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LA COMUNITÀ RELIGIOSA È UNA FAMIGLIA DI FRATELLI UNITI NEL NOME DEL SIGNORE

MI92[19-08-1966]

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Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata durante il campeggio estivo al Verena sull'altopiano di Asiago (VI). Don Ottorino, commentando un brano del "Libretto bianco", parla dell'importanza vitale di vedere Gesù nei fratelli e di ricercare insieme la volontà di Dio per realizzare pienamente la comunità religiosa. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 45’. 1. Introduzione: un incontro con S.E. mons. Carlo Zinato

Mons. Carlo Fanton era all’epoca il vicario generale della diocesi di Vicenza, e don Luigi Mecenero il direttore dell’Istituto San Gaetano di Asiago (VI).

S.E. monsignor Marco Caliaro era escovo di Sabina-Poggio Mirteto, nella cui diocesi la Congregazione aveva inviato una Comunità per la parrocchia di Gesù Operaio in Monterotondo (Roma).

Nel testo registrato don Ottorino esce con un detto latino, mescolato all’italiano: “Per fas o per nefas”, che significa: “In modo giusto o ingiusto”.

Don Flavio Campi dal 7 agosto 1966 era il parroco della parrocchia Gesù Operaio di Monterotondo e il superiore della Comunità.

In questo lungo inciso relativo all’inaugurazione della chiesa parrocchiale di Gesù Operaio a Monterotondo (Roma) don Ottorino nomina don Pietro Martinello che lavorava nelle segreteria generale, don Matteo Pinton che già si trovava a Roma per studiare filosofia, don Graziano Battistella e don Luciano Gallinaro che erano sacerdoti da pochi mesi.

MI92,1[19-08-1966]

1.È arrivata una telefonata di mons. Fanton a don Luigi Mecenero per dirmi che avrebbe avuto piacere di parlare con me per una questione a nome del vescovo, e siccome era troppo lungo parlare per telefono della cosa, ha detto: "O viene giù don Ottorino, o vengo su io". E allora ho preferito scendere io stesso a Vicenza. Dovendomi incontrare con il vescovo ho telefonato a monsignor Zinato e abbiamo fissato l'incontro per le quattro di ieri pomeriggio.
Quando sono arrivato a Vicenza, presso la curia diocesana, ci siamo incrociati con la macchina di mons. Caliaro , vescovo di Poggio Mirteto, il quale mi ha detto: "Sono arrabbiato perché invece dei serramenti della chiesa sono arrivati quelli della canonica". Io avrei voluto rispondere: “Sono contento perché quelli della canonica non sarebbero arrivati, mentre quelli della chiesa, siccome è arrabbiato e vuole che arrivino, in qualche modo arriveranno. In caso contrario saremmo giunti a ottobre con i serramenti ancora da montare, mentre adesso, i serramenti arriveranno. Infatti, quando è venuto qui don Flavio mi ha detto: "Ho domandato agli operai che lavorano nella canonica, e mi hanno risposto: Padre, ci vuole pazienza, bisogna avere pazienza, e dopo chissà quanta pazienza bisogna portare”. E allora adesso, anche se provvisori, devono collocarli perché il giorno ventotto c'è l'inaugurazione. Sapete che don Pietro Martinello è andato a Roma, per vedere di fare in modo che siano pronte almeno alcune stanze per il giorno ventotto; deve ritornare in settimana per saper dire quando possiamo spedire il primo gruppo. Il primo gruppo lo manderemo, penso, la settimana ventura, caro don Matteo, e insieme con te don Graziano Battistella, e mando con voi, per un settimana, una settimana e mezza, don Luciano Gallinaro, perché venga a darvi una mano per le cerimonie perché c'è la consacrazione della chiesa.

AUTOBIOGRAFIA

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE storia

VIRTÙ

pazienza

Nel testo registrato don Ottorino usa la tipica espressione veneta “Bassitalia”.

Il riferimento è alla decisione di assumere la direzione del Patronato “Lar dos meninos” a Resende, cittadina dello Stato di Rio de Janeiro (Brasile).

S.E. monsignor Costantino Luna era vescovo di Zacapa in Guatemala, dove la Congregazione stava per iniziare la sua prima missione oltre oceano.

Il riferimento è a don Vittorio Venturin, che da poco era stato consacrato suddiacono, ma già destinato ad integrare la Comunità del Chaco (Argentina).

Il riferimento è al decreto conciliare “Presbyterorum Ordinis”, che prevede anche una più giusta ripartizione del clero fra le diocesi.

MI92,2[19-08-1966]

