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LA VITA DI FEDE HA BISOGNO DI ESSERE ALIMENTATA

MI79[15-06-1966]

Conferenza serale ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino propone alcune idee per un impegno spirituale, personale e comunitario, durante il periodo delle vacanze estive. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 31’. 1. Il caldo estivo rende più difficile l’impegno spirituale

Don Ottorino ha sempre dato molta importanza ai periodi trascorsi nella pace di Asiago (VI), non solamente come momenti di vacanza, ma anche di forte ricarica spirituale. Inoltre sentiva molto il peso dei mesi caldi, e per questo cerca di infondere coraggio anche ai giovani che restavano a lavorare a Vicenza tutto il mese di luglio e di prepararli alle difficoltà e alle tentazioni.

Il riferimento è a don Luigi Furlato, maestro dei novizi.

Forse il discorso è più comprensibile pensando che don Ottorino sta parlando a ragazzi giovani, particolarmente sensibili alle variazioni delle stagioni e del clima, sia sotto l’aspetto fisico come quello caratteriale e spirituale.

Adelina e Pulcheria Meneghini erano amiche e benefattrici della Congregazione.

MI79,1[15-06-1966]

1.Già stiamo sentendo il profumo di quello che può essere il periodo ad Asiago.
Certo che questo è un mesetto, da adesso fino alla fine di luglio, forse il più duro dell'anno; bisogna che lo ammettiamo. È vero che avete messo come programma "Beati i miti", ma sapete che "Beati i miti" non significa "Beati gli sciocchi". Se ve ne siete accorti - questo è bene che lo sappiate anche voi perché si osserva tutti gli anni - quando comincia il caldo cominciano i disastri: si comincia a perdere il controllo di se stessi, le tentazioni cominciano ad essere più forti, e poi si sente lo scoraggiamento, il caldo... In questo periodo si nota, per esempio, anche nella vita di quelli che sono fuori, una parabola discendente che è tremenda, proprio tremenda. Per cui anche in noi stessi, cominciando da me, appare di più la parte umana; forse, non tanto, le tentazioni nei riguardi della virtù della purezza, perché quel problema è più rilevante in primavera. Parlo male, signor maestro? Il pericolo per la purezza è più facile in primavera: la primavera è tremenda, tant'è vero che nelle Hawai, nelle zone dov'è eterna primavera, sono disastri in fatto di purezza, perché quando il corpo sta troppo bene allora è facile cadere nella tentazione. Invece quando incomincia il caldo si sente di più la stanchezza in questo periodo, ed è facile che succedano gli scoraggiamenti, un senso di malessere, un pessimismo generale. State attenti perché questo capita dappertutto. Ora, poiché noi dobbiamo prepararci per la vita apostolica - e il Signore non ha detto: "Beati i miti in primavera" o "Beati i miti in inverno", ma l'ha espresso in forma generica, quindi per 365 giorni all'anno, e non ha detto che questo è valido soltanto nelle Hawai, ma in qualunque parte del mondo - non possiamo trovare delle scusanti di essere stati poco cristiani perché non abbiamo un cristianesimo valido per una parte e un cristianesimo per un’altra parte. Dobbiamo sforzarci per accettarci. È chiaro che il caldo è caldo per tutti, che la stanchezza è stanchezza per tutti, e che ci sono dei giorni particolarmente difficili per l'afa, come nei giorni scorsi. L'altro giorno, per esempio, sono venute qui le signorine Meneghini dicendo che non ne potevano più. Poi ho trovato un'altra persona che non ne poteva più. Senza che me lo dicessero gli altri lo sapevo anch'io che non si resisteva più. È vero o no? Cioè ci si sentiva tutti nella incapacità di agire, si aveva una difficoltà enorme di agire. In quel momento è logico che si veda tutto un po' nero: nero sulla vocazione, nero... Ho sentito qualche papà di famiglia lamentarsi: "Che cosa ho combinato a farmi una famiglia adesso!". Io ho ribattuto: "Non bestemmi..."."Ma sì... se avessi fatto a meno di sposarmi!". "Benedetto del Signore, sono cose da dire?". Ho sentito una mamma dire: " Ah... I figli! Che peso ho sulle spalle! Stanotte ho dovuto alzarmi per badare a loro". E anche con lei ho ribattuto: "Ma, signora, che cosa dice mai?". Ci sono sacerdoti che si scoraggiano... è il momento. Ora io penso che mi abbia aiutato molto quell'uomo, che è lassù, lassù in Cielo, Don Giovanni Calabria, perché ho tenuto bene nella memoria quello che mi ha detto: "Metti in preventivo tutto". Sapendo, quindi, che questo momento sarebbe giunto, mi è stato più facile.

