1 A Dio piacendo incominciamo la meditazione questa mattina, però giovedì, con molta probabilità, non ci sarò perché parto per Roma stamattina, e spero domani sera essere a casa o al massimo giovedì; se sono a casa domani a sera, allora faremo giovedì mattina, senò rimanderemo a un altro giorno.Quest'anno vorrei prendere un po' come guida delle nostre meditazioni, un libro edito dalla Trevigiana: "Il sacerdote secondo il Vangelo", di mons. Ancel.In altre parole, voi sapete, avete sentito parlare più di una volta di questo santo vescovo che vive secondo lo spirito del Vangelo, che cerca di iniettare negli altri questo spirito evangelico.E allora questo, sacerdote, vescovo, ha predicato molti corsi di esercizi spirituali ai sacerdoti, invitandoli a vivere proprio secondo lo spirito evangelico, e ha predicato anche a Treviso. E lì ne è uscito un libro che raccoglie praticamente le sue meditazioni sul Vangelo. Io penso una cosa: se durante quest'anno facciamo una bella revisione di vita, della nostra vita, alla luce del Vangelo seguendo il metodo di un corso di esercizi spirituali, è una revisione "ab imis", penso che sia una grazia del Signore, non vi pare? Anche perché possiamo allora tutti insieme vedere un po': la mia vita corrisponde al Vangelo? La nostra Congregazione corrisponde al Vangelo? Perché siamo tutti in famiglia. In modo che poi, negli impegni di vita o in altre circostanze, potrebbe ciascuno dire: "Guarda, secondo me, mi pare che il nostro andare avanti così non corrisponda al Vangelo". Perché siamo tutti qui per costruire, non vi pare, per aiutarci, per fare in modo che la Congregazione sia come la vuole il Signore.Allora, mentre faremo queste meditazioni, mentre guarderemo di avere questo contatto con il Signore individualmente, vediamo poi durante quest'anno di avere un contatto col Signore anche collettivamente un pochino, e domandare: "Signore, sei contento di me? Sei contento della nostra Congregazione? C'è qualcosa, Signore, che secondo te non va?". E allora se sentite qualche cosa, no mettervi in spirito di critica - questo non piace al Signore -, ma in spirito di contrizione. E allora avvicinate qualcuno di più vecchio, discutete in due tre fra voi su questo tema per vedere un po' se avete preso un abbaglio o no, e poi avvicinate, o se no in pubblico domandate. Perché così si costruisce la casa.E adesso, prima di partire, un istante ci mettiamo in contatto con Dio. Siccome entriamo in casa sua, naturalmente vediamo che sia un contatto più forte degli altri giorni.Procedamus.
MO205,2 [7-11-1967]
2 Rivolgendosi a sacerdoti per un corso di esercizi spirituali mons. Ancel dice questo: "Portiamoci nel Cenacolo dove gli Apostoli hanno fatto il primo corso di esercizi spirituali e vediamo un pochino l'atteggiamento spirituale degli Apostoli in un corso di esercizi. Infatti è il primo corso di esercizi spirituali, no? Sono riuniti a pregare in attesa dello Spirito santo”. È stato proprio dal codice di diritto canonico stabilito, per ricevere lo Spirito santo, bisognava prima... questo, il Signore Gesù ha stabilito: radunatevi e state in preghiera.E dice questo vescovo che, l'atteggiamento degli Apostoli, spirituale, era triplice. Sempre i soliti 3 punti, no?Primo: gli Apostoli, durante il loro ritiro, avevano veramente coscienza della loro responsabilità apostolica.Secondo: avevano coscienza delle loro deficienze, delle loro incapacità.Terzo: erano ripieni di fiducia.Ecco, io vorrei considerare la nostra permanenza nella Casa dell'Immacolata, nella casa di formazione, come in un cenacolo, no, dove il Signore ci ha messi per prepararci alla nostra vita apostolica. Direi alla vostra, perché ormai la mia... comunque facciamo la nostra, perché la gioventù è sempre davanti, no? Bene, il Signore ci ha chiamati qui per prepararci alla vita apostolica, per darci, vorrei dire, una pienezza di Spirito santo per poi lanciarci dove il Signore vorrà. Ora, l'atteggiamento spirituale degli Apostoli dovrebbe trovare una risonanza nell'atteggiamento nostro e viceversa. Perché? Perché anche noi, come gli Apostoli, abbiamo davanti allo sguardo un lavoro come avevano loro, no? E allora, sentite, proviamo ad andare dentro un pochino in questi tre punti, e vediamo poi di metterci al posto degli Apostoli e di imitarli nella paura, ma imitarli anche nel coraggio; di imitarli un pochino nell'atteggiamento interno, ma anche nell'azione esterna poi.
