MI94[20-08-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata durante il campeggio estivo al monte Verena sull'altopiano di Asiago (VI). Don Ottorino, dopo un accenno al problema delle vocazioni e dei debiti, prende spunto dal libro di René Voillaume "Sulla traccia di Gesù" per sottolineare che l’apostolato richiede l’impegno delle qualità umane, domanda immolazione e sofferenza, e non si può ridurre ad attività sociali ma deve trasmettere Cristo alle anime. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 42’. 1. Le vocazioni dipendono dalla vitalità dello spiritoNel clima del campeggio estivo don Ottorino si sente molto libero nel proporre le meditazioni, sia per il tempo che abitualmente è più abbondante sia per i temi. In questa, ad esempio, che supera i quaranta minuti, comincia parlando delle vocazioni adulte, intendendo come tali i giovani che provenivano dal seminario diocesano o dalla famiglia, o durante gli studi superiori o dopo il diploma. In questo contesto è da leggere la frase “fare qualche funerale”, che significava celebrare l’entrata di un nuovo giovane nella Casa dell’Immacolata, cioè la morte dopo tutto il lavoro di preghiera, di approccio e di discernimento vocazionale.
Don Ottorino cita i nomi di alcuni giovani entrati come vocazioni adulte in quegli ultimi anni: Ugo Gandelli, Umberto Manzardo, Zeno Daniele, Giuseppe Biasio, Antonio Pernigotto, Elio Piccolo, Piergiorgio Paoletto, Mario Sgarbossa.
Don Ottorino nomina Elio Piccolo e Piergiorgio Paoletto, provenienti dal seminario diocesano di Vicenza e in procinto di iniziare l’anno di noviziato; Mario Sgarbossa, entrato il 10 aprile 1965 dalla famiglia e all’epoca già novizio; Umberto Manzardo, uscito nel 1963 e rientrato nel gennaio del 1965 dopo un esperienza di lavoro e il servizio militare; Ugo Gandelli, che sarebbe entrato all’inizio del mese di settembre proveniente dalla famiglia, dopo aver ottenuto il diploma di ragioniere e aver svolto impegni apostolici in parrocchia.
MI94,1[20-08-1966]
1.Dio sa condurre le sue pecorelle all'ovile nonostante le deficienze umane di coloro che cercano di condurre il gregge. Mi pare, però, che dinanzi a queste realtà noi scherziamo volentieri, ridiamo, e facciamo bene. Va benissimo fare qualche funerale, ma questo non deve distoglierci dal saper vedere la mano di Dio che guida tutte queste vicende. Se ricordate bene, molto tempo fa vi dicevo, e ve l'ho ripetuto parecchie volte: cerchiamo il regno di Dio. Avete proposto il tema anche nell'impegno mensile. Ora vi dico ancora che se cerchiamo lo spirito genuino, cioè quello che il Signore vuole da noi, vedrete che la Casa dell'Immacolata sarà insufficiente per ospitare le vocazioni. Ricordate che questo l'ho detto più di una volta? Vi assicuro che se noi ci sforzeremo di vivere quello spirito che abbiamo cercato di scoprire insieme in questi anni e che ogni anno, quando ci troviamo insieme quassù, cerchiamo di vivificare, se noi ci sforzeremo di vivere questo spirito, di viverlo da buoni fratelli, io vi assicuro che verrà il momento che la Casa dell'Immacolata sarà insufficiente per accogliere le vocazioni, perché è il Signore che provvede alle necessità della Chiesa ed è Lui che ha preparato gli Ughi, gli Umberti, i Zeni, i Bepi, i Toni, Elio, Piergiorgio, Mario, eccetera. Ora, per esempio, dando un'occhiata a quest'anno, mentre questa mattina siamo qui per scrivere qualcosa, per tirare le linee, noi vediamo che, praticamente, abbiamo cinque "anziani" che entrerebbero nella Casa dell’Immacolata: il povero Elio, il povero Piergiorgio (quando muore uno si dice: "Poverino!”, come, per esempio: "il mio povero papà, il mio povero zio”), il povero Mario, il povero Umberto e il poverissimo Ugo perché è il "morto" più recente, e quindi è poverissimo perché è ancora sopra la terra.VOLONTÀ
di DIO
VOLONTÀ
di DIO ricerca della...
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
APOSTOLO vocazione
CONGREGAZIONE spiritualità
COMUNITÀ
fraternità
Il riferimento è a Umberto Manzardo, che già aveva avuto una esperienza precedente nella Casa dell’Immacolata.
