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TEMI DI VITA COMUNITARIA

MI30 [31-10-1965]

31 ottobre 1965

La Voce dei Berici è il settimanale della diocesi di Vicenza, che all’epoca veniva stampato nella tipografia dell’Istituto San Gaetano.

L’assistente Francesco Attorni era incaricato, all’epoca, della segreteria e dell’amministrazione dell’Istituto San Gaetano, alle dirette dipendenze di don Aldo e di don Ottorino.

Don Pietro Martinello era addetto, all’epoca, alla segreteria personale di don Ottorino, e mons. Carlo Fanton era il vicario generale della diocesi e stretto amico di don Ottorino e della Congregazione

MI30,1 [31-10-1965]

1.Quando scrivete una lettera, anche se è indirizzata a vostra mamma, anche se è diretta a vostra sorella o a vostro fratello o a chicchessia, dovreste domandarvi: "Se questa lettera venisse stampata con la mia firma su La Voce dei Berici , ne sarei contento?". Non scrivete mai una lettera, neanche alla persona più intima, se non siete disposti che venga stampata su La Voce dei Berici. Avete capito? Mai, mai! Le vostre lettere devono essere sempre scritte in modo che possano essere pubblicate, perché una lettera può andare persa, la lettera può andare in mano a una persona che poi la mostra ad un'altra... Non fate assolutamente mai uscire dalle vostre mani una lettera se non vi sentite la forza di dire: "Beh, è una cosa riservata. Però se la stampano su La Voce dei Berici non vuol dire niente. È vero, sono cose riservate, cose intime fin che si vuole, però se anche le stampassero non disonorerei per niente la mia persona".
Per questo, allora, io darei un consiglio: quando scrivete certe lettere un po’ riservate e avete qualche dubbio, avvicinate qualcuno e domandate consiglio. Questo ve lo dico non soltanto adesso, ma anche se avrete cinquant'anni, perché questo è il mio modo di pensare e di agire. Proprio ieri, ad esempio, io ho scritto una lettera a mons. vescovo; dopo averla scritta l'ho mostrata all'assistente Francesco ; dopo averla mostrata all'assistente Francesco l'ho mostrata a don Aldo; dopo averla mostrata a don Aldo ho mandato don Pietro a mostrarla a mons. Fanton, e solamente alla fine l'ho mandata. Ognuno di noi, infatti, ha il suo punto di vista personale per valutare le cose, ma è giusto che anche gli altri la leggano per dare la loro opinione.

DOTI UMANE criterio

CONGREGAZIONE fondatore

DOTI UMANE

CONGREGAZIONE collaboratori

COMUNITÀ

corresponsabilità

Don Luigi Mecenero, sacerdote dal 1962, era all’epoca responsabile dell’Istituto San Gaetano di Asiago (VI).

MI30,2 [31-10-1965]

2.Trattava una questione che volevo puntualizzare e per la quale ho preso una chiara posizione dicendo: "Eccellenza, mi dispiace per questo, questo e questo motivo...". Ho preso posizione, ma potrei essere spinto dalla collera, spinto un po' da un momento di astio, magari essere spinto da altri sentimenti poco corretti. Non è una lettera contro il vescovo, ma contro gli industriali che se la sono presa per la questione che abbiamo comperato una macchina tipografica bicolore.
Vi dico quindi con il cuore di non fidarvi di voi stessi. Potrei tirare fuori molti casi concreti in proposito, perché la lettera lascia sempre un segno, di cui non avete neanche idea. A volte può succedere che si dimentichi un impegno preso, come è capitato, per esempio, ad Asiago, a don Luigi , il quale ha poi esclamato: "Perbacco, mi ero dimenticato!". Ci sono alcuni che per natura hanno la dote che quando hanno detto, hanno scritto e non si discute, mentre altri non ce l'hanno per natura e allora bisogna che facciano un atto di virtù, bisogna che si aiutino.

