MI276 [22-04-69]
22 aprile 1969Salta è il nome di una provincia situata nella parte nord dell’Argentina, con la città di Salta come capitale, sede pure dell’omonima diocesi.
Il riferimento è a Giorgio Girolimetto e a don Matteo Pinton, che avevano frequentato a Roma la facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana.
Il sacerdote argentino di cui parla don Ottorino è don Riccardo Argañaraz, che in seguito si fermò nella diocesi di Vicenza animando una comunità di orientamento carismatico.
Don Giuseppe Ruaro, sacerdote diocesano, aveva studiato diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e all’epoca era insegnante presso il seminario diocesano.
Zeno Daniele stava completando all’epoca il 3° anno del corso teologico.
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1. 1. Introduzione Fra i tanti proverbi, che le nostre buone mamme ci dicevano quando eravamo piccoli, c’era anche questo: “L’uomo propone e Dio dispone”. È un proverbio che nella vita, più di una volta, abbiamo avuto occasione di sperimentare come vero e realistico, e senza andare molto lontano, anche ieri pomeriggio. Infatti avevo fatto il mio proposito, il mio piano di lavoro: “Prima verrò ad ascoltare la predica, poi mi metterò a disposizione se qualche giovanotto vorrà venire a chiacchierare un pochino insieme”. Sennonché mi ero dimenticato che alle 17 sarebbe venuto il notaio per trasferire ai Padri Saveriani i possedimenti di Val Giardini e non avevo messo in preventivo gli imprevisti che avrebbe mandato il Signore. Tra questi c’è stata una visita che, penso, possa offrire materiale per la nostra meditazione di questa mattina. Sicché io avevo proposto una cosa e il Signore ne aveva disposto un’altra, e da qui ricaveremo un po’ di pane per questa mattina, anche perché il tempo è un po’ burrascoso e ci vuole un pane che ci tenga svegli. 2. La visita di un sacerdote argentino La visita che ho avuto ieri è di un sacerdote argentino, proveniente dalla regione di Salta, una zona più a nord e più all’interno del Chaco dove si trovano i nostri confratelli.Questo sacerdote si trova da ottobre in seminario; forse lo avrete visto qualche volta in seminario... Vi ha fatto anche gli esami? Hai visto, vi ha anche fatto gli esami di diritto! È ospite del seminario da ottobre ed è licenziato in filosofia; deve aver frequentato la scuola con i nostri cari giovanotti: non so se tu, Giorgio, lo conoscevi, perché lui ha conosciuto don Matteo ancora a Roma mentre frequentava il secondo o forse l’ultimo anno di filosofia.Si è licenziato in filosofia e poi ha studiato diritto; forse s’incontravano mentre stava studiando diritto... Questo sacerdote ha chiesto ospitalità al seminario di Vicenza per un periodo di tempo perché sta terminando la sua tesi e anche per fare un po’ di esperienza apostolica in questi luoghi. È venuto qui col professor Ruaroe voleva sentire qualcosa sulla Congregazione, e allora io non potevo dirgli: “Torni un’altra volta!”. Ha cominciato a chiacchierare un momentino... Il nostro venerabile Zenoe altri lo hanno intrattenuto mentre io ero occupato con il notaio. Gli ho detto: “Avrei da intrattenermi con il notaio”, e lui mi ha risposto: “Beh, intanto aspettiamo; non ci interessa attendere; intanto aspettiamo”. Pensavo che mi sarei sbrigato presto, mentre la cosa è andata piuttosto per le lunghe. Non so se con voi abbia detto qualcosa, comunque dirò adesso quello che ha detto a me, e poi se avete da aggiungere qualcosa che ha detto a voi, non vi rimarrà che aggiungerla.VOLONTÀ
di DIO
MISSIONI
CONGREGAZIONE storia
Il riferimento è ad Antonio Bottegal, che all’epoca stava completando il 2° anno del corso teologico.
