SAGGEZZA E MATURITÀ IN UN MOMENTO DI GRANDI MUTAMENTI
MO252 [17-12-1968]
17 dicembre 1968
MO252,1 [17-12-1968]
1. Quando è successo il bombardamento del 18 novembre, è stato un po' il più clamoroso bombardamento che sia avvenuto a Vicenza per le vittime che abbiamo avuto, no? Dopo il bombardamento, immediatamente dopo il bombardamento, a Vicenza c'era una strage: qui giù nella stradella Mora, giù per i fossi di Vidale, in fondo dove c'è quel pino in fondo là, c'era un ferito grave, dietro qui c'erano alcuni morti. Insomma, vi dico: un disastro! Mi pare che ne abbiano portati via una trentina da qui, su queste zone qui.Bene. In quel momento lì, usciti dal rifugio, cosa direste voi se io avessi radunato quel piccolo gruppo che avevo allora, l'avessi radunato nell'aula e avessi detto: "Adesso discutiamo un po', discutiamo. Qui è il caso proprio di discutere un pochino, e vedere un po' come dobbiamo portar via i feriti, se dobbiamo portar via prima i morti o prima i feriti, con che mezzi dobbiamo portarli via, perché non abbiamo i mezzi a nostra disposizione, dove dobbiamo portarli, se violentiamo la libertà dei feriti portandoli all'ospedale, eccetera", e avessimo fatto una discussione. Voi... Allora il manicomio era chiuso a Vicenza, era trasferito in qualche altra parte. Ma penso che il primo ad essere ospitato sarebbe stato don Ottorino, no?Perché in un momento di disastro, pazienza se tu porti anche un ferito con una scala. Abbiamo cavato delle porte, messo in cima un materasso, un ferito e via! E i ragazzi lo portavano con le porte, vero; quello che ti veniva fra mano, insomma. "Cosa facciamo?". "Cava una porta e metti un ferito in cima e via!". "E adesso che non c'è più... come lo portiamo questo qua?". “C'è una scala?”. In cima alla scala ne abbiamo portati. Eehh! Se se arrangiava: bisognava portarli insomma, non c'era niente da fare! In un momento di grande emergenza, bisogna muoversi; anche se si fa qualche sbaglio, bisogna fare, bisogna fare!Ecco, i pompieri, vigili del fuoco, quando che non ci sono incendi, possono mettersi lì anche a discutere teoricamente, giocare una partita di carte; ma quando che ci sono incendi, quando che ci sono disastri, specialmente in quelle notti famose che venivano gli Americani e ti bruciavano tutte le case, bisognava correre e spegnere gli incendi.
MO252,2 [17-12-1968]
2.Guardate, in questo momento nel mondo, mi pare, che è passato un bombardamento, ma tremendo bombardamento! Se c'è un momento in cui c'è poco tempo da discutere, ma sarebbe proprio il caso di fare, è proprio questo momento. E mi pare che proprio il demonio sta portando nel mondo una peste, una peste che è tremenda in mezzo al popolo di Dio, sta avvelenando il popolo di Dio. In questo momento, in cui bisognerebbe farsi su le maniche e fare, perdiamo il tempo per discutere, perdiamo il tempo per discutere. Ma, guardate, si trattasse di discutere cose di... insomma, estrema necessità, ma tante volte, tante volte, dico, per non dire la maggioranza delle volte, si discute se è il caso d'interrogare un ferito prima di portarlo all'ospedale, se val la pena prima seppellire i morti o portare i feriti all'ospedale. E sembra proprio che il demonio sia riuscito proprio a portare dentro, in mezzo al popolo nostro, questo spirito di protesta, questo spirito di contrasto, questo spirito insomma di esigere il perfetto dagli altri e non interessarsi di essere perfetti noi; dire: "Non si può fare perché il vescovo non è perfetto; non si può fare perché quel superiore non è perfetto; non si può fare perché ci sono quel...". Cioè vedere, insomma, i difetti degli altri, ingranditi anche tra l'altro; e mentre