VIZI

COMUNITÀ

fraternità

MI30,3 [31-10-1965]

3.Io, per esempio, ve l'ho detto anche ultimamente, non ho il dono di ricordarmi le cose, e poiché so che dopo mi sfuggono e si accavallano una dietro l'altra, per non dimenticarmi devo ricorrere a sotterfugi: metto un oggetto in una scarpa per ricordarmi al mattino, o metto qualcosa sopra il colletto che devo usare il mattino seguente, o scrivo un bigliettino con la cosa che ho da fare e dopo lo metto nel breviario, in modo che quando ho un impegno è un impegno che devo compiere.
Chi non ha tanta memoria bisogna che si affidi a stratagemmi per ricordarsi.

ESEMPI

Il riferimento è a Giuseppe Azzolin, che già aveva completato il corso ginnasiale e stava facendo l’anno canonico di noviziato.

MI30,4 [31-10-1965]

4.Ma quando hai ricevuto un impegno, questo non si discute, questo bisogna farlo, perché altrimenti, a un dato momento, non abbiamo uomini di parola, e questo si ripercuoterà un domani nella vita apostolica. Se, per esempio, ti chiamano per un ammalato, hai una predica da fare, devi andare a fare un ottavario, o se ti dicono: "Fra quindici giorni hai da fare una predica il giorno tale all'ora tale", non puoi dimenticarti e poi scusarti dicendo: "Perbacco, mi sono dimenticato". Non è ammissibile che ci si dimentichi, come non è ammissibile che il dottore faccia una operazione e dimentichi fuori un pezzo di intestino, o levi il cuore e dimentichi di riporlo al suo posto: "Perbacco, mi sono dimenticato di mettere dentro il cuore!".
Andiamo al pratico, e vi offro un caso solo perché ho un caso solo. L'altro giorno arrivò una telefonata con l’annuncio della morte della nonna di Azzolin , della quale ieri mattina c’era il funerale. A un dato momento, all'ora del funerale, telefonano: "Allora, vieni a casa, sì o no?". Io non voglio tirare fuori nomi e cognomi, ma qualcuno si era dimenticato di dire ad Azzolin che era morta sua nonna. Questo non è ammissibile, questo è uno sbaglio grave di grammatica come mettere un soggetto all'accusativo. Le scuse non servono: "Ma è capitato questo, ma è capitato quell'altro". Se muore una persona, e per di più una persona di casa, non si può assolutamente dimenticarsi di avvisare. L’interessato non può certo dire a casa sua: "Si sono dimenticati di dirmelo!".

APOSTOLO missione

DOTI UMANE

COMUNITÀ

MI30,5 [31-10-1965]

5.Che figura fa tutta la Congregazione? Potrebbero commentare: "Che organizzazione c'è? Muore una persona e si dimenticano di dirlo!". È inconcepibile! Neppure se ti è venuta una paralisi apoplettica puoi dimenticarti una notizia del genere. Non è concepibile, non c'è nessuna scusa che regga! Per conto mio, chi ha avuto quella dimenticanza è squalificato, completamente squalificato. Non voglio neppure sapere chi è, non so chi sia, ma ripeto che queste cose sono inconcepibili.
Sei lì, hai il telefono in mano e devi dire, per esempio, a don Ottorino: "Don Ottorino, ha telefonato mons. vescovo dicendo se per piacere può, domani sera, andare da lui". Non puoi dimenticarti. Che scusa gli porto se non ci vado?

CONGREGAZIONE

ESEMPI

MI30,6 [31-10-1965]

6.Il vescovo mi direbbe: "Ho telefonato". Io dovrei rispondergli: "Purtroppo il portinaio si è dimenticato di avvisarmi". Ma la colpa è mia perché ho messo un inetto al telefono. E il vescovo mi direbbe: "Ma, scusa, che tanghero hai, che stupido hai al telefono? Hai messo una mummia o hai messo un uomo?".
Io vorrei che vi rendeste conto di questa responsabilità, figlioli: quando si prende un incarico, fosse anche quello del telefono, fosse anche quello di spazzare la portineria, o qualunque incarico, anche quello di cambiare l'acqua santa, per esempio, bisogna essere fedeli nel compierlo. L'altro giorno è venuto a visitarmi mons. Luna. Entro in chiesa: mamma mia, se non c'erano le rane nell’acquasantiera poco ci mancava. Allora chiesi subito al primo che incontrai: "Fa un piacere, va a cambiare l'acqua santa!". Possibile: i nostri sacrestani che uomini sono? Non si accorgono che l'acqua santa è indecente? Non era indecente anche per gli altri? Possibile che andando in chiesa nessuno abbia fatto un segno di croce? E se facendo il segno di croce ha visto l'acqua santa così sporca, possibile che non abbia detto: "Per carità, aspetta, aspetta che questa cosa non va"? Se una mamma entra in casa e vede che il gatto ha sporcato dentro della porta, lascia lo sporco dentro? Anche voi dovete avere questa sensibilità. Quando ricoprite una carica, bisogna svolgere il proprio compito da uomini, da uomini! Perché noi abbiamo bisogno di uomini che vanno, prendono in mano una missione e vanno fino in fondo. Stop! C'è qualcuno che ha qualche cosa da obiettare?

