SAN PAOLO NEL DESERTO SCOPRE CRISTO INCARNATO, MORTO E RISORTO
MO113[30-11-1966]
MO113,1[30-11-1966]
1.Ave Maria. Regina Apostolorum.Abbiamo conclusa la nostra meditazione con queste due asserzioni:- è impossibile incontrarsi con Cristo ed accettarlo e non essere apostoli;- è impossibile essere veri apostoli senza essersi incontrati con Cristo ed averlo accettato.San Paolo, sulla via di Damasco, si è incontrato con Cristo; ha avuto un momento di luce; ha accettato il Cristo. Però si è ritirato per tre anni nel deserto per meditare, quasi per "fissare" questo incontro con Cristo, per comprendere questo incontro con Cristo, per rendere vivo questo incontro con Cristo. Guardate che è importante questo.Ricordo mons. Volpato che ci diceva questo: "Molti di voi, nella vostra vita, certamente avrete passata una giornata da santi, ma da grandi santi, più grandi di quei santi che noi veneriamo sugli altari. È mancata solo una cosa: una continuità di quella giornata".Voi capite, che ve ne intendete un po' di chimica, che se prendete una fotografia dopo di averla impressionata con la luce e di averla sviluppata, e la mettete a contatto con la luce, quella fotografia dopo un po' di tempo scompare, perché non è 'fissata'. Non sto a descrivervi il processo chimico che avverrebbe, perché lo sapete meglio di me. C'è bisogno di un lavaggio e di un fissaggio, in modo che la luce poi non abbia da colpire certe parti che non si son sciolte, eccetera.Amici, guardate che passa il Signore: ci dà il momento di luce... Bisogna sapersi afferrare a quel momento di luce; ma quello è l'inizio della nostra trasformazione. Da lì comincia la nostra conversione a Cristo.Paolo afferra quel momento di luce, si ritira nel deserto; e in mezzo a quei luoghi selvaggi, a contatto con Dio, sviluppa e fissa quelle cosa che il Signore gli ha rivelate e forma si può dire, riduce a sistema un po' la dottrina.Ora vedete, la Casa dell'Immacolata dev'essere per noi questo deserto. Se noi osserviamo anche i Piccoli Fratelli di Gesù, noi vediamo che prima di iniziare la loro attività apostolica si ritirano qualche anno nel deserto. Noi facciamo il nostro periodo di preparazione all'apostolato in questa Casa, che non è un deserto, che è aperta, questa Casa che è a contatto un po' col mondo; e lo facciamo appunto, questo contatto col mondo, per essere gli uomini del 2.000. Ma questo non ci dispensa dall'andare nel deserto, da quel periodo che necessariamente l'anima deve vivere a contatto con il suo Signore, distaccandosi completamente da tutto e da tutti.Vedete, bisogna che noi arriviamo a un dato momento della nostra vita per cui viviamo con gli altri ma non viviamo con gli altri. Per noi l'interesse primo è Lui, il Cristo, e tutti quei libri che parlano di Lui, e tutto il resto non ci interessa più niente. Dobbiamo arrivare al momento in cui tutto ci disgusta quello che non parla di Lui, tutto ci è pesante quello che non sa il profumo di Lui. E ci sarà naturale parlare di Lui con i nostri confratelli; per cui, anche vivendo in mezzo ai confratelli, ci si sente nel deserto con i confratelli.Guardate che sarebbe inutile che noi creassimo un deserto vero e proprio; prendessimo, giù nell'Astichello qua, facessimo tante celle e dicessimo: “Ecco, per due anni mettiamo Bertelli là in una cella, e mandiamo...”. Adesso ci sono le catene di montaggio, facciamo delle catene di montaggio così abbiamo trovato anche la soluzione dei nostri laboratori, costruiamo catene di montaggio, e gli facciamo arrivare una volta al giorno un vaso d'acqua, un po' di pesce e un qualche cosa; e poi, vero, una frase del Vangelo: "Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris"... Ti torna indietro qualche 'ostrega' allora. Cosa vi pare? È chiaro. Non è necessario fare delle commedie; qui non è il caso di far delle commedie: perché diverrebbe una bella commedia. Un bel giorno tu vedresti arrivare un mazzo di carte, vero, e si comincerebbe a zugare le carte da una casetta all'altra, vero, con i segni, con l'alfabeto Morse, o so io, con l'alfabeto muto.
