MI25,1 [27-06-1965]
1.Se una mamma porta nel grembo un bambino e il medico le ordina alcune iniezioni endovenose di calcio, la mamma va subito a comperare le iniezioni e poi da un infermiere per iniziare la cura. Certamente l'infermiere non prende l'ago e inietta il calcio nella testa, altrimenti, povero bambino, morirebbe improvvisamente, ma va in cerca di una piccola vena in un braccio e lì inietta quella soluzione che di lì a poco circolerà per tutto il corpo portando beneficio anche alla testa, portando beneficio al corpo intero. Cari fratelli, lo stesso metodo usa Nostro Signore. Quando nella Chiesa Dio vuole portare un rinnovamento, quando nella Chiesa Dio vuole scuotere l'intera massa, il Signore non usa fare iniezioni nel capo, ma usa cercare una piccola vena, e da lì parte il rinnovamento. Quando, per esempio, ad un dato momento la Chiesa si trovava in difficili situazioni, il Signore cercò una piccola anima: Francesco d'Assisi, e lo fece amante della povertà. Francesco arrivò a Roma con i suoi fraticelli, e si confuse nell'udienza pontificia. Ma durante la notte il Pontefice vide in sogno la chiesa di San Giovanni in Laterano che stava per crollare e un piccolo frate che la stava sostenendo, e il Signore gli disse: "Quel frate che tu hai visto, confuso in mezzo alla folla, sarà quello che sosterrà la Chiesa in questo momento". E il Sommo Pontefice mandò in giro per Roma a cercare quel fraticello, lo riempì delle sue benedizioni, approvò la sua Regola, e il mondo è stato salvato dal movimento francescano. Quando il Signore volle portare nel mondo la devozione al Sacro Cuore, il Sacro Cuore non è apparso al Papa dicendogli: "Voglio che nel mondo avvenga questo e questo...", ma è apparso ad un'umile suora. Mi scusino le suore, ma il Signore non è apparso neanche alla superiora, ma ad un umile suora. Chissà che fatica avrà fatto quella povera suora a presentarsi alla superiora e dire: "Il Signore mi dice, reverenda superiora, che vuole che la sua devozione...". La superiora avrà ribattuto: "Perché non è apparso a me che sono la superiora?". Eppure il Signore è apparso proprio a questa povera suora, e per di più suora di clausura, e la devozione del Sacro Cuore ora è diffusa sopra tutta la terra. Se volessimo citare altri esempi, ce ne sarebbero moltissimi.CHIESA
GRAZIA Corpo Mistico
ESEMPI sapienza di Dio
ESEMPI di Santi
ESEMPI umiltà
MI25,2 [27-06-1965]
2.Per esempio, nel secolo scorso, per scuotere noi sacerdoti e spingerci a farci santi, il Signore non ha preso un cardinale o un Papa, ma un umile curato di campagna, che non volevano neppure consacrare prete perché era troppo ignorante: il santo Curato d'Ars. E il santo Curato d'Ars oggi è venerato come protettore dei sacerdoti, come il prototipo della santità sacerdotale. Quando il Signore, sempre nel secolo scorso, volle scuotere il popolo cristiano, a Lourdes la Madonna non è apparsa al vescovo, ma alla povera, ed ignorante Bernardetta. Quando a Fatima la Madonna volle ancora richiamare l'umanità sulla strada giusta, venne a dire agli uomini: "Guardate che il Signore è stanco degli uomini, perché si fanno troppi peccati, perché si crede poco...". A chi è apparsa la Madonna? A tre poveri, umili pastorelli! Fratelli miei, è questo il costume del Signore, è questo il modo di agire del Cielo! Non si prende un'iniezione per iniettarla nel capo, ma in una piccola, umile vena, e piano piano tutto il corpo ne ha un beneficio. Mi pare che oggi il Signore stia facendo qualcosa di simile.
SACERDOZIO
CHIESA Papa
MARIA Lourdes
MARIA Fatima
DIO logica di...