che è il momento in cui bisogna, amici miei, proprio sul serio, bisogna lavorare e bisogna fare.Allora, prima di iniziare il pensiero che volevo dirvi, io proprio insisterei su quello che ho detto tante volte e ve lo ripeto proprio anche questa mattina, dopo aver celebrata la Santa Messa per la propagazione della fede, dopo aver tanto pregato il Signore che ci faccia uno, che ci faccia uno con il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi di tutto il mondo, ci faccia uno, come ci vuole uno il Padre.Io proprio insisterei su questo principio: ricordatevi che ognuno di voi è responsabile della Congregazione. Ve l'ho detto tante volte, ma sento il dovere di ripetervelo questa mattina: guardate che nessuno di voi può dire: "Io mi attacco di dietro, mi metto in posizione soltanto di fare quello che mi dicono e di criticare il resto". Guardate che il Signore ci ha chiamati qui e ha affidato a ciascuno di noi la missione. Il Signore ha messo questo povero prete in questo posto, ma voi sapete che non ho alcun prurito di restarci. Se, ancora questa mattina, don Piero vuoi prendere il mio posto, ma canto un "Te Deum" a quattro voci da solo. Guardate, qui non si tratta... qui si tratta soltanto di una cosa: siamo tutti responsabili, perché se venisse don Piero al mio posto questa mattina, io dovrei continuare a fare il superiore generale lo stesso, come lui deve continuare a farlo nel posto dov'è. Ma qui non si tratta di una lotta per il potere, non si tratta di una lotta per essere i primi; vorrei dire che si tratta di una lotta per essere gli ultimi. Qui si tratta di un impegno di tutti per sentire la volontà di Dio e per fare quello che Dio vuole, quello che Dio vuole.
MO252,3 [17-12-1968]
3 E a questo proposito voglio proprio leggervi un articoletto qui di un certo autor di romanzucci... che si chiama Danielou, pubblicato... Non mette neanche la data... pazienza. "La vita del popolo". E il titolo è questo: "Qualche cosa cambia, qualche cosa resta".Oggi nel mondo c'è qualche cosa che sta cambiando, e questo che sta cambiando noi abbiamo il dovere di cambiarlo; ma c'è qualche cosa che resta, e questo qualche cosa che resta non lo possiamo cambiare: deve restare. Perciò ecco il dovere che abbiamo noi, noi in questo momento, mentre sentiamo contestazioni a destra e a sinistra. Tra l'altro, guardate che voi non dovete partecipare in nessun modo a certe discussioni che si fanno in altra sede, vero; se anche sarete invitati - ho sentito che quelli di terza teologia sono stati invitati, no, Livio? - assolutamente voi state... Cosa?Ecco, ben! Comunque, guardate, assolutamente voi non dovete esprimere il vostro giudizio. Noi abbiamo la nostra casa, abbiamo da lavarci i nostri, i nostri panni, no, e ognuno ha le proprie miserie: io ho le mie, voi avete le vostre. Mettiamoci a posto le nostre miserie e non meravigliamoci di niente.Ma sento il bisogno questa mattina proprio di dirvi: guardate che bisogna che conserviamo quel qualche cosa che deve restare. Ecco, questo mi pare. Qui adesso prescindendo da tutto quello che è fuori di casa, in virtù proprio di quella missione che il Signore ha data alla Congregazione e che noi abbiamo sottolineato, mi pare, così bene nel Capitolo generale, e lo Spirito Santo ha mostrato proprio, mi pare, in un modo palese, chiaro, questa missione durante il Capitolo generale. E guardate che siamo responsabili di questo. C'è un momento in cui bisogna che lasciamo stare le precedenze e non precedenze, tocca e non tocca: qui tocca a tutti, e tutti insieme dobbiamo proprio conservare questo spirito. È un dovere che abbiamo da parte di Dio e dobbiamo render conto a Dio, amici miei.
