1 “... pur potendo pesare su voi in qualità di apostoli di Cristo. Ma ci siamo comportati in mezzo a voi con dolcezza: come una madre che circonda d'amore e di cure i propri nati, così nel nostro amore per voi avremmo voluto donarvi, non soltanto l'eVangelo di Dio, ma ancora la nostra vita, tanto ci eravate cari!".Questo è quello che cerchiamo, capo primo, di vedere stamattina. Ci sarebbe la prima righetta qua, che non è mica... che non è tanto commentata... Vorrei sottolinearla dato che mi è venuta l'ispirazione: "... pur potendo pesare su voi in qualità di apostoli di Cristo".Don Vittorio, cosa volevelo dire qua? ... e invece lavorava, e invece lavorava! Guardate fratelli miei, guardate che questa paroletta qua, paroletta, vien detta anche per noi.Nella nostra Famiglia abbiamo visto ripetutamente che dobbiamo guadagnarci il pane col sudore della nostra fronte. Vedete, è facile... È una deviazione che faccio; non avevo l'intenzione di farla prima di venir dentro; vista la riga mi è venuta la distrazione: perdonatemi... ma è meglio che la diciamo; dopo cominciamo la meditazione! È facile che in una Famiglia religiosa, in una Comunità, non si sappia che cosa costa il sale... È una cosa comunissima, cosa comunissima.Portiamo un esempio negli industriali: Pellizzari, che è venuto su dalla 'gavetta', il vecchio Pellizzari, dalla gavetta è venuta fuori l'officinetta e ha piantato l'officina; il figlio è venuto al mondo quando... perché lui si è sposato e non ha avuto figli e voleva avere un figlio che prolungasse... Muore la moglie e si sposa un'altra volta. Le figlie sono state male quando si è sposato un'altra volta, perché, sa, adesso sposarse un'altra volta, le figlie erano un po' anzianette... la Mary, che adesso è a Milano, la Maria Teresa che è a Chiampo e ha sposato Minuti, eccetera eccetera, sono state male, tanto è vero che sono andate fuori di casa. Si è sposato e ha avuto un figlio e delle figlie: la figlia, una è Maria Grazia, e il figlio aveva nome Antonio. E allora tutto contento perché ha un figlio, ha il continuatore! Siccome Pellizzari aveva studiato parte tecnica un po', allora il figlio alle Industriali, perché doveva essere un domani un industriale. Te poi 'maginarte: dopo un po' di tempo, ah, lui si è trovato coi soldi in mano, ha cominciato aver passione dei quadri e ha cominciato a comprar quadri e ha riempito la casa e organizzato una pinacoteca e ha speso milioni e milioni in quadri; poi, passione della musica, e allora ha cominciato a piantare un'orchestra; poi ha perso la testa con le donne, sposato, abbandonato la donna, preso altre donne: insomma... andato in malora. Poi si è fatto comunista, insomma, capo comunista: basta! E poi è morto, a questo punto è morto: lo si è trovato morto... ecco! Figlioli miei, perché questo tale, questo tale, è venuto al mondo e si è trovato in una casa dove c'era il denaro, c'era già il denaro: non sapeva... non conosceva la fatica per guadagnare il denaro!Ora, vedete, noi... La sottolineo questa perché è importantissima, sapete, importantissima. Noi siamo entrati in seminario, siete entrati in una casa di formazione, non siete vissuti voi a casa, da piccoli, dico voi per alcuni di voi, no, da piccoli, e non avete sudato, sudato per guadagnare il pane. Per cui, avrete...Mi ricordo il mio povero papà: quel tanto prendeva, e quello; non c'era niente da fare, non c'erano altre entrate, no, e con quello si doveva vivere. Si doveva pagare l'affitto, bisognava comprarsi le scarpe... se ce n'era, buona, se no, pazienza! E se mio papà rimaneva un mese senza lavoro, si prendeva indietro tutta la macchina, e allora bisognava, se prima si beveva un litro di vino X, adesso bisognava bevarne mezzo o gninte, perché bisognava aiutarsi un pochino per quel mese che non aveva lavorato. Capito?Nelle famiglie questa... c'è una contabilità di questo genere qua. E questa non è una cosa di una parte; tutte le famiglie, tutte le famiglie vivono in questa condizione qua! Cioè, praticamente, una entrata a base di sudore di fronte, e una uscita... le uscite proporzionate alle entrate: quando non c'è proporzione allora la famiglia va in malora, e allora sono disastri.