DOTI UMANE

COMUNITÀ

DOTI UMANE fedeltà

Don Ottorino si riferisce a padre Riccardo Lombardi S. J., fondatore del Movimento per un Mondo Migliore, attorno al quale si erano sviluppate molte altre iniziative di ordine pastorale e spirituale.

MI30,7 [31-10-1965]

7.Per il problema che ora vorrei trattare mi dispiace che non ci sia don Flavio perché è stato lui il primo a dire: "Adesso noi andiamo a Roma e si potrebbe assumere qualcosa di padre Lombardi, c'è l'Oasi, c'è una iniziativa, ce n'è un'altra...". Noi, ricordiamocelo bene, non siamo né di padre Lombardi, né dei Focolarini: siamo della Pia Società San Gaetano! Se poi possiamo assumere qualcosa da una parte e qualcosa dall’altra è un conto, ma noi, come Congregazione, non possiamo schierarci con una corrente, con un’altra o con un’altra ancora. Questa chiarezza di idee e di scelte è necessaria perché ad un dato momento diventiamo infantili invece di diventare uomini.

PASTORALE parrocchia

CHIESA Movimenti ecclesiali

CONGREGAZIONE

Don Pietro Martinello aveva partecipato a un corso lungo presso il Centro per un Mondo Migliore di Rocca di Papa (Roma), durante il quale aveva avuto modo di conoscere personalmente e da vicino padre Lombardi.

Padre Giuseppe Piantoni, comboniano, originario della città di Vicenza, prestò per alcuni anni il suo servizio presso il Movimento per un Mondo Migliore.

MI30,8 [31-10-1965]

8.Vi prego, però, di non fraintendere quello che vi dico adesso. A un dato momento alcuni potrebbero dire: "Noi abbracciamo in pieno padre Lombardi perché dice così...". Invece anche se noi apprezziamo le prediche di padre Lombardi, le sentiamo e le assimiliamo, dopo non possiamo metterci a predicare dicendo: "Sai, padre Lombardi dice così, padre Lombardi dice colà...". No, no, no!
Mi permetto di dirvi che noi dobbiamo avere il Vangelo e la nostra linea. Neppure dobbiamo dire: "Perché la nostra spiritualità...". No! Vangelo, Vangelo, la nostra sola spiritualità è il Vangelo e perciò attacchiamoci ad esso. Dopo tireremo fuori frasi di padre Lombardi, dei Focolarini... ma ricordatevi che non dobbiamo mai appellarci a Movimenti particolari, perché noi dobbiamo inserirci nella Chiesa. In caso contrario la Congregazione viene sbattuta di qua e di là secondo i Movimenti. Vi porto un esempio. Voi avete sentito le prediche di padre Lombardi e siete pienamente d'accordo con il loro contenuto, specialmente in quello che si riferisce alla spiritualità e alla carità. Non crediate, però, che tutto sia perfetto perché - fra noi parliamo sempre con la massima schiettezza - se padre Lombardi è un sant'uomo, è allo stesso tempo un po' dittatore, un po' duce, anche secondo l'impressione che ne ha avuto lo stesso don Pietro. Per questo suo modo di fare non piace a tanti. Mons. Luna stesso, quando è venuto qui l'anno scorso, mi diceva: "Andate da padre Lombardi; mandi un gruppetto di chierici a fare un corso; se vuole pago io...". Quest'anno invece mi ha preso da parte e mi ha confidato: "Noi vescovi dell'America Latina siamo stati molto e molto disgustati dell'ultimo corso che abbiamo avuto presso il Centro per un Mondo Migliore. Pensi che padre Lombardi è rimasto molto disgustato per non essere stato invitato al Concilio; sperava di essere chiamato come teologo del Concilio, di essere anche lui dentro al Concilio, e adesso è un pochino avvelenato. Noi vescovi, dopo la chiusura del Concilio, siamo andati per un corso e siamo ritornati un po' disgustati". E vi dico di più: la Santa Sede, anzi il Papa stesso ha dato l'incarico al superiore generale dei Gesuiti - vi dico tutto questo perché vi svegliate fuori - di risolvere la questione di padre Lombardi a proposito del Movimento per un Mondo Migliore, perché per padre Lombardi come predicatore c’è la massima stima per il suo spirito e le sue qualità, mentre invece non gode fiducia come organizzatore. Queste cose, però, le avevamo sempre dette anche alcuni anni orsono. Quando padre Piantoni , che si trovava a lavorare nel Movimento, è venuto a confidarsi con me, gli ho detto: "Il mio giudizio a proposito di padre Lombardi come predicatore è di pieno accordo, ma se pretendi da lui una organizzazione che deve durare attraverso i secoli e quindi unirti a lui, ho i miei dubbi". E infatti in seguito mi ha dato piena ragione, si è distaccato ed è andato dal suo superiore generale a dirgli le sue perplessità. Tutti ora stiamo constatando la fondatezza di questi dubbi.