MO252,4 [17-12-1968]
4. Guardate quello che dice questo autore: "Gli avvenimenti di questi ultimi mesi...". Portate pazienza se leggo una paginina, ma faremo qualche meditazione in mezzo perché non sia pesante... "Gli avvenimenti di questi ultimi mesi ci hanno fatto intendere che qualche cosa di confuso si agita nella nostra società...".Quando che capita il temporale, di solito, sento el temporale che vien su: “Dài, para casa le galline che el tempo tàmbura, no? Dài para su, para qua, para là”. Ben, e si corre a chiudere le finestre, manda su le galline, eccetera, eccetera, e ci si chiude in casa, e ci si chiude in casa. Di solito i nostri buoni vecchi si rinchiudevano in casa e incominciavano a recitare la corona, le litanie dei santi, per pregare perché il Signore avesse compassione, in modo che non venisse la tempesta: perché, sa, aprire la porta dopo, quando che torna el sereno e vedere là una tempestada, non xe miga proprio una cosa bella, no? Anche se non ti ha rotto la testa, ma ti ha portato via il raccolto, frutto del tuo sacrificio, del tuo lavoro.Varda, per esempio, adesso questa tempestada che è avvenuta in Cina: i nostri poveri sacerdoti che hanno lavorato, lavorato... Vien una tempestada. Adesso la tempestada che sta venendo in Africa; anche i nostri missionari che hanno lavorato, i Comboniani e altri che hanno lavorato, e guarda che tempestada che sta venendo. Eh, non mi son mica rotto la testa, io! Ma è la Chiesa che soffre, no? I nostri fratelli che soffrono, sono i cristiani che soffrono, è Cristo che soffre. Dobbiamo sentire questo. E perciò, quando non possiamo far niente, chiudere le porte con la corona in mano almeno! È un momento che non possiamo uscire? Stiamo dentro! Ma allora con la corona in mano, come facevano i vecchi, con le litanie dei santi, cioè pregando, soffrendo per la Chiesa
MO252,5 [17-12-1968]
5. Quando che si potranno aprir le porte, andremo fuori.Attenti! "Non è constatazione che debba stupire un cristiano. Molto prima degli avvenimenti cui ci riferiamo, il Concilio, nella costituzione 'Gaudium et spes' aveva parlato di profondo mutamento della civiltà. Il mutamento ha la sua radice nel progresso scientifico e nelle applicazioni tecniche che hanno assunto un ritmo di accelerazione impensata. Il fenomeno ha incidenze sulle strutture sociologiche rilevabili dall'incremento demografico, dall'inurbamento, dall'automatismo, dalla mentalità che assume dimensioni planetarie. Ne risulta alla fine una volontà umana d'autonomia e di partecipazione che s'intrinseca in modo speciale nei ceti operai e studenteschi. È una volontà che si tinge di colore rivoluzionario nei paesi in via di sviluppo".Guardate, metto dentro una distrazione, lì, tanto perché così con le distrazioni la minestra è più buona, no?Guardate, quando si ripensa alla Chiesa, per esempio, cinquant’anni fa, si dice: ma come si faceva a fare allora certe cose? Entriamo, per esempio, nei noviziati. Quando ti mettevano il turibolo al collo, e ti mettevano la scritta qua "curiosone", eccetera, è da domandarsi: “Ma come si faceva resistere a quel tempo?”. Quando ti chiudevano in seminario a chiave o qualche cosa del genere...Amici miei, amici miei, è chiaro che certe cose bisogna cambiarle. Ma non bisogna dimenticarsi che il mondo era un po' tutto così allora. Adesso noi ci meravigliamo, per esempio, perché i vescovi, supponiamo, hanno la coda. Tanto per dirvi, il grande vescovo mons. Rodolfi l'ha sempre portata, e noi, nessuno, non ho mai sentito una parola di uno che dicesse: "Ciò, guarda che...". Il mondo era così. Ma era così fuori, dai carabinieri e i militari, e tutto il mondo era così. Non parliamo poi i gerarchi del fascismo, i fascisti, dai piccoli italiani in su, vero. E se andava in divisa, avevano la loro divisa: il piccolo balilla e xo, xo, il lupetto e su, su... Erano tutti così!Ora, c'è stato un cambiamento, ed era giusto che avvenisse, doveva avvenire, un cambiamento che io paragonerei un pochino a quello che è successo nella vita di collegio.
