1.San Paolo ha questa convinzione: che i cristiani restano uomini. Ed è consolante questo, eh, anche per noi."... e costretti a vivere nella diaspora, sono sempre esposti a rischi e a defezioni. Non dobbiamo idealizzare la comunità di Tessalonica, se vogliamo capire le ammonizioni di Paolo: quei cristiani ci assomigliano sotto molti aspetti, quanto a deficienze e debolezze".Ecco che allora, vedete, se noi vogliamo fare un parallelo fra la cristianità di Tessalonica e un po' la nostra comunità, questo ci dà consolazione, perché questa comunità ha ancora i suoi difetti. Speriamo di non trovare in noi i difetti che c'erano là, vero; speriamo di essere un tantino più avanti in fatto di avere ammazzato l'uomo vecchio.Però, vediamo insomma, sa, è come leggere la vita di un santo, sa, la vita che uno è nato santo ti scoraggia, uno che invece vedi che ha anche le sue miserie... ben, quello ti dà coraggio: "Si isti et istae, cur non ego?". Se questo, pure biricchino, così ha fatto, perché non lo posso diventare anch'io?Allora Paolo, che si trova dinanzi a questa comunità che non è perfetta, che ha i suoi vizietti, le sue miserie, che deve correggere questo, cosa fa lui per tirarla su un pochino? Dice: questa comunità troverà aiuto... Dov'è che troverà l'aiuto? Lo troverà, state attenti, da Cristo e dallo Spirito Santo; e in ciò, con la sua grazia opera in seno alla comunità e perciò dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Ecco i tre punti sui quali Paolo insiste, fortemente e fortemente. Difatti ci fermeremo chissà quante volte a meditare.Questa povera comunità, esposta a tutte le difficoltà, che deve star attenta dai peccati impuri, che deve star attenta dagli imbrogli, se vuoi salvarti, cara comunità, devi avere fede, speranza e carità. E allora poi fa di quelle battute sulla fede... Allora dice: fede, vero, che comporta la conversione dagli idoli, quel distacco dalle cose vecchie; fede che deve essere operante, e insiste tanto san Paolo poi su questo qua; e poi la carità, la carità.
MO114,2[01-12-1966]
2.E allora dice: la carità... Una comunità che vive in un ambiente non cristiano trova il suo sostegno e la sua forza soprattutto nella carità fraterna.Quello che capiterà a voi quando che andrete in un luogo di missione, no? Dov'è che troverete la vostra forza, il vostro sostegno? Nella carità fraterna. Essa non esclude poi anche, da questa carità, non soltanto voi, ma anche tutti i fedeli: carità verso voi, fra voi, carità verso i giudei e carità persino verso gli infedeli. È quello che dovrete far voi.Arriva persino a questo punto:"Una comunità della diaspora, o è una fraternità in cui regni sovrana la carità, o cesserà presto di essere una comunità cristiana".E sarà quello che dovremo dire delle nostre comunità. A Rio, caro, benedetto dalla Madonna, don Lino, che qua nol ghe xe mia, e al Chaco, caro don Piero e compagni, e Toni, eccetera. Guardate, questa è la storia. Vedendo l'altra gente, voi vi troverete posti come la comunità di Tessalonica: in mezzo a un mondo che se non è pagano è paganeggiante, no? E vi troverete un po' nelle stesse condizioni.Ora attenti, attenti. "O è una fraternità in cui regna sovrana la carità, o cesserà presto di essere una comunità cristiana".Ecco. Se nella vostra comunità regnerà sovrana la carità, la quale carità regnerà soltanto se voi siete uniti a Cristo individualmente, no? Va bene... Perché se uno invece di essere unito a Cristo el ga la sua amante fora par parlarse ciari, anche senza andare insieme, ma ha il cuore sempre che pende a destra e a sinistra... Eh figlioli, niente da fare, non è possibile la carità fraterna; e allora, dopo un po' di tempo, non è più comunità cristiana; e se non è comunità cristiana, non dà testimonianza del Cristo e perciò non converte.E qui, parlava San Paolo, dei voli meravigliosi riguardo alla carità. E dice ancora San Paolo - è sempre lui, no? - che dopo di aver la fede, questa carità che è distintivo, è necessaria.E ci riferiamo a quello che abbiamo detto ieri sera, portate pazienza se siamo un po' pesanti... Dobbiamo partire dopo, ma aver questa base e, vorrei dire anche, insistere anche un po' troppo su questo perché sono i principi..."In una comunità perseguitata, infine, è forza particolarmente potente la speranza; che Paolo intende quale viva 'aspettazione' del Signore: