Meditazioni Originale > 1966 > SIAMO TUTTI RESPONSABILI

SIAMO TUTTI RESPONSABILI

MO54[09-01-1966]

MO54,1[09-01-1966]

1.... Vado avanti... e con la preghiera; adesso quando ho finito un primo momento di un paio di minuti, che voi alziate la mano e dite: “Don Ottorino, non son d'accordo con lu, non son d'accordo con lu”.
Quando (Luciano, alza la penna, 'sta roba qua te la sè xa...), quando, ho detto, ci siamo incontrati con quelli che hanno fatto i voti perpetui, ho portato un piccolo paragone, che voglio ripetere qui, ed è questo. Ho detto: state attenti, se prendiamo l'arciprete di Asiago e il vescovo di Padova, l'arciprete di Asiago ha ricevuto un compito dal Signore: santificare Asiago; il vescovo di Padova... poi nel cuore devono essere missionari tutti, guardare al mondo, tutti, no? Però, la sua missione specifica dell'arciprete di Asiago è di parroco, vicariato; del vescovo di Padova è la diocesi di Padova; poi, in collegio con tutto il mondo perciò missionari tutti e due. Ora, se guardiamo le grazie effuse da Dio, le grazie di stato: viste così, grazia di stato è una, sentiamo il nostro canonico teologo cosa ne dice, la grazia di stato del vesc... del parroco di Asiago è una, e quella del vescovo di Padova è un'altra. Lasciamo stare... diciamo grazia di stato. È chiaro che la grazia di stato del vescovo di Padova è più grande di quella del parroco di Asiago, come grazia di stato; come corrispondenza, come santità è un'altra storia; ma se una mamma ha sette fioi e un'altra ga venti fioi... siamo d'accordo con l'idea generale? E qui parliamo con linguaggio umano, d'accordo Mario? L'idea xe questa: l'arciprete di Asiago è stato messo lì arciprete di Asiago, e il Signore gli ha dato la grazia di stato. Il vescovo di Padova, diocesi di Padova: altra grazia di stato; il Papa, la grazia di stato. Vardandola con occhio umano, lassemo stare la corrispondenza, secondo la santità di ognuno e le doti di ognuno, ma qua ghe xe grazie particolari che viste così, ciò, pì grande che xe la missione, pì grande sarà le..., parlando con linguaggio umano. Però questa è la gamma ordinaria che, insomma, segue il Signore per distribuire le sue grazie. Poi ci sono delle altre grazie che, mi pare, anche il Concilio ne parli in qualche parte, vengono considerate, che siano un po' carismatiche, no? Ecco perché bisogna anche i laici che possono avere, magari l'ultimo laico, diseva padre Lombardi, magari l'ultimo laico de una parrocchia , può avere una grazia dal Signore che gnanca el parroco nol vede. E il Signore gli ha dato una missione magari particolare che, la pol fare santa Caterina da Siena, che razza de missione che la ga 'vudo che, se pol ben dire benissimo che la xe una missione che la rientrava un po' nella Chiesa, no? Vardè el santo Curato d'Ars, ga ricevudo proprio una grazia particolare, un incarico, vorrei dire, particolare dal Signore, nella sua semplicità con le doti che 'l gaveva, di essere un po' esempio a tutti quanti i parroci e a tutti i sacerdoti di santità sacerdotale. Siamo d'accordo fin qui?

MO54,2[09-01-1966]

