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DONAZIONE TOTALE A DIO E VITA SECONDO IL VANGELO

Il testo registrato inizia con una comunicazione di don Luigi Furlato, maestro dei novizi: “Questa mattina, verso le sette, sono partiti i primi quattro missionari per Zacapa. Si sono recati a Roma, e fra qualche giorno prenderanno l’aereo per Zacapa”.

MI103[11-11-1966]

Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, commentando la partenza dei primi missionari per il Guatemala, insiste sulla necessità di essere totali nella donazione a Dio attraverso l'obbedienza, e leggendo una lettera del chierico Giovanni Battista Montini a don Francesco Galloni invita a una preparazione intensa all'apostolato, scoprendo e vivendo il Vangelo. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 28’. 1. La partenza dei primi quattro missionari per il Guatemala

Don Ottorino si esprime con il suo caratteristico modo di parlare, che rivela allo stesso tempo profonda umiltà e piena coscienza della sua missione. I termini “barca... baracca” erano frequenti in lui per indicare l’Opera.

Don Ottorino allude al lungo viaggio che attendeva i quattro missionari partiti per il Guatemala, riferendosi al saluto di mons. Carlo Fanton che aveva portato l’esempio di un gomitolo di filo con un capo saldamente attaccato all’altare della capella della Casa dell’Immacolata e l’altro in mano ai partenti.

Non sappiamo a quale fatto e a quale bambino don Ottorino si riferisca.

MI103,1[11-11-1966]

1.Fidatevi un pochino di chi è in testa; di chi, indegnamente e miseramente, è in testa della baracca; di chi, pur essendo ultimo, è stato messo al timone della barca: fidatevi! Guardate che il Signore è presente!
Quando don Giovanni Calabria, sceso dalla macchina dinanzi all'Istituto, nel suo modo un po' fermo e austero, ha gridato: "Don Ottorino, non senti? Qui c'è Dio, c'è Dio, c'è Dio! Non lo senti? Qui c'è Dio!", lo ha riconfermato. Ebbene, io vorrei dirvi, figlioli, ma con una voce ancora più forte: "Guai a voi se non sentite Dio che è qui presente!". Qualcuno potrebbe adesso ricordare: "Forse, non è stato il Signore che... non è stato il Signore che... non è stato il Signore che...". Non essere attenti è la causa per non sentire la presenza del Signore, per non vedere in varie circostanze l'intervento paterno e amoroso di Dio. Questi nostri quattro fratelli stanno sgomitolando il filo : sono ancora in principio e il primo gomitolo è ancora grosso. In questo momento staranno ad appena trenta chilometri da Vicenza; hanno ancora "qualche" chilometro da fare prima di arrivare alla meta dove sono attesi dal Cielo e dalla terra. Mi sembra che stia succedendo quello che fa un fotografo che deve seguire due cerimonie: corre da una parte fino al ponte degli Angeli e poi dall’altra. Così gli angeli del Signore si sono divisi in due squadre: una squadra è corsa in Guatemala a preparare, e una squadretta volante accompagna i quattro nel viaggio, cioè un gruppetto di angeli li accompagna in Guatemala. Crediamo un pochino a Dio, all'esistenza di Dio! Pensate che la grazia ha già preparato Estanzuela, ha preparato Rio Hondo. Il Signore, forse rispondendo all’immolazione di quel piccolo bambino che è morto, ha preparato il terreno, sta preparando il terreno.

CONGREGAZIONE fondatore

AUTOBIOGRAFIA

CONGREGAZIONE storia

DIO

DIO presenza di...

DIO Padre

DIO amore di...

MISSIONI

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CROCE sangue

Don Ugo Caldini era noto per il suo carettere burbero e freddo, poco incline alle emozioni.

Don Ottorino allude forse al calore dell’accoglienza, ma anche al clima piuttosto forte della zona di Zacapa.

Al Chaco erano destinati due assistenti con lo stesso nome: Antonio Ferrari e Antonio Zordan.