PAROLA DI DIO Vangelo

ESEMPI movimenti

FORMAZIONE

CHIESA Vescovo

CHIESA Movimenti ecclesiali

S. E. mons. Marco Caliaro, scalabriniano, vicentino di origine, era all’epoca vescovo della diocesi suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, nella quale la Congregazione stava per assumere una parrocchia a Monterotondo (Roma).

Padre Virginio Rotondi S. J. fu accanto a padre Lombardi all’inizio del Movimento per un Mondo Migliore, dal quale in seguito si staccò. Fu allora che cominciò il Movimento delle Oasi, gruppi di forte spiritualità.

MI30,9 [31-10-1965]

9.Continuiamo ora con la riflessione. Supponiamo che noi accettassimo in tutto padre Lombardi e vedessimo solo oro in lui. Io so, però, che mons. Caliaro non vede bene il Movimento, per cui ci troveremo approvati da una parte e respinti da un’altra, mentre noi dobbiamo passare dappertutto, figlioli. Questa scelta ci taglierebbe le gambe perché verremmo catalogati come coloro che hanno abbracciato un determinato Movimento.
Noi dobbiamo fare come l'ape che va su tutti i fiori in cerca di nettare e dove ne trova lo porta via. Il nostro atteggiamento è proprio questo: dove c’è del bene, lo portiamo via. Padre Lombardi è un'anima bella, e ha avuto un dono speciale per la predicazione: la semplicità, la chiarezza, le idee. Portiamo via questi aspetti buoni, impariamo a predicare come predica lui, impariamo a vivere quello che predica lui. Per questo sentiremo e commenteremo le sue prediche, ma dopo non diciamo: "Padre Lombardi...". È preferibile lasciar stare. Se vai a sentire una predica in chiesa, è Cristo che battezza, è Cristo che predica; non è Paolo, non è Pietro: è Cristo! Accettiamo le parole di padre Lombardi e la sua predicazione come parola del Cristo, del Vangelo. È sbagliato? Siete d'accordo su queste cose? Che cosa ne dici, don Pietro? Ho creduto bene dirvi queste cose, ma è bene che non andiate a tirarle fuori di qua e di là, perché in casa le dico proprio con il cuore. Perciò sse un domani - e questo l’ho già detto a don Flavio - tu vai a Roma, non tirar fuori padre Lombardi, non tirar fuori padre Rotondi, non tirar fuori l’idea di cominciare subito con le Oasi... Lascia stare, e comincia con l'Azione Cattolica con lo stesso spirito delle Oasi, comincia con le organizzazioni generali, però con lo stesso spirito di padre Lombardi, con lo stesso spirito dei Focolarini, con lo stesso spirito delle Oasi. Puoi fare le stesse cose, se vuoi, ma non chiamarle mai Oasi, non chiamarle mai Focolarini: chiamale parrocchia, chiamale organizzazioni parrocchiali, e puoi fare quello che vuoi. Puoi fare quante conferenze vuoi, puoi organizzare come vuoi e nessuno può dirti niente. Siete d'accordo su queste cose? Ora io vi dico tutto questo perché un domani possiamo attingere con intelligenza, perché Movimenti ne abbiamo moltissimi: per esempio, c'è il Movimento degli ammalati di mons. Novarese del quale mi parlava mons. Luna e che è una bellissima iniziativa. Andiamo, attingiamo, sentiamo, ma dopo lo farai tu con gli ammalati della tua parrocchia un bel movimento degli ammalati che offrano le sofferenze per la parrocchia. È sbagliato questo?

