INTRODUZIONE CRITICA Alcune precisazioni: - l’ordine di pubblicazione, all’interno della rispettiva suddivisione, rispetta la cronologia delle lettere. Quando esistono più lettere indirizzate allo stesso destinatario, queste vengono poste tutte di seguito, sempre in ordine cronologico. - il testo stampato riproduce integralmente il testo originale, come scritto e voluto da don Ottorino. - parole o espressioni poco esatte, ma facilmente comprensibili, vengono riportate come sono nella loro formulazione originale. - le maiuscole e le sottolineature, di solito abbondanti e significative dello stile dell’epoca e in particolare della personalità di don Ottorino, sono riportate con fedeltà. In alcuni casi è sembrato preferibile togliere e semplificare, segnalando però in nota le modifiche apportate. - le correzioni sono fatte soltanto in caso di evidenti errori ortografici o grammaticali, e quando la punteggiatura è scadente. - le date indicate fra parentesi sono quelle dedotte da elementi esterni alla lettera stessa, mentre le altre sono quelle presenti all’inizio o alla fine della lettera.
LETTERE AI FAMILIARI Sono veramente poche le lettere che don Ottorino scrisse ai familiari, anche per il fatto che i suoi genitori vissero sempre con lui all’Istituto e la maggior parte dei parenti viveva nei pressi di Vicenza e così aveva modo di visitarli spesso personalmente. Conserviamo, però, una lettera molto singolare di papà Giuseppe: pur rispettandone sostanzialmente la forma e il contenuto, e anche qualche espressione non del tutto chiara, viene riprodotta con non lievi correzioni sia della forma e della punteggiatura, come degli evidenti errori ortografici. Anche mamma Clorinda scrisse alcune lettere al figlio, che vengono presentate in italiano corrente, con un lavoro radicale di revisione perché scritte in una forma dialettale e scorretta. GIUSEPPE PIETRO ZANON nacque a Vicenza l’11.1.1889, fu battezzato nella parrocchia cittadina di Araceli il 20 gennaio, e sposò nella stessa parrocchia, il 25.1.1913, CLORINDA SCORTEGAGNA, nata a Quinto Vicentino (VI) il 26.10.1891 e ivi battezzata il 9 novembre. I due sposi vissero all’inizio nella casa paterna della famiglia Zanon, in Coltura Lisiera 369 di Anconetta (VI), e si trasferirono nel gennaio del 1922, essendosi sposato un fratello minore di Giuseppe ed essendoci bisogno di spazio in casa per la famiglia che si era nuovamente allargata, a Quinto Vicentino (VI), dove vivevano i parenti Scortegagna, ed ivi presero in affitto alcuni locali. Giuseppe lavorò sempre come muratore, recandosi anche in Francia e nel Lazio alla ricerca di occupazione nei momenti difficili. Di carattere gioviale ed allegro, amava la buona compagnia e soffrì molto per le difficoltà economiche che sempre dovette affrontare, per i problemi di salute della sposa, e per la perdita immatura del primogenito Ottorino e delle due figlie Silvia e Oliva. Clorinda fu una donna dolce, animata da profonda fede e da una tenera devozione alla Madonna; lavorò sempre, nei periodi in cui la malattia la lasciò tranquilla, come sarta e nell’attenzione di un modesto negozio di stoffe che aveva allestito in una stanza della loro casa. Quando don Ottorino fu destinato come cappellano alla parrocchia cittadina di Araceli in Vicenza, i due genitori si trasferirono in una casa in affitto in Borgo Scroffa per essere più vicini al figlio, che poi accompagnarono nella Casetta di stradella Mora quando decise di dedicarsi a tempo pieno alla sua Opera per i ragazzi orfani. Papà Giuseppe prestò sempre il suo servizio come muratore e nei lavori dell’orto, mentre mamma Clorinda seguì le attività della cucina e del guardaroba. A Vicenza, presso l’Istituto San Gaetano che vide crescere con occhi increduli e meravigliati, il 16.12.1945, all’età di soli 56 anni, morì papà Giuseppe. Invece mamma Clorinda, costretta nuovamente a una lunga degenza a letto, venne trasferita nella colonia agricola di Grumolo delle Abbadesse (VI) dove il figlio don Ottorino la visitava quasi tutti i giorni, e ivi morì il 2.4.1965, all’età di 63 anni. Restano, pertanto, solamente due lettere di don Ottorino ai familiari: quelle indirizzate alla cugina Suor M. Berica Scortegagna, e due biglietti alla famiglia dello zio Carlo, fratello della mamma. Altre lettere indirizzate al cugino don Gaetano Scortegagna vengono riportate nella sezione riservata ai religiosi della Congregazione. In questa sezione si riportano quindi le seguenti lettere: - 1 di papà Giuseppe - 9 di mamma Clorinda - 2 alla cugina Suor M. Berica Scortegagna - 2 biglietti allo zio Carlo Scortegagna
