Don Ottorino, nel breve tratto registrato della conferenza serale della domenica e maggio 1971, nell’abituale incontro di famiglia, suggerisce la pratica dei cinque minuti della sera, momento personale di fronte a Gesù a chiusura della giornata.
Nel testo registrato si ascolta una voce che sottolinea: “È l’esperienza, don Ottorino!”.
Nel testo registrato si ascolta a questo punto una voce che domanda: “Lei intendeva rivolgersi a quelli della Casa dell’immacolata o intende estendere l’iniziativa a tutta la Congregazione?”.
Il riferimento è a don Leonzio Apostoli, della Comunità di Estanzuela in Guatemala,, forse in Italia per un periodo di vacanza.
Cfr. Lc 10,42.
Don Ottorino si riferisce al dialogo fra Giuda e Gesù, narrato in Mt 26,20-25; Mc 14,17-21; Lc 22,21-23 e Gv 13,21-30.
Nel testo registrato un’altra voce a questo punto commenta: “Per fortuna, don Ottorino, noi non abbiamo mai fatto al Signore questa domanda”.
MI349,1 [2-05-1971]
1 Per mantenere la nostra tonalità vogliamo impegnarci davanti al Signore e gli diciamo: «Signore, per ottenere questo accenderemo ogni giorno, ogni sera, in tutte le parti del mondo dove ci troveremo, una candela per cinque minuti davanti a te». Non sarebbe bello questo?Ricordati che i cinque minuti possono essere durevoli, il quarto d'ora no. Non è questione di esperienza perché tutti siamo d’accordo che i nostri confratelli hanno troppe pratiche di pietà, troppi impegni da assolvere, per cui non troverebbero il tempo per quindici minuti alla fine della giornata in missione, nemmeno per sogno! Zeno, secondo te, è possibile che possano fermarsi un quarto d'ora? Si può chiedere invece che si fermino almeno cinque minuti. No, non la estendo ad altri, ma capiterà, ad esempio, che quando Leonzio partirà da qui per andare nell'apostolato, avendo capito che questa è vita, sentirà il bisogno di praticarla e di irradiarla attorno a sé.Guardate che tante volte è facile umanizzare il nostro lavoro, diventare dei funzionarie anche facendo la meditazione, perché la meditazione può diventare solo un lavoro intellettuale, leggi, stai lì, prepari la predica... può diventare questo, e la lettura spirituale può diventare un aggiornamento su riviste, e il breviario una preghiera abitudinaria, e la Messa una celebrazione senza vita. Allora fermati un momentino davanti al Signore, a tu per tu con lui che ti dirà: «Ah, Marta, Marta, ti preoccupi di troppe cose, ma una sola è veramente necessaria!». Finché siamo insieme con altri, tutto va bene, ma quando ci prendiamo a braccetto, io e te, un momentino, in disparte, tu puoi dirmi: «Don Ottorino, don Ottorino...», e parlarmi dei tuoi problemi personali. In altre parole: mettiti a tu per tu con Gesù, guardalo veramente in volto, abbi il coraggio di guardarlo negli occhi e di domandargli: «Signore, chi è che ti tradisce? Sono forse io, Signore, maestro?». «Tu lo dici», rispose una volta. «Sono forse io il responsabile, o Signore, se la parrocchia non va meglio? Sono forse io?». «Sì, proprio tu», potrebbe rispondere il Signore. Quante volte ha detto a me: «Tu lo dici!». Pesa sapete, il «Tu lo dici!» del Signore!PREGHIERA
PREGHIERE al Signore
MISSIONI vita missionaria
APOSTOLO attivismo
PAROLA DI DIO Vangelo
ESEMPI Eucarestia
PREGHIERA dialogo con Dio
Forse il tema dei cinque minuti era quella sera il primo argomento segnato sulla lavagna per essere trattato, e probabilmente era la proposta di un impegno comune di tutti i religiosi e i novizi per il mese di maggio.