CROCE

CROCE tentazioni

APOSTOLO chi è

l’

apostolo

CHIESA cristianesimo

FAMIGLIA

Il riferimento è al 1° viaggio in America, insieme con don Aldo, realizzato dell’11 febbraio al 10 marzo di quell’anno, con partenza quindi dall’Italia in pieno periodo invernale.

L’espressione è caratteristica in don Ottorino per significare l’incapacità di affrontare con serietà ed impegno i propri doveri, anche quelli spirituali.

Durante il primo viaggio in America Latina era stato girato un filmino nel quale si vede don Ottorino in pantaloni e camicia.

MI79,2[15-06-1966]

2.Quando sono partito per l'America Latina avevo messo in preventivo che per due o tre giorni avrei fatto il pagliaccio perché so che il primo caldo mi butta a terra, mi scoraggia, mi getta in un senso di depressione, con la conseguente difficoltà di pregare, di fare qualsiasi cosa, di agire. Ho pensato: "Chissà che pagliaccio sarò quando andrò in America!". Infatti siamo partiti da qui con il freddo invernale e siamo arrivati a New York con la neve, e dopo abbiamo fatto un salto per cui in poche ore siamo passati dall'inverno all'estate. A New York, alla sera, c'era il termosifone acceso e le signore erano tutte preoccupate: "C'è caldo sufficiente?", mentre io credevo di morire dal caldo e dovevo chiudere il radiatore alla sera, perché forse loro erano abituate ad avere in stanza una temperatura di 35°. Dovevo dormire soltanto con la coperta bianca e il lenzuolo perché faceva molto caldo, anche se era d’inverno e fuori c’era la neve; dovevo chiudere il radiatore perché le stanze erano piccole; e allora la sera, per sicurezza, lo chiudevo, ma la mattina dopo mi trovavo ghiacciato. Partito da New York dopo poche ore mi sono trovato in Guatemala dove ho dovuto levarmi la giacca e mettermi quella camicetta che avete visto, e ancora si moriva dal caldo. Ho detto: "Chissà che cosa mi capita!", e invece il Signore mi ha aiutato e non è successo niente.
Ora, ritornando al punto di partenza, abbiamo il mese di luglio davanti a noi. Cercheremo di alleggerirlo al massimo, il più che sia possibile, ma sarà un mese di sacrificio per tutti, ad eccezione dei nostri cari novizi che andranno in montagna, dove potrebbero trovare il demonio perché il demonio non manca in nessun posto. Questa sera vorrei proprio toccare questo argomento. Se volete che intavoliamo una discussione, intavoliamola pure, e io sarò ben felice di farlo, ma non bisogna affatto che escludiate l'opera del demonio nelle opere di questo genere. Il demonio si attaccherà dappertutto come le mosche che si attaccano dove è possibile attaccarsi; il demonio si attaccherà dappertutto, specialmente sulla vostra natura, perché partirà dalla vostra natura.

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CROCE

CROCE Demonio

S. E. monsignor Costantino Luna era il vescovo di Zacapa in Guatemala, colui che aveva tanto insistito perché don Ottorino visitasse la sua diocesi e vi aprisse una comunità della Congragazione.

