1.Figlioli miei, ecco l'insegnamento che ci danno i genitori di Giorgio: saper fare la volontà di Dio, saper vedere le volontà di Dio...Vedete, nella Casa dell'Immacolata dire "Sia fatta la volontà del Signore"... quando che è freddo c'è il riscaldamento, quando ci manca qualche cosa, andiamo e ci vengono date queste cose, figlioli, è abbastanza facile, dico, è abbastanza facile dire: "Sia fatta la volontà del Signore". Ma quando tu sei padre e madre e ti portano a casa un figlio ammazzato e a pezzi, vero, sfigurato, dinanzi al cadavere immediatamente poter dire "Signore, sia fatta la tua volontà", questo è eroismo cristiano, figlioli, questo è veramente quel cristianesimo che noi dobbiamo professare e insegnare.Figlioli, ricordatevelo: la volontà di Dio sempre. Ma saperla fare non soltanto saperla dire. "Non chi dirà Signore, Signore... ma chi farà". Questo lo dico a voi per le piccole cose, lo dico a quelli di una certa età che hanno certe tentazioni: saper fare la volontà di Dio in salita, non solo in discesa; saperla fare nei momenti di tempesta non soltanto in primavera quando gli uccellini cantano; e guardare la vita con spirito proprio di fede.Ve l'ho detto tante volte, don Giovanni Calabria mi ha detto: "Metti in preventivo tante croci, tante croci".E allora ecco l'agricoltore che deve mettere in preventivo: "Io semino, gli uccellini mi mangeranno la semente... starò attento che non la mangino. Poi cresce il frumento... verrà una tempesta, verranno i maialini che rovineranno tutto, verranno le pecorelle e ti mangeranno tutto, verrà una tempestada che rovinerà tutto: sia fatta la volontà di Dio! Però io starò attento: se vengono i maialini, li ammazzo e mi faccio i salami; se vengono le pecore, taglierò la lana alle pecore; se viene la tempesta: Dio l'ha data e l'ha mandata... sia fatta la volontà del Signore.”.È un'eterna teologia, figlioli, che ha fatto i santi sapete questa qua, eh. Saper accettare dalle mani di Dio non vuol dire essere insulsi, non vuol dire: "Eh! Ben! Ben, che sia fatta la volontà del Signore ee... ee... Varda che te me lo rompi, varda che te me la rompi... Non te lo go dito che te me la rompevi.". No! No! Guardate che i santi non i xe miga macachi, ouh!; i santi mandano in manicomio gli altri.Guardate San Giovanni Bosco. Ecco là che arrivano con la carrozza: "Prego un giretto...". Vi ricordate la storia di san Giovanni Bosco: lo hanno invitato a salire in carrozza, e lui allora, perché è santo e fa la volontà di Dio, si è lasciato condurre in manicomio? Allora vuol dire che è quasi scemo? Si è lasciato condurre in manicomio, ma appena arrivato in manicomio ha detto: "Ecco i due pazzi. Teneteli!". E lui è andato via e ha lasciato dentro gli altri. E gli altri a dire: "Non sono io... Non sono io...".Questo fanno i santi: la volontà del Signore, sì, ma la volontà del diavolo, no! E la volontà di chi li vuol mettere in prigione, no. Fuggire, cercare, ma saper poi vedere la mano di Dio, la mano paterna di Dio.
