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L’APOSTOLO È UN PORTATORE DI CRISTO

MI96[29-09-1966]

Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo lo spunto da una pagina del libro di René Voillaume "Sulla traccia di Gesù", sottolinea come l’apostolo deve saper coniugare azione e contemplazione, essere accogliente e pieno di gioia, santificare persone e cose, sentirsi nel mondo come straniero ma con la missione di evangelizzare. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 29’. 1. L’apostolo mette insieme la contemplazione con l’azione

La citazione è presa dal libro di RENÉ VOILLAUME, Sulla traccia di Gesù, Milano 1966, a pag 61. Il testo registrato è lacunoso nella parte iniziale, per cui questa citazione è assente nel testo registrato, ma viene posta per necessità di completezza. Le citazioni, tratte tutte dalle pagine 61-62 del libro del Voillaume, vengono sempre poste in corsivo senza ulteriori richiami.

"Lattonzolo" si dice propriamente di animali poppanti: vitello, capretto, maialino, eccetera; figuratamente si può dire anche di giovincello inesperto, novizio.

L’allusione potrebbe essere a Piergiorgio Paoletto o a Piergiorgio Santagiuliana che stavano per iniziare l’anno di noviziato.

L’assistente Antonio Ferrari era uno dei cinque Religiosi destinati ad aprire la prima missione della Congregazione nel Chaco (Argentina).

Don Ottorino, con una delle sue intuizioni, mette in relazione la vita di Gesù a Nazaret e l’esperienza lavorativa dei giovani della Casa dell’Immacolata.

MI96,1[29-09-1966]

1.“Ogni uomo è interamente e naturalmente presente alla realtà del mondo visibile in mezzo al quale vive e al quale aderisce con tutti i suoi sensi. Il cristiano, e a titolo particolare il contemplativo, deve inoltre essere presente alla realtà del mondo invisibile. Caratteristica dell'uomo di preghiera è di essere presente a tutto l'universo: quello delle cose visibili che raggiunge coi suoi sensi e quello delle cose invisibili che tocca mediante la fede”.
Dobbiamo essere contemplativi, continuare ad essere contemplativi incominciando ad essere veramente attivi. Una cosa che sembrerebbe difficile, che è difficile per i bambini, per i giovincelli lattonzoli , caro Piergiorgio che mi guardi e ti senti offeso per il "lattonzolo". Questa vita dev'essere talmente naturale, o almeno dovrebbe divenirlo, come per noi è naturale avere l'anima e il corpo uniti insieme, per cui se si toglie il corpo, l'anima scappa. Così, per noi dovrebbe diventare talmente naturale questa unione della vita contemplativa e della vita attiva, per cui, senza una di esse non si è capaci di vivere. Infatti, se manca la vita attiva, tu senti che non sei al tuo posto, non vivi, perché senti che manchi gravemente al tuo dovere. Se, per esempio, un domani andate nel Chaco, e Ferrari è sempre in chiesa a pregare dalla mattina alla sera, manca gravemente al suo dovere. Ma se, nello stesso tempo, è attivo senza la vita contemplativa, sente che ugualmente manca in modo grave al suo dovere. I due aspetti non si possono disgiungere! In principio costerà un po' di fatica perché la cosa sembra inconciliabile, ma non è inconciliabile. Sotto questo aspetto è meraviglioso vedere come Gesù ci ha dato l'esempio proprio a Nazaret. Dio, che viene sopra la terra per farci capire che la vita attiva e contemplativa sono conciliabili, si è messo a fare case prefabbricate, a costruire pannelli, a dare il colore ai muri: quello che fate voi! Questa mattina pensavo che se con il lavoro per la costruzione delle case prefabbricate non avessimo guadagnato neanche un centesimo, l'aver guadagnato che i nostri giovani abbiano congiunto vita attiva e contemplativa, che si siano sforzati in questa ginnastica, già le giustificherebbe, come si fa una palestra per poter fare i salti, per poter preparare giovani sani e robusti. Perciò se il lavoro che abbiamo svolto finora fosse solo una palestra, anche se risultasse passivo economicamente, sarebbe attivo sotto altri punti di vista.

PREGHIERA contemplazione

PREGHIERA carmeli ambulanti

FORMAZIONE

APOSTOLO apostolato

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO missione

ESEMPI Dio unione con...

MISSIONI

PREGHIERA

GESÙ

incarnazione

GESÙ

lavoratore

DIO

FORMAZIONE lavoro

Don Ottorino si rivolge a don Luigi Furlato, maestro dei novizi,

Il riferimento è all’assistente Valentino Pavan, che con i Confratelli era stato a Torino per una visita ai luoghi legati alla storia di don Bosco e alla città.

Ugo Gandelli era appena entrato nella Casa dell’Immacolata e stava preparandosi all’anno di noviziato.

Adriano Conocarpo aveva emesso la professione religiosa da pochi giorni. Nello stesso esempio è nominato anche Mario Corato, appena giunto dal seminario diocesano e in attesa di iniziare l’anno di noviziato.