MO146,2 [22-02-1967]
2 Ora, vedete, nella formazione nostra, vita comunitaria, così, è facile che questa formazione, questa parte di formazione non ci sia. Perché? Perché viviamo in una comunità, e non dovete mica tutti fare gli economi, non potete mica tutti quanti andare a compare la nafta... Voi vedete arrivare il camion di nafta, e voi... voi vedete arrivare... voi avete bisogno della corrente e chiudete l’interruttore, ma non pensate, per esempio, che in un anno, per esempio, fra Istituto San Gaetano e Casa dell'Immacolata s'è speso un milione di telefono... capite, in un anno, speso un milione di telefono! Non pensate che in sei sette mesi, di benzina si è speso un milione e mezzo, oltre a quella che si compera in giro di qua e di là; non pensate che di nafta, in una stagione, da, mi pare, ottobre a aprile, compreso Asiago, cinque milioni e duecentomila lire! Questo voi non ne sentite il peso, di questo... Voi sapete di debiti, di Provvidenza, eccetera, ma non sentite sulle spalle il peso di questa roba qui. Un papà di famiglia, che compera quattordici quindici ettolitri di nafta, sente il peso di quindici ettolitri di nafta sulle spalle, sente il peso di... quel dolce che ha comperato... perché deve tirar via da quella cifra che ha e non ce n'è altre, no?Invece qui, vedete, io sento qualche volta, qualche volta: ho comprato qualcosa: "Oh, così poco la costa? Così poco la costa?". Ma fatta così con semplicità, con semplicità... È una malattia! Vedete, mi fermo un pochino perché è una malattia comunissima.Mi ricordo una volta che don Ugo, poareto, è andato con don Aldo a comprare un harmonium per Asiago, è andato su a... Padova. "Quanto costa - ha detto don Aldo - sto harmonio qua?”. “Centodiecimila lire!". "Così poco?", el ga dito don Ugo! In faccia a quell'altro: "Così poco? - el ga dito - Credea che el costasse molto de pì!", el ga dito. Don Aldo el se ga messo a ridere parchè... "Almanco el fusse furbo de tasére! - el ga dito - Tasi, e dighe che el costa tanto e che el te tira zo diesemila franchi, no?". Se te ghe domandi che el te tira zo diesemila franchi e ti te ghe disi che el costa poco... el se ne frega, no? Capite?Ecco, questa forma ingenua, che non è colpa di don Ugo, perché io da voi sento continuamente frasi di questo genere qua... Questo potrei sottolinearvelo continuamente, potrei dirvi: "Guarda che tu sbagli, non sei stato abituato a... non sai cosa costi il denaro!". Voi avrete un po' di criterio nello spenderlo, di quello non se ne parli: "No, forse si spende troppo!", ma non sentite la fatica di guadagnarlo il denaro. Se, per esempio, uno di voi, uno di voi dovesse andar a lavorare dalla mattina alle otto alla sera, e con quei soldi, vero, dovesse tirar fuori il necessario per le scarpe, per tutto... ah, vedreste che allora, prima di mollare mille lire, prima di mollarne duemila... "Eh, pian, pian! A mi quei mille franchi me ga costà fadiga, no, fadiga, ecco!". Questa fatica non l'avete fatta.Ora, vedete, questo è necessario sottolinearlo forte, perché in genere la gente nostra dice una frase che io ho sentito tante e tante volte, che "i preti non sanno quello che costa i soldi, il denaro; i 'dopra i soldi degli altri, e perciò i fa fassile fare le spese, ma dopo ne tocca pagarle noialtri!". Avete mai sentito ste robe qua? Ti, don Erasmo, mai sentìo ste robe qua fora? Mai sentìo? Ti, Toni, gheto mai sentìo? Toni, sì o no? Ecco! Chi xe che... Ti, Zeno, le gheto mai sentìe ste robe qua, ah, Zeno? Frasi comuni, guardate che è un luogo comune... El prete fa, fa la spesa, dopo magari la finestra no la ghe piase più e 'l la tira zo, e el ga speso magari tre quattrocentomila lire per l'armatura... Decide: "Oh, varda che bel lavoretto! Bisogna farlo!". Dopo aver speso altre tre quattrocentomila lire, el cambia! Mah, mah, oh! Con che soldi è che li paga? Quei soldi non sono tuoi!
