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VITA DI FAMIGLIA

MI108[20-11-1966]

Conferenza serale domenicale con i Religiosi e i Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, con un tono molto familiare e con la presenza anche di alcuni amici della Congregazione, ricorda dapprima la morte dell’assistente Giorgio Pieropan facendo leggere tre lettere di partecipazione al dolore, e poi propone una campagna di corone del rosario a difesa di ogni Casa, la creazione di un gruppo di Collaboratori e nuovi compiti per il Centro di spiritualità. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 44’. 1. La casa in Paradiso

MI108,1[20-11-1966]

1.Abbiamo aperto la casa in Paradiso. Questa settimana abbiamo pianto insieme, ma abbiamo anche gioito insieme.
Durante le meditazioni di questa settimana abbiamo detto tante cose per cui non è il caso che le ripetiamo in questo momento: però penso proprio che il Signore ci ha voluto bene. Venerdì dell'altra settimana dicevamo: "Le cose vanno troppo bene: il Signore passerà. Come passerà?". Penso che sia passato nel migliore dei modi. Se fosse capitato, per esempio, che uno dei preti avesse buttato via la veste, che uno dei religiosi avesse rinnegato i suoi voti, che lo spirito della Casa fosse stato intaccato un pochino dal demonio e non ci fossimo più trovati in comunione fra noi e avessimo delle idee un po' sballate e avessimo dovuto sostenere un anno di battaglia per ritornare sulla rotta giusta? Il Signore che lo voleva - e giustamente perché le opere di Dio sono segnate dalla croce - ci ha presi nel modo più signorile, più paterno, richiamandoci alla realtà della vita (siamo creati per il Paradiso), alla vanità delle cose del mondo ("Quod aeternum non est, nihil est"), e ci ha detto: "State preparati, lavorate per il Paradiso". Nello stesso tempo che ha voluto segnarci con la croce ha voluto incominciare la Congregazione in Paradiso. Perciò è giusto piangere e godere. Faccio un po' in fretta perché voglio toccare anche gli altri punti. 2. Lettere dei genitori di Giorgio Pieropan, di don Gianni Rizzi e di don Marcello Rossetto A questo punto vorrei leggervi tre lettere: la prima scritta dai genitori di Giorgio, che è arrivata quest'oggi; la seconda scritta da Monterotondo da don Gianni, arrivata pure quest'oggi; la terza di don Marcello, arrivata ieri da Crotone. a) Lettera dei genitori di Giorgio Pieropan Faccio un brevissimo commento. I genitori di Giorgio si piegano dinanzi alla volontà di Dio, ed è loro di conforto che il figlio sia morto in grazia di Dio e sono rasseganti alla volontà del Signore, e aggiungono: “... ci è di conforto e anche di monito nella nostra breve esistenza terrena di essere sempre pronti alla chiamata del Signore...”. “... accettiamo tutto dalle mani di Dio. Che sia morto in grazia di Dio questo è per noi di conforto e anche di monito perché bisogna sempre essere preparati; Giorgio ci è stato di esempio...”. E dopo hanno il coraggio di aggiungere: “E infine voglio esprimere un mio desiderio, e credo di interpretare il desiderio del nostro caro Giorgio, che qualcuno occupi il posto da lui lasciato libero...”. “... e io sarei ben lieto di dare un altro figlio al servizio di Dio e noi tutti insieme pregheremo il Signore, e se questa è la sua volontà i nostri desideri saranno appagati”. “Desideriamo... saremmo contenti... e se questa è la volontà di Dio...”: da queste parole allora si capisce da che razza di genitori escono i figli!

NOVISSIMI paradiso

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

COMUNITÀ

condivisione

PREGHIERA meditazione

CROCE

SACERDOZIO prete

CROCE Demonio

CROCE difficoltà

DIO paternità

di...