2.Ieri mi sono incontrato con il vescovo, il quale anzitutto mi ha detto di salutarvi tutti, e poi ha manifestato i sensi di amore, di benevolenza e di ammirazione per voi. Ringraziamo il Signore! Ha proprio manifestato questi sentimenti, e questo mi ha fatto veramente piacere. Poi ho chiesto per quelli che vanno nell’Italia merridionale la facoltà di fare gli esami per le confessioni, e dopo gli ho detto che andiamo a Rio. È felice e contento della nostra decisione, e inoltre mi ha detto che monsignor Luna gli ha scritto per la consegna dei crocifissi ai nostri missionari il 4 novembre in cattedrale: ha mostrato di essere contento. Penserebbe, forse, per quel giorno, di consegnare il crocifisso anche a tutti quelli che partiranno, a d eccezione di don Vittorio perché non è ancora prete, altrimenti i seminaristi si scandalizzerebbero: "Come? Lo mandano via che non è ancora prete? Come mai?". Capirai, don Vittorio che sarebbe un po' pericoloso! Io farei in modo che il crocifisso venga consegnato a quelli che andranno a Rio, a quelli che vanno nel Chaco, oltre che a quelli che andranno a Zacapa, in modo che sia una presa di posizione. La consegna del crocifisso missionario a dieci o dodici Religiosi in un colpo solo diventerebbe una presa di posizione. Monsignor Luna verrà appositamente per fare questo piacere alla Congregazione, perché la Congregazione prenda posizione davanti a tutta la diocesi. Sarebbe un fatto significativo che sul giornale cominciasse a uscire la notizia che la Pia Società San Gaetano manda missionari in America Latina...
Ieri mattina, quando siamo arrivati con mons. Caliaro in curia, siamo entrati da monsignor Fanton insieme perché mi ha detto: "Andiamo dentro insieme a salutarlo; dai, dai...!". Siamo andati insieme; monsignor Fanton ci ha offerto il caffè e siamo stati lì a discorrere un pochino. "Ah! - ha detto monsignor Caliaro - Ora anche voi li cedete i preti, cedete con il nuovo decreto ". Monsignor Fanton ha ribaduto: "La diocesi di Vicenza è quella che ha dato e che dà più di tutte: dei diciannove preti ordinati quest'anno, otto sono per la Chiesa universale". "Piano, piano, piano! - ha detto monsignor Caliaro - I sette di San Gaetano non sono vostri, non sono vostri!". Monsignor Fanton ha risposto: "Sono ancora di diritto diocesano, cosicché si può fare ancora bella figura con Roma". Allora sono intervenuto anch’io: "Questo, allora, mi dà il diritto di andare a pescare in seminario fin che voglio...!". Non è giusto? Dato che siamo insieme, dato che non si può perdere prestigio...

AUTOBIOGRAFIA

MISSIONI

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE

SACERDOZIO prete

Il testo registrato è molto disturbato a questo punto, durante il quale si sente un breve dialogo.

S.E. monsignor Antonio Samorè era, all’epoca, segretario per gli Affari Straordinari presso la Segreteria di Stato del Vaticano.

MI92,3[19-08-1966]

3.Dopo, con monsignor vescovo abbiamo parlato per circa un quarto d'ora, venti minuti. Non posso dirvi i particolari della conversazione, nella quale il vescovo ha veramente manifestato sensi di affetto e di ammirazione per la Congregazione e per l'Opera, specialmente perché ha l'impressione che si stia superando quella crisi che è generale nella Chiesa. Ha tirato fuori alcuni particolari detti da mons. Samorè , che qualcuno di voi ha senz’altro sentito nominare. Il vescovo ha tirato fuori alcuni particolari, e ha concluso dicendo: "Mi sembra che il Signore abbia voluto bene a voialtri e che stiate viaggiando in orario: il Signore vuole mettere un baluardo contro queste situazioni che non vanno bene. Perciò si vede proprio la mano di Dio, e questo in modo particolare perché proprio vi ha chiamati a dire nella Chiesa: No, guardate, così non va; così non va!".
Ora, fino a prova contraria, il vescovo è il rappresentante di Dio nella diocesi e l'anello che ci congiunge con il Papa e a Cristo: ringraziamo il Signore di questo! Stiamo attenti: se vogliamo attingere la luce non la riceviamo dai libri o dalle riviste, ma dalla voce del Papa e dalla voce della Congregazione. Abbiamo una vocazione nostra, ricordatevelo bene! Abbiamo una vocazione nostra e questa vocazione è voluta da Dio. Perciò, cerchiamo di essere preoccupati fortemente, proprio fortemente, di vivere la nostra vocazione. 2. La Comunità religiosa è come una famiglia unita nel nome del Signore

CHIESA Vescovo

AUTOBIOGRAFIA

CHIESA

CONGREGAZIONE

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO vocazione

CHIESA Papa

VOLONTÀ

di DIO

Il riferimento è ad Antonio Bottegal, che aveva accompagnato don Ottorino nel viaggio a Vicenza il giorno precedente.

Don Ottorino inizia leggendo l’opuscolo “Pia Società San Gaetano”, chiamato “Il libretto bianco”, alla pagina 15. Le citazioni vengono riportate in corsivo, senza ulteriori richiami in proposito.

Cfr. Matteo 18,20.

MI92,4[19-08-1966]

4.Per farvi toccare con mano la grandezza della nostra vocazione questa mattina facciamo la meditazione che abbiamo fatto ieri mattina andando in macchina con Antonio. Allora, vediamo un po' se siamo capaci di fare quella. Antonio, apri il libro e leggi il pensiero: si tratta della nostra Comunità religiosa. Adesso cerchiamo di commentare un po' e farvi toccare con mano che abbiamo le verità, ma non basta leggere il libro e alla fine dire: "Adesso, sì! Sì, va bene, sono d'accordo col libro!". Nostro dovere è fare diventare vita nostra queste verità.
Dunque, state attenti. “I Religiosi hanno lasciato una famiglia naturale per formare insieme una nuova famiglia, che, “unita nel nome del Signore gode della sua presenza” (Perfectae caritatis n.15)”. Dunque attenti. Il santo Vangelo dice che quando due o tre sono uniti nel nome di Dio, lì è presente il Signore. Perché io ho lasciato il mio paese, perché voi avete lasciato la mamma, i fratelli, quello che il mondo vi poteva offrire? Avete lasciato perché vi siete incontrati con Gesù che vi ha chiamati. Ecco la base, ecco il punto di partenza: vi siete incontrati con Gesù che vi ha chiamati, e per amore di Gesù avete rinunciato a tutto e vi siete donati interamente a Lui. Ora, essendoci noi riuniti nel nome del Signore, ecco che scatta immediatamente la parola del Divino Maestro: "Dove due o tre sono riuniti in nome mio, io sarò con loro". Il nostro testo allora, con una riga che noi citiamo dal Concilio, dice: "Unita nel nome del Signore gode della sua presenza". Sicché quando in una nostra comunità i membri sono riuniti nel nome del Signore, godono della sua presenza. Abbiamo allora il Corpo Mistico in pieno, abbiamo la comunità: vedete che siamo aperti, in piena comunione con il Concilio. Questi, praticamente, sono i commenti alle nostre Costituzioni. Perciò, alla base della nostra comunità, c'è questa offerta dei singoli a Dio, che si donano al Signore, si riuniscono insieme nel nome del Signore e godono perciò della presenza del Signore.