MI79,3[15-06-1966]

3.Già vi ho raccontato che quando sono arrivato a Zacapa, monsignor Luna mi ha fatto fare gli esorcismi. Mi ha dato la stola e l'acqua santa e mi ha detto: "Io ho cominciato anche questa mattina, quando ho sentito che veniva per saltarmi addosso. E allora ho cominciato a dare maledizioni a destra e a sinistra". E poi mi ha detto: "Faccia esorcismi: maledica, maledica, maledica!".
Lo dico anche a te, don Luigi: "Maledici!", non i ragazzi, per carità, ma il demonio. Bisogna che non lo lasciamo in pace il demonio, perché si attacca a tutto quello a cui può attaccarsi, in tutti i modi e in tutte le forme. Siamo in guerra, non c'è niente da fare: siamo in guerra! Voi sapete che se c'è la guerra - l'avete vista nei film tante volte - ci sono due forze, una contro l'altra. Noi abbiamo una forza: Cristo; e l'altra forza è il demonio. Il demonio si associa alla nostra natura corrotta, e, allora, viene il caldo lui si associa; viene un momento di stanchezza, e lui si associa. Nello stesso tempo il demonio sta addormentando la fede, sta facendo morire la fede. Questa è una preoccupazione forte; ve l'ho detto tante volte. Stiamo in guardia perché è la prima cosa che casca, salvo alcuni casi. Perché non è fede quella di vedere uno in chiesa; la fede è qualcos'altro! 2. La fedeltà alla vita di preghiera e di fede

AUTOBIOGRAFIA viaggi

CROCE Demonio

VIRTÙ

fede

Leonzio Apostoli stava terminando, all’epoca, il 2° anno del corso teologico.

Nel testo registrato si ascolta, a questo punto, l’intervento di uno dei presenti.

MI79,4[15-06-1966]

4.Prima, per esempio, eravamo, fuori in cortile io e Zeno. È venuto il piccolo Scaramella, Franco, che è a casa in vacanze; l'ho chiamato e gli ho detto: "Da quanti giorni sei a casa? Sei andato a Messa?". E, allora, ho cominciato: "Lunedì, martedì, mercoledì..."; ho scherzato un po'. Per farla breve: oggi non era andato a Messa.
"Quante Messe ci sono in parrocchia?". "Alle 6, alle 6,30, alle 7, alle 7,30, alle 8,30 e una alla sera". Oggi non era andato e naturalmente non aveva fatto neppure la meditazione. Gli ho detto: "Ehi, come mai?". "Ah, mi sono alzato dal letto un po’ tardi". "A che ora ti sei alzato?". "Alle 7¼ - 7½ ". La Messa è alle 8,30 e lui è lontano dalla chiesa cinque minuti di strada. "Ah! - ha detto - Pensavo di andare stasera. Adesso sono le 7¼, e ormai non faccio più in tempo". Ora, questa la chiamate fede voialtri? È una vocazione questa? Se si sviluppa così, dove va a finire? Uno che fa così è meglio che non vada prete. Domenico Savio o Papa Giovanni o chicchessia avevano fame e sete dell'Eucaristia. Un ragazzino che voglia farsi prete, giunto a quell'età dovrebbe litigare con la mamma perché lo lasci andare a Messa, non perché prova gusto, ma perché capisce che là c'è Gesù e lui si fa prete per Gesù, non per un'amicizia che ha contratto nell'ambiente in cui si trova, cioè perché c'è l'uno, l'altro, quest'altro: questa non è fede! Domani, anche se rimangano fuori nel mondo, arrivati a quattordici o quindici anni fanno patatrac. Prendi, per esempio, quella povera donna che adesso è morta: alla mattina, quando andava a trebbiare - allora non si poteva neanche bere acqua prima di fare la comunione - e lavorava tra la pula del grano e nelle opere dei campi, alle 10-10½, quando gli altri facevano merenda, lei veniva in bicicletta a fare la comunione. Potete immaginarvi che cosa vuol dire questo? Sapete che cosa vuol dire lavorare con il caldo al tempo della trebbiatura, in giugno e luglio? Mi vergognavo di me stesso al vederla arrivare in bicicletta. Io credo di fare chissà quale sacrificio perché mi alzo alla mattina per andare a Messa, per andare a fare la meditazione, mentre era molto più grande il sacrificio che faceva quella povera donna: veniva in bicicletta, magari per tre, quattro, cinque chilometri per fare la comunione... A me sembra che questo sia aver fede. Che cosa ne dite voi? Questo è un punto debole nel quale bisogna che noi cerchiamo di non cadere, cioè di non perdere la fede. Capito, don Leonzio? Qui stanno ascoltando una predica. Allora, dite anche voi qualcosa. Nessuno ha domande da rivolgere, un discorso da intavolare sull'argomento? Adesso, partendo dalla nostra realtà, intavoliamo una discussione da buoni fratelli. Ci sono due cose da considerare.