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2. 3. La gente ha sete di Dio Ha detto: “Voi credete che noi nell’America Latina abbiamo bisogno di denaro. Non è vero, non è vero! Noi non abbiamo bisogno di denaro anche se siamo poverissimi”. Ve lo dico dapprima come me lo ha detto lui, poi vi spiegherò che cosa voleva dire, ricavandolo da quello che ho capito ragionando insieme. “Sì, siamo poverissimi, ma noi non abbiamo bisogno di danaro. Abbiamo tanta necessità di istruzione professionale, ma non abbiamo bisogno solamente di istruzione professionale...”. In altre parole il suo pensiero è stato questo: “È vero che noi siamo tanto poveri, che abbiamo un grande bisogno di istruzione professionale, proprio bisogno estremo che qualcuno ci aiuti a tirarci fuori dalla nostra miseria, ma abbiamo un bisogno ancora più grande del bisogno materiale, molto più grande dell’istruzione professionale, per cui questo bisogno fa dimenticare anche gli altri. Cioè, in altre parole, il nostro popolo, la nostra gente aspetta da voi che le venga saziata la prima fame, la prima necessità: la fame di Dio!”. Antonio, tu che sei stato con lui parecchio tempo, non è stato questo il pensiero che ha espresso? “La gente là non aspetta da voi il denaro per campare. Sono poveri, sì, ma da voi vogliono qualcos’altro, vogliono Dio, vogliono Dio! Guardate, vogliono Dio, da voi aspettano Dio, hanno tanto bisogno di Dio, e non sono cattivi, sono stati abbandonati. Non è gente che non voglia, ma piuttosto abbandonati e sono ignoranti, ma sono tanto buoni, soltanto sono stati abbandonati. Sarebbe una zona di tante vocazioni lassù, Salta sarebbe fertilissima di vocazioni, ma nessuno le coltiva, e quelle creature sono abbandonate a se stesse e hanno bisogno di Dio”. Poi ha fatto un passo più avanti e ha detto: “Però non hanno bisogno di un Dio raccontato: hanno bisogno di vita, hanno bisogno di un Dio vivo, hanno bisogno di uno che viva di Dio e che doni Dio attraverso la sua vita. Vogliono sentire Dio, e più che sentirlo raccontare, vogliono vederlo”. Ho cercato di girargli un pochino attorno con il discorso perché mi facesse la descrizione di quello che aveva voluto dire. E ha aggiunto: “Ecco, vede: sentir parlare non serve a niente. Insomma, la gente vuol qualcuno che credi in Dio, che veramente creda, che viva proprio di Dio, ma veramente di Dio!”. Poi ha divagato un po’ qua e là: “Anche certe testimonianze di povertà che, per esempio, vengono date in giro adesso, se manca questa vita, sono tutte ostentazioni, non valgono niente. Certe manifestazioni esterne sono tutte cose che non valgono, la gente non ci crede, ossia le ammira anche un momentino, ma non si converte: vogliono vedere la vita, la vita. Ma non una vita esterna, cioè la nostra preoccupazione esterna di farci vedere poveri, di sembrare uomini che vivono il Vangelo, ma di essere uomini che veramente vivono il Vangelo; allora non è un’ostentazione tutto il resto”.Don Ottorino scherza con don Giuseppe Rodighiero, laureato in lettere. In gergo popolare e scherzoso i laureati in lettere erano insigniti del titolo di ‘professore in lettere e cartoline’.
Don Pietro De Marchi, don Gabriele Grolla e il diacono Giovanni Orfano furono i tre religiosi mandati dalla Congregazione, su richiesta del cardinale Ermenegildo Florit, arcivescovo di Firenze, per ricostruire la comunità cristiana dell’Isolotto che aveva rotto l’unità ecclesiale. La parrocchia era molto grande e non aveva a disposizione che pochissimi locali per la catechesi e per l’ospitalità della Comunità dei religiosi che per anni dovette vivere negli scantinati della chiesa perché la canonica e gli ambienti parrocchiali erano tenuti dal gruppo del precedente parroco don Enzo Mazzi.
L’episodio di Davide e del gigante Golia è narrato in 1° Sam 17,1-54.