CONGREGAZIONE missione

APOSTOLO vocazione

COMUNITÀ

PAROLA DI DIO Vangelo

MONDO

GESÙ

APOSTOLO chiamata

DIO amore a Dio

CONSACRAZIONE offerta totale

GESÙ

maestro

CHIESA Concilio

DIO presenza di...

L’esempio portato si riferisce alla famiglia di Francesco Giuliari, il giovane ragazzo dell’Azione Cattolica di Araceli (VI) morto nel 1941, al quale don Ottorino affidò l’incarico di inviargli dal Cielo un segno per interpretare rettamente la volontà di Dio.

MI92,5[19-08-1966]

5.Ora, figlioli miei: è necessario vivere queste verità; bisogna che ognuno di noi senta queste verità e le viva, proprio in una forma intensa. Io sento di essere l'amico di Gesù, sento di essermi donato interamente a Lui e sento la presenza di Gesù nella comunità.
Si dovrebbe quasi arrivare a fare quello che faceva l'avvocato Giuliari quando è morto suo figlio Francesco: per un anno o due, ogni giorno preparavano da mangiare anche per lui; conservavano ancora il suo posto a tavola! Il posto di Francesco non si doveva toccare: mettevano i piatti, cucchiai e tutto. Era così presente nella famiglia che hanno continuato per un paio di anni a preparare sempre il suo posto. Siccome si davano il turno a preparare la tavola, nessuno voleva essere il primo a non preparare per Francesco: sembrava loro di fare un'offesa a Francesco a non preparare il suo posto. Anche noi dovremmo quasi preparare il suo posto: quando facciamo una riunione e siamo in cinque, preparare la sesta sedia; siamo in cinque a tavola, preparare il sesto piatto. Non faremo questo atto materiale di preparare il piatto, ma dovremmo sentire la presenza del Cristo. Allora è una comunità come vuole il Signore! 3. La Comunità religiosa persegue il medesimo ideale

GESÙ

amico

CONSACRAZIONE

CONGREGAZIONE storia

ESEMPI Gesù

amico

GESÙ

centro

MI92,6[19-08-1966]

6.Continuiamo.
Queste ultime parole erano del Concilio, cioè la Comunità “unita nel nome del Signore gode della sua presenza". Ora invece continuiamo con parole nostre: “In essa, uniti da un medesimo ideale, sorretti dallo stesso fratello Gesù, impegnati nello stesso lavoro, vivono in spirito di fraterna comprensione quella carità che distingue i portatori del messaggio divino". La carità per noi è un punto di partenza e un punto di arrivo ed è possibile soltanto se ognuno si sente unito agli altri da un medesimo ideale. Ma se in una comunità ci sono cinque fratelli: uno è socialista, uno comunista, uno democristiano, uno liberale e uno monarchico, voi capite chiaramente che sono fratelli, che possono anche andare d'accordo quando si tratta di vacche o quando si tratta di affari di altro genere, ma non è possibile un accordo perfetto perché non hanno lo stesso ideale. Noi siamo stati radunati dal Cristo e dobbiamo avere il medesimo ideale: dobbiamo sentire, figlioli miei, le stesse cose, vivere le stesse cose, e le cose che dobbiamo vivere le sentiremo più avanti perché ci sarà detto fra poco come dobbiamo vivere. Ora, se abbiamo un ideale morto, languido, un palliativo di ideale, andiamo avanti facendo un mestiere: allora, figlioli, la carità è impossibile. Se ognuno ha un ideale per conto suo: uno ha per ideale lo sport, un altro ha la sociologia, un altro ha per ideale lo studio degli insetti, non tanto come hobby particolare, ma come vero ideale perché ha sempre in mente gli insetti giorno e notte, durante la Messa e la comunione, un altro, invece, ha come ideale le case prefabbricate, come Zeno che pensa solo ad esse mattina, giorno e notte... siamo fuori strada! Ci saranno anche quelle cose, e anche Gesù le compiva; dobbiamo compierle come un dovere, come un'aggiunta, come un lavoro: l'ideale, però deve essere uno solo, uno solo! È l'ideale nostro è quello che sentiremo più avanti, e che non voglio dirvi adesso.

CHIESA Concilio

DIO presenza di...

GESÙ

fratello

CARITÀ

APOSTOLO ideale

COMUNITÀ

unità

nella carità

PECCATO mediocrità

La prima Comunità inviata nel Chaco (Argentina) sarebbe stata composta dai sacerdoti don Graziano Celadon e don Pietro Martinello, e dagli assistenti Antonio Ferrari, Mirko Pasin e Antonio Zordan.

MI92,7[19-08-1966]

7."... sorretti dallo stesso fratello Gesù...".
Figlioli miei, bisogna sentire la fratellanza! Sentire non vuol dire sentimento, perché la nostra fede può anche essere arida. Si potrebbe essere anche in una selva nera e oscura, nella nostra casa ci potrebbe essere continuamente il temporale, tentazioni anche tremende... Dobbiamo sentire con la luce della fede la nostra fratellanza con Cristo, e sentire la fratellanza con Cristo vuol dire sentirsi fratelli di tutti gli uomini, altrimenti non è la vera fratellanza con Cristo. "... impegnati nello stesso lavoro...". Dunque, i nostri Religiosi devono avere lo stesso ideale. Prendiamo come esempio la Comunità che va al Chaco: deve avere lo stesso ideale! Hanno lasciato la loro casa per un ideale: donarsi a Cristo. Vanno con lo stesso ideale: salvare l'Argentina, tutte le anime dell'Argentina, senza alcun limite. Hanno lo stesso fratello: Gesù. Sono impegnati nello stesso lavoro perché non è che uno lavori all'università di Buenos Aires, ad esempio Mirko fa il professore all'università di Buenos Aires, mentre Antonio fa il curato di campagna. No, no, no: sono impegnati nello stesso lavoro, nello stesso posto, hanno lo stesso campo di lavoro. Capite che tutto questo è importante: stesso ideale, stesso fratello, stesso campo di lavoro.