ESEMPI fedeltà

SACERDOZIO prete

VIRTÙ

Don Ottorino, nel testo registrato, cita l’espressione paolina di Rom 10, 17 in latino.

MI79,5[15-06-1966]

5.La prima mi sembra il problema dello sport. Ricordate che abbiamo parlato del calcio, dello sport e abbiamo detto: finché non sarete nell'apostolato vi conviene disinteressarvene un pochino; non perdete la pace per lo sport. Quando sarete dentro il lavoro apostolico diventerà un mezzo, non un fine per se stesso: un mezzo che si adopera come si adopera qualunque altra cosa, come si adoperano le suole delle scarpe per camminare.
Io penso che oggi nel mondo si stanno sviluppando tante idee, tante teorie, e dico questo per riallacciarmi anche alla meditazione che abbiamo fatto ieri mattina, quando abbiamo parlato sui diritti e i doveri dei giovani. Io direi che è fondamentale fare una buona famiglia fra noi, dove non ci consideriamo giovani o vecchi - così mi consolo anch'io di sembrare giovane -, dove tutti siamo buoni fratelli, dove tutti siamo preoccupati di arrivare in un certo posto e tutti collaboriamo insieme per arrivare in quel posto. Non lasciamoci ubriacare dall'idea: "Ecco, i giovani non sono ascoltati, i vecchi non sono ascoltati". Lasciamo perdere, lasciamo che il mondo vada avanti per la sua strada: stanno lottando tra loro per vedere se hanno ragione i giovani o i vecchi. Io direi: noi abbiamo una meta da raggiungere una certa meta, e perciò da buoni fratelli, proprio come fossimo tutti fratelli - l'unico vecchio è Nostro Signore Gesù Cristo, che è più giovane di noi, sebbene sia più vecchio di noi - ci sforziamo di imitare Nostro Signore Gesù Cristo e di fonderci tra di noi. Questo mi sembrerebbe il punto di partenza. E allora dobbiamo domandarci: "Che dobbiamo fare per conservare la fede?". Conservare la fede è una cosa impegnativa: "La fede dipende dall’ascolto". Perciò la fede dovremmo conservarla prima di tutto cercando di leggere la S. Scrittura perché quella è la fonte della fede. E a questo proposito non si deve aver pretese, ma molta umiltà. Per esempio, qualche volta io mi metto un momentino raccolto e mi leggo San Paolo. Anche ieri ho letto la prima lettera ai Tessalonicesi: mi sono letto tutto il commento, ho letto la lettera, l'ho studiata un pochino. Poi l'ho messa in disparte, e mio sono raffigurato Paolo predicatore, il Cristo... Se parli insieme con uno oggi e domani, finisci per diventargli amico. Non puoi pretendere di dire: "Io vado alla Messa alla mattina, ascolto la Messa, faccio la comunione". Non basta! Quello è il punto di partenza e anche di arrivo: bisogna preparare quei momenti, bisogna prepararli individualmente. Ad esempio, domani con la meditazione della passione del Signore. È impossibile che adesso, arrivati alla vostra età, possiate vivere, per esempio, la Messa se non meditate la passione del Signore. In un modo o nell'altro meditatela, o attraverso la Via Crucis o guardando il crocifisso. Bisogna che a un dato momento ci incontriamo con Cristo!

APOSTOLO

FORMAZIONE

DOTI UMANE

COMUNITÀ

unità

nella carità

MONDO

GESÙ

VIRTÙ

fede

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

VIRTÙ

umiltà

Città e diocesi del Guatemala dove i Religiosi della Congregazione avrebbero presto assunto la cura pastorale di due parrocchie.