MI96,2[29-09-1966]

2.Io penso proprio che bisogna saper santificare il sacrificio, cioè essere pronti a lasciare il Signore per il Signore, saper congiungere le cose. Per questo occorrono prontezza di spirito e costante unione con Dio; preoccupazione di essere uniti con Dio mentre si è preoccupati delle cose materiali.
Che sembra al maestro ? E tutto questo, direbbe il nostro caro Valentino , in bianchissimo marmo di Carrara, perché quella volta che sono andati a Torino c'era il cicerone che continuava a dire: "Tutto questo in bellissimo marmo bianco di Carrara". Io invece direi: tutto questo, vuoi vita attiva, vuoi vita contemplativa, con il più bel sorriso del mondo, con la più bella serenità che ci possa essere: questo è il nostro marmo bianco di Carrara! Perciò se uno pretende di essere solo contemplativo e di essere lasciato in contemplazione, lo si inviti a scendere giù perché è dormizione e non vera contemplazione. Ieri sera c'era uno che era in estasi - non è vero, Ugo ? - davanti alla Via Crucis e gli è capitato uno spruzzo di acqua santa giù per il collo e si è svegliato, per cui dopo era in contemplazione attiva: vita contemplativa e vita attiva! Ogni tanto sveglio qualcuno che è in estasi: che volete, quelle sono cose che fa don Ottorino! Ieri mattina, ieri dopo mezzogiorno, c'era Conocarpo fuori dalla porta, davanti alla portineria. Io ho guardato fuori dalla mia finestra e ho pensato: “Che tentazione! Se adesso gli buttassi un po' d'acqua sulla testa, che spettacolo, lo sveglio”. Sono entrato in chiesa; per prima cosa ho salutato il Signore e poi ho visto due anime sante, Mario Corato e un altro, due anime belle, e ho detto: “Questi si scandalizzano se vedono don Ottorino fare queste cose”, e allora ho finito di fare la visitina e ho detto: "Signore, porta pazienza se non faccio un scherzo a tuo fratello che si trova sotto. Tu comprendi: scandalizzerei gli altri tuoi due fratelli che sono quassù". 2. L’apostolo è una persona accogliente e piena di gioia

PENITENZA sacrificio

GESÙ

unione con...

DIO rapporto personale

ESEMPI Dio unione con...

PREGHIERA contemplazione

APOSTOLO apostolato

APOSTOLO gioia

FORMAZIONE

AUTOBIOGRAFIA

L’assistente Lino Ceolato era stato scelto per integrare il primo gruppo destinato al Guatemala.

Abercio fu vescovo di Gerapoli nella Frigia (Asia Minore). Visse all'epoca dell'imperatore Marco Aurelio e morì a circa 70 anni verso il 200 d.c. Una "leggenda" della sua vita, scritta nel IV secolo, narra dei suoi grandi doni carismatici: compiere guarigioni e scacciare i demoni. A questo scopo, richiesto da Marco Aurelio, andò a Roma per guarire la sorella Lucilla. Dopo aver sanato Lucilla, invece di fare ritorno in patria immediatamente, compì un lungo viaggio in Siria, Mesopotomia e Asia Minore trovando cristiani sparsi in tutte le terre visitate. Tutto ciò è stato confermato dalla lapide funeraria contenente il suo epitaffio, trovata il secolo scorso e che risale al 200 d.c. Essa è importante perché fa conoscere come il Cristianesimo alla fine del 200 era già diffuso sia a Roma che nella parte orientale del suo impero, come la lettura delle lettere dell' Apostolo Paolo era prassi normale e ogni giorno nella Chiesa veniva celebrata l'Eucaristia. Don Ottorino non cita esattamente l'epitaffio di Abercio: "... la fede mi guidò (nei viaggi)... e mi dette per cibo il pesce di fonte, grandissimo, puro, che la casta vergine suole prendere e porgere a mangiare ogni giorno ai suoi fedeli amici", con evidente riferimento alla Chiesa e non a Maria.

Nel testo registrato don Ottorino ripete per tre volte la parte finale della frase.

MI96,3[29-09-1966]