MO109,2[21-11-1966]
2.Vedete, vorrei proprio, e guardate che l'esempio che ci viene dato è grande sapete. Questo esempio eroico di due genitori dinanzi al cadavere di un figlio a dire: "Sia fatta la volontà di Dio", questo esempio non lo dovete dimenticare per tutta la vita. È un passaggio di Dio questo, sapete, e di questo passaggio io e voi dobbiamo rendere conto. Due genitori che non hanno studiato pedagogia, due genitori che non sono andati all'università di Stromboli, due genitori che non sono laureati, no?, che dinanzi a un cadavere dicono: "È passato il Signore, sia fatta la volontà del Signore..."; e che vanno più avanti: "... per noi è una gioia pensare che Giorgio è morto in grazia di Dio". Ahhh!Eccola, ecco, diremo noi, no: “Oh, che gioia, chissà che vinca alla Sisal me fiolo!” No, no! “Chissà che questo figlio viva in grazia di Dio!”. Questa è la vera ricchezza, ecco quello che i nostri genitori desiderano per noi, ecco quello che dobbiamo desiderare noi! “Che disgrazia!”. “Cosa ti è capitato?”. “Oh, me xe morta la vacca! Oohh, me xe morta la vacca!”. Le disgrazie del mondo, no? Che i uvi xe andà tutti slossi e no xe nati i pulzini, che xe andà storta la stalla.E la grazia di Dio? Quella è una disgrazia, figlioli! È quello il vero valore! Come va con la grazia del Signore? "Ben, insomma.... ben, ben, qualche oca, qualche bussoloto... ben, ben!". Figlioli, è lì il vero valore. Anche voi ricordatelo, imparatelo da questi genitori il vero valore. “Senti, sei stato bocciato?”. "Sì.". “Hai perso la grazia di Dio?”. "Eh, no, quello, ringraziando il Signore, go tegnù duro!". “E allora sei promosso! Con una menzione onorevole, se hai fatto il tuo dovere. Figliolo, ti è andata storta un'altra cosa? Hai perso la grazia di Dio?”. "Quella no!". “E allora...! Canta! Canta!”.Xe come quella volta quel tale - eh, fasso per svegliare i piccoli - quel tale che era un po' balbuziente, no? El xe andà a casa, el gera andà a spasso con so fradelo, no?, a spasso con so fradelo, con so fradeleto piccolo... e insomma, so fradelo se ga negà; so fradelo xe sbrissià dentro... Quando uno è agitato è ancora più balbo del solito, no? L'è andà a casa balbo tre volte invece che una, no? Non riusciva a dire più niente a so mamma... La mamma gli dice: "Canta!". "Me fradelo se ga negà". Cantando ha detto: "Me fradelo se ga negà".Così anche voi: cantate, cari, cantate. Quando non avete commesso peccati, dite come San Filippo Neri, dite: "Sia lodato Dio che le cose non vanno a modo mio.". Gavì le 'buganze'? Cantè. Le spisse? Cantè. Purchè non ci sia il peccato. Quando c'è il peccato, alt., basta cantare; e allora recitare il "Miserere mei Deus", recitare il "Mea culpa", il Confiteor, ma detto bene, detto bene.Perciò, ecco prima cosa: avere un desiderio solo sopra la terra: fare la volontà di Dio: Secondo: l'unico male, ricordatevelo, l'unico male: il peccato. Il resto non è male, il resto si mette a posto; il peccato, state attenti...
MO109,3[21-11-1966]
3.Poi c'è un'altra cosa ancora.Questi genitori hanno detto: "E abbiamo imparato una cosa. Siamo contenti di aver fatta la volontà di Dio, siamo contenti che Giorgio è morto in grazia di Dio, e abbiamo imparato una cosa da Giorgio: che bisogna vivere sempre pronti per morire, essere sempre preparati alla morte".Ah, che meditazione che hanno fatto. Varda là: uno che el xe là tutto il giorno sul cariolon, - savì cosa che xe el cariolon, no?- che fa quell'operazione chimica in quel dato ambiente con la forca tor su i mestieri... in laboratorio, no? Però una bella lezioncina: "Faccio la volontà di Dio, contento che è morto in grazia di Dio, e... abbiamo imparato una cosa qui in casa, e cioè abbiamo imparato questo: che bisogna essere pronti a partire". Figlioli, "estote parati" dice la Sacra Scrittura "quia qua hora non putatis Filius hominis venit".Stiamo pronti perché, nell'ora che meno ci aspettiamo, verrà Lui, il Figlio dell'Uomo. Siamo stati creati per il Paradiso e dobbiamo vivere ogni istante della nostra vita diretti al Paradiso, tenere sempre il registro pronto, la contabilità pronta, contabilità interna-contabilità esterna; siamo creati per il Paradiso! Il giorno più bello della nostra vita è il giorno in cui si aprirà il Paradiso per noi. Per Giorgio non è stata una disgrazia, è stato il giorno più bello della sua vita. Quella sera era scuro, ma è stata l'aurora del giorno più lungo della sua vita, del giorno eterno.Perciò, desiderare il Paradiso, perciò vivere..."