MI94,2[20-08-1966]
2.Se quest'anno ne abbiamo cinque, nonostante il lavoro di quest'anno sia stato relativo per quello che si è potuto fare nel cercare le vocazioni per mancanza di personale, penso che adesso, avendo più personale e avendo specialmente cominciato con i collaboratori, i quali possono darci una valida mano anche nella ricerca delle vocazioni, penso che si potrà fare molto di più. Quello che è necessario perché le vocazioni vengano è sempre quello che abbiamo detto e che abbiamo ricordato, adesso, all'inizio: bisogna che noi ci sforziamo di essere come Dio ci vuole, cioè impegnati, ciascuno di noi, a vivere veramente l'amicizia con Gesù e poi vivere la Comunità come abbiamo detto nella meditazione di ieri mattina. Vi assicuro che, se vivremo così, il Signore ci manderà le vocazioni, perché gli altri vedranno realizzato nella nostra Comunità quella comunione che ogni anima buona sogna di vivere. Mi permetta il signor Umberto di chiedere: "Perché Umberto è venuto qui?". Perché sognava di darsi al Signore e cercava una Comunità dove non si vivesse già il Vangelo, ma ci si sforzasse di viverlo, e allora ha detto che qui ha visto questo desiderio ed è venuto. È vero, Umberto? Allora, vi ho detto più di una volta: portiamo pazienza! Qui, adesso, non si pretende che si sia già santi, ma che ci sia l'impegno da parte di ognuno di essere quello che il Signore vuole. 2. La preghiera per chiedere un intervento della ProvvidenzaFORMAZIONE
CONGREGAZIONE collaboratori
APOSTOLO vocazione
GESÙ
amico
COMUNITÀ
COMUNITÀ
comunione
PAROLA DI DIO Vangelo
VIRTÙ
pazienza
VIRTÙ
MI94,3[20-08-1966]
3.Sforziamoci di essere come il Signore ci vuole, sia singolarmente che collettivamente, e vedrete che il Signore provvederà, e provvederà anche i mezzi necessari. Stamattina nella Santa Messa, che ho detto per noi, ho pregato tanto il Signore perché faccia sì che i frutti del campo siano duraturi. Al Signore ho detto anche questo: "Senti, io non voglio sapere i tuoi affari, le tue cose, perché il servo non ha il diritto di conoscere gli affari del padrone, quantunque se il servo si forza di essere fedele, un po' di amicizia con il padrone dovrebbe pur sorgere. Ecco, io non voglio sapere i tuoi affari, però se pagassi un po' di debiti non sarebbe male; in fondo sono tuoi. Non pagarmeli tutti perché, se restassi senza debiti, non dormirei più alla notte. È come uno che è abituato a dormire sul duro, per cui dopo non è più capace di dormire sul tenero. Io, senza debiti, penso che non sarei capace di dormire la notte per la preoccupazione di cercare come farne degli altri. Ma - ho detto - Signore, se tu volessi pagarmene una parte... - lo avevo in mano! - Tu sei Dio! Quando venivano a domandarti qualcosa, tu dicevi loro sempre di sì. Adesso ti ho detto di darmi delle vocazioni: Umberto è "morto", Ugo "muore" di sicuro, e se non è morto stanotte poco gli manca. Allora, Signore, tu che sei tanto buono, fammi un piacere, dammi qualcos'altro e cioè pagami un po' di debiti, Signore".VIRTÙ
impegno
VOLONTÀ
di DIO
AUTOBIOGRAFIA
VIRTÙ
fiducia
PREGHIERE
PROVVIDENZA
Don Ottorino sottolinea, in maniera scherzosa, l’importanza del lavoro manuale per i giovani studenti della Casa dell’Immacolata sia per collaborare per il proprio mantenimento sia come mezzo formativo.
Cfr. Matteo 18,19.
Il riferimento è alla tenda che fungeva da cappella durante il periodo del campeggio.
Don Ottorino nomina Ruggero Pinton e Zeno Daniele, ambedue novizi.
MI94,4[20-08-1966]
4.Ecco, se voleste unirvi anche voi, quest'oggi, a questa preghiera e dire: "Signore, non tanti, non tanti...", ma se cento milioni me li pagasse - che cosa sono cento milioni per Lui, il padrone della cassa? - mi darebbe un po' di sollievo. Io ho promesso una cosa: che vi faccio lavorare lo stesso! Perché il Signore ha detto: "Poi tu faresti in modo che questi ragazzi non lavorino più; li fai diventare dei signorini". Io gli ho risposto: "Non preoccuparti che li faccio lavorare lo stesso; facciamo far loro qualcosa: o case prefabbricate o casse da morto... comunque li facciamo lavorare. Mettiti tranquillo, Signore; scaccia via questo pensiero perché qualcosa daremo loro da fare". Poiché il Signore ha detto che quando si è uniti in più di uno a chiedere la stessa cosa lui la concede, io vi pregherei di unirvi anche in questa preghiera. Prima di smontare la chiesa , un momento o l'altro, quest'oggi, pregate. Lo facciano specialmente le anime belle, candide, come Ruggero, ma anche le anime più nere, come Zeno, perché qualche volta può darsi che il Signore ascolti di più queste che non le altre perché ha un po’ di paura. Può unirsi anche l’anima nerissima di don Ottorino, e cercheremo di domandare questa grazia al Signore. Alla fine non domandiamo che ci dia delle caramelle, ma chiediamo soltanto che ci liberi un po' dal peso dei debiti. Però, piuttosto che diminuisca lo spirito, piuttosto che una vocazione faccia a meno di venire, che i debiti diventino pure il doppio, perché alla fine, se li paga Lui. 3. L’apostolato richiede l’apporto delle qualità umanePROVVIDENZA
FORMAZIONE lavoro
AUTOBIOGRAFIA
PREGHIERA
APOSTOLO vocazione
CONGREGAZIONE spiritualità
Don Ottorino si riferisce al libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Milano 1966, che non avrebbe potuto leggere e commentare completamente perché il campeggio stava per terminare. Evidentemente al campeggio erano presenti alcuni Religiosi di altre Comunità, che non avrebbero potuto seguire le meditazioni alla Casa dell’Immacolata durante l’anno scolastico.
Don Ottorino riprende la lettura del libro di R. Voillaume. Le citazioni, tratte dalle pagine 55-59, vengono sempre riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.
Durante il periodo del campeggio don Ottorino non passava la notte sotto le tende, ma ritornava alla colonia di Val Giardini. La sera precedente era stato a cena all’Istituto di Tiro a segno, dove era direttore don Luigi Mecenero, che era già stato scelto per la prima missione in Brasile.
Il riferimento è al 2° viaggio di don Ottorino in America Latina, limitato solamente al Brasile e programmato per la prima metà di ottobre di quell’anno. La finalità era quella di mettere le basi per la prima Comunità della Congregazione in Brasile: l’invito era stato fatto dal nunzio apostolico, S. E. mons. Sebastiano Baggio, a nome del dott. Arnaldo Marzotto, fondatore del Patronato “Lar dos meninos” di Resende.