COMUNITÀ

fraternità

VOLONTÀ

di DIO

NOVISSIMI morte

MI108,2[20-11-1966]

2.Quest'oggi parlando con un gruppetto di voi dicevo che l'America Latina, un domani, certamente porterà i suoi frutti, avrà sacerdoti da dare, forse, anche alle altre parti del mondo, ma bisogna incominciare a formare genitori simili a questi. Bisogna che voi che andate in America Latina, caro don Luigi , iniziate a formare questi genitori, a preparare questi genitori, e da questi usciranno altri genitori che prepareranno altri figli e da questi usciranno gli uomini che Dio ha scelto per il suo popolo.
È meraviglioso vedere le nostre buone famiglie, i nostri parenti... Se voi entrate nelle vostre case troverete che ci sono molte nostre mamme come la mamma e il papà di Giorgio. E allora ringraziamo il Signore! Quante volte girando il mondo, e in quest’ultimo anno l'ho girato abbastanza, ho avuto modo di ringraziarlo! Quando con il cav. Barban e la sua signora siamo andati in Terra Santa l'anno scorso, e abbiamo visto la miseria di S. Giovanni d' Acri e di qualche altra parte, dicevamo: "Misericordia..."; il cav. Barban diceva: "Misericordia... che situazione!", e aggiungevamo: "Se noi fossimo nati qui, che cosa saremmo?". Il nostro primo sentimento deve essere un ringraziamento a Dio, senza fare atti di superbia: ringraziamo il Signore che ci ha fatto nascere nelle nostre famiglie dove vicino a noi abbiamo trovato delle sante mamme e dei santi papà. Rendiamoci degni dei nostri genitori e moltiplichiamo quel bene che abbiamo ricevuto, cominciate dai bambini piccoli a formare i papà e le mamme. b) Lettera di Don Gianni Rizzi da Monterotondo Andiamo avanti con la seconda lettera. Credo che non occorrano commenti; bello però il punto che riguarda la carità. c) Lettera di don Marcello Rossetto da Crotone

FAMIGLIA

AUTOBIOGRAFIA Terra Santa

SOCIETÀ

MI108,3[20-11-1966]

3.Dite la verità: non è commovente vedere che le nostre Comunità sono unite?
Ho voluto darvi un saggio con queste lettere, perché fra qualche anno voi sarete in qualche altra parte: e ricordatevi che il vostro apostolato sarà fecondo se vi sforzerete di mantenere questa unità, questa carità. Dovete mantenere lo spirito che il Signore ci ha dato qui dentro, cioè quello di volerci bene, che è spirito evangelico. Questo non vuol dire che non ci siano delle difficoltà, perché siamo uomini, ed essendo uomini bisogna che mettiamo in preventivo che oggi io preferisco la pastasciutta e la signora preferisce invece la minestra: bisogna che una volta ceda uno e una volta ceda l'altro. E può darsi anche che uno esca con qualche esclamazione dura, ma questo è cemento ancora più forte di fraternità, cemento di fraternità! Questo dovete metterlo già in preventivo: desideriamo volerci bene, desideriamo lavorare insieme, ma siamo fra uomini e perciò qualcosina ci sarà sempre, ma questo qualcosina non deve essere un motivo per affievolire la carità, anzi deve servire per aumentare la carità. Questo lo dico specialmente per quelli che fra qualche mese o qualche giorno partiranno per l'America Latina e per gli altri che non so dove andrete a finire, ma certamente qui non vi tengo perché dobbiamo lasciare il posto a quelli del seminario che vogliono entrare... Procedamus. 3. La recita di diecimila corone a difesa di ogni Casa

COMUNITÀ

unità

nella carità

APOSTOLO

CONGREGAZIONE spiritualità

COMUNITÀ

COMUNITÀ

fraternità

MI108,4[20-11-1966]