MI103,2[11-11-1966]

2.Quando qualche giorno fa i nostri cari giovani si sono recati a Bassano a salutare le suore di Maria Bambina, una suora di quaranta o quarantadue anni, che ha un tumore e sa che deve morire, ha detto piano piano a don Guido: "Padre, ho offerto la vita per questi quattro missionari e muoio volentieri, e poi nel Paradiso continuerò ad aiutarli". Che bellezza, che bellezza! Una creatura consacrata a Dio, che è stata colpita dal male e che deve, naturalmente, ritornare a Dio entro qualche mese e sa che entro qualche mese deve morire, accetta volentieri le sofferenze e la morte e dice: "Signore, io te l'offro volentieri per questi quattro figlioli, affinché possano conservare la fede, possano propagare il bene!".
Quello che sta avvenendo è qualcosa di grande: è Dio che sta preparando! Dio li ha preparati qui dentro; Dio ha preparato il posto; Dio li precede con la sua grazia. Non arriveranno tra sconosciuti: là ci sono già le grazie del Signore ad attendere; la Madonna, un tabernacolo. Inoltre sono attesi anche dagli uomini: monsignor Luna vuole arrivare prima di loro. Perché? Perché vuole salutare i ragazzi, vuole radunare la gente, vuole che facciano un po' di festa quando arrivano; perché vuole che dopo un così lungo viaggio, dopo aver lasciato la mamma, la famiglia, aver lasciato tutto, al primo arrivo sentano un po' di calore. Questa è la volta che piangerà anche don Ugo! Arriveranno e troveranno la festa, troveranno anche esternamente un po' di calore. Un domani troveranno le loro croci, le loro difficoltà, forse il martirio, non importa, però il Signore è tanto buono! La prima missione oltre oceano il Signore ha voluto che fosse un po' calda. Potrà capitare che qualche altra missione sia fatta in mezzo a mille difficoltà: quante volte è capitato che qualche parroco è andato nel paese e non lo volevano e ha dovuto andare con i carabinieri. Monsignor Luna non è stato accolto bene quando è andato per la prima volta: è rimasto nella sacrestia di Rio Hondo per parecchio tempo per dormire e mangiare. Ora, può darsi che voi, caro Antonio, siate ricevuti a bastonate nel Chaco, e allora perfetta letizia come Francesco d'Assisi: "Quando arriveremo e ci prenderanno a bastonate qui è perfetta letizia, perfetta letizia!".

CONGREGAZIONE storia

CROCE sofferenza

CONSACRAZIONE immolazione

PREGHIERA ponte della preghiera

NOVISSIMI paradiso

NOVISSIMI morte

MISSIONI

DIO

GRAZIA

MARIA

EUCARISTIA tabernacolo

CROCE difficoltà

CROCE martirio

PASTORALE parroco

ESEMPI apostolo

Cfr. Matteo 13,28.

Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco, che all’epoca era consigliere generale.

L’allusione è all’assistente Giuseppe Filippi, che era diplomato geometra ed eseguiva i calcoli per i materiali che dovevano servire per la costruzione delle case prefabbricate e allo stesso tempo era iscritto alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Padova.

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3.Quello che interessa, figlioli, è che noi siamo disposti a fare quello che il Signore vuole, e a partire! Che bello questa mattina ascoltare questo gruppo di giovani, cominciando dai più piccoli, dai ragazzini che alla domanda: “Tu andresti?”, rispondevano: "Oh, magari, ma sono troppo piccolo: andrei di corsa, andrei di corsa!"! Che bello è vedere dei giovani che sarebbero pronti a partire, che sarebbero pronti a salire sopra l'aereo e andare! Però, figlioli: preparatevi, preparatevi, perché arriverà anche per voi il giorno, e allora bisognerà essere pronti!
È una giornata di grande gioia, però è una giornata di trepidazione per un padre. Ho celebrato la Messa per loro e ho detto al Signore: "Signore, conservali buoni, conservali buoni!". Figlioli, il demonio è tremendo, sapete, perché se sono arrivati i santi di Dio a preparare il posto, purtroppo c'è anche l'inimicus homo che ha preparato le sue batterie: chissà che cosa ha preparato il demonio per rovinare quei quattro figlioli! E allora io vi dico: preparatevi, preparatevi! Guardate che anche per voi arriverà presto, molto presto, forse quasi improvvisamente, l'ora della partenza. Voi direte: "Ma, se in calcoli umani...". Non fate calcoli umani, perché siamo tutti nelle mani di Dio, e può arrivare qualche telegramma da parte del Signore, e devo prendere, magari, Vinicio o qualche altro, così d’improvviso. È così, è così, è così! Perciò non facciamo calcoli, caro signor ingegnere , là in fondo, non facciamo calcoli: ancora un poco, un altro esame, un altro poco e un altro esame, e magari giunge improvvisamente l'ordine: "Metti in ordine i tuoi stracci: è necessario partire, è necessario partire!". Quello che è interessante, fratelli miei, è che siamo preparati, che viviamo la nostra consacrazione e che siamo preoccupati della nostra fisionomia giusta, che ci siamo donati al Signore, figlioli, che ci siamo donati al Signore.