MO113,2[30-11-1966]
2.Figlioli, qui si tratta che a un dato momento ognuno di noi deve convincersi di questa realtà: io non potrò uscire dalla Casa di formazione e andare in giro nel mondo a predicare il Vangelo se prima non sono andato un po' di tempo nel deserto, se prima non mi sono messo con Gesù proprio nell'intimità. Qui si tratta di una santità collettiva che assolutamente deve essere preceduta da una santità individuale. Qui si tratta di una comunità che deve divenire una fraternità soltanto a condizione che ognuno abbia come fratello Gesù e lo abbia proprio qui come intimo amico suo. E questo è quello che in altre parole, in altre forme abbiamo cercato di dire lassù ad Asiago, che abbiamo gridato in mille modi, che forse altri avrebbero potuto dire in forma più brillante e con meno anacoluti nella forma italiana, e forse in una forma anche più forte, ma ricordatevi: la sostanza è questa.Paolo - Saulo o Paolo, noi ci capiamo, no?, lasciamo stare adesso potevamo dire Saulo invece che Paolo - Paolo si incontra con Cristo, riceve la grazia, il colpo di grazia, va nel deserto e medita su quella grazia e fissa quella grazia e ne tira tutte le conseguenze logiche. Cristo: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?"... "Dunque io, perseguitando i cristiani perseguito il Cristo; dunque i cristiani col Cristo sono tutto un corpo, eccetera eccetera". E continua, sa, continua andar giù. Qualche buon sacerdote gli avrà dato i temi della meditazione, gli avrà dato le spiegazioni necessarie, e lui: meditazione, meditazione.E dal deserto allora esce quell'uomo che, come abbiamo detto prima, sconvolge il mondo. Si potrebbe dire con una frase un po' forte: "Paolo nel deserto si è saturato di Cristo e solo allora potè uscire e comunicarlo agli altri. Non basta conoscere tante cose, saper parlare in forma elegante, attirare la simpatia della gente: è necessario essere saturi di Cristo". Ecco la sostanza.
MO113,3[30-11-1966]
3.Quando poi Paolo è pieno di Cristo, è saturo di Cristo, allora tu vedi che comincia le sue esperienze apostoliche: la sua prima esperienza a Damasco, poi altre esperienze, finché poi, vero, dopo un'esperienza, varie esperienze, si lancerà come un vulcano in giro per il mondo a portare il Cristo.Però, ecco un altro punto da sottolineare, pieno di Cristo comincia le sue esperienze apostoliche, con umiltà. Anche voi, ritirati nel deserto, pieni di Cristo, cominciate umilmente le vostre esperienze apostoliche... Esperienza indica già, vero, metti già in preventivo qualche fiasco. Si può essere pieni di Cristo e nelle esperienze apostoliche fare qualche fiasco. Va bene? Fare con umiltà le prime esperienze, sottomettendo...il proprio giudizio al giudizio dei più anziani, anche se sono più stupidi. Va bene? E poi, pieni di Cristo, fatte le prime esperienze, il Signore vi manda. E allora ecco che tu vieni mandato nel Chaco, tu vieni mandato a Rio, tu vieni mandato a Estanzuela, tu vieni mandato in chissà quante altre parti del mondo. E allora tu andrai, come una valanga, a portare il Cristo; sarai come un vulcano che porterai il Cristo.Ma guardate, i passaggi logici necessari sono questi: deserto, esperienze - umili esperienze, umili esperienze: dove si sottopone il proprio giudizio anche quando si è sicuri a qualche confratello, o a qualche superiore o al padre spirituale - e poi, fatte umilmente queste esperienze, ci si lancia "in nomine Domini" e nessuno vi fermerà. Qui siamo arrivati al punto un po' finale.Ma insomma, in sostanza, questo benedetto Paolo quando esce dal deserto, saturo di Cristo, e va in giro a predicare, cosa va a dire? Qui bisognerebbe leggere tutte le lettere e allora fare tutte le meditazioni, vero, sulla teologia di San Paolo. Voi le fate a scuola queste cose e non voglio che sia una ripetizione delle lezioni scolastiche; tante cose poi dirle qui finiremmo per fare il minestrone di fra' Ginepro e finiremmo per non digerirle.Seguo sempre il solito sistema: poche cose, ma che diventano piloni; poi le altre le tireremo giù per istrada. Il pensiero del Corpo Mistico lo tireremo fuori. Ma c'è un punto fondamentale di Paolo che assolutamente bisogna che lo teniamo presente. Guardate poi, finita questa meditazione questa sera, partiremo addirittura con la prima lettera; ma guardate che questo punto lo dobbiamo tenere presente. Lo leggo; l'ho scritto per essere preciso.