ESEMPI

DOTI UMANE

APOSTOLO

GESÙ

FORMAZIONE

MI30,10 [31-10-1965]

10.Avevo annotato fra i temi da trattare: veste talare, e di seguito avevo scritto: sacerdotale.
Ieri sera siamo andati a Monte Berico con monsignor Luna. Dopo la Messa avevano preparato il caffè e non sono neanche andato a prenderlo con i Padri. Un padre anziano disse: "Oh, Eccellenza, mi raccomando a voi vescovi; non toglieteci la veste perché ci rovinate; non state a prendermela, per carità, perché io voglio morire con la mia corona al fianco!". "Per carità, senti che cosa tira fuori! - diceva scherzando mons. Luna - Che cosa vuole che sia; non fissiamoci su queste piccole cose! Sa che bello sarebbe con un bel cappellino messo bene...!". E ha scherzato un pochino. È certo che, se non è oggi, sarà domani, ma anche in Italia sarà tolta la veste. Però mons. Luna continuava ad insistere dicendo: "È una cosa dolorosa che tanti se la levano perché non vogliono apparire come preti. Infatti, anche a Roma, si vedono parecchi preti vestiti in borghese con nessunissimo segno del sacerdozio".

SACERDOZIO prete

MI30,11 [31-10-1965]

11.Un domani si può andare con la veste nera o cenere o che so io, ma ci deve essere un colletto, ci deve essere un piccolo segno. Anche in America del Nord ho visto tutti i preti vestiti alla stessa maniera: Domenicani, Francescani, senza nessunissima distinzione neppure nei vestiti; i sacerdoti hanno la loro divisa, i sacerdoti sono vestiti così!
Ora, bellissimo, per carità, ma quello sul quale mi batto è di non avere noi la smania di essere i primi. Verrà, state sicuri, che anche la tonsura sarà tolta, perché è una cosa che non regge più. Però, adesso, finché c'è la norma, bisogna averla e non andare senza tonsura a Monte Berico ad assistere il vescovo come ha fatto qualcuno ieri sera. Succede che in futuro verrà tolta, e questo è certissimo, perché con il nuovo Codice verrà tolta e magari verrà tolta anche dai vescovi; io però vorrei insistere dicendo di non essere noi i primi a lasciarla. Senza dubbio questo avverrà, come pure il diaconato verrà, non abbiate paura, ma dobbiamo essere prudenti davanti a molti che gridano perché vogliono restare senza veste: la veste pesa loro, cioè la divisa da prete pesa loro. Oh, andiamo al concreto perché voi volete cose concrete, non cose astratte. Noi siamo andati a Roma, e poi in Terra Santa. Siamo andati in Terra Santa ed eravamo trenta preti; era scritto che si poteva andare con la veste o con il clergyman. Vi ripeto che erano parecchi i sacerdoti, ed esattamente trentatre: parecchi la veste non l'hanno mai indossata e non avevano alcun segno da prete, ma solo un crocifisso che hanno messo soltanto quando sono tornati a Roma. C'era, ad esempio, un parroco di Verona, che aveva una camicia di fuori e maniche corte, ed è sempre rimasto così con tutta indifferenza, e nessuno avrebbe detto, durante tutto il tempo che siamo stati in pellegrinaggio, che era un prete se non per alcune volte che per sbaglio è venuto a celebrare la Messa, e diceva Messa senza nessuna veste, buttandosi addosso un camice e nient’altro. Don Nolli, di cui vi ho già parlato, è sempre stato vestito in borghese e con le maniche corte, per parlarci chiaro.