CONSACRAZIONE disponibilità

VOLONTÀ

di DIO

PASTORALE giovani

MISSIONI

APOSTOLO entusiasmo

CROCE Demonio

APOSTOLO uomo di Dio

APOSTOLO missione

VOLONTÀ

di DIO abbandono alla...

Adolfo Soprana, amico e benefattore della Congregazione, gestiva un negozio di oreficeria e orologeria in Piazza dei Signori a Vicenza.

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4.Se io ricevo in dono da Soprana un orologio - eccolo qui, me l'ha regalato lui - e poi Soprana venisse qua e mi dicesse: "Don Ottorino, per piacere, me lo restituisca!", gli direi: "Beh, dovevi fare a meno di darmelo!". Se me l’ha regalato, adesso faccio quello che voglio io dell'orologio.
Quando noi ci siamo consacrati al Signore ci siamo donati al Signore, figlioli, e non ci apparteniamo più! San Giovanni Bosco diceva a Domenico Savio: "Devi essere come un fazzoletto nelle mani dei superiori, nelle mani di Dio". Se il rappresentante di Dio fosse anche un porcaio, ricordatevi che noi siamo nelle mani di Dio e non nelle mani del porcaio. Se il Signore mettesse anche un custode di porci per custodirci, a me importa niente; a me interessa solo essere dove Dio mi vuole in quel momento. Al Signore ho dato i miei beni: ne avevo pochi; però, quando sono venuto all'Istituto avevo un porcellino, avevo alcune galline, qualche lenzuolo: ho dato tutto! Al Signore abbiamo dato il nostro corpo, al Signore abbiamo dato la nostra volontà. Don Bosco diceva: “La santità dipende da tre dita della fronte". Ora ci siamo dati al Signore: beni, corpo e volontà, e nostro desiderio deve essere uno solo: "Signore, fa’ di me quello che vuoi, ma proprio quello che vuoi!". Ecco il requisito indispensabile per potere un domani essere degni di uscire da quella porta ed andare dove Dio ci aspetta. Bisogna che viviamo la nostra consacrazione, che sentiamo che non siamo più nostri: "Signore, sono tuo! A me non interessa l'umiliazione, a me non interessa niente!". Come dicevamo nella meditazione di ieri mattina: "A me interessa solo che tu faccia di me quello che vuoi tu; sono tuo!". Capite quello che vuol dire: "Sono tuo?”. Se una cosa è mia ne faccio quel che voglio. Se voi mi donate un libro, io ne faccio quello che voglio: posso anche regalarlo. "Ma, allora...!". “Non me l'hai regalato? Adesso ne faccio quel che voglio!". Si regala per esempio, un calice al Papa, e lui lo dà alle missioni. Che cosa interessa a voi? L'avete regalato al Papa, e il Papa può regalarlo a un missionario. Voi non dovete più discutere sulla fine di quel calice: l'avete regalato al Papa, e il Papa lo ha accettato. Così noi ci siamo donati a Dio: Dio ci ha accettati e siamo di Dio, siamo di Dio! Bisogna viverla questa consacrazione, bisogna sentire la gioia di essere nelle mani di Dio, il quale si serve anche degli ultimi uomini, dei più miseri uomini, per guidarci, per accompagnarci. 2. Ufficio del superiore e obbedienza dei Religiosi

CONGREGAZIONE amici

ESEMPI disponibilità

ESEMPI di santi

CONSACRAZIONE offerta totale

COMUNITÀ

superiore

VOLONTÀ

di DIO

CREATO corpo

CONSACRAZIONE santità

PREGHIERE di donazione

APOSTOLO missione

La prima Comunità del Guatemala era composta dai sacerdoti don Ugo Caldini e don Gianni Rizzi e dagli assistenti Lino Ceolato e Severino Stefani.