MI94,5[20-08-1966]
5.Procedamus! Mi dispiace non poter finire il libro, a meno che non ci fermiamo qui finché non lo abbiamo finito. Ad ogni modo mi riprometto di finirlo a Vicenza. A coloro che non hanno la possibilità di essere con noi a Vicenza consiglio di leggerlo e di masticarselo: ci sono tante cose belle qui dentro. “Perché, se il Verbo si è fatto carne, non è stato precisamente per divulgare al mondo, secondo il modo umano di espressione, il mistero nascosto in Dio e in sé ineffabile? Gesù era uomo, e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione”. Questo è importante: "... era uomo e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione". Di conseguenza anche noi dobbiamo metterci la nostra parte umana. Ieri sera, per esempio, sono andato a cena verso le nove e mezzo, e sono rimasto con don Luigi Mecenero a discutere un po' sull'apostolato; aveva intenzione di incontrarsi con me, e così abbiamo discusso. La parte umana, sia nel Chaco, sia a Rio, sia ad Estanzuela, bisogna compierla. Bisogna che noi andiamo nei luoghi di missione quasi come se l'opera missionaria fosse tutta opera umana, soltanto umana: noi sappiamo che è opera del Signore, ma dobbiamo metterci tutta la nostra parte umana. Per esempio, se io vado a Rio fra qualche settimana, ai primi di ottobre, io devo compiere la parte umana. Lì abbiamo due realtà da tenere presenti: l'autorità religiosa e i laici. Quando ho risposto al signor Marzotto che mi faceva l'offerta, ho detto che noi potevamo anche accettare, ma ho messo come condizione che ci sia un gruppo di laici che affianchino i nostri assistenti, i nostri Religiosi che sono giovani e che hanno bisogno di consiglio. Voi sapete che una delle nostre arti è quella di domandare consiglio per avere i mezzi necessari. L'operaio ha anche bisogno di vivere, e le opere di Dio hanno bisogno anche delle cose materiali. Queste persone che ci vengono vicino e alle quali noi domandiamo consiglio, e i loro consigli sono utili perché sono del luogo e conoscono la situazione, non possono più darci contro quando ci hanno dato un consiglio, per cui abbiamo degli amici che parlano bene di noi e che ci difendono. Allo stesso tempo facciamo del bene alle loro anime perché li facciamo entrare come collaboratori in un'opera santa, e questo è bellissimo! Così adempiamo la volontà del Signore che vuole che muoviamo anche i laici ad agire e a fare, e nello stesso tempo possiamo attraverso di loro avere quegli aiuti materiali che i laici devono dare alle opere di Dio. Infatti il Concilio dice che spetta ai laici trattare le cose materiali: sono loro gli incaricati di quelle realtà. Ebbene, se lo sono, sono incaricati di custodirle anche per le opere del Signore!GESÙ
incarnazione
GESÙ
uomo
AUTOBIOGRAFIA
MISSIONI
APOSTOLO uomo
DOTI UMANE
AUTOBIOGRAFIA viaggi
PASTORALE
CONGREGAZIONE collaboratori
CONGREGAZIONE assistente
VOLONTÀ
di DIO
CHIESA Concilio
Cfr. Matteo 10,16.
MI94,6[20-08-1966]
6.Ora noi dobbiamo usare quella tattica umana che è necessaria per avvicinare queste persone. Infatti io ho messo la condizione di avere dei laici a sostegno dell’opera dei nostri missionari, e il dott. Marzotto ha detto: "Oh, anzi..."; era felicissimo perché uno che ha in mano un'opera è preoccupato che l'opera continui, ma nello stesso tempo gli dispiace di doverla lasciare. La mia tattica è stata questa: chiedere a questo gruppo di persone che ci siano vicine, e loro sono felicissimi di esserci vicini. Nello stesso tempo io li ho giocati un pochino, ho giocato sulla psicologia: infatti c’è il dottor Marzotto che ha creato quest'opera, c'è un direttore che è capo di una banca, e ci sono altre persone. È logico che io volevo avere in mano la proprietà e la direzione, ma nello stesso tempo far vedere che non li buttavamo via, che avevamo piacere della loro presenza, per non avere un domani la gente contro di noi. Ma è sempre uno strappo, uno strappo, e in questo modo li abbiamo un po' conquistati. Poi nelle lettere, nella corrispondenza che abbiamo avuto fra noi, ho sempre cercato di mettere una parola dolce, sempre più confidenziale, finché nell'ultima lettera che ho scritto ho detto: "In fondo, c'è ormai un'amicizia che corre tra noi. Gli amici sono persone che sono legate fra loro da un unico ideale, sono legati insieme. Se questi sono gli amici, tra noi ormai c'è un'amicizia anche se non ci siamo mai visti insieme". Il dott. Marzotto mi ha risposto con una lettera, che voi avete visto, e nella quale è arrivato, perfino, a parlare dei finimenti dei muli e dei cavalli. Siamo arrivati, ormai, proprio in casa; ormai si parla di cose di casa; siamo arrivati perfino alla stalla: data la confidenza mi ha aperto perfino la stalla e mi ha detto che ha i finimenti dei muli e dei cavalli rotti. Ora, arrivati a questo punto, adesso si può andare là, ma non si va più da una persona estranea e si potrà dire: "Oh, finalmente ci conosciamo!". E non mi meraviglierò se quando arriverò all'aeroporto sarà ad accogliermi e mi darà anche un bacio. Perché? Perché ormai abbiamo riscaldato il ferro. Perché facciamo questo? Perché sia facilitata l'opera apostolica. Poi quando arriveremo lì, bisognerà fare altrettanto anche con l'autorità ecclesiastica. La parte umana deve facilitare il cammino degli apostoli. Non dovete dire: "No, questo no... basta!". No, no; quel famoso dialogo lo dobbiamo fare: farlo con spirito di fede e anche con una santa astuzia, come dice Nostro Signore , cioè con astuzia umana. E questo, ricordatevelo, vi porterà frutti meravigliosi.CONGREGAZIONE collaboratori
MISSIONI
AUTOBIOGRAFIA
DOTI UMANE corrispondenza
DOTI UMANE amicizia
APOSTOLO ideale
AUTOBIOGRAFIA viaggi
APOSTOLO apostolato
CHIESA autorità
VIRTÙ
fede
Cfr. Giuditta 10,3-4.
Cfr. Giuditta, 12, 6-9.
Cfr. Giuditta, 16, 21-25.