GESÙ

fratello

COMUNITÀ

fraternità

PREGHIERA sentimentalismo

VIRTÙ

fede

CROCE aridità

APOSTOLO ideale

CONSACRAZIONE religioso

MISSIONI

CONSACRAZIONE

APOSTOLO salvezza delle anime

L’allusione è a Raffaele Testolin, che all’epoca era novizio.

Cfr. Galati 2,20.

MI92,8[19-08-1966]

8."... vivono in spirito di fraterna comprensione...".
È impossibile non aiutarsi se si vive in fraternità. Quando, per esempio, eravate nella tenda grande e a un dato momento è venuto un temporale, è cominciato il vento, tutti si sono alzati, sono corsi ad afferrare i pali e a reggere le corde. Anche lo stesso monsignore di Montagnana ha cominciato a dire: “Facciamo composizione di luogo, facciamo composizione di luogo!”. Qualcuno si è arrampicato sul palo, e mi sembra che sia stato Raffaele , per tenerlo fermo, almeno mettendo peso sul palo. Tutti, ad ogni modo, si sono impegnati perché - hanno pensato - qui siamo sotto la stessa tenda: se salta per aria, è acqua per tutti. Ecco, siamo nelle stesse condizioni. Quando siamo animati dallo stesso ideale, quando compiamo lo stesso lavoro, ci deve essere la comprensione. Entra acqua da una parte: tutti corrono là. La tenda pende da una parte: tutti corrono là. Ecco la comprensione! Se uno ha bisogno di aiuto, è impossibile dire: "Non tocca a me!". C'è da fare: va bene, facciamolo insieme! Non si può dire: "Tocca a me, tocca a te"; importa salvare le anime, e quello che non fai tu lo faccio io e viceversa: ecco la fraternità. "... in spirito di fraterna comprensione vivono quella carità che distingue i portatori del messaggio divino". Ecco la carità, ecco la carità! La carità che incanta, che trasforma, che sconvolge il mondo; la carità che attirerà certamente le anime e le porterà a Cristo! Ecco gli uomini che sono diventati fratelli di Cristo, che si sono donati a Cristo, che sono veramente uniti a Cristo. "Vivo ego, jam non ego” , Lui e io, io e Lui; io desidero essere Lui, d'accordo? Ecco gli uomini che vanno nei luoghi di apostolato, unicamente per le anime, non per andare a cercare perle preziose, che lavorano nello stesso campo di lavoro, che si comprendono tra loro! Ecco la testimonianza della carità! 4. La Comunità religiosa mette Gesù al centro

ESEMPI fraternità

COMUNITÀ

fraternità

APOSTOLO ideale

COMUNITÀ

servizio reciproco

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO testimonianza

MONDO

APOSTOLO uomo di Dio

GESÙ

unione con...

GESÙ

La colorita descrizione di don Ottorino si riferisce all’abitudine di prendere il mate in alcuni paesi dell’America Latina, tradizione molto radicata anche nel Chaco (Argentina) che don Ottorino aveva visitato da poco. Il mate si ottiene con foglie della pianta del mate, essicate e messe in infusione in un caratteristico contenitore, ricavato abitualmente da una zucchina scavata o di legno, con acqua calda, e poi sorbito con una cannuccia di metallo, a volte lavorata elegantemente. Si aggiunge zucchero e allora si chiama mate dolce, mentre in caso contrario si chiama mate amaro. Il tutto viene fatto passare da persona a persona nel gruppo radunato, quasi come un rito di fratellanza.

MI92,9[19-08-1966]

9.“Ogni membro della comunità nel proprio confratello ama e serve Gesù...”.
Si diceva una sera che noi abbiamo sempre parlato della virtù della carità, ma della carità come virtù e basta. Mi pare che sia chiaro: di questa abbiamo discusso e stradiscusso insieme, ma forse l'abbiamo letta una volta sola. "Ogni membro della comunità nel proprio fratello ama e serve Gesù...". Questa non è poesia, è prosa! Io amo e servo Gesù non solo quando, per esempio, do a Mirko un piatto di fragole perché so che lui poi mi offrirà la pipetta da fumare... Sapete che nel Chaco c’è quell'affare, che si passano l'uno con l'altro; vedrete, vedrete, perché succhierete anche voialtri; vedrete che roba! Lo offrono a tutti e se lo passano fraternamente: il vescovo, tutti succhiano e dopo lo passano al vicino del gruppo, indistintamente. Io non l’ho mai preso perché dicevo che mi faceva male allo stomaco. Quello che è importante è non accontentarsi di dire: "Gesù è qui in mezzo a noi e perciò io devo amare Gesù nel fratello", quanto piuttosto, se vogliamo che sia una cosa che dura, dire: "Gesù, lo faccio per amore tuo! Adesso in lui io vedo Te!". L’azione che faccio col fratello, più che essere il frutto di una chiacchierata esterna, dev'essere frutto di un atto di fede interno, per cui io realmente la faccio sapendo di farla a Gesù. Per esempio, se c'è Franco che ha le scarpe sporche, gli dico: "Vieni qui che te le pulisco io. Adesso hai fretta di andartene; lasciale qui; adesso devo lavare le mie e poi te le pulisco..."; ma io guardo Gesù, e so che lo faccio a Gesù. Non si può disgiungere il mio contatto personale con Gesù nel fare questa azione.