LETTERE ad un AMICO LICEALE in seminario Il carteggio qui presentato è veramente singolare, ed esula dallo stile delle lettere intese nel senso classico del termine. Infatti, pur essendo comunicazioni scritte sotto forma di lettera, non sono state pensate e scritte con vera finalità epistolare, ma come mezzo per manifestare sentimenti ed aspirazioni ad un compagno di corso in seminario, al quale veramente sono state fatte pervenire. Offrono quindi uno spaccato eccezionale della personalità del giovane Ottorino durante il periodo del liceo, introducendoci nel suo castello interiore, un castello incantato nel quale appaiono visioni, affreschi, pitture, squarci di presente, intuizioni di futuro, lampi di paradiso. Sono 15 lettere, scritte nel periodo gennaio-giugno 1936, indirizzate ad un altro seminarista dello stesso corso di III liceo. L’amico, Florindo Lucatello, che mai viene nominato esplicitamente, ma chiamato come “Fratello” (sempre con la lettera iniziale maiuscola), conservò gelosamente il prezioso plico, che consegnò alla Congregazione dopo la morte di don Ottorino, privo però delle sue risposte, per cui acquista ora il valore di testimonianza di un diario aperto più che di un vero epistolario. Lo stile è familiare e piano, tipico delle relazioni fra due coetanei, cambiante però secondo i momenti vissuti e i temi affrontati. Il contenuto risponde all’interesse e alla vita di due giovani avviati al sacerdozio, desiderosi di spronarsi a sempre maggiore generosità ed impegno, con squarci di esperienze personali e familiari. Le lettere originali sono scritte a mano, su fogli di quaderno a righe, numerate progressivamente, conservate in un quadernetto dell’epoca. Le date sono aggiunte a volte con matita rossa, mentre a volte sono assenti e quindi incerte. Molte sono le correzioni e frequenti le sottolineature, come è tipico negli scritti di don Ottorino quando vuole mettere in risalto qualche idea che gli è particolarmente cara o importante.
LETTERE AD AUTORITÀ ECCLESIASTICHE
Il presente blocco di lettere comprende tutte quelle inviate ai Sommi Pontefici Pio XII e Paolo VI, ai vescovi diocesani e missionari, e anche ad impiegati delle Congregazioni Romane, intendendo quindi in senso ampio il termine ‘autorità ecclesiastiche’. Sono 174 lettere, che abbracciano tutta la vita sacerdotale di don Ottorino: da quelle al vescovo S.E. mons. Ferdinando Rodolfi a pochi mesi dall’ordinazione presbiterale a quelle al vescovo argentino S.E. mons. Antonio M. Aguirre, pochi mesi prima della morte, in vista di una apertura della Congregazione alla periferia di Buenos Aires. Alcune sono semplici note di ringraziamento, altre richieste o risposte di ordinaria amministrazione, mentre la maggior parte trattano problemi legati alla vita della Congregazione, con particolare riferimento alle sue finalità, spiritualità e sviluppo. Un luogo peculiare occupano, senza dubbio, le lettere dirette ai vescovi delle diocesi latinoamericane dove inviò i suoi primi Religiosi per il servizio pastorale: rivelano tutto l’animo missionario di don Ottorino, e le sue spiccate doti di praticità e di immediatezza per affrontare i problemi e per rispondere alle necessità pastorali, senza mai cedere minimamente sulle linee carismatiche dell’Opera. La pubblicazione non segue l’ordine cronologico, ma presenta di seguito tutte le lettere indirizzate alla stessa persona, anche per sottolineare lo sviluppo dei sentimenti di affetto e di stima con il crescere della conoscenza e della familiarità. Lo stile è a volte ufficiale in considerazione dell’autorità dei destinatari stessi, ma diviene familiare ed intimo quando don Ottorino entra in amicizia e confidenza con le persone alle quali scrive. Il contenuto è il più vario: richieste di aiuto, note di ringraziamento, presentazione delle finalità e della vita dell’Opera, interesse per il diaconato permanente, problemi connessi con l’apertura di comunità religiose in diocesi dell’Italia e dell’Ame-rica Latina e con il loro sviluppo, impossibilità di esaudire le numerose domande di apostoli. Le lettere conservate sono evidentemente copie, spesso senza firma, per la maggior parte scritte a macchina, a volte redatte con l’aiuto di collaboratori. Il testo stampato è sempre fedele all’originale, nel rispetto dei capoversi e delle maiuscole sempre abbondanti; alcune variazioni vengono apportate per migliorare la punteggiatura e, a volte, per eliminare qualche maiuscola che appesantisce il testo.
