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PUNTI ESSENZIALI DELLA SPIRITUALITÀ DELLA CONGREGAZIONE

MO102[06-11-1966]

MO102,1[06-11-1966]

1.Vi avevo detto: "Raduniamo i capi e discutiamo". Ci siamo radunati per un'ora-un'ora e mezza; dovevamo continuare il lavoro e non l'abbiamo terminato.
Senonchè questa settimana, l'avete visto anche voialtri, tra mons. Luna, tra una storia e l'altra, non c'è stato il tempo materiale... Ogni volta che vado in stanza, sul tavolo ho presente la... la... e qualche altro che hanno domandato di incontrare don Ottorino, e non ho trovato il tempo materiale di incontrarli. Sicché non abbiamo avuto il tempo materiale per concludere il lavoro. Questa settimana, spero, se non capitano incidenti, concluderemo tutto il lavoro delle commissioni. Perché abbiamo cercato un pochino di fare alcuni cambiamenti che sottoporrò poi alla nostra cara assemblea.

MO102,2[06-11-1966]

2.Dirvi adesso parte del lavoro, credo non valga la pena. Cosa vi pare? Oh, intanto, per quanto riguardava la questione spettacoli, eccetera, me la sono presa in mano io un po' quella faccenda lì; me la sono presa in mano per questo motivo: non perché non mi fidi, ma perché credo che rientri in pieno in quello che è lo spirito della Congregazione dare, vero, quella linea che ci deve essere. Perciò ho dato, ho cercato di farvi vedere uno spettacolo due volte... quella di Papa Giovanni e l'altra di venerdì; mi pare che siate stati contenti. Adesso vedremo che ci sia un altro cinema per il giorno dell'Immacolata; nell'intermezzo un paio di televisioni che siano istruttive e che aiutino ad andare in su, che aiutino a diventare più buoni, ad andare avanti, anche se sono di cultura, ma che aiutino.
Fare esperimenti di cinema... in questo momento, se volete farlo, cambiate Congregazione! In questo momento, se volete farlo, cambiate Congregazione! Perché ci sono alcuni fuori che dicono che è giusto, bisogna sperimentare, bisogna vedere, bisogna provare... fino al punto che il direttore di un seminario mandava fuori alla sera i teologi con le signorine, due - tre volte alla settimana, al cinema perché si abituassero, in modo che se hanno da cascare, caschino prima di essere preti. Ecco, se volete fare di queste esperienze, andate in cerca di un altro rettore, andate in cerca di un altro seminario, perché io ho la responsabilità dinanzi a Dio di una linea particolare qui, e su questa linea dobbiamo camminare.

MO102,3[06-11-1966]

3.Lasciatemi un pochino mano libera su questa linea qui; e non è che io non voglia lasciare un po' di libertà domani, ma ho la responsabilità dinanzi a Dio che prima voglio che siate completamente ben prima di "duemila anni fa"; voglio che siate innamorati di Cristo: "Ama Dio e fa’ quel che vuoi!". Voglio essere sicuro, sicuro che la vostra preoccupazione è una sola: voler bene al Signore e amare il Signore, e il resto lo faccio in tanto in quanto è utile per la salvezza delle anime. E cioè, voglio vedere assistenti, diaconi e sacerdoti, che vivono in unione con Dio, che quando al mattino si alzano il primo pensiero al Signore: "Ciao, Signore!" e credono che c'è Dio in quella stanza; e credono, e se si svegliano alla notte e non hanno sonno, si accorgono che c'è Dio presente, e parlano con Dio che è presente; e poi, quando stanno vestendosi, parlano con quel Dio col quale si incontreranno con la comunione; e quando vanno in chiesa, sia che celebrino la Messa o sia che facciano la comunione e che ascoltino la Santa Messa, che sentano il bisogno all'offertorio di offrire qualche cosa: "Suscipe, Sancte Pater...", sentano il bisogno di mettere i propri sacrifici sopra quella patena, sentano che la Messa è il punto culminante della giornata, è il punto comunitario in cui ci si unisce con tutti i fratelli che sono nel mondo; sentano il bisogno di riparare anche per quei fratelli che sono in peccato mortale e che son ben lontani da Dio; che sentano il bisogno di dire: "Signore, se ci vuole del sangue ancora per salvare il mondo, eccolo qua! Non aver paura, senza remissione, taglia, taglia pure, cavami il sangue, ma salva i miei fratelli!". E durante la giornata siano realmente dei contemplativi in azione! No che sappiano dire delle belle parole, vero, ma che siano realmente dei contemplativi in azione!