CONGREGAZIONE

SACERDOZIO prete

EUCARISTIA S.Messa

MI30,12 [31-10-1965]

12.C'era un certo don Mario: "Oh, don Mario, don Mario, don Mario...!" chiamavano continuamente cinque o sei signorine. Per esempio in aereo, tanto per dirvi un particolare, eravamo don Aldo e io in due posti e c'era il terzo posto libero. Davanti a noi c'erano tre signorine che hanno detto: "Quel posto là è occupato - quello vicino a me – perché deve venire don Mario". Intanto don Mario era davanti con un'altra ragazza: "Don Mario è qui con noi; le avevamo già tenuto il posto". A pranzo ci si poneva dove si voleva. Ad Amman c'erano i tavolini con quattro o cinque posti. Lui era con quattro o cinque signorine, in maniche di camicia, senza il minimo segno da prete. Sembrava un giovanotto di ventisette o ventotto anni, neanche trenta, che scherzava e rideva con loro. La sig.na Meneghini mi diceva: "Ha visto anche lei quel tale? Io ho perso tutta la stima". Durante tutto il tempo che siamo rimasti in corriera da Nazaret a Gerusalemme lui è sempre stato accanto a una signorina tenendo il braccio sulle sue spalle.
Don Francesco Benetti, che è veramente prete, dava del tu a uno di questi preti perché erano compagni di scuola a Verona e ad un certo momento gli disse: "Senti, dimmi la verità: se qui ci fosse un tuo parrocchiano, faresti così?". "Ah, non scherzerai mica, no?", ha risposto. Ma quello era un prete serio, solo che era vestito così; vi assicuro che era un prete serio e che era parroco dalle parti del lago di Garda. "Staresti così - gli ha chiesto - se ci fosse un tuo parrocchiano?". "Oh, non scherzerai mica, no?". Ora, figlioli, io capisco che un domani dovremo andare così, ma è importante che non ci vergogniamo di quello che siamo. Noi nel mondo dobbiamo presentare il Cristo. Dobbiamo presentare al mondo Cristo: loro devono vedere subito che entra Cristo. Ora, se un bel giorno in nome della Chiesa, in nome dei superiori, in nome di Dio, come per esempio si fa in Francia che mandano i preti tra gli operai e l'apostolato si svolge fra gli operai, ti vesti in borghese perché c'è bisogno in una zona di vedere una particolare situazione, come ha fatto padre Galbiati , non c’è nulla da dire.

SACERDOZIO prete

APOSTOLO

MONDO

GESÙ

Il riferimento è ad Alberto Baron Toaldo, allievo del corso liceale, che aveva altri due fratelli sacerdoti: don Mario, sacerdote della Congregazione da due anni, e don Elio, paolino.

Bibione è una località balneare in provincia di Venezia, e Cortina d’Ampezzo è una prestigiosa località turistica delle Dolomiti.

Il prof. sac. Antonio Tisato era insegnante di filosofia presso il seminario vescovile di Vicenza.

MI30,13 [31-10-1965]