MO252,6 [17-12-1968]
6 Dopo guerra subito, mi ricordo che in America hanno fatto il famoso film: "La città dei ragazzi", no? E mons. Landi che aveva in mano tutto il movimento degli aiuti americani in Italia - l'ho avvicinato io a Roma quando che sono andato a prendere le vitelle laggiù nella bassa Italia, no? - e mons. Landi ha pensato di trasportare anche in Italia questa città dei ragazzi e l'ha cominciata a Civitavecchia. E con don Aldo siamo andati per cinque sei anni: ogni anno ci si fermava una settimana lì a Civitavecchia. Allora, prima i ragazzi chiusi a chiave; adesso, andiamo, i ragazzi devono essere loro che si governano, loro che... allora un ragazzo sindaco, eccetera, eccetera.E ci siamo cascati anche noi nell'inganno. E abbiamo continuato un anno e più, forse. Fatta la repubblica: loro bandiera, il sindaco, eccetera, eccetera. Però, però ci siamo accorti, dopo un pochino, che la cosa non andava; perché il sindaco giovane, diciotto anni, era più cattivo di noi, mancava l'esperienza, mancava la paternità. Prendeva un ragazzo di quattordici quindici anni, cosa vuoi, tante volte ragiona più con l'acqua che non riva che non con la testa, vero, in quei momenti lì... e allora: crudeltà santa! "Hai rotto un vetro?”. “Una pacca!”. “Ne hai rotto due?”. Due pacche". Senza pensare la volontà, e che so io, tutti... quello che deve considerare un papà, un educatore. Abbiamo visto: no, qui non si educano i ragazzi, anzi li roviniamo! E allora abbiamo cominciato a fare marcia indietro; noi ci siamo frenati subito. Sono andato a Civitavecchia e abbiamo visto che anche là cominciavano a sentire le difficoltà. Ma siccome avevano tanto sbandierato, non potevano far marcia indietro, no? Noi abbiamo detto... siamo ritornati e allora ce l'hanno confessato. E insomma poi non siamo più andati perché abbiamo visto che anche loro dovevano far marcia indietro.Don Zeno, non il nostro don Zeno, ha fatto le sue esperienze lì a Nomadelfia, no? Di altro genere. Hanno detto: "Collegio? Il collegio bisogna distruggerlo! L'orfano ha diritto di una mamma". E allora gli orfani devono avere una mamma. E cosa vuoi: che la mamma dopo un po' di tempo diventava sposa dei suoi orfani, eh! Siamo andati lì, abbiamo visto anche lì. Ricordo poi che abbiamo trattato insieme anche con don Ziggiotti, superiore generale dei Salesiani, la cosa; e anche lui ha portato le stesse...: "No, - dice - non possono i giovani, non possono!".Ora attenti, attenti: prima era troppo. Si sentiva il bisogno di cambiare, no? Ma tra il cambiare quello di prima e andare all'estremo opposto, penso che ci sia anche qualche cosa di mezzo, no? Adesso sta succedendo la stessissima cosa. Soltanto che prima è successa con i poveri orfani, con i ragazzi così, eccetera, e adesso sta succedendo nelle università, sta succedendo nei seminari, sta succedendo... Questa stessa cosa: quello bisogna cambiarlo e siamo d'accordo, bisogna un po' aprirsi e allora andiamo a finire di là!E come si fa poi a fare marcia indietro e venire al posto giusto? Perché, se siamo in cima al coperto della casa, dobbiamo venire a metà e andiamo in fondo, dobbiamo tornare indietro... Guardate che è difficile tornare indietro per venire in su. È più difficile poi dar marcia indietro e venire sul posto giusto.Ora noi, la nostra Famiglia religiosa ha questo dovere, senza sbandierare, senza darsi l'idea di essere degli untorelli che trasformino il mondo. No, no, no... con semplicità noi lo facciamo perché il Signore vuole così da noi. Non cedere quello che dobbiamo tenere, ma nello stesso tempo aprire dove dobbiamo aprire. E qui bisogna stare attenti perché è facile che le sirene del mondo... è più facile aprire che non tenere, che non tenere, lo capite? È facile in un altro momento lasciarsi un pochino lusingare dal mondo, dalle vie del mondo. Perché guardate i comunisti quanto... Io proprio penso come l'operaio viene lusingato dal comunismo, proprio vorrei dire ipnotizzato quasi dall'idea comunista "perché i paroni... perché questo, perché quello... eccetera".Un pochino c'è lo stesso pericolo per noi. Perché c'è una parvenza di verità, c'è un qualche cosa di verità, è giusto, c'è qualche cosa; ma questo qualche cosa non deve portarci alle conseguenze ultime, perché ci porta fuori dalla vita cristiana, fuori dal cristianesimo vero e proprio. Ora mi pare che il Signore, se ci ha chiamati qui, ci ha chiamati per qualche cosa.E guardate, proprio sento... Ieri sera avevo già preparato un'altra meditazione, ma dato che ho letto questo articolo, ho detto: "Guarda questo è d'accordo con noi!". Fa piacere sentire che noi siamo d'accordo con il Papa e con qualche buon cristiano, vi pare?
