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L’APOSTOLO DEVE TRASMETTERE GESÙ

MI91[17-08-1966]

Meditazione ai Religiosi della Casa dell'Immacolata durante le vacanze estive al monte Verena sull'altopiano di Asiago (VI). Don Ottorino, dopo aver commentato la visita di monsignor Scalzotto, prende spunto dal libro di Renè Voillaume "Sulla traccia di Gesù” per parlare della necessità di possedere Gesù attraverso la lettura della Sacra Scrittura imitando il suo desiderio per la salvezza degli uomini e per l'avvento del Regno del Padre. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 34’. 1. Introduzione: la visita di mons. Tiziano Scalzotto

Tutta l’introduzione di questa meditazione è dedicata a una riflessione sulla visita fatta il giorno precedente al campeggio da mons. Tiziano Scalzottto, sacerdote padovano che lavorava a Roma presso la Congregazione di Propaganda Fide.

Don Luigi Mecenero era, all’epoca, direttore dell’Istituto San Gaetano di Asiago (VI).

Girolamo Venco aveva completato, all’epoca, il 2° anno del corso teologico.

Don Lino Dal Moro, insieme con don Luigi Mecenero e l’assistente Gianni Sgarbossa, era stato scelto per la prima missione in Brasile.

Nel testo registrato, mentre don Ottorino riferisce le parole di mons. Scalzotto, quando accenna ai fascicoli sulla Congregazione, aggiunge: “Hai mandato anche quello bianco: Pia Società San Gaetano? Non era ancora pronto? Forse oggi ti manderò a salutarlo e allora gli porterai il libretto bianco”.

MI91,1[17-08-1966]

1.Prima di cominciare la meditazione facciamo come ha fatto ieri monsignor Scalzotto, facciamo anche noi la composizione di luogo.
Ieri mattina don Luigi Mecenero mi ha telefonato per chiedere, a nome del parroco di Asiago, se potevo concedergli un'udienza a quell'ora. È venuto - che ora era, Girolamo ? - alle 10,15 circa, insieme con i due che hanno pranzato qui, ieri a mezzogiorno, e con un altro monsignore di Roma, monsignor Scalzotto. Mons. Scalzotto è stato molto soddisfatto di avere trovato don Luigi e quell'altro sacerdote che era con lui quel giorno, che era don Lino , e ha detto questo: "Io ho conosciuto la Congregazione incontrandola in quei sacerdoti". Lasciate che parliamo con santa semplicità, perché anche questo fa parte della meditazione. Ha detto: "Io non conoscevo la Congregazione; mi trovavo alla filiale FIAT di Asiago...". Facciamo tutto questo con santa semplicità, anche per vedere come si deve fare, quello che può servire oggi. Mons. Scalzotto quindi ha detto: “Mi trovavo alla FIAT con una macchina targata Torino. Avendo la macchina targata Torino è chiaro che gli altri che mi hanno visto abbiano pensato che io non fossi di Vicenza e che mi trovassi lì per caso con la macchina rotta. Di solito, quando capita qualche problema, si sta alla larga, specialmente da parte di noi preti, per paura che abbiano da chiedere: Mi dai da mangiare? Mi dai da dormire?, o qualcosa del genere. Invece quei due sacerdoti si sono avvicinati, hanno salutato, hanno chiesto quale problema avessi. Non ricordo le parole che hanno detto, perché io ho visto soltanto due sacerdoti che sono venuti vicini, con carità, con fraternità, disposti a fare qualunque cosa se avessi avuto bisogno, e questo mi ha veramente commosso. Tant'è vero che ho loro domandato... Non volevo rivelare chi ero, ma il monsignore di Asiago ha detto: "Vi voglio presentare un pezzo grosso, e ci vorrebbe almeno un quarto d'ora per dire i suoi titoli, ma facciamo a meno di dirli”. Monsignor Scalzotto è venuto ad Asiago per predicare il giorno dell'Assunta, e per la città ci sono i manifesti che annunciano la sua venuta. “Ebbene io ho notato il loro interesse e ho chiesto: "Siete della diocesi di Vicenza?", e loro hanno detto: "No, siamo della Pia Società San Gaetano!". Avevo sentito parlare di questa Pia Società, ma quando ho visto questi due sacerdoti, ho visto il "timbro" della Pia Società, e non vi nascondo che ho ricevuto una bella impressione, un'impressione positiva della Pia Società. E quando poi mi hanno mandato dei fascicoletti illustrativi - tra l'altro non ho ancora ringraziato e approfitto per ringraziare adesso - allora ho capito lo spirito della Congregazione".