CARITÀ

amore al prossimo

CARITÀ

COMUNITÀ

DIO amore a Dio

ESEMPI carità

COMUNITÀ

servizio reciproco

Natalino Peserico aveva emesso la professione religiosa nel 1951 e, all’epoca, pur facendo parte della Comunità della Casa dell’Immacolata, era addetto alla segreteria della scuola Ferdinando Rodolfi.

MI92,10[19-08-1966]

10.“Ogni membro della comunità nel proprio confratello ama e serve Gesù e il Superiore esercita l'autorità in spirito di servizio verso i fratelli, in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama” (Perfectae caritatis n.14).
È facile per noi prendere in mano questo libro e metterci a dire: "Vediamo un po' se don Ottorino esercita la sua funzione di superiore come la eserciterebbe Gesù". È facile che la nostra superbia, mia e vostra, ci porti più facilmente a giudicare se veramente gli altri osservano queste cose, e non tanto se io le osservo. Ieri in macchina ho citato la lettera che San Paolo ha scritto a Filemone. Ricordate il fatto? Chi ha letto quella lettera alzi la mano. Chi l'ha letta? E tutti gli altri non l'anno letta! Natalino , non l'hai letta? Come fate a non avere letto queste cose. Mi fate piangere, sapete, mi fate piangere: non avere letto le lettere di San Paolo! Sei ignorante sul piano religioso! Fate la carità, avete tempo durante l'anno, un momento o l'altro, per leggerle. Come si fa a non aver letto quei testi, aver letto con semplicità, come quel giorno abbiamo letto il libro di Giuditta! Ci sono cose meravigliose. Se andate nel mondo e a un dato momento vi domandano: "Hai letto quel libro o quell'altro?", voi vi vergognate di non averlo letto, perché, potrebbero dire: "Che ignorante è quel prete!". L'ignoranza vostra è non conoscere i libri di Dio: quella è vera ignoranza! La gente forse non vi dà da ignoranti, ma ve lo dà Dio da ignoranti. Sarebbe come un medico che non conoscesse le nozioni della sua professione.

CARITÀ

amore al prossimo

COMUNITÀ

superiore

GESÙ

VIZI superbia

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

FORMAZIONE

MONDO

SACERDOZIO prete

Zeno Daniele era, all’epoca, ancora novizio, ma collaborava già con don Ottorino specialmente nelle attività relative alla vendita delle case prefabbricate e all’amministrazione generale.

MI92,11[19-08-1966]

11.Un giorno vi ho fatto scoprire la storia di Giuditta. Esaminiamo ora la questione di Filemone. Io ho letto la lettera cinque o sei volte: è una lettera breve, molto breve.
Dunque San Paolo viene a conoscere a Roma questo schiavo che era scappato via da Filemone, suo padrone. Il padrone era cristiano, ed era stato convertito da Paolo: Paolo l'aveva battezzato, l'aveva istruito e gli voleva tanto bene. Lo schiavo aveva commesso una bricconata, e per non prenderle è scappato via. Si è incontrato con Paolo; Paolo lo converte e poi lo rimanda dicendo così a Filemone: "Te lo rimando, però adesso è convertito; te lo rimando fratello, perché prima non era fratello. Cerca di accoglierlo bene, e se per caso lui ha dei debiti verso di te perché ha mancato, mettili sul mio conto, perché io avanzo tanto da te. Infatti ti ho dato la fede, ti ho dato tutto; perciò metti sul mio conto. Adesso trattalo bene, e molto bene; ricevilo con carità fraterna: era uno schiavo e te lo mando libero perché adesso è convertito e fratello tuo; te lo mando fratello. Dimentica quello che lui ha fatto e quello che tu avanzi da lui, perché se c'è qualche cosa mettilo sul mio conto perché io avanzo tanto da te". Mi sembra che Nostro Signore faccia alla stessa maniera. Dice a don Ottorino: "Tratta bene Zeno ; se c'è qualche cosa di Zeno che non va mettila sul mio conto, che già avanzo tanto da te!". Una mamma ama tanto i suoi figlioli, vuol tanto bene ai suoi figlioli, e per i figlioli fa qualunque sacrificio, senza risparmiarsi. Anche se la mamma è la mamma e può comandare e comanda, e se è necessario alza anche la mano e si impone, perché la vera mamma si impone con il figlio, però è pronta a dimenticare, è pronta a dare al figlio.

COMUNITÀ

superiore

ESEMPI superiore

FAMIGLIA mamma

Nell’esempio don Ottorino nomina nuovamente Mirko Pasin, poi Giorgio Pieropan che aveva frequentato l’ultimo anno del magistero, e infine Giovanni che potrebbe essere Giovanni Sgarbossa, destinato a integrare la prima Comunità del Brasile, o Giovanni Magnaguagno che aveva completato il corso liceale.

MI92,12[19-08-1966]

