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LA VOCAZIONE È LA CHIAMATA DI GESU’ A PREDICARE E A TESTIMONIARE

MI120[20-12-1966]

Omelia ai giovani della Casa dell’Immacolata. Don Ottorino, prendendo lo spunto dall’episodio narrato in Atti 5,24-42, parla della vocazione come chiamata a predicare e a testimoniare il Vangelo, e sottolinea la precedenza della santità sugli uomini e sui mezzi. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 11’. 1. Introduzione

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1.Gli Apostoli erano stati presi la sera prima e messi in prigione. I capi dei Giudei mandano a prenderli per portarli dinanzi al tribunale mentre si trovano nel tempio dove stanno predicando.
“Dove sono?”. “Al tempio e stanno predicando!”. Quando sentono dire che stanno predicando nel tempio non ne possono più, si scaldano. Li mandano a prendere e li portano un’altra volta dinanzi al tribunale: i capi dei Giudei stanno per scoppiare. Ma c’è un uomo, un certo Gamalièle che dice: “Permettete un momento, uomini del Sinedrio, permettete un momento. Per piacere, fate uscire questi uomini un momento perché devo parlare a voi”. Li fanno uscire, e lui comincia a parlare: “Israeliti, ricordatevi che c’è stato un uomo - mi pare fosse un certo Tèuda... Se sbaglio, voi studenti di Sacra Scrittura, perdonatemi - il quale aveva quattrocento seguaci: è stato ucciso lui e dopo un po’ di tempo se la sono squagliata tutti. Al tempo del censimento ce n’è stato un altro, un certo Giuda: anche lui venne ucciso e tutto il suo movimento si è disperso. Ora, sentite: noi abbiamo ucciso il capo di questi, Gesù. State attenti: o quel Gesù viene da Dio o non viene da Dio. Se non viene da Dio, non preoccupatevi perché da qui a un po’ di tempo se la squaglieranno tutti, cesserà tutto; non abbiate paura. Ma se viene da Dio, dobbiamo stare attenti, affinché non ci troviamo a combattere contro Dio: ce la passeremo male”. “Bravo, hai detto bene; hai detto molto bene”. Fanno entrare gli Apostoli, e li bastonano per bene. È sempre la solita storia: questa è l’offerta che davano ai primi predicatori. Voi che andate a predicare in giro e vi lamentate se non vi ricevono con la musica, ringraziate il Signore; è già qualcosa che non vi prendano a bastonate! Dunque li bastonano per bene, e impongono loro : “Guai a voi se predicate!”. Pietro però dice: “Immaginatevi se taceremo! Come faremo a tacere?”. Se le prendono e vanno via. Mi fermo a queste parole, cari giovani. 2. L’apostolo è chiamato a predicare e a testimoniare il Vangelo Gamalièle ha detto: “Questo Gesù viene da Dio o non viene da Dio”. Noi invece sappiamo che era Dio, e dopo duemila anni abbiamo visto che è stato il Sinedrio a sparire e non i discepoli di Cristo. Figlioli, vi rendete conto che questo Gesù ha chiamato anche noi a collaborare con Lui; ve ne rendete conto? Questo Gesù ha chiamato per nome alcuni uomini, e questi uomini hanno detto: “Adsum! Sono presente, Signore”. Il piccolo Samuele: “Samuele!”. ”Eccomi Signore”. Pietro: “Vieni e seguimi!”. “Eccomi, Signore”. E come Pietro, Samuele e Mosè ha chiamato anche un povero pescatore del Tesina che si chiama Ottorino, ma ha chiamato qualcun altro. Qualche mese fa qualcuno stava con il suo trattore: Antonio era là, pacifico e tranquillo. Ma passa Lui: “Antonio, che cosa fai qui?”. ”Signore, aro la terra”. ”Vieni e seguimi, vieni e seguimi!”.