CONGREGAZIONE storia

APOSTOLO testimonianza

CONGREGAZIONE

VIRTÙ

semplicità

ESEMPI testimonianza

SACERDOZIO prete

CARITÀ

Don Graziano Battistella era stato consacrato sacerdote l’11 aprile di quell’anno insieme con altri sei Confratelli; forse erano loro i sacerdoti che si trovavano in vacanza nella colonia di Val Giardini.

Nel testo registrato si ascoltano a questo punto brusio e commenti, poi delle voci, quindi un breve intervento di Girolamo Venco accolto da applausi.

MI91,2[17-08-1966]

2.Siamo restati insieme parecchio tempo ieri sera, nella saletta, e ha voluto conoscere lo spirito, l'anima... e ha detto: "Mi dica un po': i vescovi, specialmente quelli del Veneto, vi conoscono?". E io ho risposto: "Perché dobbiamo farci conoscere? Perché dobbiamo fare la propaganda di quello che stiamo facendo?”. E gli ho spiegato quello che è il nostro stile: fare e tacere, prepararsi ed essere a disposizione. Vi assicuro che è stato profondamente commosso nel vedere che cosa sta facendo lo Spirito Santo in seno alla Chiesa.
Alla fine ha detto: "Ecco la Chiesa, ecco lo Spirito Santo che opera, ecco i miracoli dello Spirito Santo! Continuate, continuate su questa strada e ringraziamo il Signore che ha voluto far sorgere una congregazione di questo genere. La Chiesa, in questo momento, desidera sopprimere alcune congregazioni religiose che ormai non hanno più motivo di essere, piene di soldi e piene di beni, ma tisiche: si vede veramente che non hanno motivo di essere. Queste sono le congregazioni, o meglio, questa è la congregazione che oggi ci vuole per potersi infiltrare in mezzo al clero secolare e portare quella rivoluzione conciliare che solo una congregazione così può portare, perché non sono le parole, non sono le frottole che smuovono la gente. Bisogna mettere vicino ai sacerdoti diocesani, dove c'è bisogno di una riforma spirituale intima, delle anime impregnate del santo Vangelo, della Sacra Scrittura, che sono preoccupate di testimoniare con il loro esempio quello che è la Chiesa viva...". Vi assicuro che è stato impressionato, fortemente impressionato. Di che cosa? Di niente, perché c'erano alcuni sacerdoti nostri. Stamattina c'erano sette sacerdoti in casa a Val Giardini: c'era Battistella e c’erano tutti gli altri. Ieri sera, quando è arrivato, eravamo tutti ad aspettarlo, e c'era questo gruppetto. Intanto, finché noi abbiamo parlato, loro sono andati a giocare alle carte e poi sono usciti a salutarlo. È stato fortemente impressionato e ha raccomandato: "Conservate lo spirito, conservate lo spirito!". Prima di partire, poi, ha messo le mani giunte per supplicarci di conservare lo spirito. Non è vero, Venco? Eri presente anche tu. Ha messo le mani giunte e ha ripetuto: "Conservate lo spirito, conservate lo spirito". Che cosa ha detto, Zeno?

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE spiritualità

DIO Spirito Santo

CHIESA

CONGREGAZIONE carisma

CHIESA Concilio

SACERDOZIO prete

PAROLA DI DIO Vangelo

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

CONGREGAZIONE storia

MI91,3[17-08-1966]

3.Alla fine mi ha raccomandato: "Tenetene da conto, tenetene da conto...". A me è venuto da ridere. Poi, per raffreddare un po' quello che aveva detto quel benedetto prete, io ho detto: "Il Signore avrebbe potuto scegliere uno con cinquanta talenti di più, con tanta santità di più, ma - ricordatevelo bene - moltiplicare cinque pani o cinquanta pani per dare da mangiare a cinquemila persone per il Signore è la stessa cosa, ma fa molto più colpo: pochi pani e tanta gente!".
Ricordatevi che il Signore compie le sue opere sempre così: prende poca cosa, come ad esempio un santo Curato d'Ars, e fa grandi cose. E poi, quando prende uno che non è santo, fa cose più grandi ancora; e se prende uno che è un po’ stupido, fa grandi cose; e se prende un peccatore, fa grandi cose: ciò significa che quanto maggiore è la distanza da una parte e tanto più grande è la cosa dall'altra. 2. L’apostolo attinge il colore di Cristo nella lettura della Sacra Bibbia

AUTOBIOGRAFIA

DOTI UMANE

DOTI UMANE talenti

Nel testo registrato don Ottorino pronuncia in latino il testo di Tob 12,7: “Bonum est revelare mysterium Dei”, frase che era solito ripetere spesso quando si riferiva ai miracoli della grazia che il Signore compiva all’interno dell’Opera.

