Il riferimento è alla lettera dell’assistente Severino Stefani, inviata il 12.12.1966 da Rio Hondo in Guatemala, dove si trovava da appena un mese insieme con l’altro assistente Lino Ceolato e con i sacerdoti don Ugo Caldini e don Gianni Rizzi. Don Ottorino cita qualche frase della lettera a memoria, senza leggere il testo scritto.
L’assistente Giorgio Pieropan è stato il primo membro della Congregazione a partire per il cielo, e proprio in occasione della partenza del gruppo missionario per il Guatemala.
MI133,1 [1-01-1967]
1 È arrivata ai nostri Religiosi una lettera dal Guatemala: è di un nostro confratello, partito da qui poco più di un mese fa, il quale scrive ai suoi fratelli. È un assistente che, dopo aver lavorato una giornata nel fare catechismo e nel giocare a pallone, sforzandosi di farsi intendere con un po’ di fatica dai ragazzi che non parlano certo il nostro dialetto veneto ma lo spagnolo, finalmente, alla sera, ha un momento libero, prende in mano la penna e si rivolge: a chi? Ai suoi amici, ai suoi fratelli, a coloro che qui stanno preparandosi a partire verso dove vorrà il Signore. Ebbene, la lettera è arrivata ieri, però porta la data del 12 dicembre. Forse, pur viaggiando per posta aerea, data la circostanza delle feste natalizie, avrà sostato in qualche parte. Però è una data che a noi ricorda un grande avvenimento: trenta giorni prima un nostro caro confratello, Giorgio Pieropan, moriva sulla strada del ritorno, dopo aver condotto a Roma proprio quei missionari che ora si trovano in Guatemala . Il nostro caro Severino, mentre scrive, ricorda questa data: “Sono trenta giorni che è morto il nostro caro Giorgio, trenta giorni che un nostro fratello ha offerto la vita per noi perché potessimo fare un po’ di bene, trenta giorni che un fratello ha detto al Signore: ‘Signore, accetta la mia vita e fa' santi i miei confratelli’”. Questi confratelli sono arrivati in Guatemala verso la fine del mese di novembre, per cui si trovano nel campo di lavoro solamente da dodici o tredici giorni. Il caro Severino ricorda un episodio molto semplice capitato proprio in quei giorni. Dice: “Mentre sto scrivendo nella mia stanza, un giovane di Zacapa è seduto sul mio letto e aspetta che io termini di scrivere per condurmi poi a giocare con lui. Intanto, mentre è gettato sul letto, scopre il crocifisso. A un dato momento, rivolgendosi a me e interrompendo il mio lavoro, mi dice: ‘Senti, senti... Dimmi: chi è quell’uomo? Perché l’hanno ammazzato? Chi è stato?’”.CONGREGAZIONE storia
MI133,2 [1-01-1967]
2 Cari giovani che questa mattina vi siete consacrati interamente al Signore, voi sapete chi è quell’uomo. Quell’uomo è Dio che vi ha creato, Dio che vi ha concesso la grande grazia di essere nati non nel Guatemala, non dove Dio non è conosciuto, ma nei nostri paesi, vicino a tante anime buone. Quante volte, cari giovani, io ripeto in questa nostra comunità che noi dobbiamo continuamente ringraziare il Signore per i nostri genitori, per le nostre famiglie! Sì, è festa vostra oggi, ma ricordatevi che è anche la festa dei vostri genitori. Quando noi siamo nati, le nostre mamme, i nostri babbi ci hanno preso in braccio e hanno detto: “Signore, questo figlio è tuo. Ti ringraziamo perché ce lo hai dato. Se lo vuoi, eccolo, Signore! Piuttosto che divenga cattivo, chiamalo con te, fallo morire, ma se lo volessi consacrato, ebbene, noi te l’offriamo”. Ringraziate Dio, cari genitori, che ha accolto la vostra preghiera. Ringraziate Dio perché oggi avete avuto la gioia di vedere i vostri figli, prostrati dinanzi all’altare, offrire la loro giovinezza. Sì, cari giovani, questo Dio che in Guatemala non si conosce, questo Dio è quello che vi ha fatto nascere nelle nostre buone famiglie e prima di voi ha creato i vostri genitori, è quello che ha acceso nelle nostre case la fede alla quale noi abbiamo potuto attingere. Sì, cari giovani, voi andrete a far conoscere questo Dio. Non solo nel Guatemala, ma in tante altre parti del mondo molte creature stanno attendendo e aspettano che voi andiate a dire loro che quell’uomo messo in croce non solo è il nostro Dio, ma è stato messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza. Cari fratelli cristiani, ringraziamo il Signore insieme con i vostri figlioli.DIO creatore
DIO riconoscenza a...
FAMIGLIA papà
FAMIGLIA mamma
APOSTOLO missione
GESÙ
Don Ottorino si riferisce evidentemente alla partenza per il Brasile del primo gruppo di Religiosi che sarebbero salpati da Genova alla fine del mese.
Il linguaggio di don Ottorino è evidentemente scherzoso, ma pieno di riconoscenza per la vita cristiana delle famiglie in cui sono cresciuti i giovani della Casa dell’Immacolata.
MI133,3 [1-01-1967]
3 Qualche mese fa, in ottobre, ci trovavamo in Brasile, io e il carissimo don Aldo, vicario generale della Congregazione. Don Aldo, mi pare, aveva appena celebrato la Santa Messa; stavamo uscendo dalla cappellina e un vecchietto si è avvicinato a me dicendomi: “Padre, fammi un piacere, manda qualcuno che insegni il catechismo”. Ecco la missione dei vostri figlioli! Lo so che per voi sarà uno strappo quando sentirete che un domani partiranno. Fra pochi giorni alcuni dei nostri partiranno per l’America. Sarà uno strappo per voi genitori, ma è una gioia, fratelli miei, è una gioia sapere che i vostri figlioli andranno a piantare nell’America Latina quella fede che hanno imparato da noi. Se vanno là, la colpa è un pochino anche vostra. Se li aveste fatti diventare un po’ più cattivi non sarebbero qui. Invece avete voluto che divenissero buoni, che crescessero buoni; perciò il Signore ve li manda via: dovevate farli diventare cattivi! Ringraziamo il Signore. Ecco, allora, la gioia di questa giornata: gioia sofferta, ma gioia grande nell’intimo dell’animo nostro, anche se un domani, forse tra qualche anno, porterà un po’ di strazio, un po’ di separazione. Sentiamo che le nostre famiglie sono ancora benedette da Dio; sentiamo che Dio ha rivolto, ancora una volta, il suo sguardo sulle nostre famiglie e ha scelto in esse queste creature per portarle dove Dio non è conosciuto, dove Dio non è amato. Più di una volta noi ripetiamo questa frase: “In Paradiso metteremo tutto insieme”. Cari parenti di questi giovani, cari amici della Congregazione: lavoriamo, preghiamo, soffriamo insieme! Ricordatevi che quello che fanno i vostri figli non è fatto solo per loro: in Paradiso metteremo tutto insieme.AUTOBIOGRAFIA viaggi
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