4.Parliamo di corone del rosario.
Quando abbiamo costruito la prima parte della Casa dell'Immacolata nel 1952 ci siamo preoccupati subito di difenderla con la recita delle corone. Più tardi abbiamo fatto anche una grande corona in soffitta con diecimila rosari; cioè abbiamo recitato diecimila corone e abbiamo fatto dei cuori in gesso e poi vi abbiamo messo dentro le diecimila corone. Perciò la Casa dell'Immacolata è difesa, sotto e sopra. Adesso io sarei preoccupato di questo: abbiamo cominciato ad aprire le Case in giro per il mondo. Il gruppo di zelatori, cioè quelli della propedeutica , che quest'anno hanno l'incarico di zelare la devozione alla Madonna, di organizzare l'anno mariano essendo il 50° delle apparizioni della Madonna a Fatima , hanno fatto questa proposta che sottoporrei alla vostra decisione: perché non si potrebbe lanciare questa iniziativa in tutte le Case, non soltanto qui, ma anche ad Asiago, anche all'Istituto San Gaetano? Recitiamo diecimila corone per ogni Casa, per ogni missione cominciando con Crotone che è stata la prima. Avvisiamo Crotone: "Guardate, che tutti insieme - Asiago e Vicenza, Istituto San Gaetano e Casa dell'Immacolata - stiamo recitando diecimila corone... Stanno per iniziare i lavori, veri e propri lavori!". Quando saremo arrivati a diecimila corone faremo una piccola pergamena e scriveremo: "I vostri fratelli, non potendo mandarvi soldi, vi mandano diecimila corone affinché la Madonna vi assista nel vostro lavoro apostolico". Appena sistemato Crotone, che penso si possa realizzare nel giro di un mese perché siamo più di cento, quasi un centinaio insomma, che recitano tre corone al giorno: tra ragazzi e tutti gli altri possiamo superare le trecento corone al giorno; in dieci giorni sono tremila; in un mese possiamo raggiungere le diecimila corone, cominciamo con Monterotondo. Poi continuiamo con Zacapa. Poi bisognerà chiedere diecimila e una corona perché don Luigi Mecenero è più grosso. Che cosa ve ne pare? Che ne direste voialtri? Quest'anno facciamo un regalo a ogni Casa, a ogni Casa esistente. Così abbiamo anche un motivo per far pregare i ragazzi di Asiago, per far pregare gli altri, qualcuno che reciti qualche corona. Facciamo un regalo a ogni Casa, facciamo un regalo di diecimila corone. Che ne dite? Siete d'accordo anche voi? Vi sembra che sia una cosa abbastanza cristiana...? E allora voi, gruppo dei zelatori, pensate a organizzare il lancio, cioè alla propaganda elettorale, come fare per raccogliere fogliettini. Stamperemo dei fogliettini in modo che, ogni fine settimana, ognuno segni, senza porre il proprio nome, il numero di corone recitate. Sul fogliettino sarà scritto: lunedì, martedì, mercoledì, eccetera. Allora uno scriverà: lunedì ne ho recitate tre; quell'altro ne ha recitate due... Il sabato sera o la domenica si farà l'offerta. Gli zelatori faranno il calcolo con la loro calcolatrice elettronica e faremo saltare verso l'alto la punta di un grafico su un cartellone di modo che si veda a che punto siamo arrivati. Così terremo viva la preghiera anche in mezzo ai ragazzi! D'accordo? 4. I collaboratori della Pia Società San Gaetano

PREGHIERA rosario

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

MARIA Fatima

COMUNITÀ

servizio reciproco

PREGHIERA

MI108,5[20-11-1966]