MO113,4[30-11-1966]
4.Qual'è stata la scoperta di Paolo? Abbiamo detto prima: ha scoperto Cristo. Ma... "La realtà meravigliosa scoperta da Paolo, alla quale aderì con tutta l'anima (è questa): Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto". Ha scoperto Cristo? Sì.Quando io dico: ho scoperto, per esempio, Vinicio, con la parola 'Vinicio' io prendo tutto l'uomo, no? Penso che è inutile che vi faccia il panegirico di Vinicio. Ho scoperto un professore: ho scoperto quel tale professore; e intendo tutto, no? Bene.Ora scoprire Cristo, per Paolo vuol dire questo - e questo deve voler dire per noi qualche cosa -: ha scoperto Cristo, Figlio di Dio, Figlio di Dio; ha scoperto Cristo incarnato, morto e risorto. Guardate che... chissà quanti mesi di meditazione che San Paolo avrà fatto nel deserto su ognuna di queste parole. "Figlio di Dio". Quando sentiamo San Giovanni: "In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum...". Questi devono essere oggetto di meditazione, no?Cominciare, ti metti là Bepi: "Io devo scoprire Cristo. Bene, chi è questo Cristo?". "In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum..." e zo; mettersi lì a meditare questa prima parte, la prima realtà: Cristo Figlio di Dio, generato dal Padre; da cui procede, dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo: questa corrente di amore, ab aeterno, prima che le cose fossero, Lui, Figlio, esisteva; le cose vengono, avviene il peccato: Lui, Figlio, eccolo qui, incarnato. "Et Verbum caro factum est".Ma vedete figlioli, come possiamo dire di voler bene al Cristo se non ci mettiamo a piangere a meditare queste cose qui, no? Ma no tre minuti, no no no. Fermarci a meditare ore e ore e ore nel deserto del nostro cuore, in chiesa; passare ore e ore, prendendo punti della Sacra Scrittura. Questo è un tema che se uno non conosce è ignorante nel vero senso della parola. Un medico che non sa neanche fare un'iniezione. Uno che non conosce queste cose qui, un prete, un assistente, un apostolo, che non vive, ma non vive, non salta per aria quando dice "il Cristo", salta per aria tutta questa roba qui.