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2.Qualche altro stava studiando all’Istituto Industriale. Passa Dio: “Che cosa fai?”. “Sto studiando”. “Che cosa?”. “Meccanica”. “Va bene. Mi servirà un bravo meccanico: vieni e seguimi!”. Fra qualche giorno entrerà nella Casa dell’Immacolata.
Figlioli, siamo scelti da Dio, siamo tutti scelti da Dio, chiamati ad uno ad uno, qui, a seguire quel Gesù, nato povero bambino; quel Gesù che a trent’anni ha incominciato i suoi prodigi; quel Gesù che è morto e ha vinto morendo. Ricordatevi: ha chiamato me e ha chiamato voi. “Perché ci hai chiamati Gesù? Perché? Perché?”. “Perché io devo mandarvi in giro per il mondo”. “A fare che cosa?”. “Quello che hanno fatto gli Apostoli. A predicare con la parola e con l’esempio, a testimoniare il Vangelo: voi dovete testimoniare il Vangelo”. “Dove?”. “Intanto, per adesso, a Crotone, a Monterotondo, a Prato... Non so se a Prato o no, certamente in Brasile, in Guatemala e nel Chaco”. “E poi?”. “Chissà in quanti altri posti!”. “Signore, anche sulla luna?”. “Anche là, se ci saranno uomini.”. “Anche su Marte?”. “Se ci saranno uomini, anche su Marte!”. Chi di voi sarà il primo ad andare su Marte? Antonio? Non so; sarà chi vorrà il Signore. Forse il nostro caro Pietro, là, in fondo; può darsi che sia lui. 3. La società S. U. M.

MI120,3[20-12-1966]

3.Figlioli miei, ricordatevi che bisogna sentire la gioia e la responsabilità di questa chiamata del Signore. Questa chiesa, figlioli, ha ancora posti vuoti; vedo tanti vuoti, vedo spazi vuoti. Bisogna riempire questa chiesa! Ci sono troppi vescovi che attendono; ci sono troppe anime che stanno morendo spiritualmente. Bisogna riempire questa chiesa! E questa chiesa la possiamo riempire noi, ricordatevelo, se metteremo a posto quella famosa società che abbiamo iniziata da qualche giorno: la “società S.U.M.
L’avete mai sentita nominare la “società S.U.M.? Ah, poveri figlioli, come siete indietro! La sigla S.U.M. è composta dalle lettere iniziali di tre parole: S = Santità. Abbiamo bisogno di santità, figlioli, abbiamo bisogno di santità, per prima cosa! U = Uomini. Abbiamo bisogno di uomini. M = Mezzi. Abbiamo poi bisogno di mezzi... anche interi, magari! “Homo sine pecunia imago mortis”, diceva quell’altro! Diceva San Giovanni Bosco: “Pessimo padrone, ma ottimo servo, il denaro!”. Andare a piedi fino a Resende è fatica: se si va in nave o in aereo si fa più presto. Pero, ricordatevi: alla base di questa società c’è una “S” che vuol dire santità! Dovete essere uomini di Dio; dobbiamo essere uomini di Dio, e siamo uomini di Dio soltanto se in ogni istante siamo preoccupati di fare la volontà del Signore nelle piccole e nelle grandi cose. Domenica dicevo ai più grandi: “Fratelli, diamo questa novena al Signore, con l’offerta del sacrificio dell’obbedienza, della prontezza, dell’osservanza dell’orario, dell’essere al nostro posto in ogni istante!”. Allora ricordatevi che quando l’orario stabilisce le sei devono essere le sei e non le sei e un minuto, quando l’obbedienza ti chiama a far silenzio, tu lo devi fare per amore di Gesù. Figlioli, ecco la santità: è la preoccupazione continua di far contento Gesù con la nostra condotta, facendo quello che vuole Lui. Il resto verrà di conseguenza. Gli uomini? Verranno! I mezzi? Verranno! Non dubitate. Il “quaerite ergo primum regnum Dei et iustitiam eius, et haec omnia adjicientur vobis” è parola di Dio, non è parola di uomini.

MI120,4[20-12-1966]

4.“Cercate il regno di Dio” e cercatelo facendo la sua volontà, istante per istante; è questo il contributo d’amore che il Signore vuole da ciascuno di noi; è questa l’attestazione di fede davanti alla capanna di Betlemme che il Signore vuole che noi diamo in questi giorni della santa novena del Natale.
Figlioli, ognuno di noi deve dire che, forse, su questo punto ha qualcosa da correggere. 4. Conclusione E allora concludiamo. “Signore, Signore, io credo. Io credo che tu sei il mio Dio, sei il mio Dio a Betlemme, sei il mio Dio sulla riva del lago di Genezaret, sei il mio Dio pendente dalla croce e risorto! Sei il mio Dio nel tabernacolo. Credo, Signore, che mi hai chiamato e voglio seguirti “quocumque ieris”: quando mi condurrai in ricreazione, quando mi condurrai in studio, quando mi farai flagellare come gli Apostoli; anch’io mi sforzerò di dire, come gli Apostoli dopo la flagellazione: “Signore, ti ringrazio che mi hai stimato degno di patire qualche cosa per te!”. 22 dicembre 1966