MO102,4[06-11-1966]

4.Per l'azione, non state aver paura, che sarebbe il “duemila”: questo son più spinto de voialtri, ve l'assicuro io, ma la mia preoccupazione forte oggi è che siate contemplativi, e che l'azione non soffochi la contemplazione, contemplazione. Ora, state attenti perché, un pochino... e un pochino me lo dice lo Spirito Santo: guardate, figlioli, che stiamo passando un momento in cui l'azione vorrebbe sotto di sè la contemplazione, e allora vi ripeto le parole che vi ho detto tante volte: "La missione sacerdotale e del diacono è la più sublime delle missioni e il peggiore dei mestieri!". Quando lo riduciamo un mestiere, è il peggiore dei mestieri! È la più sublime delle missioni, se è contemplazione e azione, ma se la riduciamo solo ad azione caschiamo nell'eresia dell'azione di cui parla Chautard. State attenti! Io sono il primo a dirvi: fuori dalla chiesa... in mezzo alle anime, negli stabilimenti, in mezzo agli operai, eccetera. Sì, sì, sì: fuori dalla chiesa, ma con Cristo in mano, con Cristo nel cuore! Perché, se no, diventiamo, vero, degli eretici nel vero senso della parola. Perché, che salva le anime è Dio, e quando arriviamo vicino alle anime, dobbiamo dare Dio e tante volte, purtroppo disgraziatamente, gli uomini che dovrebbero avvicinare le anime e dare Dio alle anime, arrivano fino alle anime, sanno, hanno i mezzi per arrivare vicino alle anime, ma quando è il momento di dare, non hanno niente da dare, sono vuoti, non hanno Dio da dare; e allora, la stessa gente con la quale trattano, in mezzo alla quale loro credono di essere simpatici e di essere gli idoli, quella stessa gente li compatisce, li compatisce.

MO102,5[06-11-1966]

5.Domandavo un giorno a una donna di strada, che faceva quel mestiere poco nobile, domandavo: "La me diga un pochetin, mi dica un po', lei che continuamente, - eravamo fuori di Confessione - lei che continuamente vive, vive, - eravamo nel tempo in cui c'erano le case di prostituzione regolari, perciò questa donna faceva il mestiere regolare dinanzi alla legge - mi dica un po', Lei che fa questo mestiere, mi dica un po': umanamente parlando, sente soddisfazione quando che gli uomini vengono lì?”. Mi ha detto: "Li odio! Ho schifo degli uomini! E così, guardi che sono anche le mie amiche, eh!". E ho detto: "Come fate a far la commedia quando vengono dentro, tanti sorrisi, tante cose?". "È il mestiere. - ha detto - Però, lì, purtroppo... Io li odio gli uomini, li odio, mi fanno compassione nella loro bestialità!". Però gli uomini entravano lì, avevano l'impressione di avere il sorriso, ma non era sorriso, era compassione.
Ebbene, sappiate che è la stessa cosa di un sacerdote e di un diacono che domani non avesse Dio, e si presentasse in mezzo agli uomini: lui ha l'impressione di essere simpatico, ha l'impressione di essere apprezzato, gli diranno: "Ma lei, ma lei, ma lei, ma lei, ma un prete come lei, un assistente come lei, una persona come lei! Ma guarda, ma tutti dovrebbero essere come lei, ma tutti dovrebbero essere così!". Però, ricordatevi, che nell'intimo, nell'intimo vi compassionano e vi odiano. E quando vi dico questo potrei dire: "Explico cum exemplo", ma non credo che ne valga la pena, perché gli esempi potrebbero essere centinaia... su 'sta roba qua.

MO102,6[06-11-1966]

6.Non è, ricordatevelo, quello che fa chiasso, non è quello che fa chiasso, non è... sì, sì, ve l'ho detto tante volte: la nostra Congregazione deve avere uomini prima di tutto, e perciò che sappiano presentarsi bene, che siano simpatici, che siano... che abbiano qualche cosa da dare, che siano uomini di Dio, figlioli miei! Perché, poco varrebbe essere uomini se non si è uomini di Dio! Uomini che si presentino decorosamente, dignitosamente, con pulizia, con decoro, con buona creanza, che sappiano attirare la simpatia: benissimo! Benissimo! "In hoc laudo!". Però, questo è il vassoio, questo, e che è necessario; però, ricordatevi bene che, piuttosto che mangiare in un bel vassoio d'argento e mangiare un pollo marcio, preferisco, seduto in mezzo all'erba un bel polastro cotto ben... sòra i ferri, come che ghemo fatto su là all'Ortigara, là, cusinà su un toco de reticolato, ma che sia una cosa... Mejo se sòra una bella tovaja messa bene, tutto quanto decoroso: bello, bello, ma de fumo no se vive mia! Giusto? No se vive mia!
Perciò, rendetevi conto che questo pensiero mi assilla di giorno e di notte, perché vedo in giro pel mondo tante defezioni, tanto male, e non soltanto bene. E il Signore ci ha voluto tanto bene, tanto bene, ma rendetevi conto e siate preoccupati perché, quello che vi ho detto tante volte nelle meditazioni e ve lo ripeto qui ufficialmente... ricordatevi: la barca è di Dio, ve l'ho detto, la barca è di Dio, è nel mare, ed è diretta al suo porto. La barca andrà là, non state aver paura, nonostante le miserie di chi è in cima, nonostante le insidie del demonio, nonostante le avversità, eccetera, le lotte, non abbiate paura, la barca andrà: la barca è di Dio, e il Signore si diverte quando ci sono le difficoltà, no? Si diverte Lui con pochi pesci dar da mangiare a tanta gente! Però, ricordatevi, che chi è in cima alla barca non è sicuro di arrivare in fondo: neanche chi oggi tiene il timone! Perché "qui stat videat ne cadat!".