A Vicenza c'era l'ottimo Istituto Tecnico Statale "A. Rossi" per la preparazione di tecnici qualificati.

Giuseppe Filippi frequentò l’Istituto tecnico A. Rossi di Vicenza dove si diplomò, e con lui si iscrisse pure un altro giovane della Casa dell’Immacolata che in seguitò si ritirò.

MI79,6[15-06-1966]

6.Io, per esempio, oggi sono andato a fare la visita al Santissimo Sacramento: come l'ho fatta? Mi sono messo davanti al Signore, ho cominciato a pensare a Zacapa raffigurandomi tutta quella gente e ho detto: "Signore, che bello sarebbe potere andare in aiuto a queste povere creature, avere a disposizione apostoli che credono!". Soltanto apostoli che credono possono aiutare quella gente. Anche se avessimo apostoli con una attrezzatura adatta, e tutto quello che volete, se non ci fosse in loro la fede, non riuscirebbero a fare nulla per quella gente. Ricordatevelo bene!
3. Una seria preparazione richiede cultura e formazione spirituale Il pericolo di oggi è questo: noi valutiamo troppo una parte e non valutiamo l'altra parte. Cioè valutiamo la parte umana, che è necessarissima, - anzi bisognerebbe fare di più, perché se c'è una cosa di cui mi pento è di avere fatto poco sotto questo aspetto - ma io mi sono preoccupato che l’aspetto spirituale sia sicuro. Portando un esempio materiale, io sono preoccupato affinché tirando da una parte non si stacchi dall’altra. Ora io vorrei tirare molto di più anche per l’aspetto umano e ne sarei felicissimo. Per venire al concreto: a Rio de Janeiro, per esempio, l'ideale sarebbe mandare uno laureato in teologia e un paio di periti tecnici, cioè un perito tecnico meccanico e un perito tecnico elettronico. Credete che non ne avrei mandati sette o otto a frequentare le Industriali per diventare periti tecnici? Ma sono sicuro che se mando qualcuno di voi a studiare per diventare perito tecnico, dopo un po' di tempo devo mandarlo via dalla Casa dell'Immacolata. Scusate se parlo così. Direte che non ho stima di voi, ma quella volta che abbiamo iniziato con Filippi e con un altro, sono stato costretto a mandare via quest’ultimo, o meglio è stato lui ad andarsene.

ESEMPI Eucaristia

VIRTÙ

fede

APOSTOLO F.A.

APOSTOLO uomo

APOSTOLO uomo di Dio

CONGREGAZIONE storia

Sostanza che viene iniettata come cardiotonico. Nel gergo popolare: "Andare avanti a forza di punture di canfora" significa essere debole sia fisicamente che moralmente, non saper camminare con le proprie gambe, aver bisogno di puntelli.

Giuseppe Azzolin aveva completato il corso ginnasiale nella Casa dell’Immacolata e stava facendo l’anno di noviziato.

Nel testo registrato si ascolta la risposta affermativa di don Luigi Furlato, maestro dei novizi.

MI79,7[15-06-1966]