3.È importante conservare il senso della gioia; mi raccomando, non perdete questo senso di gioia. Lo dicevo anche ieri mattina quando ho detto che dobbiamo sentirci proprio in casa nostra; non ieri mattina, ma l'altra mattina, e ora lo ripetiamo.
Un padre francescano che è venuto qui - c'era anche Lino Ceolato - parlava che era stato in Argentina e in Guatemala e ha detto: "Io non vedo l'ora di ripartire (sono vent'anni che è prete) perché qui non ci si sente in casa. Anche andando per i conventi non si conosce nessuno. Non si vede l'ora di tornare là; qui non si conosce nessuno". E io, dentro di me, ho detto: “Che brutta cosa sarebbe se anche da noi si dovesse dire così! Arriva qui uno, un domani, dal Brasile, dove c’è una casa di formazione e ci sono dei Religiosi che da là vengono qui a visitare, e vogliono tornare a casa perché qui non si conosce nessuno”. Abercio, il vescovo Abercio, diceva: "Sono andato in tante parti del mondo e in ogni parte ho trovato fratelli che mangiavano un "pesce" nato da una Vergine... Ho trovato fratelli!". Da questo noi confessiamo che il Cristianesimo ha fatto un salto all’indietro. A un cristiano che va in America e trova un altro cristiano dovrebbero aprirsi le braccia, perché è un cristiano che trova un altro cristiano. Se si va in mezzo agli africani, in mezzo agli indiani e ci si professa cristiani, si dovrebbe avere le braccia aperte per tutti gli uomini. Così dovrebbe essere quando troviamo un altro cristiano che è inserito nello stesso Cristo, che ama la nostra stessa mamma, la Madonna, che si sente fratello dello stesso Gesù! Figlioli, bisogna sentirlo questo: chiamatelo Corpo Mistico, chiamatelo quello che volete; dobbiamo sentire che siamo uno.

APOSTOLO gioia

COMUNITÀ

fraternità

ESEMPI carità

MISSIONI

FORMAZIONE case di formazione

COMUNITÀ

uniti nella diversità

CHIESA cristianesimo

GESÙ

MI96,4[29-09-1966]

4.Non sono capace di concepire una cosa diversa. Anzi dobbiamo saper fare anche un passo più avanti nella comunione. Se, per esempio, si presenta qui un sacerdote, - non lo possiamo fare con tutti i cristiani che vengono qui, altrimenti dovremmo aprire la porta e avremmo sempre il refettorio pieno di tutti i poveri che vengono, mentre con questi faremo un po' di carità - se viene un sacerdote, per esempio, e arriva sul mezzogiorno, dovremmo saperlo accogliere. Quante volte io ho detto a qualche sacerdote: "Si fermi a mangiare qualcosa con noi: siamo preti!". Quasi sempre rispondono: "Non voglio disturbare!". E allora io ribatto: "Quante storie! Dovremo mangiare insieme per tutta l'eternità, tanto vale che cominciamo qui a mangiare qualcosa in compagnia".
Sarebbe bello se potessimo farlo con tutti i cristiani, ma noi abbiamo la nostra missione e dobbiamo andare avanti per quella strada, altrimenti avremmo duecento o trecento poveri ogni giorno in casa e allora la nostra missione cambierebbe immediatamente. Almeno con i fratelli sacerdoti che capitano qui, che sono di passaggio, si potrebbe fare. Se invece di essere un fratello sacerdote, è un confratello della stessa Congregazione: che cosa importa a me se non l'ho mai visto, che cosa interessa a me se è di un'altra nazione? Che cosa interessa a me anche se non ci capiamo con la lingua? Basta sorridere e ci capiamo, sorridere e ci capiamo. Siamo legati dal cristianesimo, siamo cristiani, siamo legati da una vocazione, abbiamo la stessa vocazione, siamo arrivati a legarci a una stessa Congregazione! Si dovrebbe dire se fossimo del popolo ebreo: siamo Ebrei, siamo della stessa tribù, siamo della stessa famiglia. Più parenti di così! Fratelli miei, questo avverrà se noi ci sforzeremo di vivere le due vite: la vita contemplativa intensamente vissuta e la vita attiva, la vita che chiamerei la vita sorridente, la vita gioiosa, la vita fraterna, proprio quello che è il distintivo della nostra Famiglia religiosa e che allo stesso tempo deve essere il distintivo dei cristiani.

COMUNITÀ

comunione

ESEMPI carità

SACERDOZIO prete

PASTORALE poveri

NOVISSIMI eternità

CHIESA cristianesimo

CONGREGAZIONE missione

CONGREGAZIONE appartenenza

CONGREGAZIONE

COMUNITÀ

uniti nella diversità

APOSTOLO gioia

APOSTOLO vocazione

CONGREGAZIONE carisma

COMUNITÀ

fraternità

Monsignor Vincenzo Sebben era il rettore del Collegio Vescovile di Thiene (VI) che fungeva come seminario minoreper la diocesi di Padova.

Il riferimento è a don Venanzio Gasparoni che, nell’anno scolastico 1966-67, era vicedirettore della Casa dell’Immacolata.

La Congregazione aveva aperto una Casa a Monterotondo (provincia di Roma e diocesi di Sabina-Poggio Mirteto) per il servizio pastorale nella parrocchia di Gesù Operaio il 7 agosto 1966. Primo parroco e superiore della comunità religiosa fu don Flavio Campi.

Il riferimento è all’assistente Mario Zorzi.

La famiglia di don Flavio Campi abitava a Maglio di Sopra, frazione del comune di Valdagno (VI).