MO146,3 [22-02-1967]
3 Ora, vedete, la mia preoccupazione è questa... Siamo qui proprio in campo di meditazione; lo faccio proprio in campo di meditazione, non di istruzione. È questa: portiamo nella canonica un domani, nella parrocchia domani, la stessa, proprio la stessa vorrei dire serietà che c'è in una famiglia quando un papà spende dei soldi che non sono propri, sono dei figlioli, di tutta la famiglia. Denaro che costa: quello di sprecare il denaro o farlo così con semplicità e faciloneria... è una cosa che grida vendetta contro... dinanzi al Signore! Perché ci sono i poveri intanto che domandano aiuto, ci sono delle creature che patiscono, che domandano aiuto. Nella parrocchia "pauperes semper habetis vobiscum!", no? I poveri ci sono nella parrocchia, nella parrocchia vostra c'è chi patisce, c'è chi soffre... E allora, vedete, prima di fare una spesa, voi siete papà, siete padri nella parrocchia, e prima di fare una spesa, vuoi per la chiesa vuoi per la canonica, dovete pensare che siete padri, perché un papà, un papà, non può comperarsi, so io, un qualche cosa di lusso, con un certo... magari di lusso, quando il figlio non ha né scarpe né calze. Il papà dovrà prendere il pane, ma non può prendersi dei capricci eccessivi, vero, quando il figlio soffre la fame. Ah, figlioli miei, non si può arrivare a questo! E noi che abbiamo studiato il Vangelo, noi che ci vantiamo di essere gli uomini della carità, qualche volta possiamo arrivare a questa aberrazione: che cioè noi, noi, mentre nella parrocchia c'è chi patisce la fame, noialtri il superfluo... Allora veniamo a noi: come educarci a questo?
MO146,4 [22-02-1967]
4 Intanto dovete avere spirito di osservazione. Quando andrete a casa, andate a casa, vedere le nostre mamme, non i fratelli e sorelle, perché tante volte purtroppo, sa, fratelli e sorelle hanno un po' la malattia nostra; vedere le nostre mamme come sanno economizzare, come sanno dire: "No, è un peccato sprecare! Non sprecare; si offende il Signore a sprecare!".Poi, poi, un'altra cosa: abbiamo detto che nella nostra Casa bisogna lavorare, bisogna che ci aiutiamo col lavoro. La Provvidenza non mancherà, ma vedete San Paolo, anche lui, nonostante che del lavoro apostolico ne avesse, nonostante che fosse stato occupato a predicare il Vangelo, pure Paolo guadagnava il suo pane, il suo pane se lo guadagnava cosicché può rinfacciare... rinfacciare in senso buono, dire: "Io, potendo essere di peso a voi, non lo son stato!".Ora, non vi farò fare quello che ha fatto San Paolo quando sarete a Crotone o a Monterotondo, non vi farò fare una fabbrica de sporte e mettervi là a fabbricare sporte o tende tanto per guadagnarvi il pane. Consolati, don Luigi, sai? Non ti manderemo neanche a pescare nel Mare Jonio, no, no! Ma ricordatevi però, ricordatevi però che nella Casa dell'Immacolata dobbiamo trovare il modo, bisogna che il Signore ci apra una porta o con le case prefabbricate o a fabbricare ciuci, bisogna trovare il modo che qui dentro ci si guadagni il pane, vi dico 'con il sudore della fronte'! E quando dico sudore della fronte vuol dire fatica, figlioli, vuol dire sacrificio, sacrificio per chi costruisce, sacrificio per chi vende, umiliazioni, umiliazioni, umiliazioni, perché lavorare vuol dire servire gli altri, vuol dire accettare umiliazioni, vuol dire accettare bastonate... Ah, figlioli, sapeste quanto le ho provate io queste cose!