2.Ora, io direi, anche una Congregazione religiosa, specialmente in questi momenti qui, dobbiamo considerarla quasi un dono di Dio, un dono di Dio, che ha una sua, ha un suo, vorrei dire, un disegno particolare, no? Come là, sul santo Curato d'Ars, che deve venir fuori questo lavoro che fa il Curato d'Ars, deve rispecchiare quello della Chiesa intera, così anche una Congregazione, guardate che ha una sua vocazione particolare, è un intervento, è un intervento, vorrei dire carismatico, del Signore!
Guarda, quando là, quando che san Francesco ha cominciato coi Francescani, va ben, dopo i se gavarà messi a posto... quel che te vui, però, però, però, e... san Giovanni in Laterano che se rabaltava, prima, in sogno, e là 'sto fraticello che lo tegneva su con le so spale: bisogna che ammettiamo che i Francescani hanno avuto una missione grandiosa nella Chiesa di Dio e i xe sta un intervento del Signore in forma straordinaria. Ora, le Famiglie religiose bisogna che le consideriamo in questa forma, perché o sono progettate direttamente - il Santo Padre prende cinquanta, sessanta preti e li ordina con questa missione, va ben - o sono veramente Famiglie Religiose volute da Dio per un disegno particolare, nate dal basso: se sono nate dal basso sono incarichi no? Il Santo Padre prende cinquanta, sessanta preti e dà un incarico... come prende uno e lo fa vescovo, va ben, e la grazia viene per quel canale là; ma se interviene il Signore direttamente, suscitando dal popolo un povero pastorello o un pochi de pastorelli, fioi, bisogna ca stemo 'tenti, bisogna ca stemo 'tenti, parché allora il Signore ci deve, ci porterà Lui dove vuole Lui, con quel fine che ha Lui.

MO54,3[09-01-1966]

3.Quali sono i fini oggi? Aiutare i vescovi, aiutare a dare una mano, ma guardate che una delle cose che pare che oggi dobbiamo fare è che è venuto un Concilio e dobbiamo dare una testimonianza proprio reale esterna di quello che è proprio il sacerdote e il diacono nel dopo-Concilio di oggi. Cioè il Signore ci ha portati sullo stesso canale del Concilio, perché siamo sullo stesso canale. Cosa ha fatto il Signore? Il Signore ha preso gli uomini di Chiesa e ha fatto un Concilio, e ha dato le linee; poi ti ha preso un gruppetto di qua e un gruppetto di là e noi ci troviamo, con Focolarini o con uno l'altro 'st'altro, che praticamente siamo dello stesso spirito del Concilio. Perché? Perché il Signore mentre preparava le idee, mentre preparava gli statuti, preparava anche gli uomini che avessero da attuare queste cose qui! In altre parole, il Santo Padre ci ha dato il Concilio, adesso ci vogliono i santi! Mai paura! "Nolite timere!". Adesso ci vogliono i santi che abbiano da attuare il Concilio.
Allora, la Congregazione oggi deve essere una collettività di santi che hanno da attuare il Concilio, che devono testimoniare: il prete, il Concilio lo vuole così, lo Spirito Santo il prete lo vuole così: eccolo qua, questo dev'essere il prete! Che non si chiama né don Ottorino né don Mario né don Piero; si chiama uno dei tanti, che devono perdersi poi nel numero.Ci vuole il diacono, è stato istituito il diaconato, eccolo qua il diacono! La Chiesa deve diventare più giovane? Eccola qua la Chiesa giovane, in questo modo! Santificazione del lavoro? Eccola qua! Santificazione del lavoro! Siamo d'accordo su queste robe qua? Don Piero, sei d'accordo? Nessun? Don Mario, ti? Tutti quanti d'accordo? Alzè la man se non sì d'accordo! Va ben! Adesso i particolari, se sa... Allora, cosa avviene, cosa ne avviene? Ne avviene che c'è una vocazione particolare, non mia solo, ma di tutti. Perciò la vocazione mia è la vostra. La missione mia è la vostra. Perciò la preoccupazione mia dev'essere la vostra. Dicevo, e l'ho detto in altre circostanze anche a voi, che no ghe xe superiore generale; sì tutti superiori generali, tutti superiori generali, cioè tutti siamo corresponsabili. Salviamo pure la disciplina, salviamo pure l'autorità, tutto quel che te vui... però tutti dobbiamo preoccuparci, preoccuparci fortemente per portare la Congregazione dove Dio la vuole. Perciò non possiamo fare, dire: “Mi go fatto el me dovere”, e xe a posto e xe finìo. “Mi gavea l'amministrazione e come amministrazion ghe gera altri, mi non c'entro!”. Qua non si può, non possiamo! Intanto perché, se volemo realizzare la santità collettiva, se non gavemo la santità collettiva non gavemo la Famiglia come vole el Signore, no? Pol miga ne la fameia dire: “Mi son addetto ...”. In una fameia i xe sie fradei e el popà; uno ze addetto alle vacche, vero, mettemo ch' el sia Magnaguagno, addetto alle vacche, eccolo là; lu va là drio le vacche e non ghe interessa ninte del frumento che xe in granaro; el va in granaro e el vede el frumento che fa le paveje là... “Boh! che me interessa, mi go le vacche da tendare, basta!”. Quell'altro, quell'altro invesse che l'è addetto al vignale, là, Toni, eccolo là, addetto ai vignai: el va in stalla e el vede le vacche messe male, che no i ghe dà da magnare, che le burla, che...; el va in granaro e el vede el frumento: “Bah! mi interessa mi, go i vignai, basta!”. E questo... de più de 'na fameia, no? “Mi, el dise, ca lavoro come un disperà coi vignai, e varda come che i tien le vacche, varda come che i tien el frumento!”. In casa, sì, in casa tutto, ma qualunque cosa, in bene o in male, siamo in società, siamo insieme, no? Ora, questo io vorrei che avvenisse nella nostra Congregazione! È vero, quello che è addetto ai vignai, non può mica pulire il frumento, quello che fa una roba no fa quell'altra; però, girando, el vede le paveje, el vede el frumento che soffre, el va a dirghe a so popà: “Ciò, popà, varda, ogni tanto, varda che a quel frumento bisogna darghe 'na passadina, bisogna stare attento”. No se offende né uno né l'altro, semo qua perché el danno de uno l'è el danno de tutti! Ora, come fare questo? Stabilirlo in forma generale, xe facile, no?, ma dopo, praticamente...