MI103,5[11-11-1966]

5.C'è un "mysterium", un grande mistero che è appunto questo. Sono partiti in quattro per il Guatemala e don Gianni rappresenta il Signore, perché è stato nominato superiore della Comunità. Ecco ora il corretto atteggiamento: sono in quattro radunati attorno ad un tavolo per cercare insieme. Diverso deve essere l'atteggiamento dei tre e l'atteggiamento di uno. L'atteggiamento dei tre dovrebbe essere questo: noi mettiamo tutta la nostra personalità, tutta; però, se domani don Gianni mi dicesse: "Senti, caro Severino, o senti, caro don Ugo: guarda che io trovo che conviene fare così!", devono essere convinti che stanno facendo la volontà di Dio. Considerando da una parte, come quando don Ugo prende in mano un pezzo di pane e dice "Hoc est enim corpus meum" e si inginocchia, così deve essere convinto che quando don Gianni comanda quella è volontà di Dio. Lui può dire a don Gianni: "Senti, don Gianni: è meglio che facciamo questo", mentre don Gianni risponde: "No, è meglio che facciamo quell'altra cosa!". Quando don Gianni dice: "È meglio che facciamo quell'altra cosa", anche se sbaglia, don Ugo deve avere la convinzione che sta facendo la volontà di Dio, a meno che don Gianni non comandi una cosa sbagliata, cioè un peccato; ma se non comanda un peccato, don Ugo deve avere la convinzione che sta facendo la volontà di Dio come quando dice "Hoc est enim...". Così è visto da questa parte, cioè dalla parte di chi obbedisce.
Visto dall'altra parte, don Gianni ha il dovere, dico il dovere, di telefonare al Signore e di dire: "Signori, fratelli cari, siamo qui perché dobbiamo fare quell'affare. Che cosa ne dite? Che sia meglio così o che sia meglio in un’altra maniera?", e di ricercare insieme la volontà del Signore, ricercarla insieme. Ha il dovere, se c'è un pezzo di pane, di mangiare l'ultima briciola che resta: morire di fame lui, perché prima devono mangiare gli altri. Se c'è uno che deve sacrificarsi, deve sacrificarsi lui; se c'è uno che deve patire, deve patire lui; se c'è uno che deve morire, deve morire lui. Questo è il superiore! Se no, se no, lui può andare all'Inferno e gli altri in Paradiso. Vedete, figlioli: e se il superiore non fa questo, a te non deve importare che il superiore lo faccia o non lo faccia; tu non sbagli mai quando ubbidisci.

MISSIONI

CONGREGAZIONE storia

COMUNITÀ

superiore

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

DOTI UMANE personalità

CONSACRAZIONE obbedienza

VOLONTÀ

di DIO

ESEMPI obbedienza

PECCATO

PREGHIERA telefonate a Dio

PENITENZA sacrificio

NOVISSIMI paradiso

NOVISSIMI inferno

CARITÀ

amore al prossimo

COMUNITÀ

fraternità

COMUNITÀ

Il riferimento è a Mariano Apostoli, che frequentava all’epoca l’anno propedeutico al corso teologico.

Don Luigi Furlato era il maestro dei novizi.