MI94,7[20-08-1966]
7.Vi ho detto più di una volta che io ho trovato valida la formula di domandare consiglio. Ricordate che vi ho raccontato che una volta, ad Asiago ho domandato consiglio al generale (sono andato a Roma a domandare un consiglio), il quale mi ha detto: "Ah, lei mi domanda un consiglio, e io devo dare una stilettata a me stesso perché sono stato io a fare quella cosa!". Io lo sapevo già che era stato lui. Quando tu domandi consiglio a una persona ti metti su un piano inferiore; dici: "Lei, faccia un piacere! Sono venuto a chiedere a lei se, per piacere, può darmi un consiglio per una faccenda". L'altro pensa subito: "Ah, viene domandare consiglio a me". Stuzzichi un po' l'amor proprio; accendi una candelina all'amor proprio di quella persona. Se tu vai a domandare un permesso... Supponiamo che io vada dal vescovo e dica: "Eccellenza, mi dica un po': mi concede questo?". Il vescovo dice: "Sai, non posso...". Se io invece dico: "Eccellenza, sono venuto a domandare consiglio a lei. Mi trovo così e così..."; lui non ti abbandona neanche per sogno. Non ti abbandona perché tu l'hai coinvolto, hai dato fiducia a quella persona. Questi mezzi umani che ti fanno aprire le porte dell'uno e dell'altro, che ti danno la possibilità di portare il Cristo, non li dobbiamo buttare da una parte: no, sono necessari! Gesù era un uomo e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione; anche noi dobbiamo compiere i gesti necessari alla realizzazione della nostra missione. Perciò la parte umana, vorrei dire il galateo, la buona creanza, il saper trattare con le persone, il presentarsi bene, messi bene non affettati da una parte o dall'altra, sono qualità necessarie. Qualcuno potrebbe pensare: "Io non me ne curo!". No, è necessario: né troppo a destra né troppo a sinistra, né troppo curati né troppo trasandati. Io devo piacere. Perché? Perché devo presentarmi. Guardate come ha fatto Giuditta , come si è presentata bene per tagliare la testa a quell'altro! E il Signore le ha aggiunto anche ulteriore bellezza quando ha visto così. Lei ha tratto fuori dal suo guardaroba i vestiti più belli, si è messa in ordine, si è acconciata bene... "E adesso ci penso io - ha detto – nel nome del Signore"; però, dopo aver pregato e fatto penitenza. Giuditta, dopo aver pregato e fatto penitenza, usa tutta la sua arte umana e femminile - in questo caso l'ha usata per il bene - e il Signore l'ha difesa, per cui, alla fine, è tornata come era prima perché il Signore l'ha difesa. 4. L’apostolato è frutto di immolazione e di sofferenzaAUTOBIOGRAFIA
ESEMPI vari
CHIESA Vescovo
APOSTOLO ambasciatore di Dio
GESÙ
uomo
APOSTOLO uomo
APOSTOLO missione
DOTI UMANE
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
PREGHIERA
PENITENZA
MI94,8[20-08-1966]
8.“Al di fuori d’ogni idea preconcetta, proviamo a metterci per un momento di fronte al problema che si poneva così a Gesù, problema al quale certo la volontà misteriosa di Dio aveva già dato una risposta. Dalla caduta di Adamo, attraverso la successione dei Profeti che avevano parlato in suo nome, Dio aveva affermato il suo disegno di una redenzione mediante il sacrificio, la sofferenza, la morte di un Salvatore”. Ecco come Dio ha stabilito la redenzione. La redenzione del mondo Dio l'ha stabilita attraverso "il sacrificio, la sofferenza e la morte di un Salvatore". Non c'è altra strada, non c'è altra strada! Quando incomincerete la vostra vita apostolica, dopo uno o due o tre anni, o dopo tre mesi, verrà il momento della desolazione, il momento dell'abbattimento, il momento in cui vorrete scappare via, il momento dell’esasperazione. Non c'è niente da fare! Dovete passare per questa strada: sacrificio, sofferenza e morte. E, così, salvate! O accettate questo o non avete capito niente della redenzione. L'opera della redenzione è un'opera tutta divina e tutta umana, ma è un'opera di immolazione, di immolazione. Perciò, tu vai in quella data missione: ce la metterai tutta - ecco la parte umana -, confiderai in Dio, pienamente in Dio - ecco la parte soprannaturale -, però, ricordati che devi passare attraverso la tua immolazione; se non arriva anche la tua immolazione, io dubito del tuo apostolato, anche se, umanamente parlando, sarà un trionfo. E la tua immolazione consisterà nei momenti di abbattimento, Dio che si nasconde per anni, tentazioni tremende contro la purezza, tentazioni contro la fede, tentazioni di scoraggiamento, desiderio di scappare via, fin quasi a dire: "Ho sbagliato vocazione... Ma che cosa ho fatto...?!".GESÙ
redenzione
DIO piano di salvezza
GESÙ
salvatore
CROCE sofferenza
CROCE morte
PENITENZA sacrificio
CROCE prove
SLOGANS fuoco apostolico
CONSACRAZIONE immolazione
MISSIONI
APOSTOLO uomo
VIRTÙ
fiducia
APOSTOLO apostolato
CROCE tentazioni
APOSTOLO vocazione
Il riferimento è ad Antonio Pernigotto, che all’epoca era ancora postulante.
Crotone fu la prima comunità in campo apostolico aperta dalla Congregazione il 14.7.1963; Monterotondo fu la seconda comunità apostolica aperta in Italia il 7.8.1966.
Zacapa in Guatemala, Rio in Brasile, il Chaco in Argentina erano le località nelle quali la Congregazione aveva intenzione di aprire delle comunità missionarie.