MI96,5[29-09-1966]

5.Ieri monsignor Sebben è stato qui - avete visto che camminavo insieme con lui - e mi diceva scherzando: "Che cosa hanno questi ragazzi, che cosa hanno? Sono tutti uguali, tutti uguali! Anche la settimana scorsa è venuto qui un gruppo di prefetti: hanno parlato con don Venanzio . Ho chiesto loro: 'Che ve ne pare?', e mi hanno detto: ‘Là c'è un ambiente che "uccide" perché dentro quell'ambiente sono contenti, sereni, salutano sorridendo; uno che vi entra fa fatica a cavarsela!’. I prefetti hanno detto: ... fa fatica a cavarsela”.
Permettete un altro esempio, perché si dice che se una cosa non stanca, giova. Quel signore di Monterotondo, quel signore che è venuto da Monterotondo insieme con don Flavio è un notaio, e mi ha detto chiaramente in refettorio, appena un quarto d'ora dopo il suo arrivo: "A Monterotondo, non per offendere i preti locali, poverini, che sono buoni, solo il vostro Ordine poteva fare quello che ha fatto, cioè sfondare: ha sfondato in pieno a Monterotondo! Che vuole? Tutti, anche l'assistente Mario , tutti hanno quel sorriso, quel senso di serenità e di gioia che non è comune, per cui uno ci casca dentro, ci cascano tutti: là tutti sarebbero disposti a fare qualunque cosa per loro”. Poi, a pranzo, a Valdagno , in casa di don Flavio, è uscito con questa frase: "La cosa che mi ha meravigliato di più è la fraternità, cioè l'amore che c'è fra voi. Arriva don Flavio in laboratorio, trova uno, trova l'altro, e tutti quanti: 'Oh! Oh!'; manifestazioni di affetto che non ci sono neanche nelle nostre famiglie; in esse non c'è un affetto come da voialtri!”. Ha veramente detto: "Neanche nelle nostre famiglie c'è un affetto così, una fraternità come c'è tra voialtri!". Per forza, perché la nostra Famiglia è un grado più in su, è basata sullo Spirito, sulla carità; e quando le nostre famiglie saranno basate non soltanto sulla carne, ma sullo Spirito, allora tutte le famiglie saranno così: devono essere così! E la nostra missione è proprio questa: portare questo Spirito, che non è né mio né vostro, ma è di Gesù, portarlo nelle famiglie, portarlo...

ESEMPI testimonianza

CONGREGAZIONE carisma

APOSTOLO gioia

ESEMPI gioia

APOSTOLO testimonianza

AUTOBIOGRAFIA

SACERDOZIO prete

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE assistente

ESEMPI educazione

COMUNITÀ

fraternità

ESEMPI carità

DIO Spirito Santo

Danilo Barban, molto vicino a don Ottorino, veniva spesso a trovarlo alla Casa dell' Immacolata.

L' assistente Antonio Zordan veniva dalla comunità di Crotone e si preparava per essere missionario nel Chaco Argentino.

L’inno alla carità comprende tutto il capitolo 13 della 1 lettera ai Corinzi.

Il riferimento è a don Luigi Furlato.

MI96,6[29-09-1966]

6.Domenica sera il cavalier Barban ha detto: "Non sono più capace di andarmene. È una cosa strana che mi succede... - e guardava la signora - Quando si viene qua, non si è più capaci di andarsene!".
Vi dico questo perché nessuno di noi faccia peccati di superbia, ma perché questo spirito di serenità e di gioia dev'essere frutto di una vita intima, interiore: questa è la calamita con la quale conquisterete il mondo. Dico male, Zordan , tu che vieni dai luoghi di missione? Questa è la calamita: non una cosa umana, ma una cosa soprannaturale. Devono vedere che noi siamo così perché siamo di Dio: "Che cosa hanno quelli lì?". Cristo; sono portatori di Cristo! Sanno soffrire, patire... Basta leggere il panegirico sulla carità fatto da San Paolo: "La carità è paziente, è benigna... tutto sopporta..." . Il passaporto è questo! Quello che devono vedere in noi è che abbiamo la carità di Cristo. Ma andiamo avanti, perché stiamo ancora leggendo la frase che avevo letto prima per partire con la meditazione... Quando si è vecchi, caro Luigi , ci si perde su cose vecchie! 3. L’apostolo santifica persone e cose

CONGREGAZIONE amici

APOSTOLO testimonianza

VIZI superbia

APOSTOLO gioia

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO apostolato

MONDO

APOSTOLO uomo di Dio

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

CROCE sofferenza

CARITÀ

Il riferimento è a Giovanni Orfano, che nell’anno scolastico 1966-67 frequentava il 1° anno del corso teologico nel seminario diocesano.

Nella mitologia greca il re frigio, Mida, ottenne dal dio Dioniso di cambiare in oro tutto ciò che toccasse: dovette rinunciare però a tale prerogativa per non morire di fame. Chiamato a giudicare in una gara musicale tra il dio Pan e il dio Apollo, Mida assegnò ingiustamente la vittoria a Pan provocando la vendetta di Apollo che gli fece crescere due orecchie d'asino... per la sua incompetenza musicale!