MI91,4[17-08-1966]

4.Mi sono permesso di sottolineare questo episodio non per me, ma perché vi rendiate conto che gli altri si accorgono che noi siamo le braccia di Dio, che noi portiamo quel Gesù di cui parlavamo ieri mattina riferendoci alla Madonna e a Santa Elisabetta e che dobbiamo mostrare. Le persone devono scoprire Gesù in noi; noi dobbiamo mostrarlo con semplicità, ma mostrarlo. La nostra vocazione non è quella dei Certosini. Perciò, mentre da una parte vi dico: “State nascosti, servite il Signore, siate umili", dall'altra vi dico: "È cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio" come disse l'angelo Raffaele a Tobia. Il mistero di Dio deve essere rivelato con santa semplicità... "Haec fecit Dominus": queste cose le ha fatte il Signore, non le abbiamo fatte noi. Gli uomini a volte ce le attribuiscono, ma non le abbiamo fatte noi!
Ecco perché con semplicità ho parlato di don Luigi, ho parlato degli altri, e questo, un domani, devono dirlo di Ferrari, devono dirlo di Mirko, devono dirlo di tutti noi, ma devono dirlo. Perché? Perché devono vedere il Signore, cioè devono vedere delle anime che con semplicità e con umiltà si presentano dinanzi agli uomini e parlano di Dio come della cosa più interessante, e gli uomini si meraviglieranno che noi parliamo del Signore, facciamo delle cose nostre, che siamo interessati prima di tutto di Dio e poi del mondo. E diranno: "Ma questi non sono uomini come gli altri!". Questo è ciò che noi desideriamo che dicano, perché devono capire che noi siamo gli uomini di Dio.

APOSTOLO missione

MARIA mediatrice

GESÙ

VIRTÙ

umiltà

VIRTÙ

semplicità

Don Ottorino usa spesso questa parola per indicare una ispirazione, un’idea, un progetto, che abitualmente attribuiva allo Spirito.

Don Ottorino usa tipiche espressioni popolari venete, che in realtà significano cose di poco valore.

Don Ottorino si riferisce alla Bibbia pubblicata dalla casa editrice Salani, in dieci volumi, con la traduzione dai testi originali a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma, che conservava con cura fra i suoi libri personali.

MI91,5[17-08-1966]

5.E dove andremo noi ad attingere questa forza? Questa mattina io vi supplico: attingete questa forza nella Sacra Scrittura.
Questa notte non ero capace di dormire perché ho avuto una distrazione. È stata questa: "I nostri giovani sono innamorati della Sacra Scrittura almeno quanto sono innamorati del fante di coppe o della vecchia di spade? I nostri cari assistenti, che partono tra poco per il Chaco o per Estanzuela o per altre parti, hanno letto tutta la Sacra Scrittura, tutta la Bibbia?”. I Protestanti l'hanno letta, la leggono, la studiano; e noi siamo preoccupati di leggerla, almeno nelle parti principali? Siamo preoccupati di leggerla con fede, non per conoscere la storia, ma per sottolineare certi particolari, vedendo in tutto la mano di Dio, con semplicità, proprio con la semplicità di un bambino? Se vogliamo che la macchina corra bisogna metterci la benzina super, e la nostra "super" è quella che noi possiamo attingere dalla Sacra Scrittura: Antico Testamento, santo Vangelo, Atti degli Apostoli, lettere degli Apostoli. Avevo portato quassù i dodici volumi della Salani con la speranza che qualcuno venisse a chiederli, si mettesse sotto la tenda, e restasse qualche oretta a leggere con Dio: che bello sarebbe! Non dico tutto il giorno... giocate pure a carte, divertitevi, ma attingete, attingete dalla Bibbia! Bisogna mettersi con il Signore; vedere, sentire quello che il Signore ha detto agli Ebrei, quello che dice a noi; quello che ha detto agli Ebrei perché si preparassero... Nella Bibbia troverete tanta materia che vi servirà un domani per la conversazione, per la predicazione, per le conferenze. Il Concilio insiste, fortemente insiste, che bisogna prepararsi apostolicamente studiando i libri sacri, meditandoli e leggendoli ogni giorno. Figlioli, bisogna leggere ogni giorno un po' di Bibbia! Io ho preso da giovane sacerdote, anzi prima, l'abitudine di avere sul comodino la Bibbia e di leggerne un brano ogni giorno. Mangiate ogni giorno un po' di Sacra Scrittura. Ve lo ripeto: mangiatela, mangiatela, meditatela! Anche nei decreti pubblicati in questi giorni dal Santo Padre, dei quali avrete sentito parlare - eventualmente nel pomeriggio leggeremo un pochino “l'Avvenire d'Italia" e discuteremo su quelli -, il Santo Padre raccomanda vivamente, anzi ordina, che le costituzioni delle Famiglie religiose siano tutte rivedute entro due anni, e siano rivedute sulla base della Sacra Scrittura, del Vangelo e delle costituzioni conciliari. Ordina che siano rivedute, e lo fa in forma energica insistendo sulla necessità di farlo in base alla Sacra Scrittura.