13.Se dici a uno: "Fammi un piacere; bisogna che tu vada al tal posto per vedere come si può...". Allora tu vai vestito in borghese in modo tale che nessuno si accorga che sei prete; tu vai, ma sai che sei a posto con la Chiesa, perché sei a posto con Dio, perché sei inviato appositamente in quella situazione e non vai per tua personale iniziativa.
Molto spesso capitano cose di questo genere, che cioè alcuni vogliono essere più liberi perché secondo loro starebbe male che i preti vadano al tal posto, che i preti vadano in quell'altro. Ho gridato a sufficienza su questo punto. Dov'è Alberto ? I tuoi fratelli, non certo per cattiveria, sono stati presi dentro nell'ingranaggio: sono andati a Bibione e da Bibione sono andati a Cortina con il prof. Tisato e con altri preti. Quando sono arrivati vicino a Cortina si sono levata la veste. Loro sono rimasti un pochino a disagio, perché sarebbe stato poco conveniente passare per Cortina con la veste sacerdotale in mezzo a un ambiente mondano; cioè passare come preti, secondo loro, sarebbe stato male. E allora si sono levata la veste e hanno indossato il maglione, e sono andati avanti così, e quando sono arrivati alla seggiovia c'era un sacerdote del posto: erano tutti vestiti in borghese e nessuno portava un segno di prete. A un dato momento alcune signorine hanno avuto un po' di paura, e allora che cosa è successo? È successo che il prof. Tisato, vestito in borghese, e nessuno sapeva che era prete, ha detto: "Eh, non abbiate paura, perché se caschiamo c'è il prete che ci dà l'assoluzione". È sbagliato? Non lo hanno fatto per cattiveria, ma sono stati presi dentro nell'ingranaggio. Se è un ambiente dove il prete non sta bene, il prete non sta bene neanche vestito in borghese, a meno che non ci siano motivi di apostolato che lo porta in quelle condizioni. Per conto mio, guardate che è così, e guardate che oggi c'è questo enorme pericolo: comportarsi in questa maniera, non certo per cattiveria, ma innocentemente.

APOSTOLO missione

SACERDOZIO prete

MONDO

Don Ottorino finge di chiedere il parere a don Erasmo De Poli, che all’epoca era già stato ordinato suddiacono e che amava vestire elegantemente.

MI30,14 [31-10-1965]

14.Io ho visto in Terra Santa, nei luoghi di Gesù, questi giovanotti: lo fanno innocentemente, santamente, per carità, ma, a parer mio, questo comportamento non si può approvare. Siete d'accordo? Don Erasmo, sei d'accordo? Ditemi il vostro parere da buoni fratelli, perché può darsi che io abbia la mentalità del secolo scorso, anche se sono convinto che a questo proposito non si può transigere.

AUTOBIOGRAFIA Terra Santa

FORMAZIONE

Girolamo Venco era, all’epoca, allievo del corso teologico.

Nel testo registrato, a questo punto, interviene don Luigi Furlato, maestro dei novizi, che dice: “Una volta al mese, farla insieme”.

MI30,15 [31-10-1965]

15.Che cosa dici, Girolamo ? Le otto e tre quarti di sera?
Il nostro reverendo maestro dei novizi faceva questa proposta: fare l'Impegno di vita prima di cena, e una volta al mese fare insieme l'ora di adorazione dopo aver esposto il Santissimo; le altre settimane, invece, esporre il Santissimo per i grandi alle otto e tre quarti e lasciarlo esposto fino alle dieci di sera. La proposta, cioè, è di fare insieme l’adorazione una volta al mese e di esporre il Santissimo le altre volte dalle otto e tre quarti fino alle dieci perché ognuno faccia l’adorazione in modo personale quando vuole, in modo che potrebbe fare una mezz'ora prima e un'altra mezz'ora dopo, o se no, se è troppo pesante, fa per conto suo la sua ora insieme con le sue pratiche di pietà, il suo rosario, le sue preghiere. Preferite farla così?

COMUNITÀ

Impegno di Vita

EUCARISTIA adorazione

PREGHIERA pratiche di pietà

Zacapa era la cittadina ove aveva la sua sede il vescovo mons. Luna.

MI30,16 [31-10-1965]

16.Non so se mons. Luna vorrà dirvi o no questa notizia; se non ve lo dice, tacete sempre. Abbiamo già combinato di andare in febbraio con don Aldo in Guatemala, e andare via Caracas, e dopo prendere l'aereo per Panama e andare a finire in Guatemala per prendere visione della situazione. Mons. Luna ci ha detto: "Non preoccupatevi per il viaggio, perché si troverà chi ve lo paga".
E ci ha fatto la seguente proposta: "Ho sparso la voce della mia intenzione di dividere Zacapa in due parrocchie: attualmente c'è una parrocchia sola, la cattedrale, e io vorrei dividerla in due parrocchie. Attualmente la cattedrale è senza parroco, ma nella cattedrale avrei piacere che ci fossero i preti diocesani perché dopo non dicano che non voglio affidarla a loro. La diocesi ha tre preti diocesani, ma se per caso loro rinunciano, allora vi darei in mano anche la cattedrale; l'ideale, però, è che la cattedrale ve la dia in mano provvisoriamente, perché affidare la cattedrale ad una Famiglia religiosa non è conveniente e il vescovo deve fare di tutto per darla ai preti diocesani.