MO54,4[09-01-1966]

4.Per poter arrivare praticamente un po' a questo, "è piaciuto allo Spirito Santo ea noi",no?, di fare una cosa di questo genere qua: come in campagna, uno è addetto alla stalla, uno addetto al frumento, uno addetto al vignale, però tutti insieme dopo, no?, allora go pensà bene de far questo: scominsiemo a spartire le mansioni. Però, tutti corresponsabili delle mansioni, in modo che ghe sia alcuni che i deve portar avanti la Congregazione in quella data linea.
E allora cominciemo, cominciemo. Ghe xe alcuni gruppi. Primo gruppo: Movimento vocazioni. Nel movimento vocazioni go messo, qua ghe xe soltanto che el capo-gruppo. Dopo, al capo-gruppo ghe dago el bigliettin. El primo lo go messo mi, no? Ma, con questo, non vojo essere lo Spirito Santo, parché, se qualcuno dise: “No mi, varda, me sentiria più portà invesse, par esempio, invesse che a lavorar con le vocazioni andar in serca de benefattori e portar casa milioni”. "In hoc laudo", va ben! Perciò, se qualcuno domani ga desiderio, qualcuno pol dire che l'è lassà fora, beh,... par ch'el posto là, basta ca parlè. Sentì, parlè; qua go fatto tanto par cominciare a far qualcosa. Perciò mi go scritto soltanto il nome dell'incaricato, ghe dago el bigliettin all'incaricato e chi che xe i so colleghi, e cominciè a far qualcosa, parché mi interessa a far qualcosa. Per esempio: movimento vocazioni, oh!, capo-gruppo, presidente, quel ca volì, ciamèlo generale: don Erasmo, dove xelo? Non c'è. Comunque don Erasmo l'è responsabile... ah, sì, ben, don Erasmo. Allora, stè attenti, don Erasmo l'è el capo gruppo de questi. Adesso, quali xei i soldati che lu ga, o i collaboratori: nel caso vocazioni, tutti! Ghio capio? Nel caso vocazioni, no ghe xe ninte da fare, tutti! E ghe go dito questo a l'incaricati delle vocazioni. Naturalmente ghe xe Zeno, Vittorio, ecc... podì immaginarve se no ghe xe quei, eh! Stè atenti, stè atenti una cosa. Loro i deve fare una roba de 'sto genere qua: prendere in mano, ponemo, un caso. Quel che i vole e dire, ben: Pensionato studenti, cosa xelo, Madonna de Monte Berico, là ghe xe don Nereo, don Nereo Furlan; don Nereo Furlan, se no ghe gera in mezo monsignor Cielo, parché i gera amici ancora prima eccetera, el vigneva a finir qua, parché so papà el ga scominsià a jutarme nel quarantadue, quarantuno anzi! Nel quarantuno Furlan vigneva a far scuola gratuitamente qua, con le prime macchine, Furlan vigneva a far scuola regolarmente qua, e gratuitamente. Mai ciapà sinque schei, el maestro Furlan, e el ga sempre avudo el cuore tacà qua e ghe ga dispiasso che so fiolo andasse prete in seminario, ghe ga dispiasso che nol sia vegnù qua. Don Nereo è uno che va allacciato e agganciato. Ha in mano il Pensionato, ed è vicepresidente, viceassistente diocesano dei tusi dell'Azion Cattolica. Dunque... e, tra l'altro, sente il bisogno di amicizia, ga bisogno de qualcuno che divenga un pò amico suo...