MI25,3 [27-06-1965]
3.Il mondo d’oggi, e voi che siete un po' più anziani e avete visto qualche cosa prima della guerra potete confermarlo, il mondo d’oggi non è contento. Una volta eravamo più poveri, una volta non avevamo il frigorifero in casa; una volta nelle nostre famiglie misuravamo anche il cibo; una volta non c'era la televisione, non c'era la macchina; l'incontro con i sacerdoti novelli si faceva a cavallo, quando andava bene, e altre volte anche con il carro. Nonostante questo, possiamo dire che eravamo più contenti, eravamo più contenti. Non voglio disprezzare le conquiste del progresso, però, però, queste cose non ci hanno dato quella felicità che noi cerchiamo e desideriamo. Noi sentiamo che l'animo nostro ha bisogno di felicità. L'industriale la cerca nel lavoro, ma non la trova, non la trova! Lo stesso nella vita di famiglia, lo stesso nella vita di campagna... Ieri, voi agricoltori, al mattino dovevate alzarvi presto per arare la terra con i buoi, quando lavoravate tutto a mano; oggi la fatica è ridotta, oggi vediamo macchine dappertutto, eppure non abbiamo ancora trovato la felicità. Perché, o fratelli? Non condanniamo il progresso, ma la felicità si trova soltanto in Lui, in Nostro Signore! Senza disprezzare le conquiste che l'intelligenza umana, che è data da Dio, ha potuto fare, ci rendiamo conto che la felicità la troveremo soltanto quando ci avvicineremo a Dio.MONDO
FAMIGLIA
AUTOBIOGRAFIA
MONDO progresso
SOCIETÀ
lavoro
DIO idoli
Il riferimento è a don Pietro Martinello, che era stato consacrato sacerdote l’anno precedente e la cui famiglia risiedeva nello stesso paese di Rampazzo.
MI25,4 [27-06-1965]
4.Ed ecco, allora, che il Signore, come una volta, va in cerca di qualcuno e gli dice: "Senti, vai in mezzo agli uomini e insegna agli uomini ad essere ancora contenti e a sorridere". Ed è venuto qui, nel vostro paese, ha visto un marmocchietto che rideva sempre, rideva sempre. Penso che ve lo ricordiate; forse rideva anche quando serviva la Messa. Mentre stavamo uscendo dalla sacrestia, diceva il sacrestano: "Mi sembra ieri quando tu, don Pietro , e tu, don Venanzio, eravate chierichetti qui in sacrestia...". Don Pietro ha aggiunto: "Però siamo stati sempre buoni ragazzini, siamo stati sempre buoni bambini". Immagino che saranno stati come tutti i chierichetti di questo mondo. In modo particolare penso che voi ricordate don Venanzio perché sorrideva sempre, era sempre contento; non lo sapeva neanche lui per quale motivo, però il Signore lo sapeva. Il Signore poi se l'è preso, se l'è preso. La gioia che Dio aveva messo nel suo animo e nel suo cuore, dopo aver prima preparato la sua famiglia perché fosse culla di questa gioia, il Signore l'ha presa, l'ha santificata, l'ha elevata, e ha detto a don Venanzio: "Va nel mondo e porta la gioia a questo mondo che è sitibondo di gioia, è sitibondo di felicità. Va’ e portala, portala nei cuori, e di' alle creature e agli uomini, tu, sacerdote, che non si può essere contenti se si fa un connubio con il peccato. Per avere la felicità bisogna essere puri nel cuore, bisogna rinunciare al peccato, bisogna adorare Dio e disprezzare il peccato. Insegna agli uomini la gioia del cuore, la gioia intima di un'anima in grazia. Va, o don Venanzio, dice il Signore, va nelle famiglie e insegna che nella famiglia ci sarà la gioia soltanto quando a capo tavola ci sarà Lui, il Cristo". Vedete, amici carissimi, permettete questa frase confidenziale: finché noi non avremo in casa nostra, a capo tavola, padrone di famiglia, Cristo, non ci sarà la gioia nella nostra casa perché il