MI94,9[20-08-1966]
9.Questo io l'ho provato per anni e anni; questo lo hanno provato tutti i buoni sacerdoti, tutti, todos, non qualcuno, tutti hanno provato questo. Vi dico di più: le anime buone che sono nel mondo, i papà e le mamme, lo hanno provato anche loro, nel loro campo. Scoraggiamento, abbattimento: "Quella volta che mi sono sposata! Se quella volta fossi andata suora! Forse ho sbagliato strada: non sono capace di educare i ragazzi; i ragazzi mi rimbeccano... ma qua, ma là...". Voi preti vi accorgerete quando andrete in confessionale... E allora sono tutte falliti? No, no, no...! Stanno aiutando Gesù a salvare il mondo con il sacrificio, la sofferenza e la morte del Salvatore. Ecco, Antonio ; questa è la realtà, caro! Quando capiterà - e deve capitare - ricordatevelo, nel nome del Signore che è qui presente, che ve l' ho detto: "Nolite timere", è l' ora della grazia, è l'ora nella quale anche voi siete dei piccoli redentori, corredentori, siete dei veri collaboratori di Gesù per la salvezza del mondo, specialmente quando ci sarà quell'ora nera, quell'ora pesante. Non abbiate paura; è l'ora della salita, è l'ora nella quale, se voi continuerete a fare il vostro dovere nonostante non sentiate il gusto, nonostante non vediate i frutti, Dio è con voi, Dio trasforma e, poi, raccoglierete il frutto del vostro lavoro, o altri lo raccoglieranno. Ma è veramente l'ora del raccolto, vorrei dire della fecondazione; è l'ora in cui il grano sta lavorando sotto terra. Quest'ora è necessaria, deve arrivare, deve arrivare! È arrivata a Crotone, è arrivata o arriverà a Monterotondo ; è arrivata a San Gaetano, è arrivata nella Casa dell'Immacolata; arriverà a Zacapa, a Rio, al Chaco , arriverà in tutte le altre parti - al Mato Grosso o al Mato piccolo - dove andrete a finire: deve arrivare, e arriverà.FAMIGLIA
CROCE
FAMIGLIA mamma
SACERDOZIO prete
APOSTOLO salvezza delle anime
GESÙ
salvatore
PENITENZA sacrificio
CROCE sofferenza
GRAZIA
MONDO
CROCE aridità
DIO presenza di...
APOSTOLO apostolato
MISSIONI
Il riferimento è a Ugo Gandelli che stava per entrare nella Casa dell’Immacolata proprio in quei giorni di fine estate. Subito dopo don Ottorino nomina Ruggero Pinton e Giuseppe Biasio, novizi, e don Luigi Furlato, padre maestro dei novizi, anche loro entrati come vocazioni adulte.
MI94,10[20-08-1966]
10.Per esempio, entrerà Ugo contento, sereno, tranquillo, e subito dopo penserà: "Dove sono? Che cosa mi è capitato? Forse ho sbagliato!". Ecco l'ora nera, l’ora di disorientamento! Non è vero, Ruggero? Eh, sì: è chiaro! È vero, don Luigi? Per Ruggero è durata solo una giornata o due, per Luigi è durata un anno o più. Luigi, me l'hai detto tu? Non me l'hai mai detto? No? Ma io lo so. Dico bugie? Mi sono spaventato? No, doveva essere così; anzi, avrei avuto paura se non fosse stato così. Perché spaventarsi? La vostra storia potrei raccontarvela con i suoi fiori e i suoi frutti. Giuseppe, non mi metto a raccontare adesso, ma potrei anche dire quello che tu non mi hai detto. Deve essere così! Perché? Perché Gesù è stato il primo a dire: "Padre, se è possibile passi questo calice". Gesù stesso ha detto: "Padre, perché mi hai abbandonato?", e lo dobbiamo dire anche noi. Se io voglio venire qui da Val Giardini devo passare per dove stanno lavorando con le mine. Se non voglio fare il giro per Roana devo passare per di lì: devo passare per il Ghertele e salire per quella strada perché questo è il percorso. La strada è stata tracciata prima che noi venissimo qui. Ora, per l'apostolo, la strada verso il Paradiso è stata tracciata dall'Eterno Padre per suo Figlio Gesù Cristo, e per la strada che è passato lui - e solo per quella! - noi dobbiamo passare. È pazzesco pensare di creare una strada asfaltata, umana, una superstrada. Non c’è niente da fare! Dobbiamo mettere a disposizione tutto di noi stessi, usare tutta la psicologia moderna per la salvezza delle anime, ma non rendere umano il lavoro soprannaturale che è lavoro di sacrificio, di sofferenza e di morte. 5. L’apostolato è sperimentare l’amore di Dio e portare lievito alle animeESEMPI croce
CROCE prove
FORMAZIONE noviziato
FORMAZIONE direzione spirituale
PAROLA DI DIO Vangelo
APOSTOLO
NOVISSIMI paradiso
GESÙ
imitazione
DIO Padre
DIO Figlio
CONSACRAZIONE disponibilità
MONDO progresso
DOTI UMANE
CROCE sofferenza
CROCE morte
PENITENZA sacrificio
APOSTOLO salvezza delle anime
Il riferimento è a Giorgio De Antoni o a Giorgio Pieropan.
L’allusione è alla celebrazione dell’entrata, forse, di Ugo Gandelli nella Casa dell’Immacolata.
Il riferimento è a don Vittorio Venturin, che all’epoca aveva già terminato il 3° anno del corso teologico, era stato consacrato suddiacono e preconizzato per la missione nel Chaco (Argentina). Don Ottorino lo descrive in maniera scherzosa, come spesso era solito fare, alludendo al suo modo di vestire poco legato alla convenienza e all’intransigenza delle sue posizioni, ma allo stesso tempo alla sua lotta per trovare la giusta strada.
Don Ottorino si riferisce ad Antonio Pernigotto, che era entrato nella Casa dell’Immacolata lasciando l’azienda agricola familiare dedicata specialmente ai vigneti.