aspettazione piena di amore e di profonda nostalgia".E qui sarebbe da leggere due pagine che sarebbero meravigliose, ma non voglio prevenire i tempi, dove Paolo continua e insiste che vuole la gioia, dove dice: guardate che ci sarà eee eee, poi su su, Cristo è risorto. Il principio che abbiamo detto ieri sera, no? Se Cristo è risorto, risorgeremo anche noi. Anzi, è cominciata la risurrezione.Le croci, le tribolazioni? Ma sicuro! Sono... Non ha detto il Signore che quando viene la fine del mondo, sarà preceduta dalle tribolazioni? Perciò tutte le tribolazioni che trovate per strada, invece che scoraggiarvi, - Uhhh! Vien qua la fine del mondo. Vien qua el Cristo! Sta arrivando el Cristo! - le tribolazioni, le croci che troverete per strada non devono scoraggiarvi perché sono il segno premonitore della venuta del Cristo. “Ma ci vogliono anni...”. Ma cosa volete che siano gli anni dinanzi all'eternità, dinanzi a Dio! Cosa sono gli anni? Non stè spaventarve. Gli anni? Ehh...
MO114,3[01-12-1966]
3.Ecco il Paolo. Dico: insisto su questo, perché voglio che conosciate Paolo; allora capite tutto il resto. Ecco Paolo, in due parole... Finiamo e dopo abbiamo un bel quartino d'ora per partire.Ecco Paolo, che si rivolge a questa piccola comunità; che non si scoraggia, per carità, neanche per sogno, se vede che in questa comunità ci sono anche delle miserie... Oh, per carità, non ghe xe gnente da fare... non si scoraggia; perché sa già che, poveretti, hanno ricevuto poco un mese, un mese e mezzo, due di istruzione, no? li premunisce e dice: “Oh! Attenti, eh! Attenti, eh! Per salvarvi, in una situazione difficile come vi trovate, in mezzo a difficoltà, in mezzo a un mondo pagano, in mezzo a nemici, voi vi salverete, però dovete avere una fede, una fede...”. E allora qui batte, vero, sopra la fede. Dovete avere tanta carità; e dovete vivere con l'idea del Cristo risorto, cioè: io risorgerò! È cominciata la risurrezione. Cristo è risorto: fra poco risorgeremo anche noi. Quando? Non importa! Risorgeremo tra poco. E se volete... guardate, guardate il segno: le tribolazioni vostre, le vostre croci, le vostre sofferenze, non sono altro che il segno del Cristo che sta per arrivare; perché l'ha detto Lui: ci saranno tribolazioni, tempeste... Eccole qua.Perciò il cristiano che vive sopra la terra, quando sente rumori di guerra, sente persecuzioni e lotte, non deve scoraggiarsi. È il preavviso del Cristo che sta per arrivare; è il preavviso della vittoria finale. "Ecco, adesso vien la guerra, dunque fra otto giorni vien la fine del mondo". No, no, no, no, no... Per te sì verrà presto la fine del mondo; perché quando che son morto mi xe morti tutti; perché se muoio io sono già arrivato, sono già arrivato. Ma ognuno deve sentire la tromba di questo arrivo.Ora, siccome che non voglio allungare di troppo, qui ci sarebbe adesso l'indirizzo della lettera: "Paolo, Silvano e Timoteo". Va bene... Tutti tre che dovrebbero scrivere, cioè scrivono in tre.E comincia con "Alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo. A voi grazia e pace!".Ma siccome che se noi ci fermiamo su tutte le parole arriviamo all'inizio della lettera fra otto giorni, è meglio che partiamo. Caso mai ci fermeremo su queste prime parole, siccome che Paolo comincia sempre così, in altra circostanza.La lettera comincia così, il testo della lettera, e ci fermiamo sulla prima riga stamattina... E ringrazia il Signore!"Ringraziamo sempre Dio per tutti voi nelle nostre preghiere". Ciò, senti Paolo, benedetto dalla Madonna, no?, diria padre Luna, benedetto dalla Madonna: "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi nelle nostre preghiere". Ma "ringraziamo il Signore". Poaretti, i xe là, te vedo e non te vedo, deve anche tirare gli orecchi a qualcuno perché non fanno troppo bene, vero. Dovrebbe dire: "Ringraziamo Dio per qualcuno di voi". Guardate San Paolo che ottimista che è. Guardate che San Paolo non le risparmia, eh, guardate che San Paolo batte "urbi et orbi", no? quando che è da battere. San Paolo non le risparmia ad alcuno. Però guardate come Paolo è ottimista; come Paolo, vero, vede in uno, in Raffaele, un filo d'erba e dice: "Non xe mia brusà tutto, no? Mi go trovà un filo d'erba: coraggio, tachemose su quelo.". Proprio il Signore, vero, ha dato a Paolo un cuore proprio, vorrei dire, oggettivo, oggettivo...