È tanto il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto"."Quando sarà, o mio Dio, che aprirò questi miei occhi per vederti nei giorni eterni nel Paradiso, lassù". Al mattino ditela con coscienza quella preghiera, vorrei dire con quasi dispiacere di non essere partiti durante la notte.Vivere... aver il desiderio di unirci a Cristo... "Cupio dissolvi - San Paolo - et esse cum Christo". Vedete, il cristiano dovrebbe aver sempre la nostalgia del Paradiso, dovrebbe vivere nostalgicamente sopra questa terra, sognare sempre il Paradiso, sognare la pace, sognare il Cristo, sognare la nostra buona mamma la Madonna, sognare il nostro fratello Giorgio che è lassu che ci attende.Figlioli, io direi questo: non dovrebbe passare - dico una brutta parola - ora della nostra vita senza che dal nostro cuore non uscisse un desiderio di cielo, il Paradiso! Non un desiderio di Paradiso per rifiutare le croci della terra... "Laborem autem non recuso", dice San Paolo, ma un desiderio di Paradiso per essere con Cristo, per vivere con Cristo, per unirsi a Cristo, per con Cristo cantare senza interruzione e senza distrazioni e senza ripetizioni quelle laudi di Paradiso che canteremo per tutta l'eternità.Figlioli, ecco questi genitori che cosa ci insegnano: vivere sempre pronti per il Paradiso, e io aggiungo: sempre desiderosi, ardenti desiderosi del Paradiso.Però questo desiderio ardente del Paradiso, dice Sergio, non ci deve impedire di lavorare tanto per andare in Paradiso noi e per condurre i nostri fratelli. Se da una parte io desidererei morire immediatamente, dall'altra gavaria da fare... Chiaro? Go tanti spigassi da fare ancora, no? Perciò da una parte: “Signore, partire subito.”; dall'altra: “Signore, bisogna farse su le maneghe, e stago qua fino a novantanove anni e mezzo con la barba lunga tre metri, fin che te vui, anche fino a 150 anni, anche de più, anche fino alla fine del mondo per predicare il Vangelo, se te te contenti dei quattro strambotti che fasso!”. Perciò, nel desiderio del cristiano il "cupio dissolvi" e "laborem autem non recuso" devono essere congiunti insieme. Capito? Un grande desiderio di essere con Cristo e un grande desiderio di lavorare per Cristo, perché Cristo sia amato da tutti gli uomini.
MO109,4[21-11-1966]
4.Poi un altro pensiero hanno messo dentro i genitori, e hanno detto: "Che bello che sarebbe se il Signore volesse chiamare un altro figlio da noi a sostituire Giorgio...". Che bello! Cosa ve pare? “E noi saremmo... se questa...”. Qui ci sarebbe una sfumatura che è veramente da Spirito Sant, eccetera! "... saremmo contentissimi se questa fosse... noi preghiamo... che se questa è volontà di Dio, vero, il Signore prenda un altro nostro figlio per sostituire Giorgio, per prendere il posto di Giorgio".Se un giorno vedrete entrar per le porte della Casa dell'Immacolata un altro Pieropan, ricordatevi che il motivo è questo: perché lassù in Paradiso Dio ha accolto la preghiera di due genitori che hanno offerto un altro figlio a Dio per prendere il posto di quello morto. Ricordatevelo vero, in questo momento le preghiere, addolorate se volete, di due genitori si innalzano a Dio e dicono: "Signore, tu hai chiamato in Paradiso nostro figlio; però se tu vuoi che nel campo apostolico ci sia un altro a sostituirlo, noi ecco ne abbiamo ancora qui a casa; prenditelo e saremo lieti". E con questo "prenditelo" loro dicono: "E se vuoi che arrivato a ventitre anni anche questo muoia, sia fatta la tua volontà, Signore!". Ecco i nostri genitori, figlioli!Io vorrei aggiungere un piccolo particolare finendo... Sentite, non si potrebbe un po' imbrogliare il Signore? Piano, piano, mentre sta chiaccherando con lo Spirito Santo, eh!, sì finché Lui sta chiaccherando con lo Spirito Santo, noi dobbiamo metterci d'accordo e combinare qualcosa qui fra noi. Supponiamo che occorra una matita all'assistente e invece che andare a prenderla uno solo, va da don Guido: "Per piacere me dalo... me ga mandà l'assistente". Toh... a un dato momento sono 15 ragazzi e vanno a prendere 15 matite, no?Ecco, i genitori adesso hanno domandato uno che sostituisca Giorgio, no? Hanno chiesto: "Signore, se vuoi noi diamo un figlio". Non potremmo noi chiedere uno che sostituisca Giorgio in laboratorio, per esempio, uno che sostituisca Giorgio nella vita missionaria, un altro che sostituisca Giorgio in cucina... Podarissimo domandarghe 7-8 Giorgi, no? Finché ghe xe un po' de confusione in Paradiso, se podaria anche ottenere. Cosa ne dite voialtri? Cercar un pochino... Don Guido, cosa ne dici... di imbrogliare un po' la matassa? Confusion... Sa, capita questo qualche volta: il marito che paga e la femena che paga... Co xe pagà dopo non i ghe dà mia più indrio, no?