MO205,3 [7-11-1967]
3 Incominciamo senz'altro col primo punto: "Coscienza della loro responsabilità. È certo che gli Apostoli conservavano nel loro cuore il ricordo delle parole di Gesù. Troviamo queste parole specialmente in San Marco e in San Matteo".Cioè, ecco gli Apostoli sono là e allora dicono: "Beh, sentiamo un po' cosa ci ha detto Gesù?".“Gesù aveva dunque riunito i suoi Apostoli attorno a sé sul monte degli Ulivi, come aveva loro promesso, ed ecco come li invia in missione. Parla San Matteo: "Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo: a me fu dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque, istruite tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo".Un bel discorso però, eh? Avessi preso don Gianni Rizzi e compagni e avessi detto: "Sentite: nel nome del Signore vi mando in tutto il mondo. Andate e insegnate a tutti gli uomini quello che avete imparato nella Casa dell'Immacolata". Io non avrei potuto dire: "Sarò con voi fino alla fine". Avrei potuto dire: "Il Signore Gesù sarà con voi", no?Ecco la missione degli Apostoli. Apostoli che non erano abituati a viaggiare in treno e neanche in aereo, neanche col cinquanta, là col cinquantino. Abituati a vivere lì, nella loro piccola nazione, non erano forse mai usciti neanche da lì. Questi benedetti Apostoli un bel momento ricevono da Gesù, in nome del Padre, niente altro che l'ordine di andare a evangelizzare il mondo intero, di istruire tutte le nazioni. Pensate, sembraria una roba da matti, eh! "Andate e istruite tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Quello che ho comandato a voi: vi ho comandato di volervi bene, no, insegnate loro ad osservarlo; vi ho comandato di perdonare, insegnate loro di osservare questo comandamento. Va bene, quello che ho comandato a voi dovete insegnarlo a loro. Battezzarli e insegnare a loro queste cose. Non abbiate paura perché sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
MO205,4 [7-11-1967]
4 Questo comando, fratelli, che Gesù ha dato agli Apostoli, lo ha dato anche a noi. Queste parole: "Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo", oggi sono riservate a noi. Duemila anni fa era riservata a loro questa parola, adesso è riservata a noi. Il Signore Gesù è con noi, però noi abbiamo davanti allo sguardo la stessa missione degli Apostoli. Non possiamo dire: "La mia missione è riservata qui, è questa qui!". Non posso dire io: "Beh! Ecco qua, sono cappellano dell'Araceli e perciò la mia missione... i confini eccoli qua: Anconetta, Cavazzale, Laghetto, eccetera, eccola qua. Basta! Quei de là, 'hic sunt leones' de là, no? Un segno: 'hic sunt leones', e a me non interessa niente". No, a me interessa, perché se domani vien fora che sora la luna ghe xe omini, me interessa anca quei! "Andate!". Se vien fora che i xe omini... Un bel giorno i xe partìi in barca e i xe andà là... me interessa anca quei. La mia missione e la mia responsabilità vanno in fondo a quelli là.Sicché, caro Zeno, quando noi passavamo in aereo e guardavamo giù, se te savissi quante volte quel povero prete che el gera in cima là el diseva: "Varda, mi son responsabile de tutta questa gente qua! Io devo fare qualcosa". La prima volta che son partito in aereo ho preso paura pensando a questa roba qua. Pensavo che el mondo fosse più piccolo, invece dopo go visto chel gera grande, vero. Andando a Crotone, per le prime volte che andavo a Crotone dicevo: "Andiamo a Crotone, là ci sarà una piccola parrocchia, sì, grande grande fin che vuoi, ma tutte queste qua, da Roma a Crotone? Guarda quante...”. Passavo sopra la Sila e villaggi e paesi: “E questa gente qua? Io devo fare qualche cosa”. Eh, beh, un tochetelo par omo! No, io devo fare qualche cosa perché il Signore me l'ha comandato. Caro Giovanni, la xe roba da aver paura, no?Pensate adesso gli Apostoli, che i gera sarà su par la paura che i gavea dentro nel Cenacolo, dicevano: "E il Signore Gesù ne ga comandà de andare in tutto il mondo. Come femo?". "Tasi, tasi. - avrà detto Piero - Ma come femo?".“Per completare questo testo vi citerò anche quello che troviamo in San Marco: "Poi disse loro: - dice Marco - andate nel mondo intero e predicate il Vangelo a tutta la creazione. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato".