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3. Non so se ho reso il pensiero... “Lettere e cartoline”, è abbastanza chiaro? E per gli altri? Possiamo fare un passo avanti? Dopo avere insistito che la popolazione dell’America Latina, che questa povera gente chiede che il prete viva la vita evangelica integralmente, ha fatto un passo più avanti e ha detto: “Ecco, vede, c’è un’altra cosa. Non c’è alcuna proporzione fra quello che dobbiamo fare e noi, non c’è alcuna proporzione! Quello che fa impressione - mentre parlava, Antonio ed io ci guardavamo... - è che non c’è alcuna proporzione, proprio nessuna! È ridicolo pensare che noi, noi uomini, possiamo affrontare una impresa così grande.”. Noi pensavamo all’Isolotto, pensavamo a don Pietro e al nostro caro Giovanni e a don Gabriele. Vi ricordate quando, una sera, eravamo qui con don Pietro e il diacono Giovanni e parlavano insieme e i due dicevano: “Noi andiamo all’Isolotto perché sappiamo che è la volontà di Dio. Sappiamo che non c’è alcuna proporzione tra noi e il lavoro che dobbiamo compiere. Sappiamo soltanto che andiamo come gli Apostoli che andavano a pescare nel nome del Signore o a distribuire i pani nel nome del Signore. Noi sappiamo soltanto questo: andiamo là nel nome del Signore!”.Non c’è proporzione fra tre uomini e diecimila uomini, tra un’organizzazione sostenuta dall’esterno e i nostri che vanno e aspettano giorno per giorno ordini dall’alto. Perciò sul piano umano non c’è alcuna proporzione. Sul piano soprannaturale invece la proporzione c’è perché: “Tu vieni a me con tanta forza - ha detto il piccolo Davide - e io vengo nel nome del Signore”, e con una fionda ha abbattuto il gigante Golia; ecco, la proporzione c’è soltanto sul piano soprannaturale, mentre sul piano naturale e umano non c’è proporzione. Infatti questo carissimo padre argentino mi ha detto: “Vede: una delle prime cose di cui noi dobbiamo convincerci è che non c’è proporzione nel lavoro che stiamo compiendo, perciò soltanto se noi siamo uomini di Dio, uomini di Dio come la popolazione ci vuole, allora c’è proporzione, sennò no. La santificazione degli uomini, la conversione del mondo, la sua trasformazione è opera esclusivamente di Dio, il quale vuole servirsi di uomini che siano completamente in mano sua, totalmente in mano sua”.CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONGREGAZIONE storia
MISSIONI
VOLONTÀ
di DIO
PAROLA DI DIO Vangelo
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
Cfr. Giovanni 13,35.
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4. 4. La testimonianza della carità Ci siamo spiegati abbastanza? Facendo un passo avanti ho chiesto: “Ma, secondo lei, allora...”. “Eh, io penso che il Signore ci ha detto lui stesso come dobbiamo fare, ce l’ha detto lui! E, cioè, ci ha detto: ‘Da questo conosceranno che siete i miei discepoli, se vi amerete...’, e perciò noi dobbiamo fare come hanno fatto i primi cristiani, noi dobbiamo dimostrare agli uomini che ci vogliamo bene e loro scopriranno il cristianesimo attraverso il miracolo della carità. Siccome il volerci bene comporta una certa difficoltà, una certa virtù, io non posso voler bene a un altro se non voglio bene al Signore, è difficile voler bene senza voler bene al Signore, perché altrimenti è un amore umano. Per voler bene a un altro e saper compatire, comprendere, non criticare, non mormorare, cioè vivere il cristianesimo così, occorre tanta unione con Dio. E la manifestazione esterna di questa unione con Dio è la nostra carità, è il nostro amore, ma un amore che è amore virtù: questa è la manifestazione esterna della nostra unione con Dio, e questo dà sicurezza agli altri che noi siamo uniti a Dio. Perciò io penso - ha soggiunto - che l’unica nostra forza sia la carità come manifestazione della nostra unione con Dio, cioè della nostra vita. E siccome la gente va in cerca di vita, cioè di Dio, il segno esterno della vita di Dio in noi è la carità degli apostoli uniti insieme”. Amici, facciamo un passo più avanti. Poi ha detto: “Ecco, vede, però quest’ultima cosa vi prego di non pubblicarla sui giornali. Noi siamo già tre sacerdoti che vorremo sperimentare questo. Io ho già ottenuto il permesso dal mio vescovo, poi c’è un professore di filosofia del seminario di Padova - quello che è venuto qui, ti ricordi don Zeno? - e c’è don Ruaro.La comunità, di cui qui si parla, fu poi fondata nella diocesi di Padova, nel comune di Villafranca Padovana, in una località che distava 15 km da Padova e circa 25 da Vicenza. Per molti anni fu punto di riferimento per gruppi di preghiera della zona; seguiva una spiritualità vicina al movimento carismatico.