MO252,7 [17-12-1968]
7. Continuiamo."Per un cristiano questo mutamento è espressione della vocazione dell'uomo al quale Dio ha dato in mano l'universo materiale perché ne facesse oggetto d'indagine e ne prendesse possesso”. È un lato buono, ottimo.“Sarebbe pertanto assurdo che il cristiano trascurasse le trasformazioni a cui assistiamo. È essenziale invece che egli vi si impegni per cooperare e per orientare. La necessità della presenza dei cristiani nei posti chiave della civiltà attuale è evidente. Anche all'interno della Chiesa queste trasformazioni hanno un loro campo. L'oggetto stesso del Concilio è stato l'aggiornamento al livello della partecipazione del laicato alle responsabilità della vita delle circoscrizioni ecclesiastiche, dell'adattamento del linguaggio catechetico. Ma per il cristiano il mutamento ha i suoi limiti".Dunque è necessario, bisogna entrare; ma ha i suoi limiti."Se ci sono alcune cose che restano, ciò che progredisce sono gli strumenti attraverso i quali l'uomo avanza nella investigazione e modifica i condizionamenti. Ma l'uomo, in quanto tale, in ciò che lo costituisce fondamentalmente, resta lo stesso. Noi non siamo più intelligenti oggi che ai tempi di Socrate e di San Tommaso; solamente disponiamo di più mezzi di loro. La libertà umana è sempre la stessa, ma essa va acquistando sempre nuovi diritti nella società. L'universo materiale non è diverso da quello che era ai tempi dell'autore della Genesi, ma la conoscenza che ora ne abbiamo, è progredita. Succede lo stesso sul piano religioso ed anzi in una forma eminente. L'uomo può progredire nell'intelligenza della Rivelazione, ma si tratta di progressivo svelarsi di una realtà che era già data, non della scoperta da parte dell'uomo di sistemi definiti come riflesso di condizionamenti psicologici e sociologici. In modo tutto particolare, le azioni divine compiute da Cristo, la sua incarnazione, la risurrezione sono realtà obiettive acquisite per sempre". Ghe xe dele robe, cari, che non se pole cambiarle. Non se pole dire: "Il Signore è morto in croce l'anno scorso, e quest'anno el xe morto da freddo, e st'anno che vien el xe morto da caldo, no, don Matteo, per una indigestione filosofica”. No, fioi! Ci sono delle cose immutabili, che non si possono cambiare. Ieri, ancò e doman, seto, Franco, cossì la xe."Ora, gli elementi permanenti della natura umana e della Rivelazione divina sono, al giorno d'oggi, contestati da alcune correnti ideologiche che estendono indebitamente il mutamento alla totalità del reale".Me par che sia la storia... Parlemo pure in dialeto, capisce dopo quello lì, no? Me pare che sia la storia de quel scarparo che ga fatto, che ga visto là la pittura, no, el ga visto le scarpe che ghe gera la cinghietta storta e el ga dito: "Varda, varda ciò. - el ga dito - El ga la cinghietta storta", no? E quell'altro da drìo el ga sentìo e el ga corretto la scarpa. Al giorno dopo el ga scominsià a metterghe el naso su altre robe. "Sutor, ne ultra crepidam". "Scarpaio, - el ga dito - fin le scarpe sì te concedo, più in là no, più in là no!".Ecco, mi dà l'impressione che un pochino sta succedendo questo. Vedemo quelle robette, qualcosa che non va. Pian, ma lasseghe star la testa!Ti, uomo d'oggi, uomo di oggi, che hai preso coscienza di tante cose, che con la tua intelligenza, che è di Dio, sei riuscito a capire certe cose... Va ben! Metti su el termo invesse che la stua e ringraziemo il Signore. Certe cose...va bene! È giusto, con prudenza e con carità, ma non oltre, non oltre. A un dato momento, perché vedi che hai ragione in una parte, nelle scarpe, te vorissi cambiare tutto l'omo. E no!