MI94,11[20-08-1966]
11.“Gesù sapeva che toccava a Lui realizzare questo disegno immutabile del Padre”. Gesù conosceva tutta la psicologia, la pedagogia, tutte le scienze moderne; conosceva tutto e sapeva che per lui era stabilito dal Padre un disegno immutabile. Sai, Giorgio , immutabile! Questo è il disegno: lo accetti? Vai avanti! Non lo accetti? Ritirati! Il disegno immutabile stabilito da Dio per la tua salvezza, eccolo qui. “È come figlio di Dio, ma anche come figlio dell'uomo, come figlio di Maria di Nazaret che Gesù si accostava all'umanità, alla quale aveva la missione di portare la salvezza mediante l'offerta della sua morte e la rivelazione della trasformazione divina che ne sarebbe derivata per ogni uomo di buona volontà”. Doveva portare la salvezza attraverso la morte e attraverso la rivelazione della filiazione divina che sarebbe arrivata però attraverso la morte: perciò doveva rivelare e offrire se stesso. E così, in questo modo, si esprime san Giovanni: "A tutti coloro che lo hanno accolto egli ha dato il potere di divenire figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, che sono nati non dal sangue, né da volontà carnale, né da volontà di uomo, ma da Dio" (Giovanni 1,12). “In virtù di ciò che era, Gesù amava gli uomini con una chiaroveggenza che toccava l'infinito e della quale noi non possiamo avere la minima idea. Questa chiaroveggenza gli dava una visione completa degli uomini del suo tempo, come pure di tutte le generazioni future”. Il Signore Gesù vedeva anche noi, conosceva noi, partecipava alle nostre gioie e ai nostri dolori; partecipava anche al funerale di ieri sera. È consolante, figlioli miei, sapere che Gesù partecipava, conosceva tutti noi. Conosceva Venturin, in veste "da sbarco" e lo conosceva in veste da prete, lo conosceva da ragazzo filo-fascista e lo conosceva da santo prete come è adesso. È così, non c'è niente da fare, ma è bello così! Il Signore, nonostante tutto, sapeva. Ecco là questo giovane che, tira e molla, trova la strada e parte: eccolo là. E se Venturin continua sulla strada che sta percorrendo adesso, vedrete che razza di leone ruggente diventerà... farà fremere il Chaco! Conosceva Antonio, che lavorava qua e là attendendo alle viti e gli dice: "Aspetta, aspetta; verrà l'ora, verrà l'ora!".GESÙ
DIO Padre
DIO sapienza di..
DIO piano di salvezza
GESÙ
redenzione
ESEMPI vocazione
APOSTOLO vocazione
SACERDOZIO prete
MISSIONI
GESÙ
sequela
Uscita scherzosa di don Ottorino.
Don Ottorino fa notare che la distanza fra il Chaco e Buenos Aires è la stessa che c’è fra Crotone e Vicenza, cioè 1200 Km.
Il riferimento è all’arrivo di don Ottorino e don Aldo all’aeroporto di Ezeiza di Buenos Aires nel 1° viaggio in America Latina, dove ad attenderli c’erano S. E. mons. Italo Di Stefano, vescovo di P. R. Sáenz Peña, mons. Dante Sandrelli, suo vicario generale, e p. José Luna, sacerdote della diocesi di Buenos Aires.
MI94,12[20-08-1966]
12. È meraviglioso, è consolante, figlioli, pensare a questo! È vero; sono stato cattivo, ho fatto questo, ma il Signore mi ha amato e mi ama: mi amava allora e continua ad amarmi. A volte penso a Gesù che nell'Orto degli Ulivi pensava proprio a me, figlio di Clorinda Scortegagna, nato a Vicenza, domiciliato a Vicenza, morto a Vicenza nel 1967. Vi rendete conto? Antonio... ve ne rendete conto? È Cristo che vuol bene proprio a me e mi ama, in Paradiso, nel tabernacolo! In qualunque parte del mondo io vada, a qualunque tabernacolo del mondo io pensi posso chiedere: "A che cosa stai pensando Gesù?", e lui mi risponde: "A te!". Ed è proprio vero. Se io adesso arrivassi nel Chaco ed entrato nella cappella o nella cattedrale dicessi a Gesù: "Gesù, a che cosa stavi pensando?", mi risponderebbe: "A te che dovevi arrivare; ero qui che ti aspettavo". È stato commovente per me, quando sono arrivato a Buenos Aires, vedere il vescovo all'aeroporto. Non me l'aspettavo neanche per sogno; pensavo che ad accogliermi ci fosse padre Luna, che era di Buenos Aires, e che poi lui mi avrebbe condotto al Chaco. Capite che cosa vuol dire questo? Vuol dire come viaggiare da Crotone a Vicenza in macchina per prendere don Ottorino all'aeroporto. Pensate, rendetevi conto: il vescovo e il vicario generale... Quando siamo arrivati con don Aldo e abbiamo visto sopra la palazzina dell'aeroporto - c'è una terrazza dove si può andare a vedere - uno che ci salutava con la mano... io ero ancora dentro, nell'apparecchio, che era un Caravelle di linea da Santiago del Cile, e vedevo uno che salutava in quella forma. Pensavo che fosse padre Luna, e soltanto dopo ho visto che erano in tre: c'era il vescovo, il vicario generale che non conoscevo, e padre Luna. Appena arrivo il vescovo viene a prendermi la valigia nonostante la mia riluttanza, il vicario generale prende quella di don Aldo, e c'è una macchinona grande ad attenderci. Resti confuso dinanzi a questa accoglienza. Il Signore fa così con ciascuno di noi, il Signore continua a fare così. Quante volte ha preso le mie valigie sulle spalle, i miei pensieri, le mie preoccupazioni...! Quando vedeva che avevo in mano le cambiali, le prendeva in mano lui e diceva: "Bene, pago io". Dobbiamo sentire questa presenza del Signore, figlioli!DIO amore di...
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Nel testo registrato don Ottorino usa la frase dialettale “El me vole ben” che indica un volersi bene molto intenso, proprio, ad esempio, di due fidanzati.
Il riferimento è, forse, al novizio Giuseppe Biasio.