5.I carissimi fratelli che sono qui presenti...
Noi abbiamo gli Amici, e voi sapete che cosa sono gli Amici. Quest'anno abbiamo cominciato con i Collaboratori. Il motivo, non ve lo nascondo, è stato quello di attirare un pochino, cioè di avere il motivo, il pretesto di tirare vicino un gruppo di giovanotti. Prendiamo, per esempio, Umberto: dov'è Umberto? Non sarebbe possibile dirgli: "Umberto, vieni qua che ti facciamo frate!". È più conveniente invece dirgli: "Vieni qua, vieni collaboratore della Pia Società!". E venendo qui come collaboratore... "Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino". È infatti maestro ed è venuto a finire per fare il maestro qui dentro. Uno dei motivi, vorrei dire il principale, sarebbe per noi quello di avvicinare questi buoni giovani, santi come Umberto, e farli cadere qui dentro; ma nello stesso tempo facciamo del bene anche a quelli che non vengono a farsi Religiosi, facciamo del bene anche a quelli. E allora si è detto: "Cominciamo a titolo sperimentale: facciamo una seduta al mese, cioè una riunione mensile; facciamo passare loro una giornata insieme con noi". L'esperimento in quest'ultimo tempo ha fatto già cadere qualcuno nelle braccia della Congregazione. Allora abbiamo detto: "Forse è meglio fare una cosa ancora più seria: non soltanto avvicinarli una volta al mese, che vengano qui una volta al mese, che vivano con noi, far loro qualche conferenza, la Santa Messa, la meditazione, eccetera, ma anche farli partecipare a un “impegno di vita” vero e proprio...". Cioè si potrebbe fare in modo che i Collaboratori siano quasi dei fratelli esterni. Questa idea mi è venuta pensando ai Focolarini, i quali hanno alcuni sposati a casa loro, ma che praticamente vivono la stessa vita della Famiglia religiosa. Questa idea mi è venuta pensando a monsignor Novarese che ha una Famiglia religiosa che si dedica agli ammalati, della quale fa parte anche monsignor Luna: sono molto legati tra di loro, c'è tra loro un contatto familiare vero e proprio, con un regolamento vero e proprio. Ora, in questo modo, noi potremmo avere un secondo, un terzo’ordine, - chiamatelo come volete - un gruppo esterno di anime che non hanno come fine quello di entrare nella Congregazione, ma la propria santificazione e la collaborazione con noi. Noi, adesso, stiamo organizzando un esercito per la Chiesa universale: bisogna portare la rivoluzione, non c'è niente da fare! Bisogna andare in quelle terre dove Dio non è conosciuto e dove Dio sta per essere dimenticato, e da lì fare uscire dei buoni papà di famiglia, delle buone mamme e poi il sacerdozio e la vita cristiana. E bisogna che vi andiamo con mezzi vecchi e moderni, con lo spirito vecchio e con lo spirito moderno: non c'è niente da fare! Bisogna andarvi come preti di duemila anni fa e del duemila! Per fare questo abbiamo bisogno di braccia che ci diano una mano. Perciò, invece che essere soli, sarebbe bene che noi avessimo un secondo esercito che camminasse al nostro fianco con lo stesso spirito e che collaborasse con noi.

CONGREGAZIONE amici

CONGREGAZIONE collaboratori

EUCARISTIA S.Messa

COMUNITÀ

Impegno di Vita

CHIESA Movimenti ecclesiali

APOSTOLO missione

CONGREGAZIONE carisma

DIO

FAMIGLIA

SACERDOZIO

APOSTOLO apostoli del Duemila

APOSTOLO apostoli di 2000 anni fa

MI108,6[20-11-1966]

6.Ecco, allora, si sarebbe tracciata una piccola linea per questi Collaboratori, che già esistono perché c'è già un gruppetto che viene qui. Si potrebbe dire: cominciamo a tracciare un regolamento che sia molto breve. Cominciamo, per esempio, a farli venire qui, ad avvicinarli a gruppetti, a lavorarli un pochino; poi, magari dopo un anno, portarli a fare una specie di promessa che sia quasi una professione religiosa. Dopo bisogna studiare i particolari. L'essenza è questa: “Trovare dei Collaboratori che rispondano all'appello di Dio che ci vuole tutti una grande famiglia e che collaborino con Lui per formare tra noi e tra tutti gli uomini quella unione di carità verso i fratelli che caratterizza i figli dell'unico Padre”.
È abbastanza chiaro? Devo rileggerlo? Mi pare abbastanza chiaro. Qui dentro è messo tutto lo spirito della Congregazione: rispondere all'appello di Dio su tutta la grande famiglia umana fa parte del nostro spirito, collaborando con Lui per portare tra noi e tutti gli uomini quell'unione di carità verso Dio - verticale - e verso i fratelli - orizzontale - che caratterizza i figli dell'unico Padre. Gli impegni... Qui ti voglio! a) Unione con Dio

CONGREGAZIONE collaboratori

DIO piano di salvezza

CONGREGAZIONE carisma

MI108,7[20-11-1966]