12.Il Signore vuole così! Quando in una Comunità c'è un superiore, il superiore della Comunità deve essere l'interprete della volontà del Signore: insieme si parla, si discute, si fraternizza; a un dato momento può dire: “Sentite, che cosa facciamo?". La risposta deve essere: "Senti, tu che sei il responsabile, di' cosa dobbiamo fare". E il superiore dice: "Si fa cosi!". Però quel benedetto superiore deve ricordarsi che deve circondare i suoi fratelli di affetto in modo da fare dimenticare a questi benedetti figlioli che mancano il papà e la mamma. È sbagliato questo? Attenti perché adesso è facile dire, ma un domani i superiori sarete voi. Il superiore deve essere l'interprete della volontà di Dio; deve anche, se necessario, battere il pugno e dire: "No; la volontà del Signore è questa! Domandami qualunque cosa, ma se questa è la volontà di Dio bisogna che la facciamo; niente da fare!". Allo stesso tempo deve esigere che si faccia la volontà di Dio, almeno quella che sembra la volontà del Signore e, contemporaneamente, deve cercare di mostrare verso i confratelli quell'amore che Dio vuole che porti verso i confratelli. Quasi come San Paolo scriveva a Filemone: "Cerca di dare a questo schiavo quello che tu devi dare a me!". In altre parole il Signore dice: "Don Ottorino, ti ho voluto tanto bene; tu sai quanto ti ho amato, quanto ti ho perdonato, quanto affetto tu mi devi. Siccome adesso io non sono in terra, dà a quei giovani quell'affetto che tu porti a me, cioè quello che io porto a te. Tu devi dare a me, e per questo delego Mirko, delego Giorgio, delego Giovanni, a ricevere quello che io avanzo".
Allora i rapporti sono tutti rapporti soprannaturali; sono posti in un campo meraviglioso. Allora la Comunità diviene un paradiso. Sono creature che si sono riunite insieme, per uno stesso ideale; sono fratelli dello stesso Gesù; si vedono tra loro fratelli, vedono Gesù tra loro: io vedo Gesù in lui e lui vede Gesù in me, e cerchiamo di agire solo per amore di Gesù. Anche se avviene uno sbaglio, lo compatiamo per amore di Gesù. E allora ecco le anime dei fratelli che vedono nel superiore Gesù che comanda; ecco il superiore che nei suoi fratelli più giovani vede Gesù e li serve sapendo che Gesù ha incaricato lui di servirli a nome suo. Questa è la carità che il Signore vuole che esista nelle comunità!

COMUNITÀ

superiore

VOLONTÀ

di DIO

COMUNITÀ

dialogo

COMUNITÀ

condivisione

COMUNITÀ

corresponsabilità

SLOGANS comunità

CONSACRAZIONE obbedienza

DIO

DIO amore di...

PASTORALE giovani

CARITÀ

amore al prossimo

COMUNITÀ

APOSTOLO ideale

GESÙ

fratello

COMUNITÀ

fraternità

MI92,13[19-08-1966]

13.Il mondo di oggi conosce queste cose molto poco! Mi sembra che in giro, nel mondo, - fidatevi un po' di chi vi parla, vi prego, fidatevi di chi vi parla! - abbiano preso questa parola "carità" e l'abbiano portata sul campo sociologico. Per questo dicono: "È ora di finirla che ci siano dei superiori dittatori, dei superiori qua, dei superiori là...!". Sì, è vero, siamo d'accordo, però, attenti, attenti che sarebbe altrettanto sbagliato dire: “Adesso le cose si fanno insieme; ci si mette insieme, si mette qua, si mette là... Se ci si mette insieme con Gesù, concedo; con Gesù vissuto da ciascuno, concedo; con Gesù fotografia, nego! Se ognuno dei membri vive la vita intima con Gesù, allora concedo; anzi, è un dovere. Ma se Gesù è soltanto una fotografia, è un quadro messo nella sala e poi ci si mette insieme per discutere e fare, lavoriamo umanamente e il lavoro umano non porta i frutti che vuole Nostro Signore perché l'opera della Chiesa è solo opera di grazia e opera soprannaturale.
Adesso rileggo la frase, e poi chiudiamo la conversazione; rileggo queste poche righe e vedete che questo libretto ha abbondante materia. "I Religiosi hanno lasciato una famiglia naturale per formare insieme una nuova famiglia, che, ‘unita nel nome del Signore, gode della Sua presenza’ (Perfectae Caritatis n.15). In essa, uniti da un medesimo ideale, sorretti dallo stesso fratello Gesù, impegnati nello stesso lavoro, vivono in spirito di fraterna comprensione quella carità che distingue i portatori del messaggio divino. Ogni membro della comunità nel proprio confratello ama e serve Gesù e il Superiore esercita 'l'autorità in spirito di servizio verso i fratelli, in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama’ (Perfectae Caritatis n.14)". 5. La Comunità religiosa è preoccupata di fare sempre la volontà del Signore

MONDO

CARITÀ

COMUNITÀ

superiore

GESÙ

incontro personale

SOCIETÀ

lavoro

APOSTOLO attivismo

GRAZIA

CHIESA

Nel testo registrato si ascoltano a questo punto alcune risposte e poi suoni che non si possono distinguere bene.

Nel testo registrato anche a questo punto si ascoltano voci lontane e incomprensibili.

Da pochi giorni la Congregazione aveva aperto a Monterotondo (Roma) una Comunità che era a servizio della parrocchia di Gesù Operaio. Nella parrocchia vivevano molti immigrati abruzzesi e marchigiani, devoti di San Gabriele dell'Addolorata. Pertanto, come patrono della parrocchia, fu scelto questo giovane santo abruzzese. La festa patronale si svolgeva nella seconda domenica di settembre, anche se la memoria liturgica cade il 27 febbraio.

MI92,14[19-08-1966]