MO205,5 [7-11-1967]
5 Io non so come pensiate voi o che so io, ma possiamo un po' anche tirarla un pochino, no, "a tutta la creazione". Non vi sentite un pochino risuonare una parola nell'orecchio: "Restaurare omnia in Christo?". Il dovere proprio di mettere, non soltanto sopra la fronte di Raffaele e degli uomini il segno del cristiano, ma quasi su tutte le cose. Non ve par miga? Adesso lasciamo stare se queli... primo punto o no... Ma, non vi pare che la missione, quando diciamo la santificazione del lavoro, no, la santificazione... Noi abbiamo il dovere non solo di andare a battezzare e istruire, ma di portare il segno di Cristo sopra tutte le cose. Dove c'è una intelligenza umana che lavora, lì c'è il Cristo. Portarlo... Abbiamo visto gli aerei là che hanno il segno dell'Italia... Che bello il segno del Cristo! Vedere insomma che siamo arrivati là, ma c'è Dio, Dio che ha dato la potenza, che ha dato tutto, che vuole che l'uomo continui l'opera creatrice. Una manifestazione della bontà di Dio in tutte quante le opere degli uomini. E noi dobbiamo santificare queste cose. Dobbiamo portare proprio in su tutte queste cose, elevarle. E questa è la missione degli apostoli.
MO205,6 [7-11-1967]
6 "Osserviamo gli Apostoli in preghiera nel Cenacolo: essi ricordano queste parole di Gesù; ricordano che Gesù aveva anche loro detto: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". La loro missione è dunque la stessa, identicamente la stessa, di Gesù”.Cioè la missione degli Apostoli è uguale a quella di Gesù: "Come il Padre ha mandato me, io mando voi".Gesù è venuto dal cielo: "In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum... et incarnatus est". Si è incarnato il Verbo... "et habitavit in nobis, crucifixus et rexurrexit...", e noi dobbiamo continuare. “Come il Padre ha mandato me, io mando voi”. E cioè, crocifissi, risorti, con il sangue e la parola salvare l'uomo. Gesù è venuto col sangue e con la parola a salvare, no? Ha predicato e ha sofferto, ha sofferto e ha predicato. E noi dobbiamo soffrire e predicare. "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Vi mando come agnelli tra i lupi". Perciò la missione è identica. Non possiamo escludere la croce, non possiamo escludere la sofferenza, non possiamo escludere le ore nere, non possiamo escludere la morte. Non le possiamo escludere. La nostra missione è parallela a quella del Cristo. Anzi, non solo parallela, è una, è una. “Il Padre ha mandato me, io mando voi. Il Padre mi ha mandato come agnello in mezzo ai lupi per essere mangiato e io vi mando come agnelli per essere mangiati... Vi mando a predicare, vi mando a seminare, vi mando... Proprio come sono venuto io. Però, risorgerete con me”. E allora dirà agli Apostoli: "Verrete con me a giudicare le dodici tribù d'Israele. Dove sono io sarete anche voi"."Gli Apostoli possono dunque dire a se stessi...".