MO114,4[01-12-1966]
4.Paolo svolge l'apostolato pregando; e nella sua preghiera apostolica, usa accogliere i bisogni delle sue comunità. "Svolge il suo apostolato pregando".Quando sarà, o mio Dio, che i nostri religiosi svolgeranno il loro apostolato pregando, e cioè sarà tutta preghiera, sarà tutta unione con Dio? Durante la preghiera faranno i progetti, durante la realizzazione dei progetti faranno preghiera. I progetti che vengono in mente durante la preghiera non sono distrazione nella preghiera, ma sono conversazione con Dio sulle cose che stanno per fare. Ecco là, Venco, che sta progettando la sua 'opera omnia', vero, sonti mi cosa che si può chiamare, e allora durante la meditazione pensa; ma quel pensiero non è distrazione, perché lui ha cominciato con Dio quell'opera, la discute con Dio e la realizza con Dio. Le opere che noi compiamo dovrebbero essere tutte quante, partire da Lui, discusse con Lui.In chiesa tu vai a pregare. A un dato momento metti giù il breviario e ti metti a pensare le case prefabbricate; ma pensi con Dio, discuti con Dio, perché le hai cominciate con Lui e stai continuandole con Lui, stai discutendo con Lui cosa devi fare.Sei in chiesa e stai recitando la corona da solo; a un dato momento sei preoccupato; e per le vocazioni e per i giovani, come si deve fare con quegli ammalati, perché sono lontani da Dio... E ti fermi là, e continui con Lui e con la Madonna.Pare quasi qualche volta, quando si sta camminando in corridoio recitando la corona, e a un dato momento viene in mente una distrazione, e ci si ferma a parlare. Ecco, invece che parlare con gli uomini si parla con Dio. E lì con Dio, perché i progetti nostri son tutti, hanno tutti come 'marchio di fabbrica' Cristo; partono tutti da Lui. E allora necessariamente, come Paolo, eccolo qua: "svolge l'apostolato pregando; e nella sua preghiera apostolica usa accogliere i bisogni delle sue comunità".“Signore - un'occhiata a Crotone - Signore, Crotone: cosa hanno bisogno? Don Marcello, cosa ha bisogno, Signore? Aiutalo, dagli la salute perché abbia la salute, povero figliolo”. No? E tu fai una visita a Crotone, e passì là, a uno a uno, consideri i bisogni di ognuno e te la conti col Signore, e preghi il Signore: "Signore, la comunità cosa ha bisogno? Ha bisogno di un centro giovanile, avrebbe bisogno della canonica, avrebbe bisogno di questo, di quello... Signore, aiutala. Nei rapporti col vescovo, cosa ha bisogno? Signore, ecco, ecco...". È un pensare e un pregare, è un progettare, è un progettare, e un discutere... insieme col Signore. E poi passi a Monterotondo,e poi passi a Zacapa; e poi passi magari nella staletta dei maiali là in fondo: quanti ghi n'è? Non sarìa el caso de comprarghine qualche altro? Poi passi a Monteviale: e non sarebbe il caso di comprare un po' di terra, andar lì a pregare e meditare insieme?Figlioli, guardate che a questo punto dovete arrivare anche voi, perché senò, se voi dividete, preghiera è una cosa e l'azione è un'altra, a un dato momento, fratelli miei, guardate che non riuscirete a spiritualizzare il vostro lavoro. Ciò non vuol dire allora che vi fermiate solo a pensare a queste cose qui, no. Dico soltanto che queste cose materiali devono passare attraverso il filtro della preghiera.