PASTORALE parrocchia

PROVVIDENZA

SACERDOZIO prete

MI30,17 [31-10-1965]

17.Dividiamo quindi la città in due parti; complessivamente sono cinquantacinque mila abitanti con tutta la parte periferica. Allora a voi affido una parte di città insieme con tutte le periferie che sono lontane affinché ci sia anche vita missionaria vera e propria. Non so quanti chilometri siano lontani i villaggi, ma in questa maniera i Religiosi avrebbero il vantaggio di essere vicini al centro, di essere inoltre liberi avendo la loro parrocchia indipendente e di avere la possibilità anche di lanciarsi nell’esperienza missionaria".
Questo è l'ideale, perché così godiamo di una certa libertà e nello stesso tempo abbiamo il vantaggio di essere vicini al centro, disponendo di una nostra casa indipendente. Ha detto anche che adesso preparerà la chiesa, la canonica e tutto quanto. La partenza? Non ho ancora parlato con don Aldo, per cui abbiamo ancora da fissare la partenza. La mia previsione è che probabilmente potrebbe essere entro l'anno venturo. Intanto voglio fare il concorso fra i vari insegnanti di spagnolo perché mi insegnino lo spagnolo.

SOCIETÀ

MISSIONI vita missionaria

PASTORALE parrocchia

Forse don Ottorino riporta queste espressioni di un’altra persona, che parla in senso positivo di qualcuno che non si riesce ad identificare.

MI30,18 [31-10-1965]

18."... fa una vita di sacrifici; dura, perché è dura, però nonostante questo lui sente il bisogno di sacrificarsi, di fare penitenza per le anime. Questo è il segno più bello, più chiaro di una vocazione. Quando uno ha capito che le anime si salvano con il sacrificio - e bisogna fare sacrifici per le anime - mettilo nel fuoco e quello non brucia. Non abbiate paura per quello, non abbiate paura; mandatelo dove volete; siete sicuri che il Signore lo salva, e lui salverà anime".
Io vorrei che arrivassimo a trattare un’ultima proposta, ma adesso sono le sette e cinque, e allora neppure cominciamo per non rovinarla. Ricordate che vi ho fatto la proposta di fare ogni giorno alcuni sacrifici, con un eventuale esame di coscienza alla sera. Io vi direi, adesso, che come idea siamo abbastanza d'accordo, ma bisognerebbe pensare al modo per poterla concretizzare. Facciamo, per esempio, l'ipotesi che alla sera io non abbia fatto neanche un sacrificio: quali potrebbero essere - ecco il tema prima di andare via - i tre sacrifici che io devo fare? Non possiamo dire: "Eh, bastano i sacrifici liberi alla sera!". In tal caso uno potrebbe baciare la terra tre volte e dire: "Io sono a posto!". Dice: "Gesù mio, misericordia". No! Bisognerebbe che stabilissimo tre sacrifici obbligatori: per esempio, uno potrebbe essere la preghiera dell'angelo fatta tre volte, e ognuno potrebbe farla in ginocchio, o farla gettato per terra, o farla come vuole. Non possiamo fissare di fare la preghiera dell'angelo per tre volte, gettati per terra. Tre volte: "Mio Dio, io credo, adoro...", meditata un pochino... Comunque potrebbe essere, ma non io vi dico che l’impegno sia quello. Perciò io vorrei che ognuno di voi ci pensasse sopra, come se ognuno di voi fosse il responsabile dell'andamento. Dopo, naturalmente, io sento don Aldo, sento un po’ il parere degli altri, e alla fine tireremo una conclusione.

PENITENZA sacrificio

APOSTOLO vocazione

APOSTOLO salvezza delle anime

FORMAZIONE

PREGHIERA

COMUNITÀ

corresponsabilità