MO102,7[06-11-1966]

7.Figlioli miei, stiamo attenti, stiamo attenti! Alla base di tutto una grande umiltà e un grande timore, un grande timore; coscienza dei doni ricevuti da Dio e coscienza della propria personalità, e pronti a trafficare agli uomini i doni che il Signore ci ha dato, però coscienza che se il Signore non manda la corrente... Queste luci qua son belle, bellissime, tutto quello che volete, ma se non arriva la corrente abbiamo le tenebre, e se la grazia di Dio non ci sostiene... quei doni che abbiamo sono di Dio, e se Dio non continua a sostenerci, e se a un dato momento noi ci facciamo belli dei doni di Dio come fossero nostri, guardate che è il momento del disastro, cioè il momento in cui un'ondata sbatte sulla nave e porta via uno, due, tre, dieci, venti di quelli che son dentro. Direte voi: "Ma sono parole profetiche?".
Figlioli, ricordatevi, non mi meraviglierei che domani queste cose non fossero considerate profondamente da quelli che vanno in Argentina, e un bel giorno ci arrivasse una lettera dall'Argentina: "Voialtri a Vicenza ve in malora, noialtri andèmo per la nostra strada". E non mi meraviglierei per niente sentire fra quattro-cinque anni, sei, che, vero, Martinello Pietro se ga trovà una bella moretta e el se ga sposà, e el ga mandà a farse benedire tutti quanti gli altri. Questo può capitare a don Piero, può capitare a don Ottorino, e può capitare al nostro caro maestro dei novizi! "Qui stat videat ne cadat!". Non c'è peccato commesso da un uomo che non possa essere commesso da un altro uomo. San Filippo Neri: "Signore, tieme la man sulla testa, se no prima de sera Pippo se fa turco!". Figlioli miei, è dal ginnasio, dalle medie, che mi inginocchio a terra ogni sera e bacio la terra in camera mia: "Signore, sostienimi, perché io non so cosa posso fare 'stanotte o domani!".

MO102,8[06-11-1966]

8.Figlioli, abbassate la testa dinanzi a Dio e preoccupatevi che la grazia di Dio, la presenza di Dio sia sempre con voi: allora avrete Dio da dare alle anime; allora, quando gli uomini si rivolgeranno a voi, grandi o piccoli, ignoranti e intelligenti, importa niente, verranno a cercare non quei libri che avrete letto che sono stupidaggini, verranno a cercare Dio, Dio col quale voi vivete continuamente e di cui gli uomini hanno bisogno; verranno a cercare la Bibbia, verranno a cercare il Vangelo, verranno a cercare le lettere di Paolo, verranno a cercare gli scritti dei primi Padri della Chiesa, verranno a cercare la carità dei primi cristiani, verranno a cercare da noi vita, non erudizione, vita, e se è vera vita, c'è anche, c'è anche della cultura necessaria, necessarissima, ma vita, vogliono vedere vita! Vogliono vedere uomini che sappiano pregare, che sappiano far penitenza, penitenza, figlioli! Volontaria anche, volontaria! E ogni giorno. Che credono in quel Dio che vive continuamente dentro di loro!
Lo abbiamo qui Dio, figlioli, lo abbiamo qui Dio! Tante arie perché uno si è incontrato col Papa, fotografia col Papa, si è incontrato col Duce, adesso l'è morto... pòra anima, che Dio ghe daga del ben! Ma se pensate, figlioli, che abbiamo Dio che abita dentro di noi, col quale possiamo incontrarci tutti gli istanti, col quale possiamo trattare le nostre cose, possiamo aprire il nostro intimo, col quale dobbiamo, vero, discutere il nostro lavoro, col quale dobbiamo lavorare, parlare... Io parlo a voi, fra poco, quando andrò fuori di qui, guiderò la macchina, mi troverò in difficoltà, mi troverò in... importa niente, mi troverò la morte. Ma con Lui, "cum ipso, et in ipso, et per ipsum"! Ecco, questa, scusate, non volevo farvi la predica, ma mi è scappata così: portate pazienza! Sì, faccio i propositi ma... qualche volta... e allora, sa', ne faccio pochi, vero, per questo motivo! Guardate, se mi sono ripetuto un pochino sulla questione del cinema, preferisco sbagliare piuttosto frenando un pochino perché diveniate veramente dei permanemti nella preghiera, piuttosto che il Signore mi dica: "Cane: perché non hai abbaiato?". E sono parole della Bibbia. Perché, piuttosto che il Signore mi dica: "Ma io ti avevo dato l'incarico, tu dovevi segnalarle queste cose; tu le sentivi, tu le vivevi, tu soffrivi per queste cose, tu passavi qualche ora di notte, lì, lì, dinanzi a Me, di notte...".

MO102,9[06-11-1966]