MI94,13[20-08-1966]
13. “Questi uomini egli li amava con tutta la forza di un cuore umano dilatato dalla personalità divina”. Il Signore ci ama con la forza di un cuore umano, come un amico ama un amico. Questo cuore umano è dilatato dalla personalità divina, ma ci ama proprio con la forza di un cuore umano: “Egli mi vuole bene”. Scusate la brutta parola, e per questo la diciamo piano: non c'è cotta umana che possa reggere dinanzi alla cotta divina. Fate conto di un ragazzo che ha una cotta per una ragazza, per la quale perde la testa. Ebbene, moltiplicate per un milione quella cotta e non c'è ancora paragone con l'amore che Cristo mi porta, che Cristo porta alla mia persona. E noi non ce ne rendiamo conto! E io? Che brutta cosa è l'incorrispondenza nell'affetto! Don Luigi, possiamo raccontare quello che ci diceva ieri Gianni che è tornato, che è venuto qui, che è stato qui con noi, con i collaboratori? Aveva dato un appuntamento alla fidanzata per le nove ed è arrivato due ore e mezza dopo. Quando è arrivato lei gli ha detto: "Sono due ore e mezzo che aspetto!". E lui: "Mi sono dimenticato, scusami, mi sono dimenticato! C'è stata una cosa che mi interessava di più...". La cosa che gli interessava di più erano i nostri collaboratori. Potete immaginare la reazione della ragazza! Ecco, pensate a Nostro Signore che ci aspetta da anni, che ci vuole bene, e qualche volta noi diciamo al Signore: "Scusami, sai, ma c'era un cosa che mi interessava più di te". Quante volte l'abbiamo fatto: l'ho fatto io e l'avete fatto voi con il Signore. Noi ridiamo perché un fidanzato fa queste cose con la fidanzata, perché la fa aspettare e poi le dà una risposta di quel genere. Mettiamoci nel cuore di quella povera creatura che quella notte, di certo, non avrà dormito pensando: "Che cosa ci sarà sotto? Chi può essere migliore di me?". Eppure, caro Giuseppe che ridi, chissà quante volte hai risposto così a Nostro Signore, se non con le parole, con i fatti! “Li vedeva, questi uomini suoi fratelli, tutti e ciascuno, con la loro buona volontà e la loro debolezza, con i loro peccati e i loro errori, con i loro brancolamenti e le loro rivolte, il loro ingenuo orgoglio e la loro ignoranza del vero Regno che era in mezzo a loro senza che essi lo sapessero, e che Lui aveva la missione di donare loro. Una tale chiaroveggenza unita ad un amore immenso faceva nascere in Lui un desiderio vivissimo di donare Dio, di rivelare il Regno”. Qui ci sarebbe una cosa più bella dell'altra, ma dobbiamo saltare via tutto, perché bisognerebbe fare un discorso che ci terrebbe qui per una settimana. Siccome ho detto che faccio presto, e invece è già passata una mezz'ora, leggerò alcune frasi perché sono troppo belle, altrimenti il Signore mi rimprovera: erano il dolce finale per oggi. E allora saltiamo la pietanza che c'è in mezzo e mangiamo il dolce e beviamo lo spumante.GESÙ
amico
GESÙ
uomo
DIO amore di...
ESEMPI amore di Dio
CONGREGAZIONE collaboratori
ESEMPI vari
FAMIGLIA fidanzati
ESEMPI centralità
di Dio
Mirko Pasin faceva parte della Comunità dell’Istituto San Gaetano ed era stato scelto per la prima missione in Argentina.
MI94,14[20-08-1966]
14.“Il massimo bene di coloro che amiamo non può essere in definitiva che il possesso di Gesù. È questo l'augurio più fervido della nostra amicizia. Ma forse i nostri amici non la pensano allo stesso modo, e per essi l'amicizia si tradurrà in esigenze di tutt'altro ordine: benefici materiali, conforto nella malattia, educazione dei figli”. L’autore dice: "Il massimo bene di coloro che amiamo non può essere in definitiva che il possesso di Gesù". Io voglio bene a te, Mirko , e allora se io voglio bene a te, io devo volere il tuo massimo bene, e il massimo bene per te è il possesso di Gesù. Io devo allora consumare volentieri la mia vita per darti Gesù: ecco la carità! Perciò non dovete consumare la vostra vita solo per le opere sociali: le opere sociali in tanto in quanto, le scuole professionali in tanto in quanto. E importante insegnare a lavorare per guadagnarsi un pezzo di pane, ma in tanto in quanto... Ricordatevi bene! Io devo desiderare questo, non devo dimenticarlo; le cose esterne non devono farmi dimenticare questo. È qui l'errore, è qui lo sbaglio di grammatica per cui ad un dato momento si dice: "Questo è il mio paese, bisogna aiutarlo. Bisogna cominciare a fare una fabbrica di bambole perché bisogna aiutare queste povere creature, se no vanno in giro all'estero; bisogna far questo, bisogna far quello...". E a un dato momento ci si dimentica che siamo uomini di Dio e che dobbiamo dare Gesù: questo è il massimo bene e il resto deve essere come mezzo. Non vi dico di non fare il resto, ma non perdiamo la testa per il resto dimenticandoci, poi, di dare Gesù. Altrimenti facciamo come quel ragazzino che va per comprare il sale e torna a casa con le caramelle, ma senza il sale. È chiaro? Cioè ci dimentichiamo del motivo per cui siamo venuti al mondo e per cui siamo andati preti o assistenti o ci siamo fatti Religiosi. Non possiamo dimenticare questo; i mezzi non devono diventare fine, neanche per sogno! Io voglio bene a te, Luigi, e allora io devo desiderare che tu possegga Gesù Cristo, che lo possegga nel vero senso della parola e che lo possegga in pieno. Perciò tutto quello che io faccio per te deve essere in vista di questo: io devo essere preoccupato che tu abbia le scarpe, le calze; che tu abbia da mangiare, benedetto della Madonna, più che sia possibile, ma non dimenticare, non perdere la testa per il resto. Non voglio togliere il resto: no, sono cose bellissime, ma la dominante deve essere la cosa dominante e non restare da una parte. Non so se ci siamo capiti. Ci siamo capiti? È qui dove c'è lo sbaglio, è qui il disastro di oggi; guardate che è qui il disastro! Voi siete giovani e, forse, vedrete anche la catastrofe.CARITÀ
amore al prossimo
GESÙ
ESEMPI carità
APOSTOLO ambasciatore di Dio
APOSTOLO attivismo
FORMAZIONE
APOSTOLO uomo di Dio
ESEMPI apostolo
APOSTOLO missione
MONDO
SACERDOZIO
CONGREGAZIONE assistente
Don Matteo Pinton stava studiando filosofia a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana.