Il riferimento è a Luciano Bertelli.

Cfr. Efesini 1,10. La lezione esatta nella Volgata è "... instaurare omnia in Christo...".

Il riferimento è a Vittorio Venturin, che non era ancora sacerdote, ma già era destinato alla Comunità del Chaco Argentino.

Il riferimento è a Antonio Bottegal, mentre subito dopo viene nominato l’assistente Vinicio Picco.

Nell’esempio don Ottorino nomina Livio Adessa, che all’epoca era consigliere generale e stava per iniziare il 1° anno del corso teologico, e Girolamo Venco, che stava per iniziare il 3° anno del corso teologico.

MI96,7[29-09-1966]

7.“La nostra vocazione è di essere simultaneamente presenti all'uno e all'altro: noi abbiamo la missione di vivere in contatto con gli esseri e le cose sensibili, senza che la nostra visione del mondo invisibile ne sia turbata”.
Caro Orfanello mio, la nostra missione è di vivere in contatto con le persone e con le cose: niente da fare! In seminario fra le persone tu devi predicare e i seminaristi predicheranno a te e vi edificherete a vicenda: tu devi edificare loro e loro edificare te. Questo vale per le persone, ma anche per le cose. Ricordate l’esempio di quel personaggio che trasformava in oro tutto quello che toccava? Tocco la testa di Luciano e diventa oro (se fosse vero la venderemmo subito per pagare i debiti); tocchi una sedia e diventa oro... dove passa l'uomo di Dio deve trasformare tutto, spiritualizzare tutto. "Restaurare omnia in Cristo” , prendere possesso in nome di Cristo! Dico male, Vittorio ? Ecco, adesso vai al Chaco, tocchi una vitellina e la fai tua proprietà, proprietà di Cristo; tocchi un aeroplano, diventa tuo e lo dai a uno dei nostri giovanotti perché torni a casa a portare le vitelline... È bello... però, chiedo scusa se ho svegliato qualcuno che ha sonno. Antonio , hai sonno? No, solo un pochino. È Vinicio che ha detto che si sveglia alle otto del mattino, dopo la meditazione: ti sei svegliato questa mattina? È veramente bello che quando passa l'uomo di Dio fa diventare tutto spirito! Adesso c'è il nostro caro Livio Adessa che prenderà possesso, come direttore, del centro cinematografico, o meglio, del centro studi, proiezioni, cinema... al posto di Venco, perché Venco ormai lo mandiamo a "celebrare la Messa": andrà ad assistere i ragazzi, che lo chiamano “Assistente”, e si fa responsabile di tutto quel settore. Adessa ha la passione per tutte quelle attività. A un dato momento, ingranditori, macchine... e un domani anche le proiezioni, i cortometraggi, che si faranno devono diventare tutto spirito, tutto apostolato, mezzi per salvare le anime. Cose meravigliose, cose meravigliose! Se un domani si mette a fare un'ora di adorazione deve pensare: "Signore, adesso i miei confratelli vanno a fare quella proiezione preparata per i ragazzi e che serve a prepararli per un discernimento vocazionale"; insomma, tutto quello che fa, lo fa per una specifica finalità.

APOSTOLO missione

APOSTOLO predicazione

APOSTOLO uomo di Dio

ESEMPI apostolo

GESÙ

profumo di...

MISSIONI

GESÙ

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE assistente

APOSTOLO apostolato

APOSTOLO salvezza delle anime

EUCARISTIA adorazione

A Grumolo delle Abbadesse, comune agricolo del vicentino, la Congregazione possedeva una colonia agricola, che ospitava anche ragazzi dell'Istituto San Gaetano dei primi corsi.

Antonio Pernigotto, vocazione adulta, era all’epoca ancora novizio. Don Ottorino lo immagina già a Grumolo per la sua competenza tecnica avendo fin da giovane lavorato nella campagna di famiglia sulle colline veronesi vicine a Soave, zona famosa per la produzione di ottimi vini bianchi, di ciliegie e di ortaggi pregiati. Chiaramente il terreno della tenuta di Grumolo era più adatto a coltivazioni cerealicole, grano e mais, e alla fienicoltura per l'alimentazione delle mucche allevate per il latte e per la carne.

Don Ottorino, con un esempio forse zoppicante, vuole insegnare che tutto deve essere fatto per il Signore e santificato dal Signore.

Il riferimento è all’assistente Severino Stefani, che stava preparandosi a partire per il Guatemala.

Si pensava già di vendere la proprietà di Grumolo delle Abbadesse (VI) perché la gestione dell'azienda agricola non era attiva e i ragazzi mal sopportavano di non partecipare ai corsi professionali dell'Istituto San Gaetano come gli altri loro coetanei.

Don Guido Massignan aveva rapporti con alcune comunità religiose femminili della diocesi per motivi di apostolato, di direzione spirituale, di predicazione di ritiri. A Bassano era in contatto con le Suore di Maria Bambina di Casa Gerosa, una comunità che accoglieva suore anziane e malate di quella Congregazione alle quali don Ottorino ricorreva per chiedere preghiere e penitenze in situazioni di difficoltà e per fare discernimento su gravi decisioni da prendere.