MO205,7 [7-11-1967]
7 Che brutta cosa, però, se questa roba qua la trasformassimo in un mestiere. Il prof. Peretti diceva: "Se non si vive la vita ascetica profondamente, certe cose non si capiscono. Ad un dato momento il prete, o l'è prete e allora queste cose le xe veramente meravigliose, sublimi, o non l'è prete e allora, sa... In certi posti dove mi hanno domandato di fare queste lezioni, sa, avrei dovuto cominciare a fare parecchie lezioni di ascetica prima; ma siccome mi son da carnevale e prima bisogna fare lezioni di ascetica, perciò io non posso farle".Sacerdote, religioso: una cosa meravigliosa! È sublime la missione nostra, figlioli, ma se è una donazione. Ma se è un mestiere, è il peggiore dei mestieri. Se io mi dono a Dio e sento di essere investito della stessa missione del Cristo, sento che come il Padre ha mandato Gesù, Gesù manda me, con la stessa missione come ha mandato gli Apostoli, per conquistare il mondo, per conquistarlo a Cristo e sento di avere questa missione, e sento di avere il Cristo con me; ma a un dato momento non ho bisogno... non ci devono essere storie. Io amo tutti, voglio bene a tutti, ma non ho bisogno delle cipolle d'Egitto, neanche per sogno!"Gli Apostoli possono dunque dire a se stessi: "Eccoci responsabili dell'evangelizzazione del mondo intero".E noi dobbiamo dire a noi stessi, noi qui dentro, questo piccolo gruppo di uomini: "Siamo responsabili dell'evangelizzazione del mondo intero!". Voi direte: "Ma ghe xe anca i Saveriani, ma ghe xe i Comboniani". A noi non interessa! Noi siamo responsabili! Dove ci saranno loro, basta, noi non siamo più responsabili, perché queli là xe salvà, no. Ma finché c'è uno che non è ancora salvo, noi siamo responsabili in solido, tutti quanti. È da aver paura. Finché c'è un'anima che non conosce Dio, che non ama Dio, ognuno di noi, “singulatim”, è responsabile.Padre maestro, sono fuori di strada? Teologicamente? Dimmelo seto, perché mi so ancora la teologia vecia. Ghe xe altri teologi qua? Ti, ciò, Giorgio, non xe mia giusto? Guardate che è una cosa che riempie l'anima di gioia, ma fa anche paura, eh? Mettersi davanti al tabernacolo e dire: "Mi son responsabile!". Chi ga girà un pocheto e ga visto un pochetin el mondo, quanta roba che ghe xe ancora fora de strada... e mi son responsabile. Invece di criticare, dire: "Mi son responsabile!". Vedi che vengono commessi delitti, vedi che vengono commesse ingiustizie sociali, vedi che vengono commesse cose che non vanno bene: io sono responsabile! Ah, non ti basta più il tempo di metterti a criticare, perderti in stupidaggini della servetta: guarda qua, guarda là, perderti in stupidaggini, perderti in discussioni frivole. Il Signore mi ha chiamato, mi ha dato una missione, io sono responsabile!
MO205,8 [7-11-1967]
8 Quando io vi dicevo: "Fratelli, ricordatevi che voi dovete sentirvi tutti superiori generali e, perciò, responsabili della Congregazione", intendevo questo. Intendevo dirvi: "Guardate che ognuno di voi deve sentirsi solo, solo responsabile dinanzi la salvezza del mondo intero. Tu sei solo, eccolo là: dodici Apostoli muoiono tutti, resti tu solo... Tu sei responsabile del mondo intero perché Cristo ti ha dato questa missione”. Voi direte: "Cose da spaventarsi!". No! Cose da morire d'amore per Nostro Signore che ha tanta stima di noialtri, nonostante le nostre deficienze. Cose da ringraziare Dio... Che grandi che ne fa el Signore!Bisogna che arriviamo a essere presi da questa missione, ma nella meditazione seguente essere presi dalla nostra miseria, e poi nell'altra meditazione ancora presi dalla nostra pochezza.Ecco i tre passi che dobbiamo fare: primo capire la missione che abbiamo, non andare avanti così... fare il mestiero. No, Signore, io devo salvare il mondo. Ma io, io, proprio io. E allora io ce la metterò tutta. Sono capace di scrivere? Scriverò articoli sulla "Voce dei Berici". Sono capace di fare qualcos'altro? Quello che posso fare. Devo salvare il mondo, devo mettercela tutta!Nello stesso tempo, nell'altra meditazione, vedremo: il Signore vuole questo da me... io però cosa sono? Niente! Niente! Vedremo nella meditazione seguente. La terminiamo questa, eh? Vedremo questo. Gli Apostoli poveretti, poveri Apostoli, hanno coscienza di questa missione, ma allo stesso tempo hanno coscienza della loro miseria. Pensate che... uno aveva tradito, uno aveva abbandonato il Signore, tutti gli altri erano scappati via. Pochi giorni prima dicevano: "Signore chi è il primo nel regno dei cieli? A destra, a sinistra, primo e secondo ministro?”