MO109,5[21-11-1966]
5.Figlioli, state attenti, lasciate stare lo scherzo, se i suoi genitori sentono il bisogno di rimpiazzare il posto di Giorgio, noi dobbiamo sentire il bisogno di domandare in questa circostanza qualche cosa di più. Sentite, non vogliamo rinfacciare al Signore niente, però in questi giorni abbiamo sofferto tutti, è vero? Abbiamo tutti patito, abbiamo tutti pianto. E allora noi domandiamo al Signore: "Signore, per queste lacrime che noi abbiamo accettato dalle mani tue, non ti domandiamo né oro né argento, non ti domandiamo neppure di pagarci i debiti, guarda, Signore; però ti domandiamo soltanto: questa semente che è caduta a terra... moltiplicala... Quando si semina un grano per terra non esce un grano solo: c'è una spiga, è vero?, e più di una spiga. Tu, o Signore, hai sepolto a terra un nostro fratello; guarda che noi aspettiamo una spiga di fratelli". Questo il Signore ce lo darà; domandiamolo con fede! In fondo siamo disposti domani a sacrificarti qualche altro... se vien fuori una spiga... Eh! Cosa dite voialtri? Se, sepolto Giorgio, venissero fuori 20 assistenti, se podaria sepellire anche un prete se vien fora 20 preti, no? Cosa ne dite? Mi offrirei volentieri io purchè ne venissero fuori 20; e subito dopo qualche altro... Ghe xe anca 'Ninin Pociti' che offriria la sua vita prima di essere prete pur che ne venissero fuori 20...E ultimo pensiero, anche perché... Pensieri così, da fratello a fratelli. Vi dice proprio niente, figlioli, l'offerta che ha fatto Giorgio della sua vita per noi? Guardate che Giorgio ha perso la vita in modo particolare per chi non vivesse bene lo spirito qui dentro. E allora questo non è un richiamo per me e per voi? Non è un esame di coscienza che dobbiamo fare continuamente?Guardando la fotografia di Giorgio e esaminando noi stessi non dovremmo dirci un pochino: "Bene, Giorgio, dimmi un po'. Sei contento del tuo papà don Ottorino? Sei contento di tuo fratello qua? Dimmi un po'; tu che sei là vicino al Signore adesso lassù, dimmi un po': il tuo sangue... ovvero potresti dire: "Beh! Che cosa è valso il mio sangue, quale è il frutto del mio sangue?". State attenti, figlioli, che il sangue di Gesù e il sangue di Giorgio non sia stato sparso inutilmente per qualcuno di noi; quel sangue domani sarebbe la mia o vostra condanna. Dobbiamo corrispondere, e ogni volta che siamo lì col passo vacillante, guardiamo in alto: Dio ci guarda e il nostro fratello ci guarda e Gesù ci dice: "Guarda che Io e Giorgio abbiamo sparso il sangue perché tu non abbia da sbagliare, perché tu abbia da camminare diritto sopra questa strada!". Questo è il monito che il Signore ci dà attraverso la morte del nostro fratello.Riassumendo. Due santi genitori ci dicono: bisogna fare la volontà di Dio e ce ne danno l'esempio; ci dicono: guardate fratelli che bisogna vivere sempre in grazia di Dio, pronti ad ogni istante ad apparire dinanzi al cospetto del Signore e per vivere unicamente per il Paradiso; ci dicono ancora: guardate che il nostro figlio ha offerto la vita per voi. Rendetevi degni di nostro figlio e di vostro fratello!23 novembre 1966