MO113,5[30-11-1966]
5.Io dico "Gesù", la parola Gesù deve farmi saltare... "In principio erat Verbum... Et incarnatus est... Crucifixus etiam pro nobis", queste tre parole qua: brooommm. Deve essere un terremoto la parola "Gesù"."Incarnatus est": si fa carne... E allora qui tutte le frasi, no? "Formam servi accipiens, prende la forma del servo"... Ah, figlioli miei! "Exinanivit semetipsum"; "exinanivit", quel verbo "exinanivit semetipsum". Tu capisci l'exinanivit soltanto se capisci che è Figlio di Dio, se no non capisci l'exinanivit. Se tu mediti a fondo Cristo Figlio di Dio, Figlio di Dio, capisci la potenza di questo verbo: "exinanivit". È impossibile tradurlo bene in italiano. Il latino lo conoscete un po' tutti, pensateci bene: "exinanivit semetipsum formam servi accipiens"; è già un exinanivit prendere la forma del servo; e adesso prendi questa forma del servo e prendilo, mettilo in croce, condannalo a morte. "Factus oboediens usqua ad mortem, mortem autem crucis". Ecco cosa che ha scoperto Paolo. Però, questo Cristo morto, è risorto, risorto. Ecco cosa ha davanti lui, ecco cosa predica lui.Però, attenti, eh!, che forse è una cosa che non abbiamo forse meditato sufficientemente; è questa: "La vita successiva dell'apostolo fu un atto continuo di fedeltà e di amore a quella luce che ha ricevuto lassù; il suo pensiero non fece altro che enucleare e approfondire appassionatamente, dando loro formulazione teologica, quei dati immediati evidenziali che la visione di Damasco con forza accecante gli proponeva". Perciò lui ha capito questo, ha capito questo, no?: il Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto. Tutta la sua vita - prima i tre anni nel deserto - e poi tutta la sua vita non ha fatto che meditare su queste cose per renderle vive e trasfonderle negli altri.In che modo? Di Cristo (allora san Paolo) considera tre stadi (come abbiamo sottolineato poco fa):a) La sua preesistenza col Padre.b) La sua umiliazione e la sua morte.c) La sua risurrezione.La morte è stata una pausa della sua avventura terrena".Guardate che è importante questa roba qua. Mettere in chiaro, guardate, Cristo che vive in Dio, no?, e la sua morte, meditare la sua morte; ma guardate che la morte di Cristo è stata una "pausa" della sua avventura terrena. Una pausa; con la quale Lui ha pagato per noi, no?, ha pagato. Ma attenti!
MO113,6[30-11-1966]
6."La risurrezione (Paolo la) colloca invece in uno stato di vita gloriosa e di operazioni salvifiche". È qui, figlioli, che dobbiamo arrivare. È qui la potenza, la potenza nostra. Considerare Cristo, Figlio di Dio, Cristo incarnato, Cristo morto, Cristo risorto, Cristo risorto.Ecco il punto di partenza missionario. Ecco la bandiera alzata di Paolo e la nostra bandiera alzata. E lo proviamo. "Con il Cristo che risorge, è la creazione stessa che riceve un impulso verso l'alto. Il cristiano, soprattutto in quel mistero di vita che è simboleggiato e realizzato nel 'Battesimo', viene assunto a partecipare alla gloria e alla luce della risurrezione".Guardate... guardate che è un po' difficilino il pensiero, ma bisogna che ce lo facciamo andar dentro, farne vita nostra. Dunque attenti!Il Cristo muore, muore; morendo, cosa fa? Uccide il peccato, no?, paga per noi. Ora anche noi, in un certo qual senso, nasciamo morti; però col Battesimo noi risorgiamo, e come Cristo cominciamo anche noi una vita gloriosa; abbiamo già il seme della risurrezione, no?, siamo già in partenza verso la gloria; anche se incontreremo per strada ancora qualche temporale, anche se incontreremo per strada anche la morte, ma non è la morte: è la morte che dà la vita. Per il cristiano non c'è più morte vera, se non commette peccato. Perciò noi, noi, dobbiamo sentire che siamo risorti con Cristo; e il Battesimo è proprio questo strumento che, vero, che simboleggia e dà questa risurrezione per ognuno di noi. Perciò noi siamo risorti. Perciò è giusto contemplare Cristo morto, Cristo che patisce; però con Cristo adesso stiamo entrando gloriosi verso il Paradiso. Le comunità cristiane non possono essere comunità di musoni, comunità di piangenti; devono essere comunità di gente gioiosa, che cantano l'alleluja anche in mezzo alla croce, in mezzo alle sofferenze. Perché? Perché Cristo è risorto!E bisogna capire chi è questo Cristo, no? Dio che si fa uomo, si umilia, muore e risorge; e avanti. Avanti tutti insieme con Lui! Risorti con Cristo in avanti! Ecco la comunità cristiana.