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6.La Comunità ideale è quando insieme, da buoni fratelli, si cerca la volontà di Dio, si cerca che cosa si deve fare, e ognuno pone i suoi talenti a disposizione, ascolta e dà suggerimenti. Può darsi che sia Severino ad avere le idee più belle, che sia Lino ad avere le idee più belle. "Ma sì, ma guarda; ehi, guarda, sì, io faccio così... Ma va benissimo, benissimo". Dio parla, lo Spirito Santo parla: i carismi non si sa dove siano; cioè lo Spirito Santo può parlare attraverso l'ultimo, attraverso il più giovane. Il superiore ha il dovere di rispettare questo, però gli altri non hanno la possibilità di ribellarsi se il superiore non lo fa, perché può darsi che il Signore chiuda anche il rubinetto della testa del superiore per mettere alla prova gli altri, perché gli altri si sacrifichino e con il sangue lavino le anime. È un mistero di grazia, è un mistero di grazia!
Vi dico subito che è una cosa meravigliosa una Comunità quando vive in questo modo, ma alla base, figlioli, ci vuole un grande amore per Gesù, un grande amore alla croce, un grande desiderio di patire per salvare le anime: di patire! Da una parte c’è il dovere di obbedire, dall'altra quello di essere fratello maggiore e di servire chi obbedisce. Portiamo un esempio. Dico a Mariano : "Mariano, fa' il piacere: va' a spazzare il corridoio". Lui va a spazzare il corridoio, e io dovrei correre a portargli la scopa, dovrei portargli la secchia con la segatura; e dopo, quando ha finito di spazzare, portare via la segatura: ecco l'ufficio del superiore! Lui comanda di spazzare, però desidera di servirlo, di servirlo nell'azione: anche se non fa quella stessa azione, deve servirlo nell'azione, altrimenti non è degno del suo nome; deve essere il servo di colui che sta facendo la volontà di Dio. Io dico a lui: "Don Mariano, fa’ un piacere: celebra la Messa”, e lui fa la volontà di Dio, e io gliela preparo, gliela servo, vado a procurargli il vino e l'acqua per il sacrificio, vado a procurargli l'ostia per il sacrificio. Allora siamo a posto! Se no, se no, lui è a posto, lui si fa santo, e io no! Lui non può ribellarsi, lui non deve ribellarsi perché, altrimenti, non si fa santo; umanamente parlando soffrirà di più e si farà santo di più, ma io non sono a posto. E se il Signore permette che io non capisca niente? Ecco la croce, le inevitabili croci che il Signore permette e vuole per la salvezza delle anime! Però, ognuno nel suo posto deve essere pronto a questo: ecco la donazione! Dico male, don Luigi caro? Questo io sogno per tutte le nostre Comunità; è questo che dovete sforzarvi di realizzare qui, nella nostra Casa; è con questo spirito che dovete crescere qui dentro, con questo spirito di donazione, di consacrazione: vivere la vostra consacrazione. Ve lo ripeto: questo è possibile solo se, a un dato momento, avete scoperto il Vangelo e vi siete donati a Dio! 3. Una lettera del chierico Giovanni Battista Montini a don Francesco Galloni

COMUNITÀ

VOLONTÀ

di DIO ricerca della...

DOTI UMANE talenti

DIO Spirito Santo

COMUNITÀ

superiore

ESEMPI volontà

di Dio

CROCE prove

APOSTOLO salvezza delle anime

CROCE sangue

DIO amore a Dio

CROCE

CONSACRAZIONE obbedienza

ESEMPI superiore

COMUNITÀ

servizio reciproco

VOLONTÀ

di DIO

CONSACRAZIONE santo

VIRTÙ

fede

CONSACRAZIONE

CONSACRAZIONE disponibilità

Nel testo registrato don Ottorino non dice il nome, ma si tratta di monsignor Francesco Galloni [Lodetto (BS) 1890 + 1976 Velo d'Astico (VI)], fondatore dell'Istituto delle Figlie di S. Maria Annunciata della Montanina di Velo d'Astico. Missionario per l'unità dei cristiani nell'area balcanica fondò a Sofia in Bulgaria nel 1925 l' Opera Italiana Pro Oriente. Ebbe per amici Papa Giovanni XXIII, conosciuto quando monsignor Roncalli era nunzio in Bulgaria, e Papa Paolo VI che aveva conosciuto ancora giovanotto quando era cappellano a Pieve di Concesio, luogo di nascita di Giovanni Battista Montini, e fra i due si stabilì una regolare corrispondenza.

Si tratta appunto di Papa Paolo VI.

Storica auto FIAT degli anni 60.

Officina automobilistica che produceva pezzi di ricambio (marmitte, carburatori, sospensioni, eccetera) che rendevano le auto di serie più grintose. Ottenne un grande successo commerciale il modello della "500" FIAT modificato dalla Abarth.