fratello sarà contro il fratello e ci sarà sempre la discordia. Lasciamo il primo posto a Lui, al grande Re, al grande Signore, e allora vedrete che le piccole croci, inevitabili croci, che dobbiamo portare in casa, saranno più leggere e ci sarà la comprensione fra l'uno e l'altro: tra il genero e la suocera; ci sarà la comprensione tra fratello e sorella; ci si saprà sempre compatire, ci si saprà amare. Ecco quello che don Venanzio deve portare nel mondo: insegnare agli uomini che le nostre famiglie devono essere forgiate sull'esempio della Famiglia di Nazaret. Ancora un’altra riflessione.APOSTOLO chiamata
MONDO
APOSTOLO ambasciatore di Dio
SACERDOZIO prete
PECCATO
GRAZIA
FAMIGLIA
COMUNITÀ
GESÙ
MI25,5 [27-06-1965]
5.La nostra Congregazione ha lo scopo di portare nel mondo la santificazione del lavoro. Il lavoro è una cosa santa. Io dico spesso ai nostri giovani che il Signore ha fatto con noi come fa un papà quando porta a casa un giocattolo per il bambino, ma lo porta a casa ancora da montare: per esempio, una piccola automobile, una piccola radio. Allora il ragazzo guarda i disegni, poi prende i pezzi, li mette insieme e alla fine dice: "L'ho fatta io, l'ho fatta io!". In altre parole c'è il lavoro di chi ha composto quella radio e c'è il lavoro di montaggio che è riservato a quella creatura. Vedete, cari fratelli, il Signore ha fatto così con noi. Ci ha dato la terra e ha detto: "Questa è la cosa che tu devi montare; tu dovrai cavare il pane da questa terra; una parte ce l'ho messa io, ma una parte ce la devi mettere tu. Io ti ho dato l'intelligenza, ti ho dato le facoltà, ti ho dato anche la forza fisica, e anche tu devi collaborare". E allora, fratelli, il lavoro diventa realmente il complemento dell'opera creatrice di Dio. Il lavoro è un'espiazione dei nostri peccati, è un mezzo meraviglioso per acquistare meriti per il Paradiso. Noi non dobbiamo maledire la fatica del lavoro perché è una cosa santa: l'ha sperimentato anche Gesù, e ce l'ha insegnato nella bottega di Nazaret; l'hanno fatto i santi, ed è questo che dobbiamo portare nel mondo. Purtroppo oggi ci sono delle correnti tremende che maledicono il lavoro, che bestemmiano contro il lavoro e si dimenticano di Dio Creatore che ha imposto agli uomini questo passaggio di sacrificio, questo atto di stima verso gli uomini, perché potessero guadagnarsi il Paradiso.CONGREGAZIONE carisma
SOCIETÀ
lavoro
FORMAZIONE lavoro
PASTORALE giovani
ESEMPI famiglia
ESEMPI lavoro
DOTI UMANE
DOTI UMANE corrispondenza
CONSACRAZIONE disponibilità
ESEMPI corrispondenza
DIO creatore
PENITENZA
NOVISSIMI paradiso
GESÙ
lavoratore
MI25,6 [27-06-1965]
6.E allora l'augurio che io intendo formulare in questo momento al carissimo don Venanzio, nostro caro sacerdote, è questo: che possa entrare con questi ideali nel mondo, dove Dio lo chiamerà, dove Dio lo manderà, anche se per il momento gli ho affidato il compito di assistere i giovani che si preparano alla vita sacerdotale, donare il suo sorriso a coloro che saranno i continuatori dell'opera sacerdotale, mentre per un domani non so che cosa vorrà il Signore. L'augurio quindi che gli facciamo è questo: che possa continuare a sorridere e a insegnare agli uomini di oggi a sorridere ancora, nonostante le difficoltà che ci sono; a sorridere nell'intimo del cuore, perché ricchi di grazia di Dio; a sorridere nell'intimità della famiglia; a sorridere nelle officine e nei campi, dove il Signore ci ha chiamati continuamente a portare il contributo del nostro lavoro e del nostro sacrificio.SACERDOZIO
MONDO
APOSTOLO chiamata
CROCE
GRAZIA
FAMIGLIA
SOCIETÀ