9.Stamattina è dalle due e mezza che sono sveglio pensando a queste cose. Guardate, figlioli, che io soffro queste cose qui, sento quello che il Signore vuole. Ve l'ho detto tante volte: io mi trovo nella situazione di uno che ha sentito una musica e non è capace di scriver musica e di cantare, e non è capace di ripetervela, ma so cosa il Signore vorrà da noi. Oh, siamo ben lontani, siamo sulla strada, ma siamo ben lontani da quello che il Signore vuole da me e da noi! Ora, figlioli, mettiamoci insieme, inginocchiati dinanzi al Signore e domandiamo al Signore che ci faccia sentire... per esempio, la musica che ha fatto sentire a me, la facesse sentire qua a don Piero che se ne intende di musica, no, te poi cantarla bene; a qualche altro, per esempio, non so, a Paolino...
Figlioli, è questa la preoccupazione che dobbiamo avere tutti! Dobbiamo essere lì con l'antenna sospesa verso il Cielo: "Signore, in questo momento di degrado, di confusione, di materialismo teorico e pratico, Signore, di' cosa vuoi da noi? Che cosa vuoi? Ci siamo congregati "in unum", ci hai chiamati, dimmi cosa vuoi!". Mi par di vedere là San Filippo Neri, poveretto, che ha mandato a chiamare, aveva da cambiar di casa, ha fatto venire i cardinali, i commendatori, eccetera eccetera... "Cosa...? Mi ha mandato a chiamare ... anche me ... anche me!". E San Filippo, con tutta semplicità: "Avevo da cambiar di casa, e siccome che non ho mezzi finanziari per il trasporto, siete una trentina di persone, ho pensato di chiamarvi!". E allora ecco un commendatore e un cardinale a portar una credenza, quelle altre... e da ultimo lui con la sua gattina in mano: facevano il trasloco da una parte all'altra. Questo faceva San Filippo Neri! Ecco, mi pare che il Signore ha fatto qualcosa di simile, ci ha chiamati insieme: "Congregavit nos in unum", e noi, come quei cardinali, quei monsignori, quei commendatori, dobbiamo metterci dinanzi al Signore: "Signore, di', perché ci ha lanciati qui? Che cosa vuoi da noi?". Ecco, non si tratta, figlioli, di mettersi là e dire: "Varda, semo qua, se podarìa far questo...". No! "Signore, che cosa vuoi da noi? Che cosa vuoi da noi in questo momento?". Io vi pregherei: rendetevi conto che Dio è vicino a noi e che ci parla attraverso tante circostanze. Cercate di captare le onde di Dio, la parola di Dio, la volontà di Dio. E vedrete che il Signore saprà, al momento giusto, condurci Lui, dove vuole Lui, per le strade che vuole Lui. Ricordatevi che le vie di Dio non sono quelle logiche degli uomini, perché allora avrebbe preso un laureato al posto mio, avrebbe preso uno più santo, uno più buono, con più doti umane. Le vie di Dio sono altre! Il Signore si diverte a scherzare: "Ludens in orbe terrarum", e così, scherzando, "ludens in orbe terrarum", el se la godèa azugare le balète in sìma alle onde del mare, della terra... El Signore, el Signore se diverte a scherzare. Sentì, lassemoghe la gioia al Signore... de continuare el so zugheto un pochino con gli uomini; e credo che in fondo, nei giochi, vincerà sempre Lui! Scusatemi, questo è...

MO102,10[06-11-1966]

10.Quando abbiamo iniziato la prima parte di questa casa, nel '52, una delle cose che si trattava... E qualcuno è presente, mi pare, di quelli che... Don Luigi, mi pare, che è presente. Poi chi? Don Piero, là. Vi ricordate, una delle prime cose... Solo tu, don Piero? "Disgraziato chi dir dovrà: io non c'ero!". Press'a poco! Beh, un momento.
Guardate che l'Opera... La Madonna è la madre della Chiesa, la Madonna è la mamma della Chiesa e di tutto quello che avviene in Chiesa e fuori di Chiesa: no i peccati! Ora, voi capite, che in quest'Opera qui, la Madonna, dovendo essere la Congregazione un intervento di Dio nella storia della Chiesa, è logico che doveva essere sotto le braccia della Madonna. Qui non c'è il merito di nessuno. E la Madonna ha preso un povero uomo che doveva essere lo strumento e l'ha messo subito nelle braccia della Madonna; ed ecco lì, all'inizio della vita, subito un intervento straordinario della Madonna con la guarigione di mia mamma. Perciò la Madonna è stata presente e te l'ha presa in braccio e ha condotto, la Madonna, la barca. È inutile che vi dica, vero, che in seminario avevo la mia statuetta della Madonna come mons. Luna, per quando facevo i saggi, o qualche volta, quando che la prestavo ai miei compagni allora andavo male mi e andava ben quelo de quell'altro, vero, o qualcosa del genere. Queste son tutte storielle de San Francesco. Non ve lo ho mai dette e mai non ve le dirò assieme a certe altre, perché son robe troppo personali. Ma quando invece troviamo che la Madonna è presente qui nella Congregazione, diciamo, nell'Opera, il Signore ha compiuto quest'Opera attraverso le mani materne di Maria. Ed era chiaro che il primo gruppetto, primo inizio di quelli dell'Immacolata, fosse sotto la protezione della Madonna: "Gruppo dell'Immacolata", no? E infatti, ancora nel '42, '41 anzi, '41, c'era il "Gruppo dell'Immacolata"! Erano sette interni, e tre erano "dell'Immacolata"; erano sette interni e tre erano "dell'Immacolata"! Chiaro che era... Ho preso i tre Barabba meno Barabba degli altri, no? E allora a quelli facevo la meditazione alla mattina, e fra quelli là c'era uno, per esempio, di quelli, no di quei tre lì, degli altri, che tirava sette-otto bestemmie al giorno: non podevo mia farlo "dell'Immacolata" quello, no? E già a quei tre facevo la conferenzetta alla sera; meditazione alla mattina e una conferenzetta alla sera. Sicché, dico, questo primo gruppo che poi pian piano è diventato il "Gruppo dell'Immacolata" e poi la "Casa dell'Immacolata" nel '45, separata poi in fondo: nel disegno generale c'era un pezzettino di casa messo là.