MO114,5[01-12-1966]
5."Ma la preghiera gli si trasforma subito, spontaneamente, in ringraziamento".Ecco Paolo che prega. Ma la preghiera prima non è richiesta, è ringraziamento: "Grazie, Signore!".Ah, figlioli miei, figlioli miei, il nostro caro maestro dei novizi quando parla ai suoi novizi dice che mentre ci si lava il viso al mattino dovrebbe sgorgare dal nostro cuore un "Te Deum laudamus" o "Laudate Dominum omnes gentes", un "Benedicite", cioè un inno di ringraziamento. Non so se i noviziati adesso i fa ancora così, ma questo dovrebbe essere lo spirito della nostra Casa. Appena svegliati, mentre si sta lì mettendo a posto le proprie cosette, bisognerebbe che dal nostro cuore si alzasse un inno di ringraziamento: "Signore, ti ringrazio".L'uccellino al mattino appena si sveglia comincia a cantare, e questo canto è un inno di ringraziamento al Signore. Vedete, fratelli miei, perché dobbiamo sempre andar dire al Signore: "Signore, dammi, Signore, dammi questo, Signore, dammi quello, dammi...". "Grazie, Signore! Mi hai dato la salute, grazie, Signore". Ti viene un mal di denti... "Grazie, Signore, che non ho anche mal le gambe, che non ho anche mal di testa. Grazie, Signore!". Ti viene affanno..."Grazie, Signore, che non ho buttato fuori anche le budella. Grazie, grazie, Signore!". Ti viene... "Signore....". Figlioli miei, sia un inno di ringraziamento al Signore. Caschi a terra e ti rompi una gamba: "Grazie Signore, perché non me le son rotte tutte e due, che ho ancora la testa a posto. Grazie, Signore!". Cerchiamo di vedere, di vedere quello che abbiamo ricevuto. Cerchiamo di sentire il dono grande che Dio ci ha dato della vita, il dono della grazia, il dono della vocazione, il dono della vita ma in uno spirito missionario... Figlioli miei, ringraziamo, ringraziamo Dio!Guardate, quel benedetto santo che andava in giro e batteva l'erba e i fiori: "Tacete, tacete, lo so, lo so...", ebbene, guardate che voi mi ricordate continuamente che dobbiamo ringraziare il Signore: "Lo so, lo so, tacete...".E guardate che ogni pietra della nostra Casa, ogni pietra dovrebbe parlarci del Signore.Quando voi andate all'Istituto di là e vedete la chiesa, dovrebbe subito venirvi in mente quel miracolo di grazia che il Signore ha fatto quel giorno che ci ha regalato la chiesa.Andate all'Esternato per assistere i ragazzi, dovete vedere là questi poveri preti che stavano dondolandosi un pochino sopra un tubo di cemento... "Cosa fate, cosa non fate?", dice quell'altro, no? "Eh siamo qui a vedere...". "Ma ditemi un po', cosa state facendo?". "Oh, stiamo vedendo un po' se comprare o non comprare sto terreno". "Quanto costa?". "Tredici milioni". "Ebbene, ve li do io. Oggi andavo in cerca un po', vedere un po' per fare un'opera di bene e il Signore mi ha portato qui". E allora, andando là voi dovete vedere quel pezzo di terra... Guardate che la provvidenza viene da Dio: "Haec fecit Dominus, il Signore ha fatto queste cose".