MI96,8[29-09-1966]

8.Se un domani dovessi andare anche a Grumolo , dove si trova Antonio Pernigotto che pianta le viti e chiedessi:"Dov'è Antonio Pernigotto?". “Ah, eccolo là. Antonio, stai piantando le viti?". "Sì, per i ragazzi, poverini; così darò loro un bicchierino di vino che rende lieto il cuore dell'uomo!". Dopo vedi Antonio Pernigotto che munge: "È per i ragazzini, poveretti, perché possano mangiare una scodellina di latte! Signore, benedici, fa’ che questo latte, con il quale ho riempito un bidone, si trasformi in atti di amor di Dio e non in peccati!".
Voi ridete. Scusatemi, ma non sono storie: è realtà! Una scodella di caffelatte... ecco che uno mangia una scodella di caffelatte e dopo esce di casa e commette un peccato impuro: il caffelatte è diventato peccato impuro. Metto benzina nella macchina, la macchina va, compio un'opera di carità; metto benzina, parto e ammazzo una persona: non è la stessa cosa! Siamo chiamati a predicare il Vangelo, a spiritualizzare tutto: l’uomo di Dio spiritualizza tutto dove passa, alla stessa maniera delle nostre buone mamme che benedicevano le focacce, benedicevano i pulcini, benedicevano le uova perché non marcissero, benedicevano tutto. Bisogna santificare tutto. "Benedicere et santificare": questo è il vostro compito. Dove voi passate, dovete santificare persone e cose. Severino ha un piatto di fichi: "Grazie, Signore, che hai creato le piante di fico: Deo gratias!". Speriamo che ad Antonio piacciano i fichi perché a Grumolo c'è una pianta di fico, altrimenti andiamo a dargli una mano: siamo sempre disposti ad andare a Grumolo! Per adesso siamo ancora là, lo abbiamo e non lo abbiamo, ci sono delle difficoltà ; ho pensato di mandare don Guido alle suore di Bassano affinché le spinga a pregare, perché ho visto che sono onnipotenti per grazia; lo mandiamo perché si facciano carico di due o tre faccende materiali, senza dire loro che si tratta di cose materiali, perché altrimenti non pregano neanche, ma dicendo solo che sono cose che ci interessano. Andiamo avanti!

ESEMPI retta intenzione

DIO amore a Dio

PECCATO

CARITÀ

APOSTOLO uomo di Dio

PAROLA DI DIO Vangelo

APOSTOLO predicazione

FAMIGLIA mamma

CONSACRAZIONE santità

Tarcisio Magrin era ancora novizio all’epoca, e per questo don Ottorino lo pone fra la categoria dei bambini.

Mario Corato era entrato da pochi giorni alla Casa dell'Immacolata, proveniente dal seminario di Vicenza.

L’assistente Giuseppe Filippi era perito tecnico e, quindi, conosceva i vari procedimenti chimici.

Don Ottorino è molto concreto nei suoi esempi e pieno di vivacità. L’assistente Antonio Zordan, che era un provetto falegname, era già destinato per la scuola professionale del Chaco (Argentina).

MI96,9[29-09-1966]

9.“Con tutta la nostra fede portiamo in noi questo contatto vivente con Dio, il Cristo, e tutti gli esseri spirituali, più veri, infinitamente più veri e più reali del mondo dei corpi”.
Questa è una cosa difficile da spiegare, specialmente per i bambini, vero Tarcisio ? In questi due mondi, capisci Mario , in cui viviamo, quello intimo e quello esteriore, a un dato momento, per noi, dovrebbe diventare quasi più visibile quello interiore che quell'altro. Per l'uomo di Dio dovrebbe essere più reale il mondo interiore che quell'altro! Perché? Perché gli altri uomini, in mezzo ai quali viviamo, vengono da noi, appunto, per spiritualizzare se stessi. Voi ve ne intendete di chimica e sapete che quando si fa la doratura di un pezzo c'è un contenitore dentro il quale c'è una soluzione di acqua, acidi, sali e anche l'oro sciolto. Allora mettono nel contenitore due aggeggi: un pezzo di oro e l'oggetto da indorare, il pezzo di oro e il pezzo da indorare. Che succede? Filippi , correggimi se sbaglio. Succede che il pezzo che deve essere indorato ruba dai sali d'oro in soluzione, ruba loro un po' di oro e se ne ricopre; dopo questi vanno a riprenderselo dal pezzo d'oro. Per cui la soluzione resta com'è, però allo stesso tempo dà e prende. Questo dovremmo essere noialtri! Noi dovremmo essere a contatto con Dio per cui se uno viene a domandarmi Spirito e io glielo do, ma immediatamente mi ritorna dall'altra parte. Vorrei dire che mentre lo do, aumento la mia potenza nell'unione con Dio. Se l'uomo di Dio non è così, cari, andiamo, ma andiamo a fare opere sociali! Vedrai Severino che va a piantare patate per cui bisognerà piantare patate. È una bella cosa, per carità! Vedrai Antonio Zordan che fa mobili: lo faranno cavaliere del lavoro in Argentina e gli daranno un pezzo di rapa attaccata al collo! Che belle cose, che belle cose: però, figlioli miei...! Gli faranno anche un monumento: nel Chaco ogni sindaco nelle varie piazze erige il monumento alla madre, e stavolta lo faranno alla madre Antonia Zordan! Tutto quello che volete! Sarà la nuova madre del popolo del Chaco!