MO102,11[06-11-1966]

11.Poi, quando ha incominciato ad aumentare il numero degli orfani, c'è stata troppa unione tra quelli dell'Immacolata e gli altri, c'è stato il bisogno di portarli via, perché senno erano troppo insieme con gli orfani lì, e allora è venuta fuori nel '52. Eravamo già nelle braccia della Madonna, no? E sicché, quando si è cominciato qui, abbiamo messo una bottiglia sotto la fondazione: erano tutte lettere dirette alla Madonna, piccoli fioretti, piccoli sacrifici fatti dai ragazzi, e invocazioni alla Madonna perché avesse da benedire questa casa, benedire i futuri apostoli, fare in modo che da questa casa uscissero schiere di apostoli che potessero andare in tutte quante le parti del mondo a salvare le anime, a salvare gli uomini. Questo è stato sepolto nel '52.
Poi, durante la... ogni sera, quando che gli operai avevano terminato il lavoro, noi andavamo in giro in cima alla casa a recitar corone, per cacciar fuori i demoni che gli operai, con le loro bestemmie, avevano tirato là dentro. Quando poi la casa stava per traballare un pochino, vero, abbiamo messo sotto la Madonna perché i diavoli i se gaveva messi in cima a pestare la casa. Sicché, durante poi il lavoro, il lavoro, voi sapete che è stata fatta quella famosa corona del rosario, no? È stata fatta più tardi, mi pare che sia stata fatta più tardi, quando abbiamo fatto la seconda parte... e abbiamo fatto la corona. È... quanto? Diecimila corone! Diecimila corone! Perché? Per proteggere la nostra casa.

MO102,12[06-11-1966]

12.Adesso dico questo, guardate... Adesso, state attenti... Io direi: e perché non si potrebbe fare qualche cosa per proteggere le nostre missioni? Cosa ne direste voialtri? Per esempio, scusate, potremmo dire di fare alla Casa dell'Immacolata, ma adesso, praticamente, abbiamo le missioni all'estero, questi figlioli che vanno lontani, e lontani, sa, poveretti... sì, lo so; non vogliamo con questo, per carità, essere quelli che tengono su tutto, ma metterli nelle braccia della Madonna, mettere sopra il loro lavoro la protezione della Madonna e chiedere per loro che muoiano per strada piuttosto che tradiscano la loro vocazione. Credo che questo... Non vi pare? Ora, penserei... o facciamo per completare la casa qui o facciamo per le missioni. E fare un traguardo. Dire: guarda, le nostre tre missioni, tre missioni all'estero, per il tredici maggio, puntare per esempio, diciamo, quindicimila rosari, diecimila rosari, tremila, come volete voialtri. Far venir fuori, vi ricordate come facevamo una volta, ogni settimana far venir fuori il risultato: siamo arrivati quota A, quota B; ognuno mette dentro settimanalmente ognuno fa un bigliettino, butta dentro, mette il numero senza mettere il nome né niente: dieci rosari, quindici rosari quel che sarà; butta dentro l'offerta in chiesa; ci sono quelli incaricati a raccogliere, e poi si fa la somma e si butta in su.
Guardate, siamo nel cinquantesimo anniversario dell'apparizione della Madonna a Fatima. Una delle cose che ha chiesto la Madonna: rosario, rosario, rosario. Quest'anno sforzarsi di dirlo bene, e di dirne tanti, credo che sia la più bella risposta che possiamo dare alla Madonna. Non vi pare? Dirlo bene e dirne tanti. Guardate monsignor Luna: mi digo che el prega anche fin che l'è drio dormire, quello là. Cosa ne dite? Continua: rosario, rosario, rosario... Attenti: in particolare, volete che combiniamo subito o volete che vi faccia, che vi vengano fatte delle proposte? State attenti: per non perdere tempo, quei cinque della "Commissione della Madonna" facciano due o tre proposte. Quella sera che ci raduniamo per salutare gli amici che partono, che partono, facciamo le due-tre proposte e scegliamo tra le due-tre proposte che fanno. Non farne una sola, tre-quattro, due-tre proposte: xe sbaglià? Si potrebbe far così, si potrebbe far così... Va ben? Sentimo, anche se qualcuno di voi ha qualche idea particolare, suggerisca a uno di loro, in modo che... senza perder tempo qui, voi fate questo qui. Martedì sera al massimo, ci raduniamo una mezz'oretta per salutare i partenti, in una forma familiare cosi; allora, una delle cose... in modo che vanno via con la certezza che qui a Casa si continua a pregare per loro, affinché le nave abbia da andare in fondo, e qualche pescecan ghe magna el naso rosso, vero, piuttosto che i gabbia da tradire el Signore. D'accordo fino a qui? Asiago: non c'è niente di straordinario...