MO114,6[01-12-1966]
6.E passando qui in questa Casa, quando vedete questa chiesa, vedete quest'ala, ma, figlioli miei, ogni sasso, ogni sasso di queste costruzioni vi deve parlare del Signore; ma non soltanto parlare, vi deve spingere a cantare, a cantare. Vedete, quando... non soltanto vedete queste costruzioni, ma quando vedete uno dei vostri compagni, un'anima dei vostri compagni; perché guardate che ognuno di voi, ognuno di voi è un monumento della grazia del Signore.Io vedo, per esempio, il nostro caro don Lino, e lo vedo marmocchietto là, piccolo, neanche capace di pulirsi il naso, poveretto, là... bisognava aiutarlo anche a far quella operazione difficili e poi, pianino, tu lo vedi là, arrivato anche lui a grandi crisi - lui era precoce, ha avuto le crisi in seconda media - tu lo vedi sto povero figliolo là in burrasca, e tu vedi la mamma che conosce questa piccola burrasca - eh, non state meravigliarvi, le abbiamo avute tutti, se non le abbiamo ancora indosso le burrasche - ecco, vedi allora la mamma, che vede, vero, il piccolo suo in pericolo, che parte a piedi (quanti Km. sono caro figliolo? 25 o 27-28 fino a Monte Berico): parte a piedi e va a Monte Berico a pregare la Madonna, con spirito di fede, con spirito penitenziale; non perché vuole forzare la mano di Dio, non perché vuole che suo figlio si faccia prete se non è chiamato ad essere prete, ma perché la Madonna ottenga al figlio suo la forza di dire di sì se questa fosse stata la volontà del Signore. E allora vedi, questo è solo un piccolo particolare; ma quando io guardo don Lino vedo un monumento, vero, di Dio. Da lì... anzi, da quando l'ho visto davanti a quel mucchio di sabbia che stava giocando come un monelluccio là a Belvedere, e su su su... fin quando che l'ho visto a compiere le sue azioni bellicose ad Arsiero; me lo vedo già, vero, ormai apostolo là a Rio...Figlioli, ma guardate che ognuno di voi... Sapeste quante volte passando vicino a voi... ognuno di voi spinge a cantare, spinge a cantare. Peccato che sono stonato, altrimenti mi sentireste qualche volta cantare un "Te Deum laudamus" a 4 voci dispare da solo, no? Perché? Perché ognuno di voi è qualche cosa di più della chiesa dell'Istituto, ognuno di voi è qualche cosa di più di un pezzo di terra, che ci è stato regalato quella sera famosa. Figlioli, ognuno di voi è, si può dire, un mare di grazie che il Signore ha riversato.Ma allora, figlioli, bisognerebbe qualche volta fermarci un pochino e ringraziare. La nostra preghiera, figlioli, se non diviene preghiera di ringraziamento difficilmente sarà una preghiera piena di amore, di carità. Sarà una preghiera egoistica: uno che va e che chiede, che domanda, che domanda...Figlioli, ecco Paolo. Prima prerogativa: l'afferrato da Cristo, si è donato a Cristo, sente il bisogno di ringraziare. Ringraziare per quella fermata brusca che ha avuto; ringraziare per i doni eccelsi che ha ricevuto; ringraziare per le persecuzioni, per le lotte, perché tutto è grazia per lui. Predica che tutto è grazia ed è convinto che tutto è grazia e allora ringraziare.
MO114,7[01-12-1966]
7.Sì, ringraziare Dio, figlioli, perché ci manda i milioni quando che ci occorrono; ringraziare Dio perché fa risplendere il sole, e ringraziare Dio anche quando permette che venga la tempesta: che venga la tempesta sulla Congregazione con la morte di Giorgio, o venga la tempesta su qualcuno di voi perché suona l'ora dura, l'ora nera, l'ora della tristezza, l'ora dell'abbattimento. Ringraziare Dio: “Sì, Signore! Ho mal di testa, non ne posso più, sto poco bene, ho un momento di tristezza... Grazie, Signore. Grazie che in questo modo tu mi richiami alla realtà, mi fai vivere la fede, la speranza, la speranza della futura risurrezione; mi aiuti anche a purificarmi, Signore”.Ecco come comincia la sua lettera Paolo."Avviene così a quelli che con occhi luminosi sanno riconoscere l'azione di Dio nelle comunità e nelle anime".Saperla riconoscere l'opera di Dio, anche quando che siete in vita missionaria: saper riconoscere la piccola comunità vostra. È il Signore che ci vuole bene: transitus Domini.Arrivate a casa, ecco là Zordan che ha preparato il cibo, era lui di giornata. Arriva a casa don Piero e compagni e Zordan poveretto ha bruciato tutto, ha bruciato tutto.Ha ripetuto quello che ha fatto don Ottorino una volta che la mamma aveva preparato tutto e ha detto: "Guarda che io vado in città a far la spesa, e tu metti su la pentola così, getti giù il riso alla data ora...". E cosa vuoi, l'ho buttato giù io... A un dato momento, mentre stava cuocendosi il riso è venuto fuori riso sutto, no? E allora ho buttato giù acqua... e giù acqua, continuavo ad aggiungere acqua... A un dato momento, sa, nel fuoco bolliva troppo; fatto sta che è venuto una cosa così, con tutta l'acqua aggiunta... Né mia mamma, né mio papà e neanche io... ho tentato io di far l'eroico e mangiare un boccone... niente da fare. perché la parte sotto era già alta così, tutta nera - la parte sotto era un mattone - e la parte sopra era... con lo scalpello si potrebbe provare...