Don Giuseppe Ruaro aveva studiato diritto canonico a Roma e all'epoca era insegnante nel seminario di Vicenza.
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5.Vi ripeto: non pubblicatelo, perché è una cosa ancora sperimentale”. C’eri, Zeno, quando ha detto questo? Non c’eri? L’ha detto che non c’era neanche Antonio... ma ve lo dico perché è una cosa che vi potrà fare bene, anche se, forse, non si realizzerà neanche mai: loro tre vorrebbero mettersi insieme, in comunità; lui ha già ottenuto il permesso dal suo vescovo, e se il vescovo di Vicenza concedesse a don Ruaro di continuare il suo lavoro fuori del seminario, si metterebbero in un posto comodo tra Padova e Vicenza, vivendo in comunità.“Ognuno di noi va a far scuola o a lavorare nel campo della sua professione, ma lì, in comunità, vogliamo realizzare in pieno la vita cristiana. Primo: preghiera, preghiera, preghiera! Per prima cosa quindi: pregare, pregare tanto, ma proprio pregare, fare proprio unione con Dio! Secondo: volerci bene, ma proprio come vuole Gesù, aiutandoci, operare in modo che ognuno di noi sia servo degli altri, riversare sugli altri la carità, abolendo per il Signore qualsiasi cosa che non sia strettamente necessaria, cioè rinunciare a qualsiasi cosa superflua. Questo non vuol dire rinunciare alla macchina, se è necessaria, ma a qualsiasi cosa che sappia di capriccio. Noi non siamo del mondo; prendiamo soltanto quello che è necessario per Iddio e non andiamo in cerca di soddisfazioni nostre, anche nelle gite, nei divertimenti: per noi niente, niente, niente, solo per Iddio, solo per le anime! Prendiamo solo quello che è necessario per vivere, ma seguiremo un Cristianesimo vissuto fino in fondo, senza ostentazione di povertà e di cosa alcuna, con semplicità, ma specialmente impostando la vita sulla preghiera, sull’unione con Dio e sulla carità. Noi penseremo di fare così. Io mi fermerò qui poco più di un anno, poi penserei di ritornare in Argentina e crearvi un altro gruppo simile a questo e cercare, se sarà possibile, di seminare questa carità. Non le nascondo che avrei la tentazione di venire anche con voi perché ho visto che voi avete questo programma. Ed ora vorrei chiedere un piacere: so che andrete a Bosco; non potrei rimanere lì con don Ruaro una giornata... non ci riservereste un posticino, magari giovedì sera, venerdì, sabato?”. Gli ho risposto di venire. I nostri capi ci pensino perché verranno e certamente resteranno per una giornata e anche per una notte, di sicuro. Poi mi ha preso in disparte e mi ha detto: “Senta... - questo non l’aveva detto prima pubblicamente - Se l’anno venturo avete bisogno di un insegnante di filosofia o di qualche altro aiuto in casa, potrei venire volentieri; vengo volentieri, se avete bisogno, vi do una mano. In filosofia una mano possa darvela, volentieri”. Prima di andarsene mi ha preso da parte e mi ha detto: “Senta, don Ottorino, io desidererei passare alcuni giorni con voi per vivere un po’ la vostra vita”. Amici, ne guadagniamo o ne perdiamo? Quando entra un individuo così in mezzo a noi, figlioli, non bisogna scherzare. Ve lo dico proprio: sono stato confuso, ieri sera sono stato confuso! Vi dico la verità: confuso. Un prete così, che vive quello che è il nostro programma, ma lo vive in quel modo meraviglioso, e anche don Ruaro lo vive... voi vi accorgete che spirito ha don Ruaro. Guardate che vive questo. Ti sei accorto, Antonio, che lo vive così? E dice: “Siamo un gruppetto. È ora di finirla! Le contestazioni le dobbiamo fare in questa forma, in questo modo”.CHIESA
Nel Chaco (Argentina) e in Brasile la Congregazione aveva iniziato il suo cammino apostolico missionario, oltre che nelle parrocchie, anche in istituti di formazione professionale.