. Ma, Signore, qua i ghin aveva combinà una par colore, no, fino in fondo... Eppure abbiamo questa missione, nonostante le nostre miserie. E poi su che cosa possiamo contare? Sul denaro? Ma se denaro non i ghi n'ha! Ma se Giovanni e Pietro non i gavea schei: "Aurum et argentum non habeo", su che cosa possiamo contare? Sulla potenza, sull'influsso diplomatico? Ma come? I sacerdoti? Ma se el sommo sacerdote ga fatto copare el Cristo! Allora sulla potenza di Roma? Ma se Pilato lo ga messo in crose! Allora su Erode? Ma se Erode... Ma allora su che cosa dobbiamo contare? Su noi? No, perché non siamo... Sul denaro? Non ne abbiamo. Sull'influenza? Non ne abbiamo! Su che cosa? Signore, "in nomine tuo laxabo rete".Ecco come dobbiamo essere noi. Coscienza della nostra... - ne mangeremo ancora molto di questo pane - coscienza della nostra missione; ma proprio coscienza, e desiderio assoluto di realizzare. Coscienza della nostra miseria, coscienza della nostra potenza in nome di Cristo, con il Cristo. È sbagliato, fratello?
MO205,9 [7-11-1967]
9 Andiamo avanti. "... avevano pure compreso - vi ho anticipato un po' il quadro perché capiate quanto bello che è - che non sarebbe stato sufficiente offrire il messaggio in un modo qualunque: bisogna offrirlo con un immenso amore”.Ecco qua, non si può offrire il messaggio in un modo qualunque. Non si può partire, andare là...Vedete, scusate, io faccio... Quando il cardinale Rossi parlava tre sere fa qui, era tutto contento perché a Trento gli avevano offerto una ventina di preti, no? Siamo qui in famiglia e quindi possiamo parlare così, spero di non scandalizzare Mariano Apostoli, vero, Mariano, non ti scandalizzi mica? Tutto contento per una ventina di preti. E guardate che sono contento anch'io, e tanto contento.Domenica sera il prof. Peretti mi dice che a una certa riunione di preti, in un certo posto, è venuto fuori questo, in questa riunione di preti, che uno, il vescovo presente, eh, uno ha alzato la mano e dice: "Senta, professore, scusi, le faccio un'obiezione. Non le sembra - ha detto - che sarebbe meglio, nei seminari, lasciare la Messa libera per i teologi? Mi pare, per abituarli a un senso...". E allora questo tizio ha tirato fuori che, secondo lui, sarebbe contro la psicologia costringere i chierici ad andare a Messa ogni giorno. E allora il prof. Peretti ha domandato il permesso al vescovo se può rispondere liberamente. Ha detto di sì. Podì immaginarve quando che l'è partìo lu. Allora ha cominciato a dire: "Senta...”. Lo so che l'ho detto altre volte per alcuni di voi, ma siccome so che è un'idea che in America, in qualche parte si trova, è meglio che la ripetiamo. Il prof. Peretti ha detto: "Senta, quando uno va per farsi prete, va liberamente, no, sceglie liberamente. Se uno va al conservatorio di musica, va perché dice: “Io voglio imparare a suonare il piano”. Va ben, ma è implicito che se vai a imparare a suonare il piano, devi impegnarti a suonare alcune ore, no? Perché se tu vai soltanto per dire... e dopo suoni quando che ti pensi, è logico ti diranno: fai un piacere, tirati indietro! Perché per imparare a suonare il piano, è chiaro, tu devi suonare ogni giorno. Ora uno che va in seminario per farsi sacerdote, arrivato a una certa classe, arrivato a un certo punto, deve anche un pochino misurare se stesso, se domani può dir Messa ogni giorno, se domani la sua vita è la vita dell'Eucarestia, la sua vita è una vita di unione col Signore. Perché uno, scusatemi tanto, uno che si offre al Signore, ha abbracciato, l'avete detto, ma non va a far la commedia il giorno che siete stati iscritti nel clero, voi chierici: "La mia porzione è il Signore".