7.Primo impegno, allora, per uomini così deve essere: l'unione con Dio, l'unione con Dio! Che cosa chiediamo? Che anche loro siano "carmeli ambulanti" e "contemplativi sulla strada". Qui non è detto che un domani i Collaboratori debbano essere solo giovani, non diciamo che noi accettiamo solo giovanotti, perché noi accettiamo anche gli sposati. Perciò questa scuola può essere fatta da tutti. Se dopo fra loro escono moltissime vocazioni o aiuti per trovare vocazioni, quella è un'altra storia.
Allora, prima cosa: Santa Messa e comunione, possibilmente quotidiana. È un impegno logico se sono Collaboratori, come per un buon cristiano: se vogliono fare un passo da eroi bisogna che abbiano rifornimenti. Poi, meditazione almeno per dieci minuti ogni giorno, corona quotidiana, lettura quotidiana del santo Vangelo che sarebbe come una lettura spirituale per alcuni minuti, senza fissare la quantità, perché scoprano il Vangelo. Poi, direzione spirituale e ora di adorazione mensile. Inoltre, un incontro mensile con noi che può essere fatto qui o può essere fatto a gruppi a seconda delle circostanze; impegno di vita, che è quello stesso che abbiamo noi, e gli esercizi spirituali annuali. Che cosa ve ne pare? Chiediamo troppo? Praticamente noi domandiamo a questo gruppo di persone, che non si sentono di farsi frati, né religiosi, ma che vogliono essere membri della Famiglia, lavorare con noi nello stesso spirito, un impegno per vivere qualcosina... Se un giorno non puoi andare a Messa, pazienza! Quel giorno non potrai leggere un pezzetto di Vangelo? Fermati almeno un dieci minuti, un pochino, perché senza rifornimento non si va avanti. Difatti qui non si tratta di un cristiano normale, ma si tratta di un cristiano super, un cristiano apostolo...

PREGHIERA unione personale con Dio

SLOGANS carmeli ambulanti

CONGREGAZIONE collaboratori

EUCARISTIA S.Messa

EUCARISTIA comunione

PREGHIERA pratiche di pietà

FORMAZIONE

FORMAZIONE direzione spirituale

COMUNITÀ

Impegno di Vita

MI108,8[20-11-1966]

8.Lei che è vissuto nell'Azione Cattolica dei primi tempi: che cosa domandava monsignor Barbieri? L'Azione Cattolica era: preghiera, azione, sacrificio, cioè Azione Cattolica vera e propria; non una cosa caotica, ma una realtà viva.
Questo io domanderei ai collaboratori. Non crediate che a causa di questa severità il numero dei Collaboratori sarà minore. Umberto, pensi che ce ne saranno di meno o di più? Sono convinto che devono sentire di essere qualcosa. Non può succedere che uno dica: “Non ho potuto venire alla riunione ad Asiago perché avevo quell'impegno. Avendo tanti impegni è difficile venire!". Qui si tratta di un impegno primario perché, senza chiamarli Religiosi, dovrebbero essere dei Religiosi esterni; non faranno i voti veri e propri, e perciò non penso di fare una Congregazione, un Istituto per gli esterni, perché un domani saranno sposati... Per esempio, un domani il professor Carraro non potrebbe partecipare a un movimento di questo genere? Vi pare giusto? Dunque: unione con Dio. Questa è la base, naturalmente prima verrà messa per iscritto, ciclostilata e discussa; si discuterà insieme, perché non siamo dei categorici che dicono: "Bisogna che sia così, altrimenti niente!"; si discuterà da buoni fratelli, insieme. È un programma che deve essere studiato, e qualcuno potrà dire: “Forse è meglio quello... è meglio questo". Siamo la famiglia di Dio; lo Spirito Santo che ha parlato attraverso l’asina di Balaam chissà attraverso chi parlerà un domani. Per questo non dobbiamo dire: "Mettiamoci a tavolino e facciamo...!". Questa iniziativa non è stata improvvisata. Io, don Guido, don Luigi Furlato e don Erasmo siamo andati al santuario della Madonna di Monte Berico e poi ci siano ritirati nella stanzetta dei padri, abbiamo studiato due ore e mezza o tre, e ci siamo interrogati: “Che cosa abbiamo da fare?”. Questo è il primo passo, ma non vogliamo pretendere di avere il monopolio dello Spirito Santo. Questa è un'idea, dopo si vedrà. Uno di voi potrebbe dire: "Forse sarebbe meglio...", e allora vediamo. Eventualmente andremo un'altra volta dallo Spirito Santo, davanti alla Madonna e domanderemo: "Che cosa dobbiamo fare?". Dico male, don Guido? Dunque, primo: unione con Dio.