LETTERE a SACERDOTI e RELIGIOSI Il presente blocco di lettere abbraccia tutta la corrispondenza inviata a sacerdoti, religiosi e religiose, che in qualche maniera hanno avuto relazioni con don Ottorino, ad eccezione di quelle dirette ai Religiosi della Congregazione che occupano un posto a parte. Sono 146 lettere, che iniziano quando don Ottorino era ancora giovane chierico nel seminarietto della cattedrale e terminano due giorni prima della sua tragica morte: la maggior parte sono vere lettere, bene articolate e sviluppate, mentre alcune sono semplici biglietti di auguri o note aggiunte a lettere di altri. Tutte sono importanti per capire il carattere e l’animo di don Ottorino, capace di trasmettere un messaggio anche con poche parole, ma soprattutto portato all’ami-cizia, alla fraternità, all’attenzione dell’altro, e sempre preoccupato di rispondere ai progetti del Signore. Senza dubbio un luogo peculiare occupano le sette lettere dirette a don Giovanni Calabria, ora venerato come santo dalla Chiesa universale. La pubblicazione segue un duplice criterio: vengono presentate dapprima le lettere dirette ai sacerdoti e ai religiosi, e in seguito quelle alle religiose che sono poche per numero. b) nel primo gruppo la precedenza viene data a quelle dirette alle persone che maggiore intimità ebbero con don Ottorino, ponendo tutte di seguito e in ordine cronologico quelle dirette alla stessa persona; per seguono tutte le altre, sempre nel rispetto dell’ordine cronologico. Lo stile è prevalentemente familiare e semplice, a volte anche scherzoso; si fa più asciutto e rapido nelle lettere di ordine burocratico. Il contenuto è il più vario: la ricerca della volontà di Dio in quelle a don Calabria e a don Pedrollo, la richiesta di aiuto e di vicinanza in quelle ai sacerdoti che in diversa maniera accompagnarono la crescita e lo sviluppo dell’Opera, ringraziamenti, risposte a domande, incoraggiamenti. Le lettere conservate sono in parte autografe e originali, mentre per la maggior parte sono dattiloscritte e in copia, con l’evidente intervento dei segretari per la stesura, anche se don Ottorino era solito controllare e correggere personalmente prima dell’invio. Il testo stampato è sempre fedele all’originale, anche nel caso di forme non sempre corrette, ma comprensibili. Viene apportata a volte qualche lieve correzione, sia nel caso di evidenti errori grammaticali o ortografici, sia per rendere la punteggiatura più scorrevole, sia per togliere qualche maiuscola quando appare pesante; di molte correzioni si fa richiamo in nota.
LETTERE a COMUNITÀ e RELIGIOSI della CONGREGAZIONE Don Ottorino trascorse tutta la sua vita a Vicenza, all’interno e a servizio dell’Opera che Dio gli ha affidato: all’Istituto San Gaetano durante gli anni degli inizi, e nella Casa dell’Immacolata quando questa cominciò ad avere una vita propria ed autonoma e divenne un po’ alla volta il cuore della Congregazione stessa. Le sue uniche assenze da Vicenza furono motivate dai viaggi per necessità concrete dell’Istituto e, specialmente, per visitare le Comunità dei Religiosi inviati a servizio di diocesi dell’Italia e dell’America Latina. Per questo non sono numerose le lettere scritte ai Religiosi e alle Comunità della Congregazione: la sua continua presenza di padre, attento alle diverse situazioni e preoccupato per ogni necessità, suppliva al bisogno di scrivere. Più urgenti e ricorrenti invece furono i motivi che lo spinsero ad intervenire presso le Comunità dell’America Latina, e per questo, anche per il fatto che le visite personali non potevano essere frequenti, più abbondante fu anche la corrispondenza sia con le Comunità sia con i singoli Religiosi del Guatemala, del Brasile e dell’Argentina. Questo volume presenta, quindi, la 5ª grande suddivisione delle lettere di don Ottorino, cioè quelle inviate ai Religiosi e alle Comunità della Congregazione: in esse si possono scoprire in maniera unica e peculiare la delicata sensibilità del suo cuore di padre e la chiara e decisa fermezza del fondatore, e godere tutta la ricchezza della sua spiritualità, l’ardore del suo fuoco missionario, la concretezza delle idee e delle scelte. Il volume potrebbe dividersi in due parti: La prima comprende le lettere dirette a don Aldo, il suo primo compagno di cammino nell’Opera; poi quelle inviate ai suoi più immediati collaboratori, specialmente nel campo formativo della Casa dell’Immacolata e del Noviziato, alle