MO113,7[30-11-1966]
7.Mi permetto di insistere questa sera su questo perché è il tono che salta fuori continuamente nelle lettere di San Paolo. Questo è il timbro delle comunità, delle parrocchie nostre. Mi pare, il Concilio ha sottolineato parecchio questo, mi pare... Il Concilio ha sottolineato perché è il concetto giusto del cristianesimo. Se non capiamo sta roba qua, facciamo piccole devozioncelle e basta. L'essenza eccola qui! Il mistero pasquale, no?, per forza... Attenti! "Egli perciò deve vivere (il cristiano) sempre in clima di festosa e trasparente mattina di Pasqua".Ecco allora, quando che noi ci alziamo al mattino: "Quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi per vederti nel giorno eterno lassù in Paradiso?", no? Quando sarà? Quando sarà? Quando avverrà? Quando potrò vederti, o mio Dio? Che è così bello al mattino, cantate, no? "Quando...". Com'è quello che cantate voialtri: "Quando vedrò il tuo volto, o Signore..."? Ecco l'attesa nostra. E allora: "Cupio dissolvi...", eccolo come si capisce il "cupio dissolvi et esse cum Christo" di San Paolo. È tutto armonia... Le parole che noi leggiamo di san Paolo vengono fuori da un'animo, no? Eh, capite anche voi, gira e rigira, vengono fuori da questo spirito, no? Il "cupio dissolvi", perché "cupio dissolvi"? Perché, ahh. Cristo è risorto e desidero essere con Cristo anch'io; stiamo correndo verso là, no? Però, se devo fermarmi ancora un poco, per carità, mi fermo: "non recuso laborem", per carità; se c'è da sacrificarsi, Signore... Ma però, oh!Naturalmente, come un sasso tende verso il centro della terra, così anch'io tendo verso Lui, naturalmente tendo verso Lui, verso Lui risorto, Lui glorioso; perché, anche se sento questa benedetta carne qua che mi tira indietro continuamente... ma va' a farti benedire, sto porco, sto animalaccio de corpo, che tende verso l'impurità, verso la superbia... Ma via. ma via ste robe. Perché sono risorto, devo andare con Lui che è risorto. Capite, è una marcia trionfale la nostra. E dovete imprimere alle comunità cristiane questo spirito. Che non vuol dire, spirito, non interessarsi della famiglia, non interessarsi dei beni materiali, non interessarsi delle cose; no. Interessarsi. È necessario: perché se facciamo una marcia, bisogna andare con lo zaino, portarsi via le robe, no? Ma è sempre una marcia. Ah, figlioli, queste cose ve le insegnerà il Signore.
MO113,8[30-11-1966]
8."Se pertanto (dice Paolo) siete risuscitati con Cristo, cercate le cose che stanno in alto, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; abbiate la mente alle cose di Dio e non a quelle della terra" (Col.3, 1-2). Guardate che questi pensieri non sono rivolti all'élite, sa, anacoreti... No no, son rivolte ai cristiani. "Voi cristiani..." e qui ai Colossesi, dice: "Voi cristiani, vero, che siete risorti con Cristo, su su, guardate le cose dell'Alto, no?; non attaccarvi alla cose della terra. Avanti, guardando in Alto...", cioè pesare tutte le cose alla luce dell'Alto; tutte le azioni alla luce dell'Alto; tutti gli affari alla luce dell'Alto.Che bello che sarebbe il mondo se a un dato momento fosse realizzato un cristianesimo di questo genere qua. E guardate che Lui, il Signore, vuole un cristianesimo così sopra la terra. E quando la Madonna a Fatima si lamenta che il mondo non va bene, che Gesù non è contento, è perché le comunità cristiane non vivono questo cristianesimo qui, come Lui, Gesù, vuole, come Paolo ce lo insegna.Ora, ci siamo messi alla scuola di Paolo in questo tempo qui perché vogliamo che lui ci insegni a vivere secondo Gesù, come Gesù vuole che siano le comunità cristiane. Lui ha cercato di realizzarlo in sè questo spirito e realizzarlo negli altri. Ma capite, la vita del cristiano non è la vita vissuta qua in terra: è un piede in terra e la testa al cielo; è un guardare tutte le cose alla luce di Dio, alla luce dell'avvenire, alla