MO102,13[06-11-1966]

13.A certi uomini che dicono: "Dio, dove sei?", o se ne infischiano di Dio in modo ironico... Io direi questo: “Pregate il Signore, preghiamo, almeno una corona diciamola per 'sta povera gente che soffre, che patisce, che ha l'acqua in casa... per quelli che muoiono che muoiano bene, in grazia di Dio; perché il Signore consoli 'sta povera gente e dia loro la possibilità di salvarsi, dia loro la possibilità di rassegnarsi”. No ve par mia giusto? Dia loro che l'acqua si ritiri: nelle calamità non è mica proibito domandare le grazie al Signore anche materiali, e il fatto che noi li ricordiamo è perché sono nostri fratelli. Se sapessimo che qui, qui sta il dialogo da sentire con loro la sofferenza. Come di diceva su ad Asiago, di sentire questa carità, sentire questa fratellanza. In questo momento, questa gente senza casa, gente là che ha la casa con l'acqua magari un metro e mezzo sotto, e loro sopra, sempre con la fifa che caschi la casa...
Ora, cerchiamo di sentire il bisogno di questi nostri fratelli e di pregare per loro e di ricavare per noi questo: "Estote parati, quia qua hora non putatis, Filius hominis veniet". E poi, stiamo uniti al Signore e pensiamo cosa il Signore potrebbe fare, se volesse, contro questi uomini... che non vogliono saperne di Lui, che se ne infischiano di Lui. Ha la potenza in mano: basterebbe che facesse così contro il mare: fffff!, e il mare fa: brrrrommm, e in dieci minuti li mettaria a posto tutti quanti, e gli uomini, magari, se ne infischiassero. Vedrete quando sarete più vecchi e andrete in contatto con l'umanità, vedrete quanta gente che se ne infischia proprio di Dio. Quello che diceva monsignor Luna... di un uomo che è quarant'anni che non se confessa, no, che no vol saverghene di Dio. Ma quanta gente proprio che non vuol saperne di Dio! Che ha tempo per tutto, ma per l'anima, per l'eternità, non si interessa. Queste cose dobbiamo sentirle noi, e al momento opportuno bisogna farle sentire anche agli altri.

MO102,14[06-11-1966]

14.Quattro novembre: "Dies magna valde, amara valde!". Ho detto in questi giorni che un anno fa non avrei accettato quello che è successo questi giorni qua, neache per tutto l'oro del mondo. Capìo? Perché? Perché sarìa sta robe da matti: metter mi, saver da aver da metterme là, in cattedrale, insima là, a fare el burattino, là, el macaco! Ve digo, un anno fa, no gavarìa accettà 'sta roba qua, gnanca se fusse sta' morto, parché sarìa saltà su anca da morto, par protestare!
Quando ho visto la situazione del Brasile, di Zacapa, dell'America Latina, allora vi dico: basta! Mercoledì mattina, nella sacrestia, appena celebrata la Messa - mons. Luna celebrava la Messa da basso, no? - io ho celebrato la Messa lì, nella cappellina, e Daniele mi ha servito Messa, poi siamo andati a far la genuflessione in cappella, io sono andato a spegnere la candela sinistra, lui è andato a spegnere quella destra, vero? E, mentre facevo la genuflessione ho detto: "Signore, fa’ che Daniele sia come te vui ti”, go dito; e lu ga risposto: “Che don Ottorino sia come che vuole Gesù!". Per fare il ringraziamento. E io son partito da quelle parole lì per fare il ringraziamento della Messa: "Signore, guarda che io voglio essere come vuoi Tu, no, come vuoi Tu! Cosa posso domandarti? Io desidero questo, desidero quello...? Ma neanche per sogno”. Siete capaci voi nella comunione dire: “Signore, damme questo, damme quello”? Scusè: se adesso che xe qua i ortolani... te ve impiantare, mettemo, in giardino, domani te ve in giardino, te ve impiantare fragole, e te ve là, al momento de raccogliere fragole te trovi pissacan. Ti te vui fragole, no pissacan. Se invesse te pianti luppolo, per esempio, e vien fora fragole, te vui el luppolo, no? Te impianti lupolo e te vui che el vegna fora par far la birra: ma mi no che voleva fragole, voleva luppolo, no? Cioè, l'agricoltore, el giardiniere pianta, ma desidera che venga fuori quella cosa... Mah, xe pì belo, xe pì belo! Scusate, se io mando uno a prendermi una birra, e el vien casa con un fiasco de whisky, mi go sèn de birra, no de whisky! A go sèn adesso, nò, no bevo un bicerin... d'istà... "Ma sarìa mejo l'whisky". “Adesso dame un biciere de aranciata, m'interessa bevare quello parché go caldo!”. È chiaro?

MO102,15[06-11-1966]