14.Io vorrei fare una domanda, e poi vi lascio andare: “Come fareste voi a conoscere una Comunità quando, supponiamo, entrate in una Comunità e non vi fermate tanto tempo? Ad esempio, trovate una Comunità radunata insieme. Sono in cinque o sei che discutono una cosa e l'altra: come fareste a sentire se è una Comunità dello stile che dicevamo o se è una Comunità soltanto un po', chiamiamola adesso, umana, cioè ecclesiastica, ma umana? Chi saprebbe dirmi qualche cosa?”.
È una cosa importante quella che stiamo dicendo. Immaginiamo una nostra Comunità, composta di cinque o sei che stanno discutendo su un terreno o sul modo di organizzare una festa del paese o sull’organizzazione di qualcosa d'altro: stanno parlando di cose apostoliche, non stanno giocando le carte, ma stanno parlando di "cose nostre". Immaginiamo quindi una comunità riunita per trattare cose nostre. Come fareste, restando lì un quarto d'ora o mezz'ora ad ascoltare, a rendervi conto se veramente è della tonalità giusta o se è soltanto un'organizzazione umana? Non so se mi sono spiegato? Immaginiamo allora di essere in cinque o sei a discutere, per esempio, di come fare la festa di San Giorgio o di San Gabriele : "Come facciamo la festa di San Gabriele?"; e allora discutiamo insieme. Se siamo veramente fratelli di Gesù, e cioè se alla mattina abbiamo fatto la meditazione bene, se siamo tutti preoccupati della nostra vita intima, è impossibile che nel giro di mezz'ora non salti fuori qualche pensiero che ti riveli l'animo di queste creature. È vero o mi sbaglio? Non si tratta di fare prediche: a un dato momento ci si vede preoccupati di fare quello che piace a Gesù, non quello che piace a ciascuno; cioè giudicare alla luce del Cristo. Questo salta fuori senza che ve accorgiate dalla stessa conversazione. Facciamo un altro esempio. Quando si fa il consiglio comunale e ci sono i comunisti presenti, tu sai che i comunisti nel trattare le questioni (speriamo che non sentano in giro... parliamo piano!) non sono preoccupati tanto di andare avanti con la logica, quanto di far valere quello che hanno stabilito prima; e allora cercano di accontentare quelli che hanno alle spalle. Non è vero? Cioè, hanno dei punti dentro i quali devono stare.

COMUNITÀ

COMUNITÀ

dialogo

APOSTOLO apostolato

ESEMPI Dio unione con...

ESEMPI Dio piacere a...

GESÙ

fratello

PREGHIERA meditazione

APOSTOLO vita interiore

Il riferimento è a Girolamo Venco.

Don Giuseppe Messi era un sacerdote vicentino che si ammalò ai polmoni e fu mandato in sanatorio. Dopo la sua dimissione dal sanatorio fu per alcuni anni cappellano nella colonia agricola dell’Istituto a Grumolo delle Abbadesse (VI). Passò poi, come cappellano, all'ospedale di Arzignano ove morì dopo un periodo di servizio esemplare e generoso.

Monsignor Mario Ciffo era parroco a Rosà (VI), ed era conosciuto come un sacerdote dal cuore d’oro ma dai modi burberi e severi.

Nel testo registrato don Ottorino pronuncia la frase di Mt 7,1 in latino: “Nolite judicare, et non judicabimini”.

Cfr. Giovanni 13,35.

MI92,15[19-08-1966]

15.Ora, mi pare, che nella nostra conversazione ognuno di noi, parlando, discutendo, deve avere la preoccupazione di accontentare quello che sta alle spalle, e cioè il Cristo. Se, per esempio, nella conversazione a un dato momento uno si lascia prendere dall’entusiasmo - come diceva prima Girolamo - e oltrepassa i limiti, come a volte capita anche a me, si deve subito dire: "Perbacco, no: questa è una cosa umana!”. Infatti è sempre possibile, nella conversazione o nell'organizzazione di una festa, portare una cosa umana, e per questo bisogna dire: "Eh, no, sbaglio a fare così!". Non vi pare? E se vi fosse un altro che oltrepassa i limiti senza accorgersene, si deve dire: “Perbacco, non possiamo fare questo perché...". Senza che aggiunga: "Il Signore non vuole, Gesù non è contento di questo!"; dal modo di dire tu capisci subito che lui è preoccupato di accontentare Lui.
Non so se ho reso il pensiero. Si nota subito una conversazione che non viene fatta in forma faziosa, in forma personale, ma viene fatta per Cristo; ognuno mette se stesso, ma a servizio del Cristo che tutti dobbiamo servire. Non so se siete d'accordo su questo. Ce se ne accorge subito... Badate che uno che ha un po' di esperienza se ne accorge subito. Se io mi metto a conversare, per   ,esempio, con un sacerdote, dopo pochi minuti capisco di che tonalità spirituale è e se i suoi ragionamenti sono fatti alla luce della fede. Se, ad esempio, uno conversa con don Giuseppe Messi o con monsignor Ciffo , con sacerdoti di tale levatura, che sanno conservare le proprie caratteristiche - ad esempio mons. Ciffo sarà scolpito con l'accetta, l'altro scolpito con la sega a nastro o con la pialla, ma ognuno conserva se stesso -, si nota subito che sono uomini che ragionano alla luce della fede, se sono pieni di Dio, se sono pieni di Spirito, o se hanno soltanto infarinatura umana sulla base del cristianesimo: se è Democrazia Cristiana o se è cristianesimo! È diversa la storia quando si conoscono uomini che sono preoccupati di salvare i principi cristiani perché fanno parte di un partito che ha il nome di Democrazia Cristiana e perciò i principi cristiani bisogna salvarli, ma vedi che questi principi non sono vita della loro vita. Mi riferisco a qualcuno, per carità, non a tutti; parlo forse dell'uno per mille! “Non giudicate per non essere giudicati”. Però, attenti, guardate che ci si accorge... E quando la nostra comunità sarà oggetto di ammirazione da parte della gente, per cui "da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli?”. Quando tutti i membri della comunità sono di una uguale tonalità spirituale pur conservando la loro personalità, conservando le loro doti, anche discutendo animosamente, per far valere quello che secondo loro è la volontà di Dio.

COMUNITÀ

dialogo

CARITÀ

amore al prossimo

APOSTOLO vita interiore

VIRTÙ

fede

ESEMPI Dio unione con...

ESEMPI Dio piacere a...

ESEMPI santità

ESEMPI testimonianza

APOSTOLO uomo di Dio

DIO Spirito Santo

CHIESA cristianesimo

APOSTOLO testimonianza

COMUNITÀ

uniti nella diversità

DOTI UMANE

Nelle domande retoriche don Ottorino nomina don Matteo Pinton, all’epoca studente di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, e don Vittorio Venturin, che aveva completato il 3° anno del corso teologico.