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7.Ho ancora due o tre minuti a disposizione, abbreviando un po' la meditazione perché dovete andare a scuola, e vorrei leggervi stamattina la lettera che il chierico Giovanni Battista Montini ha scritto a monsignor Galloni qualche giorno prima dell’ordinazione diaconale; mi pare che ci sia qualcosa da imparare. Montini scrisse quando era ancora un giovanotto, ma quello che è impressionante, e vi prego di ricordarvelo bene, è che leggendo questa lettera si ha l'impressione di leggere una lettera scritta dal Papa attuale, si sente il tono dei discorsi che fa il Papa
Io ho dei compagni di scuola; quando chiudo gli occhi e li penso, li vedo identici di quando facevano terza liceo e teologia: non sono cambiati in niente! Sono cambiati, se volete, per l'esperienza; sono cambiati nell'azione; ma quella che è la sostanza, il colore, quello che è il colore non è cambiato. È chiaro che uno che ha venticinque anni di esperienza, ventisei anni di esperienza, è diverso da uno che non ha l'esperienza, ma il colore spirituale, la spiritualità, la tonalità di ventisei o trent'anni fa è la stessa, è identica! Don Florindo Lucatello, arciprete di Trissino, è lo stesso, identico al giovane seminarista di terza liceo o di prima teologia: non ha cambiato niente di tonalità; avrà cambiato nelle virtù perché, naturalmente, bisogna crescere di più nelle virtù, ma è restato lui. Se fosse una Fiat millecento avrebbe cambiato vernice, avrebbe cambiato un po', o gli avrebbero messo un motore Abarth per correre un po' di più, ma è sempre una millecento. È impressionante, sapete! Se guardo, per esempio, un altro, un certo Zanon Ottorino... e mi osservo: sono sempre lo stesso, vi assicuro! Permettete che faccia da matto, ma che lo dica: quello che sentite che io dico qui, adesso, lo gridavo a me stesso allora; quello che sogno adesso, lo sognavo allora. È chiaro che invece di mettere l'Abarth, io ho messo un po’ di polvere nello spinterogeno o in qualche altra parte, a destra e a sinistra, sicché hai una macchina vecchia che ha gli acciacchi; ma è la stessa cosa! Non trovo diversità, non trovo diversità in me e nei miei compagni; nessuna diversità!

FORMAZIONE

CHIESA Papa

AUTOBIOGRAFIA seminario

ESEMPI formazione

Don Ottorino inizia la lettera del giovane Montini, scritta a Brescia il 6.3.1920 e indirizzata al “Tenente Cappellano Don Francesco Galloni, Battaglione Tirano, Tarvis”. Il testo viene riportato in corsivo, anche in seguito, senza ulteriori richiami.

MI103,8[11-11-1966]

8.La lettera di Montini è una testimonianza. Ricordo che una sera monsignor Galloni ha detto: "Quello che è adesso era anche allora!". E se era così alla vigilia del diaconato, signori miei, vuol dire che era unito a Cristo o perlomeno si è sforzato di esserlo. Perciò, o scoprite il Vangelo adesso o non lo scoprite più. Uno che è fuori nel mondo, che ha ventisei o ventisette anni, è diplomato come ragioniere, a un dato momento può scoprire il Vangelo e allora dice: "Adesso divengo un santo papà di famiglia o un santo prete o un santo assistente"; ma uno che viene qui dentro, che è già dentro: o lo scopre subito o non lo scopre più! È inutile che impariate tante lingue, che impariate tante cose, anche se sapete che ci tengo, se poi non avete niente da dare alla gente.
Ascoltate quest'uomo. “Carissimo don Francesco, provo vivissima gioia sapendo che hai voluto condividere meco la letizia e la solenne trepidazione della mia prima definitiva ordinazione, perché condivisa la letizia cresce e la trepidazione lascia il posto a quel sentimento di fiducia che è proprio dell'amicizia in Cristo”. C'è amicizia, che non è sentimentalismo, ma proprio l'amicizia in Cristo. “E poi ho così continua la sensazione della angusta capacità mia nel comprendere e nel contemplare i misteri impressimi nello spirito poverissimo dallo Spirito Santo, che temo di smarrire l'idea della loro trascendente grandezza, quando d'intorno l'occhio e la voce dei buoni non mi avverta della grazia che porto con me”. Qui sarebbe tutto da commentare, ma non posso; sottolineo solo un particolare... “Provo le vibrazioni del Magnificat, che Maria m’ha insegnato, col Vangelo, a ripetere dal primo giorno che ho sperimentato i disegni di Dio e che ho capito di lodarlo attraverso la folle bontà che voleva d'un infermo un eletto”. Montini sottolinea quando ha scoperto il Vangelo: parla da diacono, quindi il Vangelo lo aveva già scoperto. E aggiunge di aver capito una cosa: il Signore da un infermo voleva fare un eletto. Ecco l’umiltà, la coscienza di essere povera creatura, di essere un infermo, cioè con le radici di tutti i vizi; però, allo stesso tempo sente che il Signore vuole fare di lui un eletto. Davanti a tutto questo canta: "Magnificat anima mea Dominum... quia fecit mihi magna qui potens est!”. Ecco l'atteggiamento giusto: questa è la radice della santità! Ha scoperto il Vangelo, ha scoperto il dono che Dio farà a lui, riconosce di essere un infermo e capisce che Dio vuol cavare da un infermo un eletto. Deve dire allora: "Magnificat anima mea Dominum". È meraviglioso!