MO205,10 [7-11-1967]
10 A un dato momento voi vi siete donati al Signore, e dovete vivere: “Mihi vivere Christus”, il mio vivere è Cristo, dovete vivere solo per il Signore. Ora, se un chierico non baruffa per stare a una Messa di più... Oh, piano, nonostante la natura che può tirare indietro, non parlo di sentimento, eh, deve farlo con la testa; perché, lo so anch'io, può esserci un giorno in cui preferisci stare a letto, invece che andare a Messa; può esserci un giorno in cui fai fatica ad andare in chiesa, quello non interessa niente. Ma se uno dice: "Io voglio donarmi interamente al Signore, voglio essere, la mia vita voglio sia consumata solo per il Signore”, se arrivato alla fine della teologia o verso la fine del liceo non ho ancora capito che per donarmi al Signore il minimo xe andare a Messa, fare la meditazion, fare ste robe qua, e dice: "Beh, quando sarò prete farò ste robe qua", quello non ha capito niente, no! È chiaro? Mi pare che... Giorgio, non sei mica d'accordo? Scusatemi tanto. Quando è che si dona al Signore? Allora quello va a fare il mestiere el giorno che son prete: “Adesso me toca dire Messa; adesso me toca qua...”. Quella xe una roba che deve scaturire dall'amore.Guardate il papà del cardinale Rossi: alla mattina va a Messa, alla sera va a Messa, e sì che non è mica prete, no? Però è uno che ha capito chi è Cristo, e bisogna tirarlo indrio, no buttarlo avanti. Guardate le nostre buone mamme... Ieri sera siamo andati a casa di Venco; so mamma avvilita perché: "Cosa vorlo, semo distanti dalla chiesa. La casa è nuova, tutto bello, ma me dispiace perché semo distanti dalla chiesa". Chiaro? Uno che vuol bene al Signore, le nostre buone mamme le xe così, sa: "È distante dalla chiesa!".
MO205,11 [7-11-1967]
11 Ora, se un chierico, che deve essere maestro in Israele, non capisce queste cose qua, chi è che deve capirle? È lui che deve guidare le anime, è lui che deve insegnare ad amare il Signore, bisogna che cominci ad amarlo lui... Vi dico: lasciate stare il sentimento, perché il sentimento può darsi che anche a cinquant’anni te fassi fadiga ad andare a fare l'ora di adorazione. Eh, scusa, te arrivi a domenica sera dopo funzioni, devi ancora finire l'ora di adorazione, ancora da fare la Via Crucis... Ma mi ve digo: la natura me gavarìa portà ad andare fora invece che andare in chiesa. Ma d'altra parte, bisogna pur che vada a farla, e dopo il Signore te dà magari una caramella in fondo, tanto par darte una mentina, per tegnerte su nda sc-ianta. Ma non importa gnente, che el me la daga o non me le daga, il nostro dovere è quello, no?Attenti. Ora il prof. Peretti ha detto questo, e l'ha detto in una forma piuttosto forte. Il vescovo dopo ha detto: "Grazie, mi ha fatto un grande piacere. Perché, sa, che le dica il vescovo o che le dica un altro, la cosa è diversa; siccome c'è più di uno che la pensa così...". Ora io pensavo mentre il prof. Peretti diceva così, e siccome era proprio il vescovo di Trento che diceva così, pensavo: guarda, supponiamo che il card. Rossi è tutto contento perché entro quattro anni avrà venti preti, e in mezzo a quei preti entri uno che la pensa così. Tu, Zeno, che sei stato in America Latina, sarebbe meglio che andasse o stesse fuori? Penso che sarebbe meglio non averlo. Meglio neanche uno, piuttosto che ne andasse uno così.Ora, vedete, figlioli, qui non si tratta di fare, ecco queste parole qua: "Avevano pure compreso che non sarebbe stato sufficiente offrire il messaggio in un modo qualunque; bisognava offrirlo con un immenso amore". Ecco la storia. Non interessa a me avere preti, avere assistenti diaconi, mi interessa avere uomini che offrono il messaggio domani con "immenso amore". Non è il numero che interessa in America Latina o in Bassa Italia, dove stiamo lavorando, è la qualità che interessa! Dobbiamo portare uomini nuovi, come li vuole Gesù. Ecco quello che avevano capito gli Apostoli, ecco quello che dobbiamo fare noi.Il tempo è passato; continueremo domani.