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

FORMAZIONE

PASTORALE giovani

CONGREGAZIONE assistente

MISSIONI

VIRTÙ

fede

VIRTÙ

semplicità

ESEMPI parola di Dio

PAROLA DI DIO Vangelo

AUTOBIOGRAFIA

APOSTOLO predicazione

PASTORALE

CHIESA Concilio

DOTI UMANE studio

Don Ottorino ricorre all’esempio della ricerca dei funghi perché questa era una piacevole passione dei suoi giovani, specialmente durante il periodo delle vacanze in montagna. Nel testo originale usa la parola “còchi” per indicare una qualità particolare di funghi.

MI91,6[17-08-1966]

6.La Bibbia è la lettera di Dio, è il Signore che ha parlato a noi, è il Signore che ci insegna qualche cosa.
E allora, sentite: adesso continuiamo con un pensiero della meditazione di ieri mattina, ma questa mattina faremo una meditazione breve, e poi, se non vi dispiace, leggiamo insieme un pezzettino della Sacra Scrittura, un pezzettino di Bibbia. E la leggiamo con semplicità, per vedere che cosa vi è nascosto dentro, in modo da abituarvi al gusto di andare a funghi. Leggere la Bibbia, infatti, è come andare a funghi: se tu cammini in mezzo al bosco senza guardare per terra vedi piante, vedi bellezze naturali; ma se tu guardi con attenzione vedi spuntare i funghi , sotto uno ce ne sono quattro o cinque. Bene: se tu leggi la Bibbia con lo spirito che vuole il Signore e prima di leggerla preghi: "Veni, Sancte Spiritus. O Spirito di Dio, illuminami; Signore, fammi capire quello che va bene per me; Signore, dammi la grazia; Signore, illuminami, che io possa trovare nella Bibbia quel pane che è necessario per la mia santificazione", a un dato momento tu scoprirai dei "funghi". Vi posso assicurare che ho letto molte volte certi libri della Bibbia; non dico il numero, ma molte volte, e ogni volta che li ho letti, ho scoperto ancora "funghi"; ho scoperto in essi sempre qualcosa di nuovo. Con questo spirito, allora, leggeremo poi la Bibbia per un quarto d'ora. Vi dispiace? Partiamo adesso con la meditazione, o consideriamo meditazione anche quello che abbiamo fatto? 3. L’apostolo desidera, come Cristo, la salvezza dell’uomo e l’avvento del Regno di Dio

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

ESEMPI parola di Dio

PREGHIERE prima di leggere la parola di Dio

DIO Spirito Santo

Don Ottorino inizia a leggere dal libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Milano 1966, a pag.53. Le citazioni vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami, e sono tratte dalle pagine 53-54 del libro indicato.

Il riferimento è alla notte di crisi dell’Innominato e al suo colloquio con il cardinale Federigo, inizio della sua conversione, meravigliosamente narrati da Alessandro Manzoni nel suo capolavoro “I promessi sposi”, che don Ottorino amava rileggere spesso con profondo diletto interiore.

Don Matteo Pinton era sacerdote da un anno e studiava filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Nell’esempio don Ottorino fa entrare Zeno Daniele, novizio, e Graziano, che potrebbe essere don Graziano Battistella già nominato all’inizio della meditazione.

Evidentemente don Ottorino scherza con bibite e dolci tipici dell’altopiano di Asiago (VI).