Comunità dell’Istituto San Gaetano, di Crotone e di Monterotondo, e a qualche Religioso in occasioni o necessità particolari. La seconda abbraccia tutte le lettere inviate alle Comunità e ai Religiosi dell’America Latina: possiamo definirle le lettere dei faticosi inizi missionari. Sono 158 lettere, che abbracciano gli ultimi anni della vita di don Ottorino, il periodo dell’apertura della Congregazione all’esperienza missionaria oltre oceano. Don Ottorino, con coraggio e fiducia allo stesso tempo, scelse confratelli molto giovani per queste esperienze, ma poi si preoccupò di seguirli personalmente, sia con frequenti visite, sia con abbondanti lettere, piene di consigli e di incoraggiamenti, e a volte anche di forti richiami. Lo stile è sempre familiare ed intimo, impregnato di paternità e di viva preoccupazione perché la fedeltà alla volontà di Dio e lo zelo per le anime siano alla base di ogni scelta e decisione. Il contenuto si riferisce ai faticosi inizi di ogni Comunità e al successivo sviluppo, toccando a volte anche la situazione difficile e dolorosa di qualche Religioso che non ha retto il peso di tanta responsabilità e, alla fine, ha lasciato la vita consacrata per altre scelte di vita. In queste lettere si sentono vibrare il fuoco missionario di don Ottorino e la sua fermezza di padre e di fondatore, intrisi a volte dalla sofferenza per risposte che riteneva meno generose e fedeli. Le lettere conservate sono per la maggior parte originali, quasi tutte scritte di proprio pugno da don Ottorino stesso, ad eccezione di alcune scritte a macchina per qualche motivo di ufficialità. Quando manca l’originale, si conserva la fotocopia generosamente facilitata dal destinatario. Il testo stampato è fedele all’originale, con minime variazioni per migliorare a volte il testo e che vengono puntualmente segnalate.
LETTERE ad AMICI e BENEFATTORI
Don Ottorino coltivò sempre personalmente i rapporti con i benefattori e gli amici, che fin dagli inizi dell’Opera gli furono vicini con la presenza, il consiglio, l’incoraggiamento e con aiuti concreti e generosi: erano per lui l’espressione concreta della Provvidenza divina, i segni che Dio poneva sul suo cammino per indicare la sua presenza e la sua volontà. Per questo era solito recarsi di persona a bussare alle loro case per chiedere aiuto nei momenti di necessità, sobbarcandosi tutto il peso che questo comportava, e anche per manifestare la più profonda riconoscenza di tutto l’Istituto. A volte, però, dovette fare ricorso anche alle lettere, o per la lontananza o per l’impossibilità di farsi presente di persona: le scriveva personalmente o le faceva preparare dai suoi immediati collaboratori sotto la sua vigile ispirazione. Quando poi giungeva una donazione, per quanto modesta e insignificante, don Ottorino inviava sempre una parola di ringraziamento, e alla stessa maniera mai lasciava senza risposta la richiesta di un consiglio o di un suo intervento per qualche necessità. Anzi era solito farsi preparare dai segretari gli indirizzi degli amici e dei benefattori, per inviare loro anche una sola parola di saluto dalle diverse località dove si trovava nei suoi viaggi in America Latina. Il presente volume presenta, quindi, le lettere di don Ottorino agli amici e ai benefattori dell’Opera: in esse risaltano chiaramente la sua profonda gratitudine per ogni gesto di bontà, e allo stesso tempo i sentimenti di sincera amicizia che seppe conservare con tante persone. Il volume potrebbe dividersi in tre parti : - La prima comprende le lettere dirette agli amici e ai benefattori, per chiedere collaborazione, per manifestare gratitudine, per ravvivare i sentimenti fraterni, per rispondere a richieste, per far sentire la propria vicinanza e assicurare il ricordo nella preghiera in particolari circostanze o momenti. - La seconda comprende quelle lettere che si possono definire ‘lettere d’ufficio’: note per autorità civili, richieste di aiuto ad enti pubblici e statali, comunicazioni varie. È evidente che la stesura della maggior parte di queste lettere è dovuta ai collaboratori di don Ottorino, il quale però vegliava personalmente sul contenuto e sulla forma, apportando a volte personali correzioni. - La terza raccoglie alcune lettere con destinatario sconosciuto: dal contenuto e dai pochi elementi conservati nell’archivio non è stato possibile pervenire a una sicura determinazione della persona alla quale don Ottorino si rivolge.