Il riferimento è forse a don Luigi De Franceschi, alunno dell’ultimo anno del corso teologico. Nel testo registrato interviene a questo punto don Pietro De Marchi, della Comunità dell’Isolotto di Firenze, dicendo: “È necessario, don Ottorino, fermarsi alla sera per i cinque minuti, oppure anche in un altro momento?”.
Don Guido Massignan, all’epoca animatore del gruppo dei novizi e responsabile della Casa dell’Immacolata, risponde: “Chiarissimo, don Ottorino”.
Nel testo registrato a questo punto interviene di nuovo don Guido Massignan per dire: «In poche parole, chi comincia a fare un incontro di questo genere, sente il bisogno di conoscere e amare personalmente Cristo, per cui, se a un certo momento questi cinque minuti gli diventano aridi, aridi, aridi, potrebbe pensare: "Che cosa sto a fare qui? Sto facendo pagliaccio". E allora sentirà il bisogno di leggere, prima, un brano del Vangelo e chiedersi: "Chi c'è nel tabernacolo?". Così praticamente, cresce sempre più nell'amore personale verso il Cristo, e questo è tutto! Perché, quando ci siamo innamorati di lui, si sono risolti tutti i problemi».
Breve preghiera insegnata dall’angelo ai tre pastorelli di Fatima in preparazione alle apparizioni della Madonna. Don Ottorino trovava in questo preghiera un mezzo utile per mettersi alla presenza di Dio e insisteva perché venisse ripetuta con fede, adagio, davanti al tabernacolo.
Don Ottorino spesso usa l’espressione “cura del sole” per indicare la necessità di mettersi davanti al tabernacolo per godere i raggi benefici di Gesù eucaristico, acquistando così “la tintarella”, il colorito di Cristo.
MI349,2 [2-05-1971]
2 Allora siete d'accordo? Io direi quindi: per prima cosa i cinque minuti. E credo che farei un'offesa ai presenti chiedendo loro se sono d'accordo, con quanto detto sopra. Che ne dici don Luigi? Io direi alla sera, prima di andare a letto, un momento o l'altro. È sbagliato? altrimenti c'è il pericolo di dire: «Beh, io ho fatto oggi... ho fatto oggi...», mentre bisogna prendere veramente un'abitudine, in modo che un domani, anche se sarete in un luogo di missione, o in qualsiasi parte, o anche in campeggio, alla sera quando si fa l’esame di coscienza, ricorderete: «Devo ancora fare i cinque minuti». E allora ci si ferma, ci si mette alla presenza di Dio per i cinque minuti: chi in un angolo e chi in un altro, e si resta da soli con il Signore.Capite, infatti che non è la stessa cosa mettersi insieme a parlare per cinque minuti del Signore e parlare per cinque minuti da soli con il Signore. Sbaglio? Don Guido, è chiaro? Se offrissimo questo impegno sono sicuro che il Signore direbbe di sì a tante di quelle richieste che non ne avete nemmeno l'idea. In questo modo noi gli diamo molto di più di quanto pensiate che io abbia detto ora. Mettete, infatti, insieme tutti i cinque minuti per un po' d'anni e vedrete che cosa si otterrà. Per esempio la giaculatoria: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo» potrebbe servire da traccia, oppure si potrebbe prendere un'altra strada. Non è detto che sia necessario ripetere quella giaculatoria: si tratta di cinque minuti di «cura del sole» che ci conservano la tintarella, e questa è necessaria, altrimenti diventiamo pallidi come la lattuga bianca, come i germogli di radicchio.Che cosa avete indicato, poi, come impegno collettivo? Volete che procediamo per gradi? La prossima settimana avremo tutta una notte di adorazione, avremo i cinque minuti. Domenica prossima vedremo se ci sarà da aggiungere qualche cos'altro. Però i cinque minuti li cominceremo da stasera.PREGHIERA i cinque minuti della sera
CONVERSIONE esame di coscienza
DIO passaggio di...
DIO scoperta di...
PREGHIERA
SLOGANS
EUCARISTIA tabernacolo