‘Andare per carità’ è forma dialettale e significa ‘andare ad elemosinare’.
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6. 5. Invito a vivere la propria vocazione con totalitarietà Amici, ieri sera mentre ascoltavo questo sacerdote mi chiedevo se non sia il Signore che ce lo manda come preavviso per dire: “O voi fate quello che dovete fare o io chiamo qualche altro al vostro posto!”. Ieri sera mi sono spaventato, mi sono spaventato; vi assicuro che per me è stato il ritiro mensile più bello che io abbia fatto, la predica più bella che io abbia ascoltato. Non so voi avrete sentito altre prediche, ma io sono stato a sentire un ritiro mensile meraviglioso. Mi sono domandato se è Dio che mi fa capire queste cose perché io le dica alla Famiglia, affinché ci impegniamo sul serio, o se Dio mi vuol dire: “Attento, eh! Guarda che io ti caccio via e scelgo un altro!”. Non è la prima volta che nella storia della Chiesa o nella storia dell’Antico Testamento Dio mette da una parte un profeta e ne chiama un altro. Siamo stati fedeli alla nostra vocazione? Vi ricordate quante volte ho detto che la nave va, ma i passeggeri non sono sicuri di arrivare. In altre parole: siamo stati totalitari nella nostra offerta? Perché la sostanza del discorso è tutta qui e il Signore non sa che cosa fare di noi, lui! Tra il lavoro che dobbiamo compiere e noi non c’è proporzione! Quello che il Signore vuole è la totalità dell’offerta, vuole una totale offerta di noi stessi. Io faccio fatica a giudicare, ma noi sentiamo un pochino, forse un po’ troppo, l’attaccamento alle cose del mondo. Anche questi dischi che si ascoltano spesso, insomma... Se noi pensiamo a questi tre che vogliono vivere insieme, immagino che la tonalità sarebbe diversa in quella comunità: questi tre uomini, insieme, per amare e per servire Dio... Senza volerlo, avete lasciato entrare un pochino il demonio in casa, avete lasciato entrare il mondo. Per esempio, questa donazione totale, totale, particolarmente in questo momento... C’è il pericolo che entriamo nel pettegolezzo, ma... Fratelli miei, fratelli miei, io faccio un esame di coscienza dinanzi al Signore: noi siamo proprio così, o meglio io sono proprio così? La mia unione con Dio è totale? Io, in altre parole, quando mi avvicino alle anime do vita o do chiacchiere? È stata una predica per me sentire quest’uomo che mi dice: “Le anime aspettano vita e non parole, aspettano vita! Non aspettano denaro, non aspettano istruzione professionale... Sì, sì, hanno bisogno anche di quelle cose, ma la loro prima fame è la fame di vita di Dio. E che cosa dovrebbe insegnare l’istruzione professionale?Prima la vita e poi insieme il resto! Ma quelle anime hanno fame di Dio, fame di Dio!”. Amici miei, questo pane di Dio non lo si dà andando per caritàdai libri o andando a mendicare qua e là; lo si dà se lo si ha dentro di sè. L’uomo di Dio studia e legge, ma studia e legge in ginocchio, studia e legge con Dio davanti, insieme con Dio. Si può dire che va in estasi quando legge un libro perché sceglie: “Questo va bene per le anime, questo va bene per me”. È come uno che va a raccogliere una montagna di materiale, ne raccoglie un camion rimorchio per cavar fuori la gemma preziosa, mentre l’uomo che non è di Dio porta a casa materiale e materiale, ma lascia in un angolo la gemma preziosa e non se ne accorge nemmeno.CONGREGAZIONE carisma
CONSACRAZIONE offerta totale
COMUNITÀ
CROCE Demonio
CONVERSIONE esame di coscienza
APOSTOLO uomo di Dio
A questo punto del testo registrato ci sono gli interventi di Zeno Daniele e di Antonio Bottegal, ma ambedue sono quasi incomprensibili.