MO252,8 [17-12-1968]
8."Ci sono alcuni poi, al giorno d'oggi, che contestano l'eredità del passato e dell'esperienza attuale fanno il punto di partenza di un ricominciamento assoluto".Xe da ridare, no? Se contesta i 2000 anni del passato, quello non vale, quell'esperienza non vale; e senza esperienza si parte: "Bisogna far così". Guardate, guardate. Quando Pio XII ha tolto la legge del digiuno eucaristico, vi ricordate, ha dato una disposizione che, dopo un po' di tempo, l'esperienza ha mostrato che bisognava cambiarla, perché ghe voleva un ragioniere per far la comunion: quanta distanza, quanto questo, quanto quello. E si è semplificata, è andata semplificandosi, no?Tutte le cose che sono un po' sull'umano hanno bisogno di una certa esperienza. Date a tavolino, capite chiaramente che non possono assolutamente resistere; non so se sbaglio, don Giuseppe, no? Resistele là al tavolino solo? Credo che di un rodaggio hanno bisogno, no? Va bene. Come fa uno di vent'anni condannare tutto e dire: "Bisogna fare così!". Quando la stessa esperienza ci dice che a tavolino non si possono far tutte le leggi, che bisogna un po' provarle, bisogna provarle. Perché, idealmente bello, ma dopo, provando, si vede. Sì, l'esperienza dise che bisogna cambiare, no? Dico... Ho tirato fuori quella di Pio XII, ma si potrebbe tirar fuori tante altre, no?Amici miei, vedete che allora si va nel pericolo proprio di quel che dicevamo prima: che manca proprio l'esperienza della vita e si minaccerebbe di distruggere una cosa che ha bisogno di essere corretta, per farne una che domani non si può neanche correggere, perché bisogna buttarla via. Almanco quella là basta correggerla, questa qua bisogna buttarla via."Ci sono dunque alcuni, al giorno d'oggi, che contestano l'eredità del passato; cristiani fuori strada cercano di introdurre queste ideologie fin dentro la Chiesa. Essi vedono nella Gerarchia il riflesso di una società scomparsa e non l'Istituzione immutabile stabilita da Gesù. Essi vedono nei dogmi l'espressione di una mentalità prescientifica e non di una verità definitivamente acquisita"."I preti? Bisogna che i se mantegna! Bisogna lavorare... La Messa la va dita così... eccetera, eccetera”. E se va a Padova, là in gruppo di amici e se dixe la Messa, vero, a tòla là prima se magna... E adesso via il Signore... "Al giorno de ancò nol capisse gnente, el Papa nol el capisse gnente, la Chiesa non capisse gnente. Cristo ga stabilìo così, e noialtri gavemo da obbedire a Cristo prima che agli uomini, perciò ghemo da far così". Robe che sta succedendo in questi giorni, eh! No, Renzo, non sta mia dir Messa così, seto, caro.