MO146,5 [22-02-1967]
5 Quando in principio dell'Istituto, permettete che ve le dica come un papà le dicesse ai suoi figlioli, ha cominciato a lavorare la prima officinetta, e lì... "Cosa facciamo fare ai ragazzi?". E Pellizzari mi ha dato da far delle cinghiette, là, cioè erano rotoli di... là, come le molle dell'orologio, bisognava piegarle da una parte, piegarle da quell'altra, metterghe un piroleto in mezzo de qua e un piroleto de là... e cari, i vignea fora che una la gera lunga, una gera più lunga, una pì storta, i tusi faseva e mi me toccava alla notte, fin a un botto, a star là a indrissarle, a indrissare el ferro... i se inciodava, no i girava, eccetera. E dopo, sto mucio de roba, con la sporta, a portarghe mi a Pellizzari a Arzignan, andar là, sto poro prete a portar la roba, el lavoro fatto... Vardè che lo go fatto par un par de anni savìo sto lavoro qua, tanto ca lo savì! Ecco i tusi faseva, i rovinava la roba, i ne dava du quintai de roba e ti invesse che du quintai te ghin portavi un quintale e mezzo, e allora me toccava andar in mezzo al ferro vecio da Renzo Meneghetti che el gera là... in coso... a tòr ferro là par supplire il ferro de qua, trovar fora... parchè no i se accorzesse, se fusse sta 'sassinà tanta roba no i ne dava più lavoro, no? Quando ca rivava là, e dopo che i li vedeva, i ghin scartava più de metà. Insomma, dopo ghe gera Gino Consolaro e qualche altro che saràva un ocio: su tresento, invesse che scartarmene tresento e cinquanta i me ne scartava solo che cento, parchè no i ndava ben e par metterli a posto bastava un pochetin e mi che gavea lavorà tutta la notte par metterli a posto tornava a casa e me tocava a metterli a posto da novo. Ah, fioi, fioi! A no savì mia cosa che costa el pane! Capito? Questo tanto par dirve...Dopo ghèmo scominsià coi motori elettrici...Comincià con le biciclette dopo, là, a saldare biciclette, e i tusi i limava e i ghe ne 'sassinava metà... "Tusi, stè 'tenti!". E i tusi rovinava, e allora a domandarghe scusa a Berto Paulon, qua: "El fassa un piasere...", e allora el li saldava 'naltra volta. "... adesso basta, perché...".
MO146,6 [22-02-1967]
6 Ghèmo comincià coi motori elettrici. Filippi, te ricordito el primo motore? Xe sta Pierino, l'assistente Piero a fare l'avvolgimento... fatto con la lamiera dei bussolotti. Bisognava tenerlo fermo parchè el ndaseva de qua e de là... Gavemo comincià i primi diese motori, diese motori: li ga tegnù fermi... I sercava roba per paura, per paura che ghe fusse l'inflazione, e i se ga comprà tutti i diese motori, comprà; dopo un anno o più i ga provà metterli in moto, i gera tutti irrusinii, e no i gera gnanca boni de andar sul ferro vecio, vero! E allora cominciato, i motori, portargheli ai clienti, cominciato andare dai clienti. Ah, fioi miei! Quando che arrivavo là, caro Renzo, da Berto a Maran, sulla casa vecia, là, col camionsin li portavimo su, el li provava: "No, questo no parchè l'è massa rumoroso; questo...". El se metèa là con nda strassa per fermarlo, e se el riuscia a fermarlo: "Niente! El rende poco!". E su diese motori bisognava vigner casa magari con sie sette! E dopo là, magari dopo te li fasevi passar da novo... allora la giera nda giornata bona. Te mettevi tre quattro de boni davanti: "Ah, questi sì, questi sì!", e i gera quei de prima, magari, qualche volta! Ecco, faséa così... Quante volte li go fatti cambiare tutti e dopo, in mezzo alla partìa de vinti, li faséa, tre quattro alla volta, li magnava fora tutti senza gnanca toccarli, qualche volta, no? Qualche volte ghe gera le sventole che batteva dentro, e allora bisogna smontarli"... l'andava ben prima! el se ga mosso dopo, vero!" ... 'rassava el rotore, eccetera.Ah, figlioli miei, figlioli miei, questa vita dovete farla anche voi, dovete farla anche voi!Guardate, in tipografia... Giovanni, dime: te capita mai robe de sto genere qua in tipografia? Giovanni, ah? Cosa? Adesso perché i se ga... I primi anni i mandava indrìo la roba parchè la gera... da qualche ditta, parchè la gera un po' storta, parchè non gera el colore della carta che i voleva lori, eccetera eccetera. E bisognava tasére, bisognava tasére: ghemo bisogno e bisognava tasére! Quante volte dei pacchi de carta vegneva qua par fare malacopie! Xe vero o no? I gavea sudà sangue par farghela, e dopo ghe vegneva voja de ciapar el cliente e buttarlo fora dalla finestra... e bisognava, bisognava tasére, offrire al Signore!