PREGHIERA vita interiore

APOSTOLO uomo di Dio

ESEMPI apostolo

ESEMPI Dio unione con...

ESEMPI uomo di Dio

PREGHIERA unione personale con Dio

DIO Spirito Santo

APOSTOLO attivismo

MISSIONI

Il riferimento potrebbe essere per Giampietro Fabris che stava per iniziare il 3° anno del corso liceale.

L’assistente Mario Sgarbossa fu destinato, nell’anno scolastico 1966-67, all’Istituto San Gaetano di Asiago (VI) come incaricato della disciplina.

MI96,10[29-09-1966]

10.Figlioli, ricordatevi che le anime vogliono lo Spirito; il mondo ha bisogno di Spirito. Sì, caro maestro dei novizi; bene i sorrisi, bene tutto, ma quello è il modo di prendere la gente affinché venga vicina. La gente deve venire vicina a noi perché trova il sorriso e trova la gioia; ma questi sono la réclame di un qualcosa di sostanziale che deve esserci sotto, cioè Dio, Dio!
Capisci, Pietro caro? E questa vita intima dev'essere superiore all'altra vita. Io devo essere più convinto di questa che dell'altra, devo vivere più questa che non l'altra. Devo sentire il Signore nel mio cuore. E allora tu vedi quello che può accadere ai nostri bravi assistenti. Per esempio, il nostro bravo figliolo che adesso è andato ad Asiago, Mario Sgarbossa , va a casa e per la strada incontra un giovane che gli dice: "Scusa, Mario, avrei una questioncina...". Poi incontra una donna che gli dice: "Scusa, Mario, io avrei una questione un pochino delicata: che cosa ne dice lei?". Un altro poi: "Scusa, Mario...". E allora il parroco viene qui a chiedere se, per piacere, al sabato e alla domenica Mario può andare a casa per queste "confessioni". Non potendo Mario andare ogni fine settimana, il parroco insiste perché vada "almeno una volta al mese, almeno una volta al mese!". Visto alla fine che non è possibile neanche una volta al mese perché Mario è ad Asiago, il parroco ha detto: "Se non è proprio possibile, almeno che venga un prete una volta al mese... Se proprio non può venire Mario, almeno un prete una volta al mese a confessare". Tale insistenza è perché Mario è pieno di Dio! Vi prego ora di non andare a dirglielo se no fa peccati di superbia, adesso che è ad Asiago. È la realtà o no, Mariuccio? Sì, con santa semplicità, di' la verità così com'è... 4. L’apostolo vive nel mondo come straniero con la missione di evangelizzare

APOSTOLO salvezza delle anime

APOSTOLO ambasciatore di Dio

MONDO

APOSTOLO gioia

DIO

APOSTOLO vita interiore

APOSTOLO uomo di Dio

CONGREGAZIONE assistente

PASTORALE parroco

ESEMPI Dio unione con...

ESEMPI uomo di Dio

VIRTÙ

semplicità

Si era in pieno clima di guerra fredda tra Patto di Varsavia e NATO, e nelle nazioni più ricche dell'occidente c'era la corsa alla costruzione di rifugi antiatomici. In quegli anni si parlava di costruire addirittura delle piccole cittadelle sotterranee (in Svizzera e negli USA).

I Cabili sono la tribù più numerosa di razza e cultura berbera, stanziate nel nord dell'Algeria.

MI96,11[29-09-1966]