CHIESA Movimenti ecclesiali

CONGREGAZIONE collaboratori

PREGHIERA unione personale con Dio

COMUNITÀ

conduzione comunitaria

DIO Spirito Santo

COMUNITÀ

corresponsabilità

MI108,9[20-11-1966]

9.Secondo: impegno dei membri della Pia Società San Gaetano con gli altri Collaboratori.
b) Unione fra i Religiosi e i Collaboratori A questo proposito ci sarebbero tante cose da dire, ma diamo solo il tema, perché le cose bisogna dirle dopo ed è inutile che le diciamo prima. La sostanza è questa: creare una famiglia di fratelli fra i membri della Società e quelli che sono fuori. Supponiamo che loro due siano fuori, assieme ad altri tre o quattro: bisogna creare fra noi e loro una grande famiglia, dove tutti sono impegnati nello stesso ideale e danno una testimonianza di carità vissuta. Praticamente quello che adesso si realizza a Crotone, a Monterotondo dove questi Collaboratori sono di casa. Se si chiedesse: “Che cosa sono?”, si dovrebbe rispondere: "Sono di casa!", e loro dovrebbero dire: "Siamo di casa!". È una brutta idea? Come si può realizzare questo progetto? Andremo a mangiare insieme il gelato d'inverno o a mangiare qualche cosa d'estate, panna montata o qualcosa d’altro. Il come non interessa per niente: lo si vedrà quando è ora. Per un gruppo sarà una cosa e per un’altro, un’altra: per i più piccoli sarà fare un giro in giostra, per i grandi fare un giro in aereo in Terra Santa... Non importa ora questo perché sono particolari. Questi Collaboratori avranno come programma l'unione con Dio, l'unione fra loro e i confratelli della Pia Società San Gaetano... Quelli di Don Calabria hanno i Fratelli esterni. Noi invece di chiamarli Fratelli - la parola fratelli ormai è stata strausata - li chiameremo Collaboratori: basta, siamo fratelli, siamo fratelli! Vorrei dare più peso alla sostanza che al nome. Li chiameremo Collaboratori: è un nome comune e nessuno si meraviglia. c) Apostolato

CONGREGAZIONE collaboratori

CONGREGAZIONE appartenenza

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE missione

COMUNITÀ

unità

nella carità

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

COMUNITÀ

MI108,10[20-11-1966]

10.Questi Collaboratori che apostolato devono compiere? Che mansioni hanno? Sarebbero inutili l'unione con Dio e l'unione con noi se dopo non hanno qualcosa da fare. E allora:
Primo: testimonianza di vita evangelica nel proprio ambiente. Per prima cosa chiediamo che diano testimonianza di vita evangelica in modo che chi li osserva dica: "Che cos'ha di particolare quel cavaliere? Non è come gli altri! Che cos'ha quel signore? Non è come gli altri! Che cos'ha quel seminarista? Hanno qualcosa...". È un cristiano che vive il Vangelo veramente, integralmente; ecco che cos'ha! È giusto? Dobbiamo creare la meraviglia nell'ambiente dove ci troviamo, perché sappiamo portare pazienza, sappiamo sopportare, sappiamo aiutare e sappiamo dire una buona parola... Quindi, primo: testimonianza di vita evangelica! Secondo: sostenere l'opera apostolica della Congregazione con la preghiera e il sacrificio. Sono i Collaboratori della Pia Società, non Collaboratori che vanno per conto proprio. Come voi avete dato la vita nella Pia Società per un fine determinato, anche questi vengono liberamente ad associarsi alla Pia Società che ha un fine ben determinato: non sono presi per il collo e costretti a venire qui, però sentono che è la loro Società perché sono membri esterni, ma sempre membri della Pia Società; li consideriamo membri della Pia Società. E allora come membri della Società domandiamo loro che cerchino di sostenerla. Mi è stata fatta questa domanda: "Come potrebbe uno di questi Collaboratori impegnarsi nel mondo per fare qualcosa? Come potrebbe fare apostolato? Cioè oltre l'apostolato comune, come potrebbe fare l'apostolato specifico inerente alla Congregazione?". E abbiamo detto così: la prima cosa sarebbe cominciare a parlare degli Amici della Società, a parlare della Congregazione che ha delle missioni, che ha una attività e l’altra e, naturalmente, far capire che ci sono anche gli Amici i quali, il venerdì, offrono il sacrificio del loro lavoro, ricevono il bollettino, ai quali non si domanda né soldi né niente, per cui è facile trovare Amici così, e per i quali si celebra ogni giorno la Messa. Trovare Amici è un primo passo. Secondo: quando sono diventati Amici, trovare anche qualche benefattore; noi lo chiamiamo sostenitore per non dire la parola benefattore. Bisogna, cioè, trovare amici e sostenitori della Congregazione. Siamo ancora in una posizione molto lontana... Dopo si potrà fare un passo più avanti: qualcuno, quando è entrato in pieno, potrebbe diventare Collaboratore. E terzo: trovare qualche vocazione!