MO54,5[09-01-1966]

5.Quei delle vocazioni i trova fora uno, e se no i ciapa pache, che divenga amico, ch'el vaga là, ch'el lavora insieme, ch'el fuma una sigaretta in compagnia se xe necessario, vero, che el comincia così e che pian pian ghe inietta lo spirito nostro e che pian pian, in modo che domani quell'altro senta de aver qua un'amico; trovato un amico, dopo un poco de tempo... un toso dell'Azion Cattolica; sa, un delegato Aspiranti, mi, sa, son ormai deciso a donarme al Signore, e immediatamente ga da vignerghe in mente qua.
Xe inutile ca 'ndemo a dirghe a uno: “Ciò, senti, fa un piassere, se te vedi qualche vocazion!”... Bisogna che a un dato momento ... Don Antonio Costa el gaveva el cuore qua, e cosa galo fatto? El me diseva un certo Graziano: "Ma come mai don Antonio el li manda tutti quanti qua?". Parché el ga el cuore qua, e cosa vuto fare, senza volerlo, quando che xe...: "Speta che ghe lo porto". Uno che ga el cuore in osteria, col ga un pochi de soldi el li porta là! È chiaro? No xe vero, ti Graziano, no la xe così, de solito, no? Ora, attento, attenti una cosa: Ecco... perciò dire: “Là dobbiamo trovare uno...”. Per esempio don Nereo, chi xe che ga amicizia con don Nereo, chi xe che podaria essere con don Nereo? Cominciemo subito. Chi xe che ga un po' de amicizia con don Nereo? Un momento: don Nereo xe un bon fiolo, spirito buono; ha bisogno, quello lì si sente legato le ali perché el gavea bisogno de spirito missionario. È uno che se te lo agganci può fare moltissimo, ma bisogna... in testa così. Casa, per esempio, e allora ti con Nereo; ti segna: don Nereo. Oh, un momentino, vedemo: Villa San Carlo! Chi? Don Mario! Se te ghe bisogno de qualche giornatina de riposo, te ciapi la macchina, te ve da don Domenico e, sta attento, te ghe porti el fascicoletto: te ve là, te bevi el caffè, te ghe porti la sigaretta là: don Mario deve sfondare San Carlo, digo male? Ninte da fare! Vardè che no gavì la promozione ai gradi superiori, se no. Per esempio, Lino Genero. Dove xe che l'è quelo, a lavorare? Chi xe che xe amico? Ruggero, ti? Allora attento: responsabile don Lino, e dopo ciàpete pure insieme luri, va insieme con luri, ti, varda, parché non vui ciapar uno: ma, mi credea, mi no credea: don Nereo e don Lino. E vedemo cosa che xe bon fare uno e xe bon fare quel'altro. Se ghin'è altri, ve insieme magari un paro, ve là ogni settimana; mi no me interessa, anche se qualche domenica dovessi andar fora in sie sette otto diese quindese, oh! Fioi! Chi ghe xe a capo del Cenacolo? Don Lino! E allora, una squadra xo...