Remigio Sudiro era, all’epoca, novizio, dopo aver completato il corso ginnasiale nella Casa dell’Immacolata.
Di tanto in tanto don Ottorino pone qualche battuta scherzosa per allentare la tensione.
MI94,15[20-08-1966]
15.Qualcuno scuoterà la testa e dirà: "Don Ottorino è un esaltato!". La catastrofe sarà inesorabile per quelli che si dimenticano che sono al mondo per portare Cristo alle anime. Il prete è prete per portare Cristo, per dare il massimo dono, per fare gli uomini eredi del massimo dono che è Cristo. Ma, quando il prete è a Roma per studiare teologia per poi essere maestro di teologia, e siccome è tanto occupato a studiare non fa più meditazione, e siccome è tanto preoccupato di studiare, non dice più il breviario, e siccome è tanto preoccupato di studiare ha bisogno di un po' di erudizione e legge romanzi per essere al corrente di tutto quello che succede... Don Matteo, tu che sei stato a Roma, tu che sei giovane e ci sei stato un anno solo, ne conosci di questi casi? Ne conosci pochi o tanti? Abbastanza? E sei giovane... fra un anno vedrai che sono molti, tanti! Ora, figlioli miei, io non nego tutte le altre cose, non le nego; ma se tu abbandoni la meditazione, cioè il tuo incontro con il Signore, se tu abbandoni il breviario, se tu invece di saziarti di Dio ti sazi di porcherie, a un dato momento, figliolo mio, tu... Sì, farai una bella figura, scriverai articoli interessanti, scriverai dei bei libri, dirai delle belle parole che faranno anche colpo, ma non porterai Cristo alle anime, non darai Cristo alle anime. Perché? Perché non lo hai tu, e per il noto assioma: "Nemo dat quod non habet" tu non puoi dare quello che non hai. Figlioli, io devo dare all'amico il massimo dono: Cristo. Io devo desiderare per il mio caro Remigio il massimo dono: Gesù, che lui possegga Gesù, senza trascurare il resto, perché la Madonna non trascurava di dare da mangiare a Gesù mentre gli insegnava le orazioni e l'Ave Maria. “L'amicizia totalmente reciproca esige tra le due parti una certa uguaglianza: bisogna essere sullo stesso piano e cercare insieme lo stesso bene da donarsi reciprocamente, altrimenti non v'è ancora vera amicizia”. Rispondendo a quello che si diceva ieri, caro don Vittorio, ecco l'elemento che ci porterà a fare "l'impegno di vita": la vera amicizia. La vera amicizia "totalmente reciproca esige tra le due parti una certa uguaglianza": se c’è una certa uguaglianza, sorge l'amicizia. Siccome siamo in due, tre, quattro o cinque, essa sorge tra due, tre, quattro o cinque, ma ci vuole una certa uguaglianza, "bisogna essere sullo stesso piano e cercare insieme lo stesso bene da donarsi reciprocamente".APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO ambasciatore di Dio
SACERDOZIO prete
ESEMPI studio
DOTI UMANE studio
PREGHIERA meditazione
PREGHIERA breviario
APOSTOLO predicazione
ESEMPI testimonianza
APOSTOLO salvezza delle anime
MARIA maternità
divina
GESÙ
COMUNITÀ
Impegno di Vita
MI94,16[20-08-1966]
16.Ecco le esperienze! Hai capito? Ecco perché è necessario quello che dicevamo l'altra settimana: essere sulle stesso piano, preoccupati tutti di cercare Cristo, e quando lo trovi, comunicare agli altri: "L'ho trovato, l'ho trovato...", in modo da donarsi reciprocamente. Allora abbiamo il Gesù in mezzo, il Gesù che vive con noi e che si dona attraverso il fratello; in caso contrario non vi è ancora la vera amicizia. “In attesa di ciò, l'amicizia suppone da parte nostra l'umiltà e un rispetto per gli altri tanto più grande in quanto essi non possono ancora percepire e desiderare il vero bene, quello che è verità e vita”. E qui bisogna avere pazienza, e quando ti accorgi che gli altri non hanno questo non devi rimproverarli perché non ce l'hanno: cerca di averlo di più tu, in modo che lo vedano di più. Metti in evidenza, come diceva il Vangelo questa mattina, i doni di Dio affinché gli altri glorifichino il Padre. È chiaro? Perciò fallo non per esporti, ma cerca di far vedere in te Gesù. Allora a un dato momento succederà come fanno certe donne quando vedono una bella spilla al petto di un'amica: "Che bella! Dove l'hai comprata?". Non fanno così, di solito? “Che bella! Dove l'hai comprata?". Anche noi diciamo: “Che belle stelle alpine! Dove le hai trovate?". Quando si vede una cosa bella, tutti la desiderano. 6. Conclusione Allora, quando vedete che gli altri non sono tanto interessati del Cristo, fate subito un esame di coscienza e dite: "Forse io non lo manifesto a sufficienza in modo da suscitare negli altri il desiderio di averlo. Bisogna, o Signore, che io mi metta più vicino a te in modo da avere il tuo colore e il tuo profumo". È questo l'augurio che vi fa un povero vecchio prete prima di discendere dalle alte montagne: possiate tutti discendere in campagna avendo il colore del Cristo e il profumo del Cristo, in modo da attirare l'attenzione e il desiderio di quanti incontrerete sul vostro cammino. Sia lodato Gesù Cristo! 2 settembre 1966GESÙ
conoscenza
GESÙ
unione con...
CARITÀ
amore al prossimo
DOTI UMANE amicizia
VIRTÙ
umiltà
GESÙ
imitazione
VIRTÙ
pazienza
PAROLA DI DIO Vangelo
DOTI UMANE
ESEMPI testimonianza
PECCATO esame di coscienza
GESÙ