MI91,7[17-08-1966]

7.“Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio (Gv 3,16)”.
Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio! Prendiamo un giovane che ha la vocazione, un giovane veramente cristiano che legga queste parole di San Giovanni, si metta dinanzi al tabernacolo e dica: "Dio! Chi è questo Dio?, - diceva l'Innominato - Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato il suo unico Figlio". Capisci, caro don Matteo ? Uno che veramente crede e si ferma davanti all'altare a meditare queste parole: "Dio, Dio, creatore, ha tanto amato gli uomini: dunque ha amato me...", non può restare indifferente. Non si può leggere la Bibbia e non sentire ad un dato momento una scossa interiore. È parola di Dio, non è parola mia! L’asserzione che Dio ha amato gli uomini fino al punto di dare il suo Figlio è forte. Facciamo un esempio per capirla meglio. Prendiamo la mamma di uno di voi, la mamma di Graziano, e si dovrebbe dire così: "La mamma di Graziano ha tanto amato Zeno che ha ammazzato Graziano per salvare Zeno". Vi rendete conto? La mamma di Graziano ha tanto amato Zeno che ha ammazzato Graziano per salvare Zeno! Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato suo Figlio alla morte per la loro salvezza. Siamo sinceri: certe cose le sappiamo, le conosciamo, ma non le meditiamo! I santi, forse, ne sapevano meno di noi, ma le meditavano e si sono fatti santi. “Gesù ha desiderato ardentemente la salvezza dei suoi fratelli e l'avvento del Regno del Padre”. Gesù ha desiderato ardentemente la salvezza dei suoi fratelli e l'avvento del regno del Padre. Ecco le due cose che Gesù ha desiderato: salvare i fratelli e la venuta del regno del Padre. "Padre, io desidero due cose: salvare i miei fratelli e che venga il tuo regno!". E io, che posso desiderare sopra la terra? Lo champagne o “l'Ortigara" che mi è offerta da monsignore o lo spumante? Sì, sì vengano anche quelli, per carità; rendiamo grazie e mangiamo anche quella. Devo desiderare il sole, la pioggia? Ma sì, venga il sole, Deo gratias! Devo desiderare una gita? Ma sì, quello che il Signore ci manda! Però, io desidero due cose: salvare i fratelli e che venga il regno del Padre. Io non posso desiderare cose diverse da quelle che ha desiderato Gesù. Lui ha desiderato che venga il regno del Padre, e allora quando mi alzo al mattino prego: "Sia fatta la tua volontà, venga il tuo regno"; quando vado in chiesa prego: "Signore, io ti chiedo una cosa sola... È vero che ho debiti da pagare, è vero che ho difficoltà, è vero che... ma non mi importa niente. Venga il tuo regno e salva i miei fratelli".

GESÙ

incarnazione

GESÙ

redenzione

DIO Figlio

APOSTOLO vocazione

EUCARISTIA tabernacolo

DIO amore di...

DIO creatore

ESEMPI Dio amore di Dio

GESÙ

salvatore

DIO Padre

DIO piano di salvezza

GESÙ

imitazione

VOLONTÀ

di DIO

PREGHIERE per la salvezza delle anime

Nel testo registrato don Ottorino cita a memoria e in latino l’espressione di Mt 5,16: “... ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum...”.

MI91,8[17-08-1966]

8.Queste sono le due cose che desiderava Gesù e queste sono le due cose che io ardentemente devo desiderare. Desiderare ardentemente vuol dire fare qualche cosa perché avvengano.
“Noi non possiamo desiderare una cosa diversa: col pretesto di una vocazione personale alla povertà o alla umiliazione della croce non possiamo dunque desiderare, in certo modo, l'insuccesso delle nostre attività apostoliche”. Facciamo un esempio. Don Matteo va a scuola all'università e dice: "Signore, io desidero tanto essere umiliato: fa’ che mi boccino in modo che io possa essere umiliato”. No, no, no, nossignore! Tu devi desiderare di essere umile, di essere tanto umile, ma devi desiderare di essere promosso, anzi, devi prendere undici su dieci! Perché? Per poter un domani, anche dinanzi al mondo, essere motivo perché gli uomini lodino il Padre vedendo le vostre opere buone. Ecco che tu, Mirko, vai insieme con i tuoi fratelli nel Chaco, e fai questa preghiera: “Signore, io desidero andare nel Chaco, fallire nel mio apostolato, lavorare senza raccogliere niente". Tu devi essere disposto a lavorare e a non raccogliere niente, ma devi desiderare il trionfo della causa! "Ma, sa... Ho paura di diventare superbo se un domani cominciassero a dire San Mirko di qui, San Mirko di là". Lascia che dicano pure San Mirko, ma tu devi desiderare che, dovunque tu vada, passi il fuoco, passi l'incendio. Noi dobbiamo desiderare di essere umili, dobbiamo sentirci umili, dobbiamo soprattutto sentire che non siamo noi che facciamo, bensì che è il Signore che si serve di noi, si serve del poco per fare tanto, ma non sarebbe santità vera il desiderare l'insuccesso. Dobbiamo desiderare il trionfo, non nostro, ma di Dio; dobbiamo desiderare il trionfo nella predicazione, nella confessione, nelle conferenze; dobbiamo desiderare che la massa si converta. Non importa che dopo ti dicano o non ti dicano santo; quello che ci dicono non importa niente: a noi interessa il regno di Dio, e il regno di Dio deve avvenire!