MO54,6[09-01-1966]

6.Beh, ma ghe xe dopo quel Pensionato, coso, quello là... di don Grolla . Niente chiacchere inutili! Chi che xe là, su là? Don Grolla, don Valentino. Chi ghe xe che ga un poca de conoscenza con don Valentino? Mario con don Valentino. Dopo ve mettarì d'accordo. Intanto mi m'interessa uno che ghe staga su per le calcagna: che vada un altro o 'st'altro, importa niente, uno per ogni... se va a contarghela.
Per esempio, nel Pensionato podì 'ndare 'na sera a farghe per esempio el cinema della Terra Santa, ve farghelo, con don Nereo per esempio, qualcossa... Domani, co vegno casa dall'America Latina, ghe femo vedere qualcossa: sveiarse fora, insomma sveiarse fora! Andemo, dai, non semo più bambini qua! Oh, adesso non 'ndemo avanti, ghi capio che lavoro che mi intendo fare. Dove qualcuno ga delle iniziative, le porta al movimento delle vocazioni... se podaria... Poco fa, il nostro Giovanni Galvan, di felice memoria, el me domandava una cosa: el dise che un certo prete ghe ga domandà se a Pasqua fosse possibile andare come diacono a jutarghe. Vedere, per esempio, nella diocesi di Vicenza, qualche parrocchia de quele dove che se sa che ghe xe vocazioni, se sa che i ga bisogno, un qualche diacono che vada per tutta la settimana a darghe una mano. Me gavio capio? Magari due tre diaconi con l'incarico specifico de far zo el prossimo e de fare amicizia. Adesso lu 'l va, lu 'l va come che va qualcuno che va in casa de uno... i saladi... con l'intenzion de andar a robare... te ve là e ancora al primo giorno te vardi... quel'altro e 'st'altro, te ve là, te fe el macaco... Oh! Bisogna avere spirito de conquista! Ghemo da salvare el mondo, fioi! Quando... mi vo in America Latina, se me fermo de qua e me fermo de là, e i scominsia: ... sinque sie preti, el manda sinque sie assistenti, el me daga un altro, el me daga un altro! Cossa ca ghe daga, se no lo go! Don Marcello che va zo... Doman passando monsignor Caliaro... doman monsignor Luna che el me dise: sa, almanco sette-otto... Oh! Popolo italiano! Perciò, qua se tratta de dare movimento, de dare... Go vossudo fermarme un po' su questo primo ministero, sul primo movimento, perché m'interessa questo e interessa tutti.

MO54,7[09-01-1966]