MO146,7 [22-02-1967]
7 Ora questa umiliazione de uno che lavora, Gesù la ga provà, figlioli, Gesù l'ha provata! Magari fare una carriola e dopo ghe toccava tegnersela, o far una carega e dover tegnersela! Guardate che il lavoratore le ha provate ste robe qua! Perché, vedete, il lavorare, il lavorare costa... Bisogna che sia fatta con questa... sa, con questo peso, se no non è più lavoro, non è più lavoro. Supponiamo anche, domani, facessimo qualsiasi lavoro, ricordatevi, mettete in preventivo questo; se non mettì in preventivo questo, non è lavoro, non è lavoro! Se non è bagnato di sudore, se non è bagnato di umiliazione, se non porta il peso, il peso, non è lavoro, è divertimento, non è lavoro! Questo allora vi farà capire quanto costino quelle lire che avete in mano, allora questo vi farà capire quanto costino quelle mille lire che quella povera donna vi porta lì in sacristia: "Mi fa un piacere, mi fa un piacere, padre, mi dice una santa Messa?". O: "Le dò altre mille lire per la chiesa... Le dò, guardi, ieri ho fatto un funerale, per esempio, o una ufficiatura..." e dà cinquemila lire! Si va a casa: “Oh, cinquemila lire!". Piano... pensare un pochino cosa costano quelle cinquemila lire! Pensare che il bilancio familiare di quella povera donna... perché: "Poareti i preti, poareti, quei santi fioi i ga bisogno de vivere... Dèmoghe sinquemila franchi poareti, no, dèmogheli, dèmogheli che i se li merita: i xe santi fioi". Sì, ma, però, ricordatevi, che forse è un sacrificio per la famiglia!Ora, ecco, San Paolo lavorava, San Paolo sudava... e sì che era di corsa tutto il giorno, e la sera e di notte lavorava, lavorava, là, a guadagnarsi il pane! Guardate che nella nostra Congregazione si deve parlare di carità e di santificazione del lavoro: non possiamo parlare di carità se non abbiamo carità verso il prossimo guadagnandoci un pochino il pane più che possiamo col sudore della nostra fronte! Guardate che, stringi stringi, la nostra vita è comoda, sapete, è comoda, è comoda! Non facciamo gli eroi, non crediamo di essere vittime e martiri! Pensateci bene: è comoda.
MO146,8 [22-02-1967]
8 Pensatevi voi, qualche giovanotto che è fuori, che è studente... Leggevo ieri sera in "Meridiano dodici" un tale che poi si è fatto fortuna ed è morto adesso là in America, e, sa, voleva studiare, ma suo papà: "Ma, capisci...". E ha fatto un patto con suo papà: "Guarda, tu mi fai studiare e poi ti restituisco tutti i soldi, ti restituisco, tan tan...".Perché anche fuori, nelle famiglie, dove ci sono cinque sei figlioli, fratelli, uno che studia... lui deve studiare e, sa, dover andar domandare i soldi per comprare un libro, per l'abbonamento del treno, e, sa, a spese dei fratelli, a spese dei fratelli! Eh, sarebbe duretta, sapete! Invece qui trovate tutto fatto, tutto comodo, tutto pronto... Figlioli, pensateci! Non è per rinfacciarvi; questo è un dovere paterno... Non vi rinfaccio niente, per carità, per carità, ma devo dirvi queste cose qui, perché vi rendiate conto, vi rendiate conto com'è la situazione. Foste fuori, per esempio, prendiamo... prendiamo uno di voi, fosse fuori... Fabris fosse stato fuori, tutte le tue sorelle, eccetera, tu studente, a peso dei tuoi fratelli: ma dimmi un po', non ci si vergognerebbe in casa? Mica vero? Mentre gli altri lavorano, ti a studiare! Gli altri lavorano... le sorelle: "... il signorino, là...!". A un dato momento, sai, perché fin che uno è piccolo, a tredici quattordici anni, tutto va bene; quando incominciano diciasette diciotto vent'anni... Varda là Dal Moro, poareto... e dopo con la carriola a portar fora: "Bisogna 'iutare, caro, bisogna 'iutare!". Altrimenti i se sente umiliati, se no!