ESEMPI retta intenzione

VIRTÙ

umiltà

MONDO

DIO Padre

APOSTOLO apostolato

MISSIONI

VIZI superbia

CONSACRAZIONE santità

Mt 9,36.

Il riferimento è all’episodio doloroso accorso a don Erasmo De Poli, che con l’auto aveva involontariamente travolto un giovane di Verona che in seguito era deceduto.

MI91,9[17-08-1966]

9.Ecco, questo mi pare necessario tenere presente. State attenti di non assumere una umiltà falsa e bugiarda dicendo: "Signore, io predico, ma fa’, o Signore, che...". Ma che cosa significa quel: "Fa’..."? Devi dire: "Che tutti si convertano!" O forse predichi nella speranza che non vengano a confessarsi, per non restare là, tre o cinque ore, a confessare?
“Non sarebbe questo un accettare anche che Gesù sia meno conosciuto e che molti dei nostri fratelli non arrivino alla pienezza della grazia nella Chiesa? Gesù ha dolorosamente sentito la miseria spirituale degli uomini e l'assenza della fede fra essi...”. Anche qui una parola. Gesù ha "dolorosamente" sentito il fatto che i fratelli non amassero il Padre e lo ha detto nel santo Vangelo: "Egli ebbe compassione della folla, perché erano come pecore senza pastore". Alla stessa maniera anche noi dobbiamo sentire compassione con Gesù. La prima cosa che provò il santo Curato d'Ars, quando arrivato ad Ars ha visto la gente che bestemmiava, o meglio, che non ascoltava la Messa alla festa, che lavorava di festa, che ballava, fu un senso di compassione. Compatire significa patire insieme. Quando domenica scorsa c'è stato il funerale di quel povero giovane, al cimitero di Verona, don Erasmo è salito in macchina ove c'era il papà del povero morto e si sono abbracciati. Diceva don Luigi che questo abbraccio tra il padre e l'uccisore del figlio è stato una cosa commovente. Figlioli miei, questo abbraccio deve avvenire spesso tra noi e Gesù. Compatire significa patire insieme. Se andiamo in un luogo di missione e ci accorgiamo della miseria dobbiamo dire: "Ho compassione, Signore. Sono uscito di casa e ho visto centinaia e centinaia di bambini, ragazzi che non hanno avuto il catechismo, che non sono stati battezzati; sono tutte povere creature che bisogna portare a te, Signore. Misereor super turbam". Bisogna proprio sentire compassione, proprio sentire compassione!

VIRTÙ

umiltà

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO salvezza delle anime

GRAZIA Confessione

GESÙ

DIO Padre

PAROLA DI DIO Vangelo

ESEMPI di santi

Il riferimento è forse ad Antonio Ferrari, già nominato precedentemente e destinato alla missione del Chaco (Argentina).

MI91,10[17-08-1966]

10.Caro Antonio , fra poco vi troverete nel Chaco e vedrete migliaia di queste creature, migliaia; passerete in mezzo a loro e constaterete la vostra impotenza. Allora dovrete dire dinanzi all'altare: "Signore, Signore, che cosa dobbiamo fare? Insegnami che cosa devo fare! Signore, io ce la metterò tutta. Intanto questa sera voglio fare un sacrificio: vorrei bere un'aranciata perché ho una sete da cani, e invece andrò a letto senza bere niente. Signore, tu dammi qualche anima; io ti do questo sacrificio e tu dammi qualche cosa...". Ecco il significato del "misereor": devo sentire compassione, una vera e profonda compassione. Passando per la strada e vedendo questa povera gente dobbiamo sentire che sono nostri fratelli e che noi, proprio noi, dobbiamo fare qualche cosa; e questo qualche cosa ce lo dirà il dovere, ce lo dirà la preghiera, ce lo dirà l'ispirazione di Dio, ma dobbiamo fare qualche cosa. Questo qualche cosa sarà una goccia, ma noi lo dobbiamo fare. Gesù è venuto sopra la terra per salvare i fratelli, per fare la volontà del Padre e per portare il regno di Dio: Gesù ci insegna questo. Anche noi dobbiamo sentire nel modo di Gesù.
4. L’apostolo usa i mezzi umani e confida nella grazia di Dio