APOSTOLO testimonianza

CHIESA Papa

GESÙ

unione con...

VIRTÙ

impegno

PAROLA DI DIO Vangelo

MONDO

CONSACRAZIONE santo

ESEMPI studio

DIACONATO

DOTI UMANE amicizia

MARIA

VIRTÙ

umiltà

VIZI

Durante la lettura di questa parte centrale della lettera del giovane Montini, nel testo registrato si ascoltano sottolineature o ripetizioni che don Ottorino fa, come era sua abitudine quando commentava il testo di altre persone.

Il riferimento è al testo paolino di Rom 16,16: “Con un santo bacio”.

MI103,9[11-11-1966]

9.Rileggo il pensiero.
“Provo le vibrazioni del Magnificat, che Maria mi ha insegnato, col Vangelo, a ripetere dal primo giorno che ho sperimentato i disegni di Dio e che ho capito di lodarlo attraverso la folle bontà che voleva d'un infermo un eletto. Il Signore che m’ha dato così chiara visione della mia nullità, mi dia anche quella della sua forza che mi conservi dalle astute menzogne che germogliano in noi, e sia la sua forza che agisca. Penso ch'essa è tale che per poco che noi cooperiamo essa trascina ciò che tocchiamo dal mondo al cielo, quasi nostro malgrado e a dispetto della nostra insufficienza; ma quale fatica per entrare in contatto con noi stessi e colle anime del fratelli! O meglio, quale operoso lavoro si richiede! Ma sempre, quale speranza lo sorregge! Io non so come ancora mi sarà dato trafficare il talento, ma se tu vedessi...”. Ecco l'amicizia! Quante volte ho detto: ragazzi, cercate di avere un amico, ma un vero amico, non per fare chiasso insieme, per scherzare e fare i pagliacci insieme: un vero amico! “Io non so come ancora mi sarà dato trafficare il talento, ma se tu vedessi un giorno che io confondo e maschero l'impotenza fisica colla pigrizia elegante del critico inerte e parassita nella casa del Signore, per carità di fratello, fammi ricco della fiamma che anima il tuo apostolato, per pietà d’un cieco che diverrebbe guida di ciechi, ricordami ciò ch’io più d'ogni altro so dimenticare, quasi per predisposizione fisica, il dovere di moltiplicare energia e speranze per la gloria di Dio. So che non son indarno queste parole. E sia questa la preghiera che m'aiuterai a compiere domenica prossima, che mi segnerà fratello di Stefano e di Lorenzo, e darà nelle mie mani il Pane da portare agli affamati, e il Vangelo da predicare a una società che tutto ha inventato e scoperto fuorché il Vangelo”. Sentite la forza e la profondità di questo pensiero: "... che m’aiuterai a compiere domenica prossima, che mi segnerà fratello di Stefano e di Lorenzo, e darà nelle mie mani il Pane da portare agli affamati, e il Vangelo da predicare a una società che tutto ha inventato e scoperto fuorché il Vangelo". E voi, l'avete scoperto il Vangelo? L'avete proprio scoperto il Vangelo? “Ti raccomando anche il papà che è stanco e parecchio triste. Quando vederti? Bada che si desiderano tue notizie precise. Buone le nostre. In osculo sancto. G.Battista M.”. Ogni commento rovinerebbe la lettera. Vi auguro di scoprire il Vangelo. Sia lodato Gesù Cristo! 14 novembre 1966

MARIA

PAROLA DI DIO Vangelo

DOTI UMANE amicizia

DOTI UMANE talenti