MO146,9 [22-02-1967]
9 Ora, o fratelli, questo ve lo dico perché dovete... La vita, questo è... un dovere dinanzi a Dio: abbiamo il dovere di fare qualche cosa, abbiamo il dovere nella nostra giornata, nella nostra settimana, di trovare qualche ora, qualche ora per dire: "Io devo collaborare col mio sudore, col mio sacrificio per mantenermi, e per mantenere la Casa!". Siamo una famiglia, dobbiamo sudare tutti! "Ma, io faccio il mio lavoro di studiare, faccio il mio lavoro lì!". Sì, ma non basta! Tu devi collaborare per mantenerti! Mi pare... sullo spirito del Concilio, no? O son fuori strada, forse? Capito? Spirito del Concilio! Non figli di famiglia, figlioli, non fioi de famiglia, qui si tratta proprio che a un dato momento dobbiamo sentirsi tutti papà di famiglia.Vi ho detto tante volte che ognuno di voi essere superiore generale, e cioè ognuno di voi deve prendere coscienza della responsabilità che ha dinanzi a Dio perché lo spirito della Congregazione abbia da essere realizzato in sé e negli altri. A un dato momento anche il più giovane deve dire: "Un momento: io, io, sono io come vuole la Congregazione, come vuole Dio?". E se non lo sono, io devo presentarmi a dire: "Guardate che mi pare di non essere a posto!". Devo svegliare i miei superiori perché, sa, "inter nos, specialmente nos vecchi, sunt multi imbecilles et dormiunt multi...", e abbiamo bisogno di essere svegliati noi dai giovani! Non abbiamo paura che i giovani ci sveglino, però che ci sveglino secondo lo Spirito di Dio, che ci aiutino a fare la volontà di Dio, che ci aiutino, che ci aiutino, che ci scuotano, ma 'Deo gratias, Deo gratias!'. E allora noi prenderemo forza dalla loro giovinezza, dalla forza di voi giovani. Ma ricordatevi, tutti dobbiamo fare.Domani da sacerdoti, domani da diaconi, un altro il vostro lavoro, un altro il sudore della vostra fronte, perché oggi, oggi, non credo che valga la pena che un prete si metta a far sporte per mantenersi. Fosse necessario, però, domani in luogo di missione o in qualche altra parte a mettersi là insieme: non aver paura di cavarsi la veste, metter su una tuta e mettersi a lavorare insieme qualche oretta per mettere a posto un laboratorio. Che non capiti, per esempio, domani nel Chaco o in qualche altra parte, che dica: "Mah, io son prete, arrangiatevi voi...". Se c'è un'oretta libera, un po' di ricreazione da fare alla sera e c’è da mettere a posto questo, penso che non abbia paura di sporcarsi le mani in casa nostra, perché se per caso succede cosi, varda Toni... Ecco, questo! Non si tratta adesso di dire: "Io vado a fare il contadino!", ma se domani alla sera el trova una mezz'oretta, alla sera par darghe acqua all'orto per far vegner fora un poche de patate o qualcosa... tutti quanti pol ndar magnare insieme! Ecco, questo non è contro lo spirito della Congregazione o lo spirito del Concilio, e neanche se in quel caso vi cavate la veste, don Ottorino non vi dirà mai su... Ecco!
MO146,10 [22-02-1967]
10 Fratelli, scusate se proprio la meditazione è stata sull'inizio della prima parola. D'altra parte è il caso che non andiamo avanti; ormai la mezz'ora è quasi passata... Vi raccomando una cosa: su questo punto qui pregate il Signore che ci illumini su cosa dobbiamo fare di concreto, perché qui è proprio il caso di dire: "Aiutati che il Ciel t'aiuta!". La Provvidenza di Dio non ci abbandonerà sicuro; difficoltà ne avremo ma non ci abbandonerà nella nostra Casa, ma però Dio vuole che facciamo qualche cosa anche noi, perché quando uno ha ricevuto due braccia, ha ricevuto l'intelligenza da Dio, deve sfruttare, mettere a disposizione la sue braccia e la sua intelligenza per collaborare con Dio affinché il campicello, il piccolo campo che Dio gli ha dato, possa portare un po' di frumento o qualche cosa, no? Ma se lui pretende che il frumento venga su da solo, il Signore non glielo farà venir su, perché ha stabilito così nella sua Provvidenza.Ora abbiamo l'estate, abbiamo il periodo, vero, di vacanze in montagna, abbiamo il periodo di riposo, ma ricordatevi, dev'essere una collaborazione. Lo so che vorreste dirmi: "Ma, don Ottorino, senta. Ci dica lei che cosa dobbiamo fare: noi siamo pronti... ci dica che lavoro dobbiamo fare!". E io vi dico: “Ditemelo voi! Pregate il Signore e... trasmettete...”.