MO114,8[01-12-1966]
8.A me par de vedare co riva i nostri cari missionari a casa, col nostro caro Antonio, e tocca a lui "di giornata" a preparare, gli prepara una minestra di questo stile, poi la carne tutta bruciata; e gli altri arrivano a casa, e lui si è perso via, so io, là a suonare... Toni bisogna trattarlo bene, a meno che non si sia lasciato suonare da qualche altro, o da qualche altra... Comunque trattiamolo bene... E dico: come fanno a tenere i nervi quei tali, che vanno a casa pieni di fame, stanchi, pieni di caldo, e avevano lasciato l'altro a casa a riposare con questo sola incombenza. Eh, figlioli miei, saper vedere la mano di Dio senza tirare quattro 'ochette' di quelle che si possono tirare...È un gioco difficile... Eppure, eppure bisogna saper vedere la mano di Dio anche lì. Il superiore locale (con l'apostrofo) dirà la sua parola: "Senti figliolo, fratello mio, mi raccomando, vedi di star attento un'altra volta", fin che lo porterà a due-tre lacrime di compunzione... e poi, poi basta. E allora .... Neanche per sogno! "Senti, va subito là nel punaro; tira fora due-tre uvi, vero, spaca e femo una fortaia, et sit nomen Domini bededictum". Se ghe xe un ovo solo, un pochetto paromo...Figlioli, saper vedere le croci della comunità, le difficoltà, anca quando ca ve e trovè uno che si è addormentato, saperle dire, correggere sì, ma saperle accettare dalle mani di Dio; ed insegnare alla anime ad accettare queste cose dalle mani del Signore. E ringraziare, ringraziare anche per questo; perché guardate che queste cose vi portano più vicino al Signore."Evidentemente Paolo scorge più chiaramente l'azione della grazia che non le deficienze per le quali pur deve pregare".Anche qua, essere ottimisti. Scorgere piuttosto le azioni della grazia. No immediatamente...
MO114,9[01-12-1966]
9.Vengo là, al Chaco, adesso fra qualche mese verrò là: "Come vala? Cioè, don Piero, come va?". "Ah, don Ottorino, cosa vorlo: Toni Zordan... sì, sì, ma... xo; Mirco? sì, ma... Don Graziano, sì, maaa... Sì, maa... E Toni Ferrari, sì, ma...". Ciamo Zordan: "Come vala?...". "Ah, don Piero disastri, caro! Fin ch'el gera a Vicenza sì, sì, fin ch'el gera là, che ghe gera lu... ma co l'è vegnù qua, caro, l'è diventà un pevarin, caro, pèso de quei pevaroni famosi là, pèso dei pevaroni ch'el ga portà a casa dal Brasile! El vedesse che roba! El vedesse che roba! Autoritario, dèspota: ta, ta, ta... Tutto lu ch'el fa, e gli altri... Lu el fa la so oretta de lavoro, dopo el se ritira in stanza: "Mi go da preparare la predica; rangeve cari!" Anzi, via, se ghe xe da portare la comunion in fondo in tanta malora ne toca andar noialtri; se ghe xe da far qualcossa noialtri... e lu, caro, el fa el parroco, el superiore...". Ecco, domani per esempio, arrivi in una situazione così... che brutta cosa. Invece: "Come vala, don Piero?". "Ringraziando el Signore, don Ottorino, la va ben. Bisogna ca ringraziemo proprio el Signore". "Ma non ghe xe mia difficoltà?". "Sì, sì, ma cosa vorlo, savivino xa che dovivimo trovare un poche de difficoltà". "Toni?". "Bene Toni, poareto". "Ma proprio bene bene bene?". "Cosa vorlo, sì ben qualcosseta, ma ben ben, tante storie. Sì va ben, cossa vorlo, go visto, go dito... ghe gera na robetta... Cossa vorlo, mi ghi n'ho anca mi, cossa vorlo, chi xe che xe senza peccato... Po', specialmente nel Chaco che i peccati cresse puito, vero, la terra bona, po' l'umidità, eccetera...". "E Toni Ferrari? Come xela?". "Ah, bene, varda, non credea mia... Sì, ghe sbrissia qualche oca...".Figlioli, almeno fatelo per compassione di quei poveri disgraziati che attraversano il mare per venirvi a trovare, almeno fatelo per questi: per non avvelenare il primo pasto che fanno con voi; almeno fatelo per questo. Abbiate di noi pietà. Ma siate un po' ottimisti. Guardate che essere ottimisti non vuol dire essere insulsi, non vuol dire non essere oggettivi. Ma se in uno vedi un 30% di marcio, no dire che l'è tutto marcio! Sii giusto, onesto! "Guarda, ringraziando il Signore c'è un 70% veramente buono, peccato che c'è un 30%... Ma con l'aiuto di Dio vediamo, proviamo... Sentite, aiutatemi anche voi, dica anche lei una parolina... Forza forza!". "Guardi, credo che non si può far niente, credo che Toni Zordan bisogna ch'el se lo mena a casa, salo don Ottorino; però, el ga un 70% che l'è un tesoro; quel 30% fusse provare a mandarlo là da don Luigi Mecenero...".Mettete il buono, figlioli, davanti, mettetelo, mettetelo. Guardate, ricordate San Francesco di Sales come che insiste: quando hai da correggere uno, comincia col dire che l'è un bonomo, comincia a esaltare le sue virtù...