luce della nostra risurrezione finale. Anche...Che bello che è stato, per esempio, quando che è morto il nostro caro Giorgio, vedere che tutti voi avete visto tutto alla luce di Dio. Anche la morte porta gioia; si piange e si è contenti. Si piange perché il corpo non può non piangere, no?, ma si è contenti perché si vede tutto mandato da Dio. Mandato da Dio il Diaconato, mandata da Dio la morte; mandata da Dio una beneficenza, mandata da Dio una umiliazione. Figlioli, bisogna vederle così le cose. A noi devono interessare solo le cose che ci conducono a Lui. Quasi come uno che va in cerca di perle preziose e prende su varie perle: la guarda e se vede che non è preziosa la butta via. Come uno che va in cerca del pesce e tira su: se vede il pesce buono lo mette, so io, nel recipiente; se vede che il pesce non è buono lo butta via. Viene fatto un spoglio. Così anche noi, in tutte le nostre azioni, in tutti i nostri pensieri, in tutti i nostri affetti, dobbiamo fare uno spoglio: quello che è secondo Cristo lo teniamo, quello che non è secondo Cristo lo lasciamo. Questa è la vita dei veri cristiani.E concludendo: "Con l'esempio della sua vita e con la luce delle sue lettere (Paolo) ci invita a protenderci in avanti, noi risorti dal peccato, per guadagnare Cristo nel quale solo è 'vita, salvezza e speranza' per tutti gli uomini".
MO113,9[30-11-1966]
9.Vedete, il mondo, umanamente parlando, va molto male. Abbiamo guerre impiantate un po' dappertutto, odio, il Cristo continuamente bestemmiato, vuoi a destra e vuoi a sinistra; abbiamo ingiustizie sociali di ogni genere, abbiamo peccati che fanno gridare dinanzi al cospetto di Dio proprio la vendetta del Signore, abbiamo cristiani che si dicono cristiani e che non sanno neanche dove stia di casa il Cristo. Penso che è un'ora tremenda nella storia della Chiesa: ci sono delle anime sante, veramente sante, ma però guardate che Gesù non può essere contento di un cristianesimo come è vissuto, e non può essere contento che tante anime non conoscano il Cristo. Il Signore ci ha radunati qui e ci manda: ci manda a predicare il Vangelo. Però ricordatevi, il Signore vuole che predichiamo un Vangelo integro, un Vangelo come lo ha predicato Lui; no un Vangelo che è passato attraverso le 'cantine sociali', quando che in fine dopo non si sa cosa che ghe xe in fondo, no? Certi vini che passano attraverso certe cantine sociali...Diceva oggi don Giuseppe Rodighiero che hanno provato con un certo vino da messa che portano su ad Asiago a metterlo al caldo qua e là, e non l'è diventà axedo: non se xe sta boni ch'el diventa axedo. Ch'el sia vin? Punto interrogativo! L'hanno fatto esaminare loro all'università di Padova. Ma cosa vuoi, esaminandolo si trova il glucosio... si trova tutte le parti, no? Però, non l'è nda in axedo.Ecco, esaminando qualcuno si può dire: ciò, el xe a posto perché predica giusto, dixe belle parole... ma nol va in axedo. Eh, ci capiamo cosa voglio dire. Non nasce, non nasce, non nasce i cristiani, non nasce... Sì sì, teologicamente a posto, el predica ben, cose gravi no, ma manca "qualche cosa". Questo qualche cosa è proprio l'essenza. Anche se tu lo guardi esternamente, tu non... non c'è niente da dire, per carità...: bestemare nol bestema, robe grosse nol ghin fa, la Messa la dixe anca abbastanza pulitin, el breviario... però, però, però, manca qualche cosa. Cosa manca? Manca una vita. Guardate che il Signore sta domandando questo a noi.Ritorno al punto di partenza: questo è possibile soltanto se entreremo nel deserto; se lì ci incontreremo con Cristo, se lì ci sforzeremo di meditare profondamente Lui Figlio di Dio, Lui incarnato, Lui crocifisso, e poi salteremo fuori gridando: "È risorto! Siamo risorti anche noi.". Andiamo in giro nel mondo a gridare: "Guardate che stiamo correndo verso il Cristo risorto, che è là che ci attende nell'eternità". Amen.1 dicembre 1966