CONGREGAZIONE collaboratori

PAROLA DI DIO Vangelo

CONGREGAZIONE Regola di Vita

PREGHIERA

PENITENZA sacrificio

CONSACRAZIONE offerta totale

CONGREGAZIONE carisma

CONGREGAZIONE amici

EUCARISTIA S.Messa

PROVVIDENZA benefattori

APOSTOLO animazione vocazionale

MI108,11[20-11-1966]

11.Ecco i tre gradi:
- primo: dare testimonianza di vita. - secondo: sostenere la Congregazione con la preghiera e con il sacrificio, che vuol dire offrire la Messa, offrire il lavoro, offrire qualche cosa d'altro. - terzo: andiamo anche all'attacco se vogliamo fare qualche cosa di concreto. E allora, anzitutto, se posso trovare qualche amico gli faccio vedere che nella Congregazione c'è il gruppo degli Amici, che adesso sono quasi mille, i quali possono offrire, possono aiutare la Congregazione con le loro sofferenze. Questo gruppo di Amici è uno spettacolo: è bello che si sentano amici così! Secondo: può esserci qualche buona vecchietta, una persona o un’altra, a cui si potrebbe dire: "Senta: aiuti un tantino, un pochino...". Il proverbio infatti dice che “l’uomo senza denaro è l’immagine della morte”, e inoltre: "Il denaro è un pessimo padrone, ma un ottimo servitore". Un domani potrebbe darsi questa opportunità, ma è ancora una cosa esterna. Se venisse uno e chiedesse: “Io vorrei fare qualcosa di più... Sì, sì, è bello essere amico, però mi piacerebbe essere più vicino!", dovremmo rispondergli: "E, allora, non potresti diventare Collaboratore, impegnarti a diventare quasi un fratello esterno?". E un altro dicesse: "Sono qui che sto cercando la mia strada nella vita; non saprei neppure io che cosa fare...". Beh, gli si dà un colpo di mazza sulla testa e si manda dentro perché diventi frate! Come la vedreste voi? Che ne dici Girolamo? È troppo? Qualcuno ha qualcosa da dire riguardo a questo? Tu, Antonio Zordan? Pensateci; guardate che questa proposta non va né alle stampe né ad altro: la rielaboreremo... L'altra settimana ci abbiamo riflettuto sopra e l'abbiamo buttata giù, anche se era da un po' di tempo che ci pensavo. È scritta su una pagina di quaderno, e adesso l'abbiamo fatta vedere anche a voi: pensateci e dite alla Madonna che vi illumini. Pensateci un pochino, e se avete qualche osservazione da fare rivolgetevi a uno di noi e la prenderemo ancora in mano. Quello che mi sembrerebbe la sostanza, l'essenza, è questo: ai Collaboratori anziché proporre una cosa poetica, come ad esempio passare una giornata con noi, domandiamo qualcosa di sodo, di serio... Nessuno ha da dire qualcosa? Passiamo ad un altro argomento... Siete stanchi? Paolino, questo è per te! 5. Organizzazione della Casa dell’Immacolata

CONGREGAZIONE collaboratori

CROCE sofferenza

APOSTOLO animazione vocazionale

MARIA

COMUNITÀ

dialogo

MI108,12[20-11-1966]