MISSIONI

PREGHIERE

PENITENZA sacrificio

APOSTOLO salvezza delle anime

GESÙ

incarnazione

PREGHIERA

GESÙ

salvatore

VOLONTÀ

di DIO

DIO Padre

L’incontro di Gesù con la Samaritana è narrato da Giovanni 4,1-42.

MI91,11[17-08-1966]

11."La messe è abbondante ma gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai alla sua messe..." (Luca 10,2). "Ebbene, io vi dico, alzate gli occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura..." (Giovanni 4,35).
D'altra parte, affidando a degli uomini la predicazione del Regno, Gesù nello stesso tempo ha legato l'apostolato ai mezzi umani di insegnare, di diffondere e di convincere”. Gesù ha legato l'apostolato alla grazia, ma anche ai mezzi umani; perciò, se uno è più intelligente, se uno è più furbo, se uno sa fare, porta più frutto di un altro, in proporzione. Il Signore ci ha dato grazia e doni umani: perciò la parte umana è necessaria. Gesù con la Samaritana ha usato la parte umana: esaminate la pedagogia che ha usato in quel momento. Le ha chiesto, stuzzicando la sua curiosità: "Donna, dammi da bere...". E l'altra: "Ma come? Tu...?". E allora Gesù: “Se tu sapessi...”. E la donna: "Ma sì, dimmelo... Dammelo...". Così è cascata dentro. Gesù ha legato l'efficacia dell'apostolato anche alla parte umana, perciò la parte umana di diffondere e di convincere noi ce la dobbiamo mettere: Lui ha legato ad essa la conversione. La parte umana per diffondere la verità e convincere è necessaria. “Anche l'organizzazione della Chiesa in società umana, organizzazione concepita e voluta dal Cristo stesso, concorre nel conferire all'apostolato il carattere di una attività umana sociale. Dobbiamo dunque scegliere fra attività apostoliche assai diverse... L'azione apostolica non può dunque sottrarsi alla misteriosa unione dell'umano e del divino che caratterizza il mistero dell'Incarnazione, né alle leggi evangeliche che essa ha proprio la missione di trasmettere”. Voi conoscete il mistero dell'Incarnazione, cioè l'unione tra la natura divina e la natura umana: si può dire che nell'apostolato c'è qualcosa di simile, cioè l'unione tra l'azione umana e l'azione soprannaturale della grazia. Io adesso sto parlando a voi, ma si può dire che si sta compiendo un'azione "ipostatica", in un certo senso: c'è un'azione umana che io compio e c'è una ispirazione di Dio che parla direttamente alle nostre anime. Io butto là una parola, la butto nel nome del Signore, "in nomine Domini..."; voi la ricevete, ma quella parola agisce catalizzata dallo Spirito Santo che è in noi. E allora che cosa capita? Che io dico delle cose e ne derivano effetti inspiegabili. "Ehi, hai presente...?". "Ah, no: questa mattina avevo tanto sonno...". "Ma, non ti ha fatto impressione niente?". "A dirle la verità sì, ma non saprei: sono stato distratto questa mattina". Un altro giorno egli viene da me... "Com'è avvenuto che hai cambiato modo di pensare?". "È stato l'altra mattina: lei ha detto una parola". "Io?". "Ma sì, lei ha detto quella frase: così e così...".

APOSTOLO apostolato

GRAZIA

DOTI UMANE talenti

GESÙ

PAROLA DI DIO Vangelo

CONVERSIONE

APOSTOLO uomo

GESÙ

incarnazione

DIO

DIO Spirito Santo

Con l’espressione “fare meditazione” don Ottorino qui intende di predicare la meditazione, come faceva settimanalmente, e spesso più volte alla settimana, per educare i suoi figli all vita spirituale.