7.Non siamo sufficientemente Religiosi, cioè preparati spiritualmente per affrontare quegli ambienti. Sarebbe una cosa ottima per me. Ne avrei mandati tanti a frequentare i corsi per diventare periti tecnici, e voi non immaginate nemmeno quanti di voi lo sarebbero diventati, ma finché abbiamo uomini che si reggono, poverini, a forza di punture di canfora , non è conveniente. Non è per farvene una colpa. Sono qui che continuo a domandarmi che cosa dobbiamo fare, perché riflettiamo l'ambiente esterno; questa non è colpa nostra, ma riflettiamo l'ambiente esterno.
Prendiamo come esempio Azzolin : sarebbe stato per me una gioia, appena finito il noviziato, dirgli: "Fai le Industriali, frequenti il V corso e ne esci perito", ma vi assicuro che dopo neanche sette o otto mesi Azzolin se ne sarebbe andato via. Don Luigi, sei d'accordo con me? Di' la verità. E tu, Azzolin, sei d'accordo con me? Io voglio bene ad Azzolin e sarebbe stato per me un piacere, una gioia dirgli: "Va' alle Industriali; va', diventa perito tecnico". Quanto meglio sarebbe mandare in missione un perito tecnico che sia allo stesso tempo anche Religioso! Se avessimo perso il Religioso, costui un domani potrebbe dirmi: "Don Ottorino, lei sapeva che io ero debole e che non sarei stato capace di affrontare quell'ambiente, che non ero sufficientemente preparato, che gli altri avrebbero cominciato a parlarmi di ragazze, a mostrarmi fotografie di ragazze mezze nude o nude completamente, giornaletti nei quali si spiega dall'A alla Z come si fanno i peccati. Lei lo sapeva che non avrei potuto resistere, e allora perché mi ha mandato?". Amici miei, sarebbe l'ideale avere un domani a Rio due o tre persone già qualificate, preparate. Questo io lo sogno, lo sogno. Ma io sono preoccupato anche della fede, perché oggi si sta perdendo la fede. Il resto? Sì, siamo d'accordo, ci vuole, lo desidero: voi non avete idea di quello che io desidero qui dentro. Ve l'ho detto tante volte: io sono più all'avanguardia di voi, però, oggi non mi fido. Non è che non mi fidi di voi; non mi fido dell'opera del demonio e della debolezza che è insita nella nostra natura, oggi.

CONSACRAZIONE religioso

SOCIETÀ

FORMAZIONE noviziato

PECCATO

VIRTÙ

fede

P. Ernesto M. Favero degli Oblati di Maria Immacolata, nell’estate del 1951 tenne un corso ad Asiago (VI) per i Religiosi che avevano già professato dal 1948 in poi completando la loro preparazione sui voti e sulla vita religiosa. In seguito, divenuto molto amico della Congregazione, venne spesse volte a tenere ritiri e giornate di spiritualità.

MI79,8[15-06-1966]

8.Il problema che ci poniamo continuamente è uno solo: come mai la gioventù di oggi è così povera di fede, è così debole? Noi eravamo sciocchi, stupidi, cretini in confronto di voi; ve lo dico sinceramente perché voi ci battete in mille cose, ma forse noi eravamo un po' più testardi a proposito della fede. Avete capito? Noi eravamo più ingenui e non avevamo tutto quello che voi avete; eravamo più arretrati. Infatti si vedeva nettamente la differenza fra la gente di città e quella di campagna: quelli della città erano abili nel parlare, gli altri non erano neppure capaci di parlare. Questa situazione non è colpa vostra: è colpa dell'ora presente che stiamo attraversando.
Tanto per darvi un'idea vi presento un fatto recentissimo. Ieri p. Favero diceva a don Aldo di essersi incontrato giorni fa con il rettore del seminario di Firenze, dove sapete che è successo quello che è successo: mentre distribuivano la comunione, verso la fine sono venute a mancare le particole nella pisside. Allora il sacerdote è andato al tabernacolo per prendere l'altra pisside; i chierici presenti che aspettavano la comunione si sono ritirati asserendo, in accordo con quelli dell'Olanda, che l'Eucaristia è presente soltanto durante la Messa e non dopo, e perciò si sono ritirati dalla balaustra e non hanno voluto fare la comunione. Questo è un indizio di quello che c'è là dentro, - porto un caso, ma potrei citare altri casi come quello di Firenze - sicché a un dato momento, hanno chiuso il seminario per fatti di questo genere. Adesso hanno mandato un altro rettore e questi ha detto a p. Favero: "Ecco, io mi trovo in un seminario dentro il quale, purtroppo, ci sono molti atei; molti studenti, chierici, liceali e teologi sono atei!". Non c'è da meravigliarsi! Uno può andare a Messa e alla comunione ogni mattina ed essere ateo; uno può dire la corona ed essere ateo. Uno potrebbe illudersi di avere la fede perché è qui. Come tanti nostri giovani che vanno sotto le armi, e mentre prima andavano a Messa ogni domenica, quando sono sotto le armi non ci vanno più neppure una volta, anche se a casa erano dell'Azione Cattolica: la loro era abitudine, non era fede.