15.Ora al Signore go dito nella Comunion: "Senti, Signore caro, mi me interessa de essere quel che te vui Ti, come che te me ghe pensà, come che te me ghe progettà Ti, come che te me ghe progettà. Perciò, se in questo momento, adesso, arrivà a questa età qua, vuto che mi vada là all'ospedale con un tumore, vuto che vada in sanatorio con la tisi? Pronto! Vuto ca vada in manicomio, matto, dentro e fora dal manicomio? Pronto! Mi vui essere quello che te me ghe progettà Ti. Vuto tajarme anca a fetèle? E va ben, tajame a fetèle! Vuto ca me taja mi? Scominsio subito e me tajo!". Messo a posto 'sta roba qua e, ve assicuro, insomma, che sarò misero fin che te vui, ma 'sta roba qua me par de sentirla abbastanza! “Ecco, adesso discorremo... - go dito - Adesso, un momento, Signore! Te vedi el mondo come che l'è. Mi, come omo, come creatura tua, eccetera, così: eccolo qua! Quello che Te vui!”.
Però, a son mia adesso a fare el becchin o a metterme là su un canton: "Eh, el Signore pensa Lu!". E no! Io adesso devo lavorare! Devo farmi su le maniche, no? Xe sbaglià o no? “Come uomo, a mi come creatura tua, son nelle tue mani, fai quello che vuoi... buttami dove vuoi, pestami come vuoi... fammi capire che Tu mi vuoi in manicomio... e vado là! Però, adesso, sono prete, sono a capo di una Congregazione, e c'è il programma chiaro e preciso e perciò, via tutte quante le altre stupidaggini: ma, per umiltà, non umiltà, carità... eccetera; non generale, generalissimo, ostrega! Non solo cento o ducento Religiosi, dammi tre-quattrocento grandi ufficiali, e dopo migliaia e migliaia e migliaia, go dito, de Religiosi, e fèmoghe vedare a quel brutto muso del diavolo, go dito, chi te sì ti, no chi son mi, chi te sì ti!”. Non so se son ortodosso nel ragionare... Con questo spirito ho affrontato la giornata di... È stato giovedì mattina... giovedì mattina, e venerdì il Signore mi ha preparato una meditazion, vardè il caso, che un stropolo gabbia tirà fora là così, una frase... fatto meditazione.

MO102,16[06-11-1966]

16.Conclusione: e venerdì, venerdì, il Signore ci ha chiamati. Ora attenti: venerdì 4 novembre! Ditemi voi se poteva essere una presa di posizione più grande della Congregazione! Se nel passato si pensava: si potrebbe fare un po' di propaganda per le vocazioni, sul giornale, una storia... non sarebbe il caso... non sarebbe questo... non sarebbe quello... Vi ricordate? Il Signore vuole essere Lui, vuol essere Lui che fa!
Quando qualche anno fa siamo andati là, da don Rossi, ad Assisi... poareto, el faseva compassion. Te ricordito, don Piero? No ghe gera più niente, non valeva la pena, abbiamo visitato... no ghe gera più niente. Va ben? Il Signore ti prende al momento giusto e ti mette sul treno Lui. In Brasile, ha voluto Lui... È sempre la solita storia, no? Non abbiate fretta, voi; voi abbiate fretta di essere gli uomini di Dio e di esser pronti. Lasciate che sia Lui che vi butta fuori, che vi faccia passare... che vi prenda per i capelli come Filippo, nò Filippi, no, Filippo, e l'ha messo vicino all'eunuco famoso, no? Lasciate che sia Lui che vi mette in queste... che vi mette nelle circostanze. È diverso, vedete, è diverso se noi fossimo andati in Brasile quella volta famosa, quando siamo passati per il Brasile, a bussare alla porta di monsignor Baggio: "Scusi, ma, sa, adesso non ho tempo...", ed essere chiamati da mons. Baggio! Capite che è ben diversa la storia, no? È stata diversa la storia adesso di questa presentazione ufficiale, in questa forma qua, della Congregazione! Pensiamo se fossimo andati noi alla televisione: "Par piassere, podìo a vignere qua par tirar zo...". Verrà il giorno che verranno quelli della televisione a domandare: "Per piacere, ci lasciate tirar giù qualche cosa?". Perciò, a pranzo con monsignor vescovo... La sera prima è stato mons. vescovo che ha parlato agli assistenti diocesani dell'Azione Cattolica che sono andati a fargli gli auguri, per circa mezz'ora. Mi ha detto questo il prof. Tovo e me l'ha detto don Giovanni Sartori: per circa mezz'ora ha continuato a parlare con entusiasmo della Congregazione, della missione, dello spirito missionario, dello spirito buono che hanno i nostri giovanotti, de adesso 'sta apertura che Vicenza adesso dà, che era giusto che anche Vicenza facesse, eccetera, eccetera.

MO102,17[06-11-1966]

17.Quello che è mio è tuo, e perciò quello che è tuo è mio... e perciò, a un dato momento, e perciò a un dato momento, vero, il seminario è qua e qua è il seminario, e andiamo insieme. Mettiamo insieme! Mica giusto, no? Piergiorgio, sbaglio a dir questo? Logico, no?
Attenti! Perciò... se Vicenza ha preso la decisione, dobbiamo arrivare a questo punto: che il vescovo la senta come una cosa sua, piano piano, piano piano, usando dei mezzi anche umani. Arrivato a New York gli ho scritto una bella lettera, ho fatto che mons. Rettagliata gli scriva una bella lettera, gli ho mandato un telegramma; arrivato a Guatemala un telegramma al vescovo: "Vicentini e mons. Luna, eccetera eccetera..."; poi una bella lettera: "Noi di Vicenza...". Pian pian, Vicenza, Vicenza, Vicenza, a un dato momento, come la doccia scozzese, tan tan tan tan tan: Vicenza! Eccola là! In cattedrale: quali sono stati... Ghìo tempo...? Quando, mettetevi al posto mio, facevo seconda media, seconda ginnasio, in cattedrale è nata la mia vocazione missionaria, il giorno di Pentecoste. Mettetevi al posto mio: tutte le volte che sono andato in cattedrale, sentivo la spinta alle missioni, perché lì è nata. Nel '36, in cattedrale, è nata l'idea rivoluzionaria. La Congregazione non è nata nel '41, ricordatevelo bene! "Et Verbun caro factum est" non è stato a Betlemme, è stato a Nazaret! Poi, dopo, è nata a Betlemme! Sappiate che "Et Verbum caro factum est" per me è stato là in cattedrale, negli ultimi mesi del 1936. Ora, mettetevi al posto mio: in cattedrale, proprio nella stessa cattedrale dove sono avvenute queste cose, a vedermi là dodici fratelli e figlioli che stanno per partire per andare dove dovevo andare io! State buoni! Capite anche voialtri che hai il cuore che salta per aria dalla gioia e dalla commozione, per dire: "Fecit mihi magna....". "Fecit nobis... fecit, no mihi, qui potens est" no? Colui che è potente! Monsignor Pieropan mi ha preso la mano: "Varda ca son contento, mi son con ti. - el ga dito - Gioisco con ti specialmente con la preghiera. Queste xe robe de Dio: cantemo insieme le glorie del Signore!". A ghe credo a mons. Pieropan! Te ridi?