MO114,10[01-12-1966]
10.Guardate a che punto che arriva lui, santo della carità: "E se non trovi niente di buono, è il caso che tu dica una bugia inventandola", dice. Se proprio...Supponiamo che io dovessi correggere don Piero Martinello e non trovassi niente di buono, sarebbe proprio il caso di dire che l'è un bel toso, inventare, vero? Brutta cosa sapete non saper altro che vedere mancanze e difetti, mancanze e difetti. C'è sempre qualcuno che non è altro capace che suonare la marcia funebre. Toni, dico male, caro? Sito d'accordo? Parlo male, ti Toni Zordan? Xe così bello vedere na s-cianta de sorriso... Te rivi là... canta messa da morto, messa da morto: requiem aeternam, se non xe requiem aeternam xe de profundis, se non xe de profundis xe dies irae, se nol xe dies irae el xe libera me Domine, vero, sempre messa da morto. Lassa ch'el canta "la bella violetta" qualche volta. Cantè qualcosa di allegro qualche volta... mia massa allegro perché senno... ma insomma cantate. Non che si veda solo difetti e miserie; cercate di vedere un pochino il bene in ognuno. Se c'è qualcuno pessimista in mezzo a voi, su su su... E il maestro dei novizi cerchi di vincere un pochino questi difetti in se stesso e negli altri, vero. "Exemplum dedi vobis ut quemdamodum ego feci vobis ita et vos faciatis", vero? Per forza, il maestro dei novizi, Leonzio in mezzo ai suoi giovani, don Vittorio Venturin, tutto... Che non vol mia dire essere facilitoni, che vuol dire essere oggettivi.Siamo ognuno di noi un cumulo di grazie di Dio; guardate quelle e cantate la gloria del Signore.E qui ci sarebbe ancora. Leggo almeno, almeno leggo queste due tre righe qua:"Il rendimento di grazie del cristiano è largo e profondo, abbraccia tutto, nel tempo e nello spazio; comprende con riconoscenza, in tutta la sua ampiezza, l'azione della grazia di Dio: "Rendete grazie per ogni cosa; che questo è il volere di Dio per voi" (dice san Paolo, mi pare che sia lui) ... deve essere incessante: "Rendete grazie sempre e per tutte le cose", parlando agli Efesini...".E poi dà una battuta qua che è tremenda; dice: "Ma noi dobbiamo ricordare che questo fuoco è già stato acceso nei nostri cuori (la grazia) e pertanto ci è possibile l'azione di grazie come Paolo l'esige. È da pagani (dice Paolo ai Romani) "non dar gloria a Dio né rendergli grazie"".Perciò un cuore che non è pieno di senso di riconoscenza verso Dio, che non canta i ringraziamenti al Signore, che non va in chiesa: "Grazie, Signore! Io ti adoro qui presente, Signore: io ti amo, Signore. Grazie dell'amore che mi porti. Grazie, Signore! Grazie!", ben, un cuore che non canta così, ricordatevi che è un cuore pagano, un cuore pagano. E siccome spero che nessuno di voi desideri avere un cuore pagano, ergo penso che da questo momento si cominci a essere un po' più riconoscenti verso il Signore.7 dicembre 1966