VIRTÙ

fede

SOCIETÀ

ESEMPI Eucaristia

Nel testo registrato interviene, a questo punto, Paolo Crivellaro che, all’epoca, stava completando il 2° anno del corso teologico, e don Ottorino riprende il discorso dalla sua risposta. Quindi Paolo fa un intervento un po’ più lungo.

MI79,9[15-06-1966]

9.La preoccupazione nostra, figlioli, è questa: avete la fede o avete l'abitudine? Se avete l'abitudine, che cosa avete fatto perché divenga fede? Allora si spiega perché tanti che se ne vanno da una Famiglia religiosa e dal seminario diventano peggiori degli altri, diventano quello che sarebbero diventati se fossero rimasti fuori, o anche peggiori, perché, naturalmente, sono responsabili dei doni che il Signore ha dato loro.
La preoccupazione nostra, quindi, dovrebbe essere questa. Siamo in una Casa dove Dio continua a manifestarsi con la sua presenza, anche con miracoli materiali. È vero che ci sono sempre difficoltà, ed è una grazia che ci siano, però il Signore è sempre presente, mai ci abbandona, è sempre presente! Mi sembra che in questa situazione abbiamo il sacrosanto dovere di dire, come Samuele: "Signore, parla e dimmi che cosa vuoi da me". Perciò questo desiderio di fare la volontà di Dio in tutte le piccole cose deve metterci continuamente in atteggiamento di preghiera: "Signore, dimmi che cosa vuoi. Parla, parla, Signore!". In chiesa stamattina dovevamo dire: "Parla, Signore!". Un domani, nelle varie parti del mondo, dovete averlo già stabilito questo contatto personale, intimo, con il Signore, perché siete portatori non di quattro chiacchiere lette in un libro, che possono essere anche utilissime, ma siete portatori di una linfa, che viene dal cielo. Ci vuole tutta la preparazione umana, ma anche la linfa, perché dovete portare Dio alle anime, e Dio non lo portate se non l'avete in voi, se non siete abituati a parlare con Lui. La buona vecchietta, la buona donna, il laureato, il professore, il ministro, chiunque sia, quando si avvicina a un sacerdote, si avvicina per cercare Dio, non per cercare la cultura perché la cultura oggi sono capaci di trovasela da soli nei libri, nei dizionari. Il sacerdote deve avere cultura, deve averne tanta, e deve essere preparato a tutto; ma quello che assolutamente la gente vuole dal sacerdote è Dio; ricordatevi, è Dio! Per esempio, anche ieri sera il dottor Libondi è venuto qui. Perché vengono? Vengono forse a cercare che parli loro di politica? Sentono il bisogno di una parola; vengono qui perché sentono il bisogno di una parola. Per esempio il dottor Libondi è venuto per la prima comunione del suo bambino: ha voluto che lo confessassi per fare la sua bella comunione, e ogni tanto viene qui per confessarsi. La gente viene in cerca del prete; gli uomini vengono in cerca del prete, dell'uomo di Dio. Voi dovete preoccuparvi di essere questo, e per ottenere questo non c'è nessuna ricetta umana, non ci sono cose umane: ci sono soltanto la meditazione e la preghiera; non c'è nient'altro! Avete altre domande da fare? Paolino, che cosa ne dici?

DIO presenza di...

VOLONTÀ

di DIO

DIO unione con...

APOSTOLO testimonianza

SACERDOZIO prete

APOSTOLO uomo di Dio

PREGHIERA

Nel testo registrato interviene, a questo punto, Giuseppe Biasio che era novizio all’epoca ed era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo il diploma di ragioniere, e che suggerisce qualche nuovo impegno comunitario per rafforzare la fede.

Nel testo registrato interviene, a questo punto, don Luigi Furlato per affermare che qualcuno aveva manifestato soddisfazione per le meditazioni predicate da don Ottorino.

Il riferimento è ad Antonio Pernigotto, entrato nella Casa dell’Immacolata come vocazione adulta, che all’epoca era ancora postulante.