MO102,18[06-11-1966]

18.Monsignor, monsignor Ave, a nezzogiorno mons. Ave mi diceva a pranzo... Mons. vescovo mi vuole alla sua destra; ghe gera mons. Ave, mons. Fanton, don Giovanni Sartori, mons. Faedo che è alle missioni, no, segretario. Tavola grande: mons. Luna e mons.vescovo, a destra de mons. Luna mons. Fanton, e alla sinistra de mons. Luna mons. Faedo; a destra de mons. Zinato don Ottorino e a sinistra mons. Ave, e don Giovanni qua, e là... Dunque, i serviva mons. Luna... “Ma, Eccellenza, nol scherzerà mia”, go dito, no? Monsignor: "No, ancò te toca ti.", el ga dito mons. Zinato e dopo el continuava: "Magna, sèto, magna, sèto!".
E dopo, e dopo, mons. Ave prima... semo sta in una saletta con quattro poltrone e dopo ghe gera una divanetto da drìo, e là ghe gera mons. Ave e mons. Faedo; nelle quattro poltrone, don Giovanni Sartori gavea ancora da arrivare, ghe gera mons. Luna e mons. Fanton. Le gera quattro così, do de qua e do de là: qua ghe gera mons. Zinato e mi e là mons. Luna e mons. Fanton... Semo sta lì a ragionare un pochino, e allora mons. Zinato l'è scoppià in esclamazioni di gioia per questo che gera successo; e allora ghe go dito: "Eccellenza, - go dito - Forse gavemo un po' abusà con la questione delle luci per le registrazioni de 'ste cerimonie qua, - go dito - ma credo, xe ovvio che xe sta un regalo che ne xe sta fatto – digo - a noialtri... Credo però, Eccellenza, che sia la prima volta che un pontificale o una cosa simbolica un po' così sia sta tirà zo in questa forma!". "Sì, sì, - el ga dito - senz'altro, parché 'sti ani non gavarissimo mai fatta 'na roba compagna, - el ga dito - così". Digo: "E credo che no ghe dispiase mia se resta un ricordo... spiritualmente parlando... Eccellenza, - go dito - el varda, appena che arriva da Milano vegnaremo una sera par farghela". "Oh, volentierissimo, eccetera". “Che almanco codicizemo - go dito - con una pellicola la storia della Congregazione, eccetera”. Tutto contento! E go dito: "Adesso, naturalmente... sui omini.". "Ciò, - salta fora mons. Faedo - te ghe dito omini, ma i xe giovani!", el ga dito. "Eh, digo, no xe mia l'età che conta, monsignore, xe la qualità! E dopo, - go dito - sa, questi i xe quei, ma dopo ghe xe quei che vegnarà...". Questo gera el tono, un pochino...

MO102,19[06-11-1966]

19.Beh, a tavola salta fora mons. Luna e dise: "Vero, el dise, così... Ecco, Eccellenza, i primi diaconi gavarò l'onore de ordinarli mi”, el ga dito. Mons. Zinato: "Voialtri, che disposizioni gavìo? - el ga dito - Come sìo... gavìo za?". "Ah! - el ga dito - Se tratta ancora de alcune formalità. - el ga dito - Son za d'accordo - el ga dito - con Roma...".
A mi, prima de andar dentro el me ga dito: "In Guatemala, la più lunga, ma proprio la più lunga...". El ga dito mons. Zinato: "Ciò, voialtri là...". No xe che el se gabbia meraviglià, insomma. Gera quel che volivino arrivare, no? Fa parte del "piano diabolico"! E el dise: “Cosa volete, qua in Italia, qua in Italia, siamo tanto restii, perché c'è la questione del celibato, sa. Dare a questi sposati il diaconato, domani anche i preti.... se ghemo fermà pa quello!". "Eh, ben! - el ga dito - Ma 'sti qua no i xe mia sposà. - el ga dito mons. Luna - I ga i voti perpetui, adesso"! "Sì, xe vero, ma... Comunque - el ga dito - questi qua... già superato per voialtri... Anzi, son ben lieto - el ga dito - mi che succeda così". Sicché, anche lì... roba naturale, naturalissima: diaconi per l'America Latina! Mons. Luna ha chiesto a Roma di ordinarne cinque... 11 novembre 1966