12.Riguardo alle commissioni l'anno scorso ne avevamo - parlo in lingua nazionale perché capiscano tutti, altrimenti qualcuno non capisce niente - diverse: commissione per lo spettacolo, commissione per gli studi, commissione per questo, commissione per quello... Adesso stiamo cercando di formarle di nuovo, e per questo ho scelto un gruppetto che fa da cervello coordinatore. Con l'esperienza dell'anno scorso abbiamo cercato di elaborare qualche progetto e mi sembrerebbe che qualcosa stia nascendo. Abbiamo ancora da finire tutto il lavoro; speriamo di terminarlo entro quest'anno. Io, adesso, non lo enuncio perché non voglio dire: "Facciamo così!"; vi dico l'idea che sarebbe nata e in seguito ritorneremo sull'argomento.
L'anno scorso avevamo, per esempio, il "centro di spiritualità". Il bollettino Unità nella carità va avanti per conto suo; “l’impegno di vita" viene trattato dagli incaricati del bollettino, i quali devono sottoporlo al "centro di spiritualità" per essere esaminato. Bisogna che non si perda tempo al "centro di spiritualità" per discutere e fare; ci sono gli incaricati del bollettino i quali devono anche preparare quello che sarà “l'impegno di vita", per cui devono prepararlo per tempo e sottoporlo - prima i temi, i titoli e dopo anche il testo che verrà stampato - al "centro di spiritualità”. Il "centro di spiritualità" dovrà fare in modo che il Consiglio generalizio, più qualche altro elemento da aggiungere, si raduni una volta al mese per esaminare un questionario da prepararsi: sulla povertà, l'obbedienza, la carità, e su mille altre cose. Su questo questionario e sugli altri elementi ognuno può mandare, o per iscritto o a voce, delle osservazioni e dire: "Secondo me... Mi sembra che la Congregazione... Sì, ma sarebbe meglio... Forse, riguardo alla povertà, mi sembra che sia esagerato Venturin con le scarpe sporche, cioè rotte: povertà sì, ma miseria no! Mi sembra, invece, che ci sia Bertelli che ha ventiquattro paia di scarpe: mi sembra un po' esagerato!" Questo "centro di spiritualità", per esempio, avrebbe poi l'incarico di mantenere i contatti con tutte le Case inviando dei nastri magnetici; cioè potrebbe mandare ogni tre mesi un nastro con registrazioni di meditazioni a tutte le nostre Case in modo da tenere il contatto. Mi sembra che sia questo "centro" che si incarica dei nastri del magnetofono. Non è vero, Paolino? Che cosa ve ne pare? Come la vedreste voi? In altre parole: l'anno scorso il "centro di spiritualità" aveva l'incarico dell'impegno di vita e qualche altra cosa, e si fermava lì. Io direi: diamogli maggiore importanza, facciamolo una volta al mese, ma facciamolo sul serio, magari con due o tre ore di seduta, con uno schema preciso, dove esaminiamo un po' tutta la spiritualità della Congregazione e dove ogni fratello ha il diritto e il dovere di ricorrere per aiutare chi è messo lì a mantenere lo spirito. Che cosa vi pare? Un domani voi sarete in America, e invece di scrivere al Consiglio scriverete al "centro di spiritualità" e direte: "Fate un piacere: tenete presente questo, tenete presente quello, perché qui troviamo queste difficoltà... Noi siamo qui; lì le cose sono belle viste in teoria, ma in pratica le cose stanno così...". Cioè si riferisce e si discute la faccenda. Mi sembra che così sia una cosa più ordinata: che cosa ve ne pare? Suggerite alcuni nomi per integrare il gruppo? Praticamente: esame su un prontuario, esame sull'impegno di vita e pubblicazioni... specialmente per conservare lo spirito. Per esempio, mandare un bollettino, un foglietto, ogni tanto, a tutte le varie Case, per tener elevato lo spirito, per mantenersi in comunione. Io proporrei di inserire nel gruppo degli integranti... 21 novembre 1966

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

CONGREGAZIONE Regola di Vita

CONGREGAZIONE Consiglio

CONSACRAZIONE povertà

CONGREGAZIONE spiritualità

COMUNITÀ

corresponsabilità