MO252,9 [17-12-1968]
9."È chiaro che in questo caso non si tratta più di trasformazioni a cui un cristiano ha il dovere di aprirsi; si tratta di un totale sovvertimento dei valori, d'una perversione dell'intelligenza, di una stupida recessione. Dal punto di vista scientifico è fin troppo chiaro che il mutamento consiste nell'avanzare partendo da ciò che è acquisito, non ripartire da zero".Mutamento xe andare avanti, non ripartire da zero."Il progresso è precisamente la sintesi della tradizione e della ricerca che prende spunto dalle certezze anteriori, per tentare di andare più lontano. Nel campo politico le conquiste della democrazia sono state troppo difficilmente acquisite perché possiamo permetterci di ritornare alle forze istintive della violenza e della sovversione. Il dovere del cristiano di fronte al mondo in trasformazione è dunque duplice: da un lato cioè deve entrare risolutamente in questa civiltà che è in via di costituirsi, anche se talvolta essa sconvolge le sue abitudini di vita e di pensiero. È a questa civiltà che noi dobbiamo mostrare il volto del Cristo".Dunque, in altre parole, in questa civiltà. "No, no, mi resto ancora, vero, con la pipa come una volta". No, no! È in questa civiltà che dobbiamo entrare; però per mostrare il volto di Cristo. Dobbiamo entrare parlando questa lingua. Scusè, uno se trova in mezzo ai Francesi: "No, mi parlo solo che italian o el dialetto, solo! Mi non parlo assolutamente francese, assolutamente!". Ma, anima de Dio, el xe un poro omo, vero. Se te ve in mezzo ai Francesi, bisogna che te parli la lingua francese. Però, per parlare de Cristo... L'errore per conto mio xe questo: se va in mezzo ai Francesi per parlare delle cose francesi. E invesse no! Noialtri dovemo andare in mezzo ai Francesi, pure parlando el linguaggio francese, parlando delle cose francesi, ma per parlare del Cristo. Noi siamo chiamati ad andare là per portare il Cristo; parlare la loro lingua, ma per portare il Cristo. No parlare la loro lingua e star là con lori e far la vita con lori, con l'idea della testimonianza. Non basta mia! Sì, dobbiamo dare la testimonianza con la nostra vita, ma parlare del Cristo, portare el Cristo. Qualche volta vegnarìa voja de scoraggiarse e scappar via, pensando a che razza de missione che el Signore sta affidando a noi qua, povere creature. E el belo xe che più bauchi che semo, più coraggio ghemo da avere, perché confidemo che el Signore, accorgendose che semo bauchi, fa lu.Parlo de mi, seto, Fernando, no de ti!
MO252,10 [17-12-1968]
10."È a questa civiltà dunque che noi dobbiamo mostrare il volto del Cristo e questo messaggio non sarà inteso dagli uomini d'oggi se non partecipiamo alle loro legittime aspirazioni. Ma il dovere, - ed è qui dove volevo arrivare - ma il dovere dei cristiani è anche di combattere le idee sovversive che mettono in contestazione non soltanto strutture sorpassate, ma anche i valori fondamentali".Eh, ho sentito ieri sera il nostro caro maestro di camera là, Giuseppe, è andato a confessarsi da un padre, - posso dirlo no? - un padre dei Servi di Maria; e allora el ghe ga domandà: "Vero, - el ga dito - el superiore da voialtri dove xe che el magna? Perché da noialtri xe vegnù l'ordine, - dalla Spagna, no, dove che i xe drìo fare el Capitolo generale - xe vegnù l'ordine che non ga da esserghe posti riservati pal superiore, ga da metterse tutti quanti in mezzo, qua, là, ognuno tole el so posto". In questo momento, vero, che proprio sia una delle cose principali da trattare in Capitolo el posto dove che el ga da magnare el superiore... Se el ga da magnar qui o se el ga... Come, se risolto questo, questa parità del posto de magnare qua o là, fosse risolto, salvà el mondo... D'accordo? Che sia proprio quella la sostanza? Come che, come che quando el superiore te lo ghe messo a magnar là, se l'è una testa, vero, calda el diventasse una testa fredda, se l'è un duce che el diventasse un fratello. No! El diventa fratello immediatamente. Se l'è un paternalista, immediatamente el ga cambià, perché el magna due passi più in là. Non te capissi che el magna invelenà, anche perché te lo ghe messo là, e così el diventa pexo, tra l'altro. Mettelo in mezzo: daghe do, tre paste, così te fe quelo che te vuli, vero, almanco."