MI79,10[15-06-1966]

10.Ma ci vuole anche la preparazione umana perché se non avessi trafficato i talenti, non avresti avuto Dio con te.
Mi pare che se uno traffica i suoi talenti il cento per cento e unicamente per amor di Dio, la gente se ne accorge. Adesso, finché perdura questo caldo, fai fatica a fare qualcosa di più, perché si comincerebbe a mettere un ulteriore peso. È come quando d'inverno tu prepari la pastasciutta: tutti la mangiano volentieri; in questo periodo invece io non la mangerei volentieri. Pensa, per esempio, anche alla meditazione comunitaria: io l'ho fatta perché la mattina ho insistito; ora c'è chi è contento, mentre so che ad altri pesa e avrebbero più piacere farla per conto proprio. Lasciamo stare la questione della meditazione, e mettiamo un'ora di adorazione, per esempio. Comunque questa è una cosa particolare, e lasciamo perdere! Se adesso noi facessimo delle pratiche, in comune, come ad esempio l'ora di adorazione o altre pratiche, troveresti, a un dato momento, che uno non ne ha voglia perché è stanco fisicamente e finirebbe per non gustare Dio perché gli fanno mangiare un cibo un po' troppo pesante. Scusa se mi permetto di dire questo. Supponiamo che sia a casa, in famiglia: alla sera in parrocchia fanno l'ora di adorazione. Tu lavori, sudi - non è vero, Antonio ? - e tuttavia si va. Perché? Perché in paese si fa così. Mi sembra che in mezzo a noi manchi ancora un lavoro previo individuale. Infatti nelle nostre parrocchie ci sono persone mezze morte dalla fatica che si affrettano per andare all'ora di adorazione, perché c'è l'ora di adorazione e si preparano. Si sente, ad esempio, che c’è della gente che sta già aspettando il venerdì, festa del Sacro Cuore: sentono che fra poco c'è la festa del Sacro Cuore, la giornata che dà il colore a tutte quante le cose. Perché fra di noi nessuno ha sentito il bisogno di dire: "Facciamo una consacrazione al Sacro Cuore, prepariamoci alla festa del Sacro Cuore... una cosetta semplice"? Purtroppo non sono rimasto tanto in mezzo a voi perché sono stato in tanti altri posti, ma qualcosina, certamente non pesante, si sarebbe potuto fare.

DIO amore a Dio

VOLONTÀ

di DIO

CROCE

PREGHIERA

FORMAZIONE

GESÙ

amico

Monsignor Carlo Fanton era il vicario generale della diocesi di Vicenza e un grande amico dell’opera di San Gaetano.

La conferenza si interrompe con un breve intervento di don Luigi Furlato che ribadisce la necessità di lavorare anche individualmente nel cammino spirituale.

MI79,11[15-06-1966]

11.C'è, ad esempio, la festa del Sacro Cuore: facciamo le promesse al Sacro Cuore, facciamo la rinnovazione della consacrazione della nostra Famiglia al Cuore di Gesù. Si potrebbe preparare molto semplicemente; se non si fa il triduo, almeno quella sera fare una festicciola intima di fronte al Sacro Cuore, passare una mezzoretta, una cosa semplice, con il quadro del Sacro Cuore; rivolgersi a Lui dicendo: "Tu sei il padrone della nostra Casa!". Due o tre anni fa abbiamo fatto l'intronizzazione: ora si potrebbe rinnovarla. Queste sono cose bellissime, e credo che bisogna fare qualcosa del genere anche per tenersi su di tono.
Dicevo a monsignor Fanton alla chiusura del mese di maggio: "È bello fare qualcosina anche di esterno, perché ai ragazzi questo fa molto bene". E lui mi ha risposto: "Anche ai grandi, caro, fanno bene queste cose, non solo ai ragazzi". È un fatto: bisogna fissare qualcosa fin da adesso! Quando andremo in campeggio organizzeremo una, due, tre manifestazioni esterne, fatte con serietà. Queste senz'altro, queste sì le faremo, ma questo non può sostituire il lavoro individuale, che è una scalata che ognuno deve fare trovando la sua strada, perché ognuno deve trovare la sua strada. È sbagliato: sì o no? Ognuno deve trovare la sua strada. 17 giugno 1966

APOSTOLO vita interiore

FORMAZIONE