7.Secondo... secondo: Consiglio di lavoro.
Anche il lavoro ha la sua importanza, no? Sia... no bisogna mia ca scherzemo! Se domani el Signore ne aiuta che cominciemo con la parte commerciale, ga la so importanza perché se domani per esempio, ga importanza formativa e ga importanza economica. Bisogna che arrivemo noialtri col nostro lavoro a poter dire: “Don Piero, va zo co 'sti vinti milioni, dighe che i se mova, dai, là; fa questo, fa quelo!”. A un dato momento, ciò, se don Calabria xe riuscio a darghe sentosinquanta milioni a Milano per far 'na ciesa, insomma, a un dato momento, o benefattori o lavoro; i xe due canali: lavoro e benefattori, no! Aiutati che il Cielo t'aiuta! Noialtri dovemo fare la nostra parte col lavoro, e dopo fare la nostra parte con la parte beneficienza; ma la parte nostra lavoro, bisogna ca la femo. E allora ecco il Consiglio di lavoro che ga questo incarico di vedere, per esempio, massimo rendimento; e allora lì, col Consiglio di lavoro, diretto dal nostro carissimo e gentilissimo signor Vinicio, si vedrà un pochino di fare l'esame di coscienza su quel punto lì. Consiglio di disciplina: Consiglio di disciplina, cosa xe che la ga... Anca la Casa dell'Immacolata ga la sua parte di disciplina. Perché, domani, se pol mia pretendere che domani la Messa xe alle sette della mattina, se vada alle sette e cinque minuti; se domani se ga dito che se ga da andar far una conferenza alle cinque della sera, andar alle cinque e un quarto: sa, no go mia possudo! Perciò digo: bisogna abituarse da giovani! E abituarsi anche ai piccoli particolari che, sia perché li domanda il Signore attraverso le piccole cose, specialmente le piccole cose, sia per abituarsi la parte umana, utile nel campo apostolico. Allora, quelli addetti, alla disciplina, e adesso si vedrà chi che i xe: qua, a capo go messo don Luigi, intanto che ghe go dà l'incarico a don Luigi Furlato, el ga la parte de qua, el noviziato, e... dopo si vedrà chi cosa come, ghe xe don Venanzio... un po' incaricati. Dopo il Comitato se trova e se coordina in modo che la disciplina, ghe xe el noviziato, ghe xe i grandi e ghe xe i piccoli, no? Se cercherà di coordinarle insieme in modo che ghe sia l'armonia per quanto xe possibile... Xe giusto o no? Mia d'accordo? Sì? Un altro: Centro di spiritualità. Ora che compito galo questo? Fin desso ghi capio i compiti de 'sta roba qua, no? Sì o no? Centro di spiritualità lo savemo già, ma ga el compito di mantenere quella che xe la spiritualità. Per esempio, su ad Asiago ghemo fatto quell'incontro e ghemo trattà i vari temi de quel fascicoletto là. Beh, promuovere cose del genere spettaria al Centro di spiritualità, il quale Centro di spiritualità ga da tegner viva la fiamma della spiritualità della Congregazione, no? Adesso, per esempio, ghe xe questo fascicoletto che l'è sa fatto e l'è sta compilato ad Asiago, adesso ghe xe le critiche da fare, ghe xe le critiche e le osservazioni da fare eccetera Xe el Centro di spiritualità che deve seguirselo un pochino, gli addetti al Centro di spiritualità... le critiche fin che se vole, a stabilire, a raccoglierselo, a stamparlo, che el vegna distribuio, di modo che ghe sia.. Domani ghe vien in mente de far qualcosa d'altro, in modo che sia sempre qualcosa che tenga accesa un pochino la fiamma della spiritualità della Congregazione. Ve sì za messi d'accordo, voialtri, no?

MO54,8[09-01-1966]

8.Poi, Direzione del noviziato.
Va ben, quella la se sa zà, che ghe ze el noviziato, tanto per far saver che ghe ze anca quelo. Commissione della liturgia. A capo ghe xe don Luciano Gallinaro e ghe xe anche el canto sacro. E allora ghe xe qua, me pare, don Antero par el canto sacro: liturgia e canto sacro, e ghe xe i due consoli insomma, i due consoli... Anche qua attenti, nella liturgia e canto sacro, el nostro caro Battista el ga fatto gli elogi: bene, el ga dito, veramente bene, funzione fatta bene, con serietà, eccetera Ghe ga piasso. Attento: qua bisogna stare attenti che nel preparare queste cose qua, podemo preparare domani gli apostoli, e perciò dobbiamo tener presente di fare le cose sempre bene, fatte bene, e anche portando qualcosina di novità, qualche volta... anche qualcosina, in modo che domani si preparino i parroci, i cappellani e gli aiuti delle parrocchie, no? Qua certamente cercaremo de tenere un po' su i toni un pochino, perché non tutto quello che se fa qua se pol farlo fuori, ma però tenete presente anche nei canti, in tutto, che domani ci sia un patrimonio che uno si porti via un patrimonio, te par giusto don Matteo, no? Anche se gavemo tegnù presente questo già. Che si faccia una cosa e anche l'altra. Per esempio fuori non sapranno forse cantare come avete cantato oggi; però ci sono tante cose che si possono fare anche fuori. Ora, tener presente: qui teniamo su il tono bene, ma in qualche cosa, per esempio, anche con la funzione eucaristica, eccetera, qualche cerimonia eccetera, qualcosina tener presente possa essere fatta anche fuori. Guardate che fuori è duro, specialmente se ve in Bassitalia, cioè in Bassitalia là, o in America Latina, ghe sarà anca la crocifission de Nostro Signore, vero... la Bibbia del popolo, disea monsignor Luna. L'è l'unico punto di partenza per partire e andare, cioè partire da là per arrivare all'altra parte.