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7.Amici miei, c’è poi da sottolineare la testimonianza della carità. Oh, se fossimo capaci di piantare nella nostra Famiglia questi due chiodi: essere uomini uniti a Dio con la preghiera e uomini della carità! Abolire per esempio, la mormorazione e la critica, ma completamente! Vi assicuro, fratelli, che se potessi cominciare di nuovo la Congregazione, ricomincerei molto più severamente, farei fare il voto, ma proprio il voto, di non criticare mai e di non mormorare mai; aggiungerei un quarto voto. Se cominciassi di nuovo, ricomincerei con uomini adulti invece che con giovani, i quali si impegnassero al quarto voto: non criticare e non mormorare mai, perché questo è cristianesimo. Non posso imporlo perché siamo in tanti e non posso costringervi perché voi siete entrati nella Congregazione con tre voti e non con quattro, ma se dovessi fare una riforma, la farei così. Perché? Perché questa è l’essenza del cristianesimo, è l’essenza, è l’essenza! Non vi accorgete che quando si mormora, si critica, si fa e si dice contro i fratelli, non vi accorgete del veleno che viene iniettato... e questo succede perché viviamo in un mondo impostato su queste cose. Ma Dio non vuole queste cose, il Signore non le vuole, e l’effetto del nostro lavoro è proprio legato a questa vita di unione con Dio e di carità. Amici, mi fermo. Adesso cedo la parola a Zeno che si è incontrato con questo sacerdote. Tu, Zeno, che impressione hai avuto? Hai parlato con lui un po’ intimamente o no?COMUNITÀ
unità
nella carità
COMUNITÀ
critica
PECCATO mormorazione
DIO rapporto personale
CONGREGAZIONE fondatore
CONSACRAZIONE voti
CHIESA cristianesimo
VOLONTÀ
di DIO
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8. 6. Conclusione Sono fatti che fanno pensare, figlioli cari! Mi sembrano fatti che, insomma, ci fanno pensare e ci fanno mettere dinanzi al Signore. Guardate che io non assumo un atteggiamento di critica contro di voi, ma contro di me, e ognuno lo assuma contro se stesso, perché qui si tratta di un esame di coscienza che ognuno deve fare dinanzi a Dio per vedere se abbiamo preso coscienza di questo. Dinanzi a uomini simili, come diceva giustamente Zeno, noi diciamo: “Ehi!”. Lo Spirito di Dio, insomma, vuole questo oggi, e se ci ha radunati, ci ha radunati per questo. State attenti: a un dato momento saranno gli altri che prenderanno il nostro posto; se non lo facciamo noi, lo faranno gli altri, però noi dobbiamo rispondere dinanzi a Dio delle grazie che abbiamo ricevuto. Dunque, sentite, fratelli: se quel sacerdote argentino verrà qui sappiate approfittarne. Penso di non aver fatto male ad accettare che venga a Bosco. Se verrà, io pregherei quelli che saranno lassù in quei giorni a intavolare pure il discorso su questo tema: sarà una cosa bella sentire un pochino il suo pensiero. In fondo è lo Spirito Santo che lo manda, è grazia di Dio, non vi pare? E adesso andiamo!CONVERSIONE esame di coscienza
CONGREGAZIONE carisma
DIO Spirito Santo
GRAZIA grazie attuali