santa Messa, oltre la grazia di essere anche noi santi lavoratori, la grazia che la nostra Congregazione possa portare, non solo a Crotone, non solo a Monterotondo , ma in tutte le parti dove il Signore vorrà che noi piantiamo le nostre tende, lo spirito cristiano del lavoro che, come oggi noi abbiamo meditato, si trovava nella casetta di Nazaret.GESÙ
lavoratore
MARIA maternità
divina
PREGHIERA domanda
CONGREGAZIONE Case della CONGREGAZIONE
CONGREGAZIONE missione