MO54,9[09-01-1966]

9.Poi, Consiglio per gli studi.
E qua, direttore metemo don Piero! Voialtri direte: “Cosa c'entrano”. Stè boni! Qua i pool metterghe, per esempio riguardo il magistero, riguardo... Ghe xe anca el nostro caro... e naturalmente don Mario, don Luigi, don Venanzio, il nostro caro ingegner Filippi, Paolo Crivellaro... Se dopo ghe ne sarà qualche altro che vorrà aggiungerse, per carità, in quanto podemo, col cuore. L'essenziale xe che, oh, ghe vole cultura. E allora mi diria, quela dei tusi, un pochino, mi podaria anche osservare, per esempio, questo: che in studio, per esempio, ieri son 'nda in studio, supponi, e i tusi che rideva, che faseva questo che faseva quelo, in liceo, che nicchiava. E allora se podaria dire... e allora bisogna dirghe ai professori, durante el scrutinio: “Professore, varda, ghemo visto che fose in genere i tusi del liceo i ga poca lezion; sarà el caso de darghe calcossa de più parché i ga poco da studiare”. Vardè che i tusi che ga fatto il liceo in seminario i gera sempre preoccupà, no i ghe la fasea mai col studio, eccetera Può darsi che a un dato momento i li fassa studiare massa, e allora, poareti, i more dallo studio e allora dirghe ai professori: “Fe un passere”, come che ga dito quell'altro, don Antonio, el fassa un piassere, ga dito padre Lombardi, no?... sanatorio, matematica, ma può darsi che ghe sia anche l'altro caso in cui se deva dire: “Qua i xe tusi giovani, i ga bisogno di essere un po' stimolati... non i xe bon studiare da soli... i ga tempo libero e i lo perde, i stiracchia là. Signori professori, per piacere, forse bisogna che tirè un pochettino di più! Ma, questo mi no fasso, non fasso: tocca ai nostri venerabili signori in studio. Per esempio, ghe xe, ghe xe la biblioteca, la biblioteca, e là te vedi certi libri, romanzetti... consumati tutti; qualche libro, un po'... anche per verzare un po' le idee un pochino eccetera i xe là belli nuovi eccetera... Una bella osservazione del direttore degli studi: “Signori miei, varda, per conto mio”, una domanda fra 'na roba e quell'altra, ... semo qua, prende la parola: chi è che prende la parola? Il Prefetto degli studi; va ben, prendi la parola: “Signori, vardè che mi go osservà questo questo e questo, me dispiase ma qualcosa non va!”. Xe sbalià questo? Ve go dito già in partenza che dopo, tutti semo responsabili de tutto, ma che ghe sia almeno uno che muove! Supponi, don Erasmo, ti te si incaricato, presidente, come che gavemo dito prima... per le vocazioni, non ti si dentro nello studio, però te te accorzi, non te si dentro nella commissione dello studio, però te te accorzi che ghe xe i tusi davanti lì che perde tempo inutilmente, da bon fradelo te ghe disi: “Senti, caro fiolo, o fratellino mio...”. 12 gennaio 1966