MI92,16[19-08-1966]

16.Mi avete capito? Può darsi che qualcuno batti anche il pugno contro il superiore: "Ma, no, lascia stare...!". "Mi sembrerebbe...". "Va bene, basta!...". Capite? Uno, per esempio, lo puoi vedere anche arrabbiato e con la voce forte. Lo ammiri perché vedi che si contrappone non per fare valere se stesso, ma perché gli sembra che quella sia la volontà del Signore. Ma è un gusto qualche volta vedere qualcuno che si scalda, e a un dato momento davanti al Signore gli dici: "Sciocco, perché ti sei scaldato? Non vedi che cercava la volontà di Dio proprio come te?". Non dobbiamo essere adesso tutte delle pecore. No, no, no, anche dei leoni, per carità, ma dei leoni che partono dalla stessa tana e tornano alla stessa tana; non fraintendiamoci! Guardate che c'è un qualche cosa di caratteristico che è il segreto della nostra riuscita apostolica.
Siete d'accordo, sì o no? Don Matteo? Avete niente da dire in proposito? Vittorio? Siete d'accordo su questo? Quando voi siete pieni di questo, potete lanciarvi fin che volete, potete lanciarvi a tutto vapore, ma bisogna che ci sia questo dentro. Quando c'è questo, anche un eventuale sbaglio, che è inevitabile perché uno sbaglia per un colpo di nervi, è una cosa da nulla, è una stupidaggine. Quando sotto c'è questo desiderio di fare la volontà di Dio, c'è questo sforzo, si può stare tranquilli, anche perché non si può pretendere che sia solamente una la strada che sale sulla cima del monte. Può darsi che uno scelga una strada e quell'altro ne scelga un’altra: l'essenziale è che siamo d'accordo che dobbiamo andare in cima al monte e che siamo d'accordo che dobbiamo andare per amore del Cristo e insieme col Cristo: questo è necessario! Se c’è questa fraternità, tutto il resto viene, non abbiate paura... Fidatevi, per carità, fidatevi, fidatevi! Oggi si è troppo preoccupati di fare la propria volontà, di sfruttare i propri talenti invece di avere la preoccupazione di fare la volontà di Dio e di mettere i propri talenti a disposizione di Dio. Oggi è facile sentire questo linguaggio: "Io ho una laurea, perciò ho il diritto; io devo; io non posso in coscienza sacrificare la mia laurea!". Questa è la voce di oggi! "Io ho, ho, perciò devo!". Sono cose inconcepibili, inconcepibili: è la superbia che sta dominando, mentre alla base della conversione delle anime sta l'umiltà! Non c’è niente da fare! Il Tommaso d'Acquino ci vuole, ma San Tommaso d'Acquino, se no, è un San Lutero d'Acquano! 6. Conclusione

COMUNITÀ

superiore

VOLONTÀ

di DIO

COMUNITÀ

dialogo

DOTI UMANE

COMUNITÀ

uniti nella diversità

APOSTOLO apostolato

APOSTOLO ideale

COMUNITÀ

fraternità

GESÙ

unione con...

DOTI UMANE talenti

CONSACRAZIONE disponibilità

VIZI superbia

Don Ottorino si riferisce a “Il libretto bianco”, nel quale aveva sintetizzato alcune idee forti della spiritualità della Congregazione.

MI92,17[19-08-1966]

17.Portate pazienza se insisto fortemente su questi testi: è un dovere di coscienza che ho, perché voi siete giovani e non posso, in coscienza, dirvi tutto quello che so, anzitutto perché alcune sono cose segrete, e poi perché non posso dirvele assolutamente, non posso dirvele. Ammettete, ad ogni modo, che a cinquant'anni posso avere un quadro generale della Chiesa più grande del vostro. Anche ieri, in quelle quasi due ore - un'ora e tre quarti - che sono stato con monsignor vescovo, mi ha messo al corrente di tantissime situazioni reali, non chiacchiere. Mi ha tirato fuori documenti, scritti; mi ha mostrato tante cose e mi ha detto: "Ormai io sono vecchio, e ho finita la mia missione, ma è giusto che tu sappia questo, sappia questo, sappia questo...".
Quando si vede che il quadro corrisponde da una parte e dall’altra, sotto e sopra, non c’è da scherzare. Se voi mi seguite su questa linea, noi rispondiamo alla nostra vocazione. Fidatevi, vivete uniti fra voi perché, altrimenti non vi salvate neanche per sogno! Vivete in comunità, uniti, stretti fra voi, con questo ideale, con il Cristo presente: sarete una potenza, sarete veramente una potenza, farete saltare le rocce; in caso contrario non vi salvate neanche per sogno, neanche per sogno! Il Signore ci ha dato una vocazione, ci ha voluto tanto bene, benedirà certamente la nostra Famiglia, manderà tante vocazioni, potremo fare tanto bene nel mondo. Ora stiamo per lanciarci, ormai stiamo per dividerci; ognuno conservi questa bandiera! Vi ho lasciato questo libretto ; adesso cercheremo piano piano di commentarlo, ma guardate che sotto ci sono delle verità! Ad un dato momento non potete cercare scuse: in esso ci sono delle verità fondamentali. Ho voluto fermarmi stamattina su queste considerazioni, e vedremo in settembre se è il caso di fare altre meditazioni su quel libretto, forse a gruppetti, in modo poi di mettere insieme le note; metterle insieme in modo di poter fare anche un commento, se necessario; ma guardate che in esso abbiamo la sostanza della nostra spiritualità. Signore e signori: sia lodato Gesù Cristo! 19 agosto 1966

FORMAZIONE

PASTORALE giovani

AUTOBIOGRAFIA

CHIESA

CHIESA Vescovo

CONGREGAZIONE fondatore

CONGREGAZIONE carisma

APOSTOLO ideale

CONGREGAZIONE missione

GESÙ

centro

APOSTOLO vocazione

MONDO

CONGREGAZIONE spiritualità