È un preciso dovere perché, è solamente fondandosi su quei valori che la civiltà di domani sarà al servizio della vocazione autentica e potente dell'uomo. Questo mondo in trasformazione apparterrà a coloro che sapranno conquistarlo".Figlioli, eccola qui: "Questo mondo in trasformazione sarà di coloro che sapranno conquistarlo. Sarebbe tragico che i cristiani non sapessero raccogliere la sfida".Guardate che queste parole ultime sono state quelle che mi hanno spinto a leggere questo articolo qui.Questo mondo, così in trasformazione, in ebollizione, è proprio giusto in una posizione per essere catalizzato. Quando vogliamo in una caldaia buttar giù qualche cosa, in una caldaia d'acciaio, no, buttar giù qualche componente, bisogna prima che l'acciaio sia fuso; se non è in ebollizione non puoi buttar giù, non vale niente, no? Vinicio, cosa ne dici? Bisogna che tutto sia fuso, e allora puoi buttar giù, che so io, o del carbonio o qualcosa puoi buttarcela giù, ma perché viene tutto fuso. Abbiamo oggi sto mondo in ebollizione. Per conto mio, se c'è un lato cattivo, c'è un lato ottimo, ottimo. È in posizione proprio da essere preso, essere preso dal Cristo, dal Cristo; è in un momento in cui, se noi sappiamo fare, possiamo proprio portare il Cristo. Sarebbe come la primavera, che la terra è pronta a ricevere le sementi. Ma pensate la responsabilità di noi, uomini scelti da Dio, che dobbiamo portare il Cristo a questo mondo, la semente del Cristo.
MO252,11 [17-12-1968]
11. E allora io proprio direi: lasciamo stare tante disquisizioni, prendiamo in mano un pochino la secchia delle sementi e andiamo a seminare il Cristo. Cerchiamo di non perderci in tante disquisizioni, in tante storie. Fate un pochino come ha fatto quell'altro, quella volta là a Venezia: "Ah, - el ga dito -, mi, gnanca mi non ghe credo a quelle cabale là, la transustanziazione, no? Mi so solo che passa el paron del mondo. Xo la cana", el ga dito, no?Ecco, penso che proprio sia il caso in questo momento qua, certe disquisizioni... "Vergine prima, Vergine durante, Vergine dopo...". Beh, senti, caro, in paradiso andremo a vedare, vero... Ecco, intanto adesso, intanto adesso, mi so questo: che la xe la mediatrice di tutte le nostre grazie. Per salvarme la vocazione, salvarme la purezza, salvarme 'na s-cianta de fede, go bisogno de ela. Dopo, par el resto, ghe pensaremo de là.Andemo avanti! Ecco bisogna che a un dato momento certe robe... Giusto o sbaglio, fioi?Questa è la sostanza: oggi il mondo ha bisogno di Dio. Noi possiamo portare Dio; ma non stiamo perderci, non stiamo perderci, perché guardate che è un inganno tremendo del demonio, che ci fa perdere in stupidaggini lasciando stare la sostanza. E vi dico: salvatevi da queste influenze esterne che certamente, più o meno, potrebbero colpire anche voi. Perché io vi assicuro che se cominciassi a leggere continuamente certe riviste e certi giornali e certe cose... dài ancò, dài doman, qualcosa resta. Calunnia, calunnia, qualcosa resta. Ora cerchiamo di andare alle fonti vere: magistero della Chiesa, libri santi, decreti conciliari, in modo che, se anche leggiamo qualche cosa di avvelenato, non abbia da portare così qualche cosa di male.