11.“Questa dualità di vita e di prospettive tormenta l'uomo di fede e ne fa, in certo modo, uno straniero in mezzo a quei suoi fratelli che non portano dentro di sé questa visione di un altro universo”.
Quando tu, per esempio, vai in un certo posto... Quando, per esempio, andate a casa in vacanza, vi siete mai accorti che siete un po' stranieri? Tu, Orfano, vai a casa e trovi i tuoi vecchi amici: insomma, senti che sei un po' straniero. Perché? Fanno altri discorsi, cercano altre cose, gustano altri cibi. È sempre bello stare insieme, ma non hanno altro che cose insulse per la mente, non c'è un po' di sostanza nelle conversazioni. Bene, ed è giusto che sia così: voi vi dovete trovare un po' stranieri in mezzo al popolo dove andate. Guai se non vi trovaste stranieri; vuol dire che non siete arrivati alla spiritualità che è necessaria. Ora si tratta che voi dovete far diventare loro cittadini: nello scontro, o voi li fate diventare come voi o loro fanno diventare voi come loro. E poiché la missione nostra è quella di elevare loro, a un dato momento dovete fare in modo di non trovarvi più stranieri perché gli altri sono diventati come voi. Non saranno diventati frati o suore, ma saranno diventati buoni papà di famiglia che mettono al centro Dio, che mettono al centro la vita eterna, come giustamente deve essere. “Questa sensazione voi l'avete avuta e l'avrete in modo acuto”. Perché vi siete trovati stranieri, avete trovato una terra arida, straniera. Ecco la grazia di essere una comunità, per cui quando rientrate in casa non è come se foste da soli al Polo Nord. Almeno vi troverete insieme in gruppetto, insieme, magari sotto terra come nelle città costruite sotto terra per paura della bomba atomica , con la pila atomica che ti possa riscaldare un pochino: la nostra pila atomica è il tabernacolo, è la preghiera, è la conversazione fraterna, la santa conversazione. Per cui, anche se siamo in terra straniera dove si vive e si respira un'altra vita, voi sentite che non siete soli, sentite che siete un piccolo lembo di patria, che avete con voi un angoletto di Paradiso. “In mezzo agli uomini, chiunque siano, arabi, cabili , compagni di lavoro o semplici passanti, vi sentirete al tempo stesso molto vicini e molto lontani...”. Vi sentirete vicini perché siete fratelli. Perciò amerete quel tale che non prega, quel tale che è in peccato mortale, quel tale che non vuole saperne di Dio, quel tale che dice di non credere alla vita eterna: voi sentirete che sono fratelli. Come in casa vostra... Se, per esempio, in casa vostra ci fosse un fratello che non va mai a Messa, che bestemmia, che è un peccatoraccio, che da vent'anni non si confessa... voi vi sentireste tanto vicini e tanto lontani da quello: tanto vicini perché è vostro fratello, sangue del vostro sangue, perché scorre in lui il vostro sangue, perché sentite che è vostro fratello; ma nello stesso momento tanto lontani nel modo di pensare.

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Tra pochi mesi sarebbero iniziate le missioni in America Latina della Congregazione, in Guatemala e in Argentina, in zone abitate prevalentemente da poveri indios.

Nel testo registrato don Ottorino pronuncia l’espressione della 2 Tim 4,2 in latino.

MI96,12[29-09-1966]

12.Vivendo da sacerdoti, voi dovete sentire questa realtà. Un domani, anche in mezzo a questi poveri indiani , bisogna sentirli veramente vicini, ed essere pronti a dare la vita per loro perché sono vostri fratelli, anche se sono cattivi per cui vi sentite tanto lontani da loro. Sentirete questo dualismo, lo sentirete, lo dovete sentire perché è una cosa naturale. Sentirete di non essere capiti perché diranno che non capite niente. È come in una casa dove c'è un comunista e un democristiano, e sono fratelli: sono tanto vicini, ma anche tanto distanti, perché uno dice che è giusto in una certa maniera e l’altro afferma la cosa opposta.
“Sarà come un senso di solitudine, d'impotenza a comunicare ai vostri compagni quella visione che il vostro amore vi fa tuttavia desiderare di trasmettere loro”. Voi amate il fratello e sentite il bisogno di trasmettere al fratello quello che provate voi, quello che credete sia la verità, ma nello stesso tempo sentite che non passa la corrente. È il momento tragico dell'apostolo: quando io voglio molto bene a te, ma tu non mi comprendi, tu non capisci le cose dello Spirito, anzi mi odi per questo, anzi mi perseguiti; e io ti amo e sono pronto a dare la vita per te, e vorrei trasmetterti la gioia che ho dentro di me, la vita che ho dentro di me. Tu muori di sete e io sono una cisterna: vorrei darti da bere e tu mi sputi in faccia. Perché? Perché non sai che io ho l'acqua. E allora, ecco per voi il momento in cui bisogna prostrarsi dinanzi al Signore in modo che il Signore faccia sì che quell'altro possa gustare un po' di quest'acqua. E allora il Signore che cosa fa? Fa venire un terremoto, esce da me una gocciolina di acqua, così piccola che non mi accorgo neppure che è uscita, e quell'altro si sveglia e viene per chiedere l’acqua. Come è successo? È stato il Signore. Ha estratto una gocciolina e gliela ha gettata sul naso senza che se ne accorgesse. Questo è il frutto della grazia di Dio! Però, bisogna che io sia una cisterna d'acqua, che io ami tanto lui e che gli sia sempre alle calcagna, “in ogni occasione opportuna e non opportuna” ; è il Signore, però, che farà il miracolo di dargli una gocciolina di acqua, e allora lui verrà a bere l'acqua, che non è mia, ma del Signore! Queste sono verità difficili da capire, ma il Signore ce le spiegherà. Andiamo! settembre 1966

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