L’episodio del diacono Filippo che battezza un ministro etiope, narrato da Luca in Atti 8,26-40, ritorna con una certa frequenza negli esempi di don Ottorino.

MI91,12[17-08-1966]

12.A volte tu parli per mezz'ora, e umanamente parlando pensi che per venticinque minuti sei stato preso dallo Spirito Santo, senti che lo Spirito Santo passa dentro di te, ma in quei venticinque minuti non passa dall'altra parte. In quegli altri cinque minuti, invece, nei quali tu non senti passare lo Spirito Santo perché è un momento senza importanza, ma durante i quali tu vuoi fare la volontà del Signore, lo Spirito Santo passa anche se tu non lo senti passare. Per cui quelle parole dette magari un po' freddamente, hanno trovato lo Spirito Santo in azione dall'altra parte ed è avvenuto il miracolo.
Se sapeste, umanamente parlando, quante delusioni ho ricevuto in ventisei anni di sacerdozio! E le cose più belle nascono proprio in quei momenti. Quando non avevo voglia di predicare, di parlare, di fare meditazione, e l'ho fatta così per fare, l'ho fatta senza entusiasmo, e nella meditazione è uscita qualche frase che non era compresa nella meditazione, ma vi è entrata, così, per inciso, come ci sentiamo strumenti nelle mani di Dio! È proprio il caso di dire che più di una volta ci sentiremo come il diacono Filippo, preso per i capelli e portato vicino all'eunuco. Durante la nostra conversazione, la nostra predicazione, ci troveremo improvvisamente portati in un posto con il pensiero a dire e a fare, e poi riportati dove eravamo prima. Perché? Perché il Signore voleva portare quella parola all'eunuco. E allora vi capiterà, figlioli, che perderete il treno e andrete a finire in un ristorante vicino a prendere un panino, intavolerete un discorso, e il Signore vi ha portato vicino all'eunuco perché parlando insieme voi metteste il germe dell'interesse per le cose di Dio.

DIO Spirito Santo

VOLONTÀ

di DIO

CROCE aridità

AUTOBIOGRAFIA

SACERDOZIO

PASTORALE

APOSTOLO entusiasmo

PREGHIERA meditazione

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

APOSTOLO predicazione

ESEMPI apostolo

Antonio Bottegal era l’addetto alla manutenzione dell’auto di don Ottorino.

L’espressione “cose nostre” era propria di don Ottorino per indicare i fatti relativi alla vita dell’Istituto, specialmente alla grazia e ai miracoli della Provvidenza.

MI91,13[17-08-1966]

13.Un'altra volte finirete per fondere il motore dell’auto e manderete tanti accidenti a quel motore, accidenti a quell'altro che non ha messo l'olio, accidenti a Bottegal che si è dimenticato... , e allora capiterà che andrete a riparare il motore e vi metterete a discutere con il meccanico, e parlerete senza neanche accorgervi, con semplicità, delle cose nostre e lascerete una impressione buona. E quel tale, forse per una parola che vi è sfuggita, che avete detto senza particolare importanza, resterà colpito nell'intimo. Forse, parlando con lui, avete detto: "Che vuoi? D'altra parte, purtroppo, nel mondo ci sono tanti che non ci pensano a queste cose"; avete detto con indifferenza quella frase, e quella parola colpisce nel segno. Voi poi andate via, ma quella persona continua a ricordare: "Purtroppo nel mondo tante persone non ci pensano a quelle cose... Sono anni che io non vado a Messa, sono venti o trent’anni che faccio peccati mortali con mia moglie... Purtroppo ci sono tante persone che non ci pensano... In principio non erat sic, in principio ero buono anch'io, mia mamma era buona...". Lo Spirito dentro di lui suggerisce: "E se tu andassi a confessarti?". E quell'uomo, dopo quindici o venti giorni, va a confessarsi, e in Paradiso voi saprete che si è rotta la macchina perché c'era una creatura che aveva bisogno di Dio. Voi guardavate la macchina, eravate intenti ad essa, e intanto è uscita da voi una parola, e quella parola che avete detto con semplicità, poiché voi eravate strumenti nelle mani di Dio e desiderosi solo di fare la volontà di Dio, Dio si è servito di voi, vi ha preso per i capelli - o per il motore questa volta - e vi ha messi là dentro: voi avete portato Dio e poi Egli vi ha riportato da un'altra parte.
Figlioli, questa è la storia dell'apostolo nelle mani del Signore. Questa sarà la vostra storia. E fermiamoci qui. 19 agosto 1966

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